48. LA PRESENTAZIONE DELL'ANIMA *
[Recitiamo l'] Atto di fede, di speranza, di carità, di dolore.
Terminate le adorazioni sul tema della morte, veniamo a meditare il giudizio particolare. Se questo piacerà al Signore, Gesù benedetto, noi lo considereremo in tre domeniche: 1) la presentazione dell'anima; 2) l'esame; 3) la sentenza.
Consideriamo la presentazione: «Statutum est hominibus semel mori, post hoc autem judicium: È stabilito che gli uomini tutti debbano morire, e dopo la morte il giudizio»1. La morte non è terribile in se stessa, ma per quello che segue.
Attendiamo a renderci propizio Gesù, e prima di incontrarne la giustizia, approfittiamo della misericordia che ci offre. Un giorno Gesù Cristo innalzerà il suo tribunale davanti a noi per giudicarci; ora è innalzata l'Ostia davanti a noi, per salvarci, darci i suoi meriti ed arricchirci di grazie preziose. Eccolo Gesù: un giorno cadranno i veli eucaristici ed egli siederà giusto giudice. Chiniamo la nostra testa e adoriamolo con fede, con speranza, con amore, con dolore.
1. Noi ci presenteremo a Gesù giudice sapientissimo.
Leggiamo la sacra Scrittura: «Allora si paragonerà il regno dei cieli a dieci vergini, le quali, prese le loro lampade, andarono incontro allo sposo e alla sposa. Or cinque di esse erano stolte e cinque prudenti. Le stolte nel prendere le loro lampade non si erano provviste di olio; le prudenti, invece, con le lampade presero anche l'olio nei vasetti. Or, tardando lo sposo, si appisolarono tutte e si addormentarono. E sulla mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo; uscitegli incontro. Allora tutte quelle vergini si alzarono ed acconciarono le loro lampade. E le stolte dissero alle prudenti: Dateci dell'olio vostro, perché le nostre lampade
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si spengono. Ma le prudenti risposero: Affinché poi non manchi a noi e a voi, andate piuttosto dai venditori e compratevene. Or mentre quelle andavano a comprarne, giunse lo sposo: e quelle che erano pronte entrarono con lui alle nozze e fu chiuso l'uscio. Da ultimo arrivarono anche le altre vergini, e cominciarono a dire: Signore, Signore, aprici. Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate adunque, perché ignorate il giorno e l'ora»2.
Noi moriremo, ed in quella medesima stanza dove saremo morti si compirà il giudizio. Mentre il nostro cadavere sarà ancora caldo e i parenti forse si domanderanno se già saremo spirati, l'anima nostra, uscita dalle labbra, s'incontrerà con Gesù Cristo. E lì sarà eretto il tribunale: noi saremo soli, accompagnati soltanto dalle opere che avremo fatte: buone o cattive. Gesù non ha bisogno di testimoni, né delle accuse del demonio, né delle difese dei santi. Egli conosce tutto, egli è giudice sapientissimo. Gesù vede tutta la nostra mente: i pensieri che vi sono passati e ne sa la storia minuta, precisa, da principio alla fine. Gesù sa tutti i sentimenti che sono passati nel cuore, dai più cattivi ai più santi, li sa in tutte le particolarità, in tutte le sfumature, in tutta l'intensità. Gesù sa tutte le parole dette, dal primo momento dell'uso di ragione fino all'ultimo movimento della bocca: parole dimenticate, parole vane, parole sante; tutte sono scritte nel libro della vita: «Judicium sedit; libri aperti sunt»3. Gesù sa tutte le opere, tutti i movimenti delle nostre mani, da quelli che io avrò fatto per distribuire la santa Comunione e innalzare il Corpo eucaristico all'adorazione dei fedeli, fino alle azioni più materiali e comuni e cattive. Egli sa quanti caratteri avrete messo nel compositoio4 e quante lettere saranno uscite dalla penna. Egli sa tutti i passi dati, tutti i nostri studi, il nostro apostolato, le nostre relazioni, tutte le faccenduole domestiche, quotidiane. Egli è giudice sapientissimo. Inoltre sa quanto dovevamo fare, corrispondendo a tutte le grazie di Dio; quanto avevamo di salute, di intelligenza,
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di perspicacia, di memoria, di abilità; quanto avevamo di grazie sacerdotali, religiose; [quanto avevamo] di ispirazioni, mozioni, occasioni nella fanciullezza, gioventù, virilità.
