Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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33. L'EUCARISTIA E IL B. EYMARD *

Il cuore di Gesù ha fatto, tra le altre, la promessa che è chiamata grande: Nell'eccesso della mia misericordia, ti prometto che chi si comunicherà per nove mesi consecutivi, il primo venerdì, non morirà in peccato, né senza ricevere i santi sacramenti1.
Promessa grande davvero, e che molti, quasi scandalizzati, hanno stentato ad ammettere per un secolo e mezzo, finché la virtù dello Spirito Santo, avendo nei cuori dei singoli fedeli infuso questo senso, questa convinzione diciamo così, ora essa si è universalmente diffusa. È un qualcosa di simile a ciò che è avvenuto riguardo alla lettura del santo Vangelo. Vi fu un tempo in cui fra i cattolici quasi si temeva di leggere il libro che Iddio ha consegnato agli uomini. Quasi si temeva di prendere il pane che Iddio per mezzo della Chiesa consegnava ai suoi figliuoli, come se si sospettasse che il Padre celeste, che la madre Chiesa cattolica ci avvelenassero. La lettura del Vangelo male intesa non è da ammettersi. La Chiesa in ogni tempo ebbe cura non solo di predicare il Vangelo, ma che il Vangelo venisse accettato come deve essere accettato, cioè con senso di umiltà, perché la predicazione del Vangelo agli uni fu occasione di salute e agli altri di rovina. Fu di salute ai pastori, ai Magi, alla Madonna, agli Apostoli, a tutte le anime semplici ed umili; fu occasione di rovina ai farisei superbi che caddero e furono schiacciati sotto la pietra che essi credevano scagliare contro Gesù Cristo. Da ogni punto del Vangelo cercavano di cogliere Gesù in fallo2. Il Vangelo non è ben letto quando lo si intende al modo dei protestanti, cercando la verità, ma facendo la critica, solo della critica storica, letteraria o peggio farisaica. Nel Vangelo, guidati dalla santa madre Chiesa, noi dobbiamo cercare tre cose: la verità che è Gesù Cristo; la via della virtù che è Gesù Cristo; la vita, cioè la grazia che è Gesù Cristo.
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Quando il Vangelo si legge con occhio critico è insufficiente, ma coloro che, dopo aver studiato la teologia, hanno nell'animo di cercare dove questa ha le sue fonti, e soprattutto cercano la via, la verità e la vita, essi trovano qui salvezza, trovano qui redenzione: «Ai giudei scandalo, ai gentili stoltezza, ai credenti virtù di Dio e salvezza»3.
Questo ci dà anche la chiave per capire quello che dobbiamo meditare stamattina: il beato Eymard4. Egli è stato elevato agli onori degli altari da poco tempo e di esso non si parla ancora abbastanza. È nato soltanto nel 1811 ed è morto nel 1868. La sua opera non è tale da riempire il mondo, ma è sale, è lievito: sale che rende buona la vita di tutti quelli che l'usano, lievito che fa fermentare in ogni anima la vera pietà, lo spirito di fervore.
Il B. Eymard è legato alle opere eucaristiche: egli è il santo, il genio dell'Eucaristia. Tre cose dobbiamo imparare da lui:
La prima: l'Eucaristia deve essere considerata secondo il senso della Chiesa, che è il senso del Vangelo, e cioè il centro del culto, la sorgente delle grazie, la via, la verità e la vita per le anime. Secondo: alla vita eucaristica sono chiamati specialmente i religiosi-sacerdoti. Terzo: il dovere della riparazione a nostro Signore Gesù Cristo, per le tante offese.
Il B. Eymard fin da fanciullo aveva sentito una vocazione eucaristica, ma a quei tempi dominava ancora il giansenismo5, che era specialmente diffuso in Francia, e purtroppo aveva invaso anche le regioni d'Italia. Ancora trent'anni fa, anche negli istituti religiosi e nei seminari, era difficile che un fanciullo avesse coraggio di fare due volte alla settimana la santa Comunione: sarebbe stato mostrato a dito. Vedete da questo, quale strage il giansenismo aveva fatto nelle anime. Più tardi, i chierici dei seminari al massimo facevano la Comunione due tre volte alla settimana; al martedì quasi nessuno si comunicava e al mercoledì non si apriva il Tabernacolo, perché era dal sabato che i chierici
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si erano confessati. Per fare gli Esercizi si chiudeva il Tabernacolo e non si parlava di Comunione. Proprio [tutto] in senso contrario a Gesù Cristo ed alla Chiesa, come è ancora a riguardo del santo Vangelo in alcune menti, in alcuni cuori che hanno bisogno della grazia illuminativa.
Il B. Eymard era chiamato da Dio a vincere il giansenismo in riguardo all'Eucaristia. Egli nacque nella diocesi di Grenoble, in Francia, e da principio entrò nella congregazione del Cuore di Maria, ma la sua vocazione eucaristica andò di anno in anno facendosi sentire sempre di più. Ordinato sacerdote nel 1834, fu mandato vice curato; poi nella congregazione del Cuore di Maria venne successivamente eletto direttore dei giovanetti e poi dei chierici, quindi padre provinciale della sua congregazione, finché il Papa Pio IX6 gli indicò di seguire la sua vocazione, quella vocazione che sentiva in fondo all'anima: la vocazione eucaristica.
Tre opere specialmente egli fece:
1) Istituì la congregazione dei sacerdoti adoratori che si consacrano all'adorazione continua del santissimo Sacramento. Questi si succedono notte e giorno, facendo un'ora continua di adorazione7 all'Ospite divino per riparare alla dimenticanza in cui è lasciato, per invocare che le anime si orientino specialmente verso l'Eucaristia, che sulla terra tutti gli uomini si facciano discepoli di Gesù.
2) Egli stabilì il culto a nostra Signora del santissimo Sacramento, alla Madonna, come madre di Gesù: Maria offrì il suo virgineo sangue al Figlio di Dio, per l'Ostia, quindi fu la prima adoratrice. Onorò la presenza reale, assistendo alla Messa, sia facendo la santa Comunione, adorando il santissimo Sacramento.
3) Istituì le Ancelle del santissimo Sacramento o meglio, a questa Congregazione diede uno spirito nuovo: la devozione all'Eucaristia.

