Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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19. IL PARADISO *

Trascorriamo oggi una delle giornate più dolci e care che abbiamo nel corso dell'anno; è il giorno in cui il nostro Salvatore è asceso al cielo: «Omnes gentes, plaudite manibus, iubilate Deo in voce exsultationis»1.
Mirate quel Gesù che viene dal campo di battaglia, perché la vita è una milizia, egli è passato nel mondo e lo ha vinto ed è asceso al cielo, ricevuto dai cori degli angeli osannanti al loro re. Egli è asceso al cielo, ma ha lasciato agli uomini la Chiesa ed ha mandato lo Spirito Santo che la accompagnerà fino alla consumazione dei secoli. «Plaudite manibus!». Applaudire a Gesù vittorioso è buona cosa, ma la Chiesa vuole di più, vuole che oggi fissiamo, fissiamo lo sguardo nella nostra dimora: il paradiso; bisogna che noi pellegrini di questa terra teniamo l'occhio [fisso] alla patria, al paradiso. Siamo pellegrini su questa terra, ma il nostro posto è lassù in cielo.
Cos'è il paradiso? È la patria dei beati: contempliamo lassù i confessori, i patriarchi, i profeti, i martiri, i vergini, gli apostoli, i cherubini, i serafini, ecc. Ecco la grande patria dei beati!
Cos'è il cielo? È il paradiso di Dio, quel paradiso, quel godimento che Dio vuole dare a noi, a cui sempre in mille modi ci invita.
Cos'è il paradiso? È la patria nostra, l'eredità che Gesù Cristo ci ha procurato con il suo sangue e che è andato a preparare per noi dopo la sua resurrezione.
Cosa si fa in cielo? Si vede Iddio, si possiede, si gode Iddio. Adesso sulla terra lo vediamo per enigma, come in uno specchio: tu fai la meditazione e in certi momenti ti trovi come assorto in Dio. S. Paolo fu rapito fino al terzo cielo: in certi momenti i santi dimenticavano di vivere sulla terra, ma poi si ritrovavano qui, sulla fredda terra. La meditazione, la contemplazione ci costa
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ed è virtù che deve prepararci alla visione eterna: in cielo vedremo Dio faccia a faccia, così come ci vediamo tra noi uomini, ma di più, penetreremo l'essenza stessa di Dio e quei grandi misteri, quelle grandi cose che capisce la santissima Vergine, e in minore intensità i santi che ci hanno preceduto sulla terra e ora godono la visione beatifica.
Lassù possederemo Iddio. Lasciamo ai mondani la terra e i suoi piaceri, agli avari l'assaporare l'amaro delle mondane ricchezze, conquistiamo Dio, ed egli sarà nostro nella vita, nella morte e nell'eternità. Oh, la grande ricchezza che è Dio! Dio è il sommo bene e, possedendolo, la volontà sarà pienamente soddisfatta. Oh, possedere Dio! Vedremo cosa vuol dire possedere Dio! S. Bernardo un giorno facendo la meditazione aveva pianto e bagnato di lacrime tutto il suo libro, ma poi alzatosi uscì in questa esclamazione: O Signore, se è così dolce piangere per tuo amore, quanto sarà immensamente più dolce possedere te che sei bontà infinita!. Ah, se avessimo l'occhio sempre fisso al cielo, quanto diventerebbe brutta la terra ai nostri sguardi, come ci sembrerebbero indegne le cose di quaggiù!
Il paradiso è il godimento di Dio; questo cuore assaporerà e gusterà pienamente il nostro Dio che ora appena appena gustiamo nell'Eucarestia: «Intra in gaudium Domini tui»2. Non un altro gaudio ci aspetta, ma lo stesso gaudio che fa pienamente felici il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo.
S. Francesco Saverio, rifugiatosi a prendere riposo su di un albero per non essere sorpreso dalle insidie delle bestie feroci, se ne stava con l'occhio e il cuore rivolti al cielo per ristorarsi delle fatiche del giorno, ma non poteva prendere riposo pensando al paradiso: Basta Signore, diceva, basta, non datemi altro amore, il mio cuore è troppo piccolo per poter contenere tanta dolcezza!.
Oh, i nostri angeli custodi come sono felici! Come è felice il nostro protettore S. Paolo! Ebbene, coraggio, questo è il gaudio che ci aspetta! Ecco, fissiamoci al cielo, fissiamo per nostra eterna dimora il paradiso. E ora, per venire alla pratica, fermiamoci su un pensiero particolare: come in cielo tutte le stelle risplendono, ma alcune splendono più delle altre, così un paradiso speciale è
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riservato al religioso. Il religioso che ha passato tutta la vita nel meditare le verità divine, nel cercare con tutta la sua volontà solo il Signore, che ha osservato perfettamente i consigli evangelici, il religioso che ha sete e fame di Dio, sarà saziato, perché: «Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, Dio li satollerà»3.
Inoltre meditare bene, amare le letture spirituali, sentire gusto delle cose sacre e specialmente della parola di Dio predicata, acquistare bene il gusto delle cose spirituali, tendere alla perfetta osservanza dei consigli evangelici di povertà perfetta, castità perfetta, obbedienza perfetta: certo se seguiremo Dio anche nei consigli, avremo il premio riservato alle anime privilegiate che sono chiamate ad osservarli.
Cerchiamo ancora di amare la pietà: Messa, Comunione, Visita; questo triplice esercizio ci preparerà, ci meriterà quel paradiso speciale riservato alle anime che seguono più dappresso il Signore. Domandiamo in questi giorni in cui celebreremo la festa della Regina degli apostoli e la discesa dello Spirito Santo, il gusto delle cose spirituali, solleviamoci al cielo e qualche volta alla sera vedendo il cielo stellato o al mattino, in cui il tepore del maggio fiorito fa apparire più vago il creato, sollevando lo sguardo al cielo, diciamo con S. Filippo [Neri]: O paradiso! O paradiso!.
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* Istruzione, alla Famiglia Paolina, in ciclostilato, fogli 2 (22,5x35), tenuta ad Alba il 25.5.1933, dal “Primo Sig. Maestro”. L'originale porta come titolo: “Vespro dell'Ascensione”.

1 Cf Sal 47,2: «Applaudite, popoli tutti, acclamate Dio con voci di gioia».

2 Cf Mt 25,21: «Prendi parte alla gioia del tuo padrone».

3 Cf Mt 5,6.