Tu dici: Io ho compiuto quella cosa di notte, erano le dodici, ero chiuso nella stanza, ero protetto dall'oscurità, si trattava semplicemente di un sentimento del cuore, un desiderio, un odio, tutto fu coperto, nessuno ha saputo, neppure il confessore. Stolto ragionamento! Mentre tu ti credevi tutelato dall'oscurità, un angelo era davanti a te, una mano sul muro scriveva, poiché vi è un occhio che tutto e sempre e dappertutto vede, vi è un orecchio che sempre e dappertutto e tutto sente, vi è una mano che dappertutto e tutto e sempre annota: è l'occhio, l'orecchio e la mano di Dio.
Dio mi vede; e tutto comparirà davanti a quel giudice divino, sapientissimo. Tutto si riflette in lui come in uno specchio, tutto egli tiene registrato. È proprio della sapienza divina avere sempre tutto presente; per Dio non c'è né passato né futuro, ma tutto è solo presente.
Consolazione grande per i buoni, per voi che adorate! Lo ricorderà Gesù, giudice sapientissimo. Nei più teneri anni la nostra mamma ci indicava il quadro della Madonna e il Crocifisso; noi congiungevamo allora le nostre manine innocenti e le labbra si aprivano a dire: Gesù, Maria! Da quel giorno, fino all'ultimo bacio del Crocifisso, oh, quante opere! Gesù ricorderà tutto, ricorderà anche questa adorazione. Vittorie sulle nostre passioni, repressioni dell'ira, tante diligenze usate, giaculatorie dette, tutto sarà ricordato. Vi sono chierici e giovani così diligenti e nascostamente diligenti, e forse mai nessuno sospetterà il bene di queste anime. Sulla terra nessun premio; ma sarà sempre così? Oh, viva il nostro Dio! Egli è onnisciente, sapientissimo. Il bene è scritto nel cuore di Gesù e non si cancella in eterno. Il bene ce lo portiamo appresso, esso è proprietà di chi lo compie.
Gesù è sapientissimo! Godano i buoni e si rallegrino: egli sa tutti i vostri pii desideri, anche quando non riuscite davanti agli uomini, lo sforzo e il desiderio, l'amore che c'è nel cuore. Temano i cattivi per il proprio stolto ragionamento: nessuno mi sente, vede, saprà, neppure il confessore, neppure l'aria; l'ho fatta franca, anzi vi saranno due colpe, cioè la mancanza e l'occultarla che è ostinazione.
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Canto del Dixit Dominus5 che ci mostra Gesù giudice e trionfatore dei suoi nemici dopo aver bevuto al torrente del dolore; [recita del] primo mistero doloroso.
2. Noi ci presenteremo a Gesù Cristo giudice giustissimo.
«Disse ancora Gesù ai suoi discepoli: C'era un ricco il quale aveva un fattore che fu accusato davanti a lui come dissipatore dei suoi beni. Ed egli, chiamatolo, gli disse: Che è mai quello che sento di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più tenerla. E il fattore disse fra sé: E ora, che farò, che il padrone mi leva la fattoria? A zappare non sono buono, a elemosinare mi vergogno. So ben io che farò, affinché, levata che mi sia la fattoria, ci sia chi mi riceva in casa sua. Chiamati pertanto ad uno ad uno i debitori del padrone, disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? E quello rispose: Cento barili d'olio. Ed egli: Prendi la tua scritta, siedi presto, e scrivi cinquanta. Poi chiese ad un altro: E tu quanto devi? E quello: Cento staia di grano. Gli dice: Prendi la tua carta, e scrivi ottanta. E il padrone lodò il fattore infedele perché aveva agito con accortezza; ché i figli di questo secolo sono, nel loro genere, più avveduti dei figli della luce. Ed io vi dico: Fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste; affinché quando veniate a mancare, quelli vi ricevano nelle tende eterne»6.
In quel giorno, chiuso il tempo della misericordia, egli farà valere la giustizia e il potere ricevuto dal Padre: «Omne judicium dedit Filio: Il Padre ha dato a Gesù Cristo l'autorità di giudicare»7 i buoni e i cattivi. E Gesù rimunererà con giustizia tutto il bene e tutto il male.