Ne vennero parecchie conseguenze, parecchi frutti, tutti ad onore del Re d'amore.
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1. Primo frutto: l'aggregazione dei sacerdoti secolari all'adorazione. Nel 1920 erano ottantamila i sacerdoti che nel mondo si erano impegnati di fare un'ora di adorazione settimanale al santissimo Sacramento8. Molti sono i periodici che si stampano per diffondere il culto all'Eucaristia; Pio IX, Leone XIII e particolarmente Pio X vi contribuirono assai, inculcando parecchi punti della dottrina e degli insegnamenti del beato, particolarmente quelli che facilitano la Comunione ai bambini, e l'età della prima Comunione venne portata da nove a sette anni, cioè appena si arriva all'uso di ragione.
2. La facilitazione della Comunione frequente, e quindi il decreto memorabile che pose fine alle tante dispute che vi erano.
3. La Comunione agli infermi, i quali nelle loro sofferenze si nutrono più spesso del Dio dei forti, dei pazienti.
Il Papa Pio XI, parlando dei religiosi, rileva specialmente che essi davanti al santissimo Sacramento devono riparare le offese che si fanno a Gesù, pregare perché il regno di Gesù si estenda in tutto il mondo, e tutti gli uomini entrino in questo regno, perché tutti sono da Dio chiamati alla salvezza.
Ricaviamo perciò anche noi dei frutti di salute dalla presente considerazione.
Il primo frutto che dobbiamo ricavare è la fedeltà all'ora di adorazione. Nell'ora di adorazione noi onoriamo Gesù Via, Verità e Vita. Infatti nella prima parte cerchiamo di accrescere la nostra fede e penetrare meglio le verità che essa ci insegna. Gesù ci ammaestrò in molti modi: per mezzo della sacra Scrittura, del Vangelo specialmente, per mezzo della teologia e del catechismo, per mezzo delle varie predicazioni che sentiamo, e dei libri che ci sono messi fra le mani, insomma per mezzo della Chiesa che ha l'universale magistero datole da Gesù Cristo.
Inoltre facciamo l'esame di coscienza e confrontiamo la nostra vita povera e meschina con la vita santissima del divino Maestro Gesù per modellarci su di lui. Esercitiamo la speranza di raggiungere il suo regno eterno, passando sulla via da lui tenuta, la via che egli stesso è.
Poi preghiamo perché Gesù Cristo sia davvero la nostra vita, vita eterna, perciò recitiamo il santo rosario e altre preghiere affine
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di santificare l'anima nostra e chiediamo specialmente la carità che è la vita di Gesù nell'uomo.
Gesù, Gesù Eucaristico è il compagno dei religiosi. Il religioso disgiunto dall'Eucaristia sarebbe proprio un controsenso perché religioso significa colui che vive per il culto perpetuo della religione. I religiosi non hanno forza, fedeltà, perseveranza e santità senza l'Eucaristia. L'Ostia è la vite, il religioso il tralcio che ne prende gli umori vitali. Se vogliamo progredire nella nostra vocazione, concentriamo sempre più il nostro cuore verso il Tabernacolo: Messa, Comunione, Visita. Di lì viene lo spirito di povertà, di lì viene la purezza dei vergini e specialmente l'amore di Dio, di lì viene lo spirito di obbedienza per abbracciare volentieri e con tutto il cuore la volontà di Dio.
Gesù Ostia cominciò a santificare i nostri primi passi nella vita spirituale, Gesù consolerà le nostre agonie per mezzo del santo Viatico, ma specialmente bisogna che accompagni il nostro cammino, e perciò noi prendiamo come compagno della nostra vita l'Eucaristia: «Prendi e mangia e bevi poiché lunga ancora è la via»9. Bisogna avvicinarci al santo Tabernacolo: più noi andiamo a prendere l'acqua alla fonte e più siamo sicuri che essa è pura, limpida, fresca. Gesù diceva delle turbe che per seguirlo avevano dimenticato il cibo: «Ecco che mi tengono dietro da tre giorni, se li rimando digiuni, verranno meno per strada»10. E quindi moltiplicò i pani. Se fossimo senza questo cibo, non vivremmo, perciò chi non mangia la carne di Gesù non ha la vita.
Andiamo al Tabernacolo, andiamo al Tabernacolo! [Sia] il primo pensiero al mattino, ultimo alla sera, frequente lungo il giorno.
Noi dobbiamo offrire riparazione a Gesù Eucaristico. «Deus absconditus: è il Dio nascosto Gesù»11. Nascosto, perché? Perché manca l'istruzione religiosa, nascosto perché non si medita. Gesù è là silenzioso nel Tabernacolo; vedete come gli uomini si occupano di tutto e di tutti, di lui poco, egli è quasi un estraneo in mezzo agli uomini: «Vi è uno fra di voi che voi non conoscete»12. Ah, se conoscessimo il cuore eucaristico di Gesù! «Si scires
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donum Dei!»13. Se noi conoscessimo il tesoro che egli è per il religioso! Come egli è tutta la gloria, tutto il potere, tutta la ricchezza per il sacerdote, è il mezzo di vita, alimento e pane quotidiano, il santificatore per il chierico e per l'aspirante.
Diciamo un Atto di dolore, affine di chiedere perdono per aver tante volte volontariamente ignorato Gesù e specialmente di essere stati freddi nelle Visite, nelle Comunioni e nelle Messe. Ma diciamolo anche per gli abbandoni in cui l'Ostia è lasciata: «Non potuistis una hora vigilare mecum?»14. Che dire poi dei sacrilegi?
Per l'intercessione del B. Eymard chiediamo la grazia di crescere nella vita eucaristica, appoggiata sulla Comunione, sulla Messa e sulla Visita. Quando [la vita] si appoggia qui, si fonda sulla pietra che è Gesù Cristo, altrimenti è sempre instabile e mutabile, segue le impressioni umane, momentanee. Poggiamo l'edificio spirituale, «quod estis vos»15, sull'Ostia.
Recitare: Ecco, o mio amato e buon Gesù, ecc., cantare: O Via, Vita, Veritas, ecc.
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* Meditazione, alla Famiglia Paolina, in ciclostilato, fogli 3 (22,6x34), tenuta ad Alba il 4.8.1933. Nell'originale non è indicato l'autore, ma sembra essere Don Alberione. Anche nell'archivio della SSP esiste copia di questo ciclostilato.