Tutto il bene: anche le minime azioni avranno la loro ricompensa. Un bicchiere d'acqua dato a un povero per amor di Dio non rimarrà senza premio e premio abbondante. Quante opere buone si compiono sulla terra e, sulla terra, non ricevono ricompensa. Si può dire che la maggior parte dei doveri compiuti nel segreto della famiglia, la maggior parte dei sacrifici fatti nel segreto del nostro cuore, [le espressioni] più belle dell'amore con cui le anime cercano il Signore, [tutto] rimane occulto. Gesù
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però lo pesa e dà a ciascuna opera il merito e il premio proporzionato. In ogni opera entrano: l'intenzione con cui si agisce; lo stato dell'anima, in grazia o meno, durante le azioni; il grado di cognizione, la conoscenza e l'avvertenza che precede; la intensità, più o meno grande, del consenso della volontà; il valore dell'opera in sé, buona o cattiva, più o meno; il modo di compierla, cioè quanto santamente o meschinamente. Il bene per meritare deve essere completo: Bonum ex integra causa; il male è tale: ex quocumque defectu8. Ora nel mondo vi è una bilancia ingannatrice, si giudica dalle apparenze: «Statera dolosa in manu ejus»9; Dio invece tiene conto di ogni elemento, niente gli sfugge. Particolarmente niente rimane senza ricompensa. Ogni giorno della nostra vita noi ci rendiamo meritevoli o colpevoli. Il bene si accumula; sembrerebbe quasi che Iddio se ne dimentichi, ma no, sarà portato tutto al tribunale di Dio. Si accumula pure il male in certe anime; sembrerebbe quasi che Iddio taccia, anche quando il male diviene ostinato, sfacciato. Dio è buon pagatore anche quando ritarda.
Viene il giudizio: e quale gioia sarà per l'anima quando finalmente s'incontrerà con Gesù e contemplerà il volto sorridente e buono del Padre, [il volto] di Gesù che essa ha cercato ed amato! Oh, voi che vi siete consacrati al Signore e gli avete dato tutto il cuore: pensate quale incontro farete un giorno! Sarà l'incontro di un figliuolo che vede il padre desiderato, amatissimo; di un amico che finalmente si trova tra le braccia dell'amico. Sarà il momento della gran festa. Viene il giudizio; quanto sarà terribile l'incontro del peccatore con Gesù sdegnato! Un accusato nel comparire in tribunale morì. Un figlio ingrato, che causava la morte della madre con i suoi delitti, avvicinatosi al letto della morente, svenne sentendosi dire: Ah, figlio, come hai trattato tua madre!
E che sarà nel comparire innanzi a Dio?
Analizziamo le nostre opere, non fermiamoci alla superficie, alle apparenze. «Nolite timere eos qui occidunt corpus... timete eum qui potest et animam et corpus perdere in gehennam»10, non
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temete gli uomini né i loro giudizi. Non badiamo al giudizio degli uomini, ma alla realtà delle opere. Diceva S. Paolo: «Qui judicat me, Dominus est»11. Si devono evitare l'ipocrisia che copre il male con un mantello di innocenza e il rispetto umano che lascia il bene per timore degli uomini. Se le nostre opere sono sostanziate di bene, avranno il premio, ma se sono mancanti, che sarà di noi? Facciamo il bene e con ogni rettitudine.
Canto del Confitebor tibi, Domine12, ricordando bene: «Initium sapientiae timor Domini: Principio della vita buona è il timor di Dio»13. [Recitare il] secondo mistero doloroso.
3. Noi ci presenteremo a Gesù Cristo giudice onnipotente.
«Un uomo stando per viaggiare, chiamati i servi, consegnò loro i suoi beni: a chi diede cinque talenti, a chi due, a chi uno: a ciascuno secondo la sua capacità, e subito partì. Or colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò a negoziarli e ne guadagnò altri cinque. Similmente quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Ma colui che ne aveva ricevuto uno, andò a fare una buca nella terra e vi nascose il denaro del suo padrone. Or molto tempo dopo ritornò il padrone di quei servi, e li chiamò a rendere conto. E venuto quello che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, me ne desti cinque, ecco ne ho guadagnati altri cinque. E il padrone a lui: Bene, servo buono e fedele, perché sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; entra nella gioia del tuo Signore. E presentatosi l'altro che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, me ne hai affidati due: eccone guadagnati altri due. E il padrone a lui: Bene, servo buono e fedele, perché sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; entra nella gioia del tuo Signore. Presentatosi poi anche quello che aveva ricevuto un talento solo: Signore, disse, so che tu sei un uomo duro e che mieti dove non hai seminato, e raccogli dove non hai sparso; e, temendo, nascosi il tuo talento sotterra: eccoti il tuo. Ma il padrone gli rispose: Servo iniquo e infingardo, tu sapevi che io mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; e quindi dovevi portare il mio denaro ai banchieri, così al ritorno avrei ritirato il mio con
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l'interesse; toglietegli perciò il talento e datelo a quello che ne ha dieci. A chi dunque ha, sarà dato e sovrabbonderà, ma a chi non ha, sarà tolto anche quel poco che sembra avere. E l'inutile servo gettatelo fuori nel buio: ivi sarà pianto e stridore di denti»14.
Gesù Cristo, giudice onnipotente. Significa: egli dirà a chi avrà fatto bene: «Entra nel gaudio del tuo Signore»; e il servo buono s'innalzerà e i cieli si apriranno sopra di lui, nonostante la rabbia di Lucifero entrerà nel regno dei beati, portato dall'onnipotente parola di Gesù. Dirà agli angeli riguardo al servo iniquo: «Levatelo di qui, gettatelo nel buio». Il servo iniquo sarà precipitato immediatamente; non varranno le preghiere ed i pianti, ché la parola onnipotente di Gesù lo piomberà in quegli abissi oscuri dove vi sarà pianto e stridore di denti.
Si fa poco conto di Gesù sulla terra. I farisei lo accusarono e Pilato lo flagellò e lo condannò, e i soldati lo crocifissero e lo schernirono. Si fa poco conto di Gesù: si disprezzano i suoi comandamenti e si trascurano i suoi consigli, le sue ispirazioni; lo si offende liberamente perfino in chiesa; lo si bestemmia anche pubblicamente; e chissà che qualche infelice non si induca anche a tradire Gesù Cristo, quando si comunica macchiato di colpa! Ma questo Gesù tacerà sempre? Egli non saprà far valere la sua autorità? I suoi comandamenti? I suoi consigli? Non tacerà sempre e verrà giorno in cui noi saremo davanti alla sua onnipotenza, quali bambini piccolissimi dinanzi al gigante, armato come Golia.
Quale frutto dobbiamo ricavare? Siamo fedeli all'esame di coscienza. Chi si esamina e si condanna, non sarà esaminato e non sarà condannato. Le mancanze che noi troviamo e le accusiamo davanti a Dio e ne chiediamo perdono, e nella confessione le detestiamo, vengono scancellate. Quanto è cieco chi spensieratamente, dissimulando i rimorsi della coscienza, se ne va difilato al giudizio con l'anima macchiata!
Esame di coscienza al mattino, esame di coscienza di un quarto d'ora nella visita, esame di coscienza alla fine della settimana per la confessione, esame di coscienza alla fine del mese nel ritiro mensile, esame di coscienza ancora annuale negli Esercizi spirituali. Scopriamo, scandagliamo bene il nostro cuore per trovare
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tutto: quanto più troviamo e detestiamo il nostro male, tanto meno ne portiamo al giudizio.
Canto del Beatus vir qui timet Dominum: Beato l'uomo che teme il Signore1.
Domattina dirò la santa Messa perché tutti abbiamo la fedeltà all'esame di coscienza e portiamo sempre con noi un salutare timore. Il Signore lo sa: non cerco da lui nulla sulla terra, ma che siamo più santi. Al paradiso, al paradiso vi voglio, e in paradiso voglio andare. Ricordiamoci: al giudizio non avremo difese, ma sulla terra abbiamo un gran mezzo, quello cioè di poterci esaminare, di poterci pentire e ricevere il perdono. Abbiamo il timore di Dio e vedendoci così poveri di meriti, diamoci attorno con grande cura, e per acquistarne, supplichiamo Gesù Cristo a darci i suoi. Allora noi ci incontreremo con cuore tranquillo con il nostro giudice che sarà il nostro rimuneratore, il Padre che ci verrà incontro per introdurci nella beata casa celeste.
[Recitare il] terzo mistero doloroso.
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* Ora di adorazione, alla Famiglia Paolina, in ciclostilato, fogli 4 (22,4x35,4), tenuta ad Alba il 10.12.1933. Nell'originale non è indicato l'autore, ma è da attribuirsi a Don Alberione perchè è stata stampata con il titolo La presentazione dell'anima in I Novissimi..., o. c., pp. 85-97. Nell'originale, a seguito di: Ora di adorazione, è scritto: “Sul giudizio particolare”.
1 Cf Eb 9,27.
2 Cf Mt 25,1-13.
3 Cf Dn 7,10: «La corte sedette e i libri furono aperti».
4 Linguaggio tipografico proprio della composizione a mano. Caratteri: lettere in piombo che si allineavano sul compositoio, (specie di tavoletta) su cui si componevano le righe e le pagine per la stampa.
5 Cf Sal 110,1: «Oracolo del Signore».
6 Cf Lc 16,1-9.
7 Cf Gv 5,22.
8 “Il bene è tale quando è completo. Il male è tale per una qualsiasi deficienza”.
9 Cf Os 12,8: «Tiene in mano bilance false».
10 Cf Mt 10,28: «Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo… temete colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna».
11 Cf 1Cor 4,4: «Il mio giudice è il Signore».
12 Cf Sal 111,1: «Renderò grazie al Signore con tutto il cuore».
13 Cf Sal 111,10.
14 Cf Mt 25,14-30.
15 Sal 112,1.