1 Promessa fatta a S. Margherita M. Alacoque.

2 Originale: in parola.

3 Cf 1Cor 1,23.

4 S. Pietro Giuliano Eymard (1811-1868), francese, religioso fra i Padri Maristi. Nel 1857 fondò la Congregazione dei Sacerdoti del santissimo Sacramento per la promozione del culto dell'Eucarestia. È uno degli autori letti e assimilati da Don Alberione, cf AD 175 nota.

5 Movimento teologico che fa capo a Giansenio, sorto in Francia nel sec. XVII, e condannato dalla Chiesa per il rifiuto della dottrina riguardante la grazia e il libero arbitrio.

6 B. Pio IX, Giovanni M. Mastai Ferretti (1792-1878), Papa dal 1846. Fu esule a Gaeta durante le guerre di indipendenza dell'Italia. Dopo l'occupazione di Roma da parte del governo italiano (1870) si rinchiuse in Vaticano. Col Non expedit proibì ai cattolici l'attività politica. Nel 1854 definì il dogma dell'Immacolata Concezione.

7 Originale: Visita

8 Cf AD 204,5. Don Alberione scrive: «Nel primo anno di Messa fui iscritto tra i Sacerdoti adoratori».

9 Cf 1Re 19,7.

10 Cf Mc 8,2-3.

11 Cf Is 45,15.

12 Cf Gv 1,26.

13 Cf Gv 4,10: «Se tu conoscessi il dono di Dio!».

14 Cf Mt 26,40: «Non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me?».

15 Cf 1Cor 3,17: «[Santo è il tempio di Dio] che siete voi».