Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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30. LO STUDIO *

Che cosa intendiamo con la parola: studio, necessità dello studio, mezzi per istruirci.

[1.] La parola studio ha tanti significati, ordinariamente s'intende quell'occupazione principale che hanno le studenti; noi talvolta l'usiamo anche per indicare la stanza dove si studia. Secondo i romani lo studium era l'impegno, lo sforzo per imparare, ed in questo senso lo dobbiamo intendere anche noi.
Ogni giorno dobbiamo sapere un po' di più, prima di tutto però sapere ciò che riguarda la santificazione dell'anima. Durante il tempo di noviziato, si cerca di studiare di più le materie sacre, specialmente la scienza ascetica, ma questo studio non dovrebbe mai cessare e comprendere soprattutto il catechismo, la liturgia, lo stato religioso, la storia sacra. Quest'anno si farebbe molto bene a seguire il Pincelli, Esercizi Spirituali,1 però una cosa che deve stare sommamente a cuore è la conoscenza della religione. Non basta spingere la volontà al bene con le meditazioni, occorre spingere anche l'intelligenza, quindi nei primi venti minuti della Visita, leggere di preferenza il catechismo, la Bibbia.
Bisogna proprio farsi un impegno per imparare, e imparare molto, persuase di sapere proprio niente. Ci vuole la calligrafia, la grammatica, ma soprattutto la religione. Alcune che hanno intelligenza ed anche tempo ne approfittino per leggere, leggere i libri che vengono indicati da Casa madre. Soprattutto stare nell'umiltà, persuase di non sapere: non parlare di ciò che non si sa, diffidare molto dei nostri giudizi, andare molto adagio nel parlare, vigilare specialmente nelle librerie dove si è più esposte a sbagli.
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È necessario avere molta umiltà; questa virtù ci fa vedere tutte [le nostre necessità], specie i bisogni spirituali e con l'umiltà si avrà la grazia di saper camminare nello spirito di Dio. Questo non si dice solo a qualcuna, ma a tutte. Bisogna progredire, e quindi studiare, affinché si possa essere più utili nella Chiesa di Dio.
Quando poi capitasse di dover parlare di cose che non si sanno, è meglio dire subito francamente che non si sa, particolarmente se si tratta di materie delicate o di libri speciali. La schiettezza e la semplicità di chi confessa candidamente la propria ignoranza, attira la stima degli uomini e le benedizioni di Dio. Quando si sa di più si fanno progredire tutte le cose, perché è piuttosto l'istruzione che manca, non la buona volontà. Il Papa non finisce più di insistere sugli studi2. Chi ha penetrato bene il Pincelli per ciò che riguarda l'anima, ha già imparato qualche cosa, ma occorre sempre approfondire, come bisogna sempre approfondire il Vangelo, la Bibbia, il catechismo, con qualche spiegazione relativa al testo.
Un'intenzione particolarissima che si deve avere quest'anno, è il progresso negli studi, nella nostra Congregazione.
Bisogna che si formi un buon gruppo di scrittrici e di maestre di apostolato: qui c'è ancora tanta strada da fare, ma Dio che ci ha chiamate, ci condurrà avanti, purché noi ci teniamo nell'umiltà, al nostro posto. Ci vuole solo umiltà e impegno, e poi si arriva al punto in cui ci vuole il Signore. Il Rodriguez3, senza aver studiato tanto, ha scritto un libro che ora è letto anche da sacerdoti e da vescovi. Nell'apostolato poi ci sono tante cose da imparare: nella pratica del lavoro tipografico, nella brossura, nella legatura; bisogna impegnarsi per imparare da tutto, esigere anche dalle figliuole che imparino ad incamminarsi subito bene. Nella propaganda, noi siamo ancora proprio bambine, ma non dovrebbe essere così: se ci fosse più umiltà, si sarebbe già fatto molto di più. Bisogna conoscere i cataloghi, i libri, i modi di diffusione:
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noi non siamo ancora entrate nella massa di quelli che leggono, ma solo fra il popolino. E ciò perché non abbiamo ancora capito che dobbiamo sapere molto di più.
Se si ha l'umiltà e si prega, si fa presto a imparare, perché il Signore illumina, dà grazia, e fa andare avanti. Nella propaganda si deve ancora [arrivare a] fare la parte principale: non manca d'ordinario la buona volontà, ma l'istruzione a ciò necessaria. Questa, a un certo punto della vita, bisogna cercare di procurarsela anche da soli. Diceva un vescovo: Come vuole che facciano qualche cosa, se non capiscono niente?
Ma oltre la propaganda, bisogna anche capire i bisogni delle anime, per questo ci vuole anche un po' di studio delle lingue. Che cos'è l'Italia in confronto a tutta la terra abitata? È come l'orticello di una grande cascina che possiede molti campi, prati, ecc. È vero, non bisogna affannarsi, ma intanto se si possono imparare altre lingue, almeno le più facili, quanto maggior bene si potrà fare!
Soprattutto ci vuole la preghiera: quando si prega, nel complesso della casa, si ottiene quello che è necessario; è come nell'opera della beneficenza: spesso si chiede a tanti e inutilmente, ma siccome con la preghiera si chiede a Dio, alla fine si ottiene, in sostanza, ciò che si chiede.
Lo studio importa che ciascuna progredisca nel proprio ufficio e nessuna si senta umiliata del lavoro che ha: questa è superbia. Quante volte un'anima, perché fa bene un ufficio, ottiene poi dal Signore la grazia di servirlo in altri migliori, secondo l'estimazione degli uomini, perché davanti a Dio gli uffici contano in quanto si fanno con diligenza e per amore di lui.
Nelle librerie non stare mai in ozio, quasi annoiate, ma essere con tutti garbate, piene di sollecitudine, brevi e sempre occupate: l'oziosità nelle librerie è stata segnata come una cosa molto pericolosa.
Dicono che per entrare dai gesuiti ci vogliono dei buoni testoni o dei buoni ricconi, sarebbe più esatto dire che ci vogliono dei buoni santoni, ma è un fatto che i gesuiti hanno degli ottimi elementi, anche perché curano molto lo studio.
È necessario studiare? Certo, perché si deve insegnare e si insegna in tanti modi. Si è dovuto smettere [di promuovere] le biblioteche perché non si era in grado di adattare i libri alle persone a cui si davano. Lasciar scegliere i libri dai sacerdoti è buona
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cosa, ma non bisogna lasciarli scegliere dal popolo, ad esso dobbiamo saperglieli indicare noi.
Come studiare? Assecondare bene l'ordinamento che viene da Casa madre. Leggere, capire, praticare bene ciò che vi è nelle Regole, affinché si possa veramente progredire.

2. Impegnarsi negli uffici: se si avesse anche solo un ufficio dei più secondari, sempre nell'estimazione degli uomini, cercare di farlo proprio bene. Particolarmente poi cercare di adempiere bene gli uffici di scuola e quelli che riguardano i giornali. Bisogna sapere di più, ed allora si servirà anche meglio il Signore.

3. Pregare. Nostro Signore ha mandato lo Spirito Santo agli Apostoli e li ha istruiti in un attimo. Se noi saremo veramente umili, il Signore ci illuminerà, ci ispirerà, ci guiderà. Certi sbagli si commettono proprio quando ci si fida troppo di noi; quando si è umili, non si cade in certi sbagli madornali. Ci sono delle suore abbastanza indietro, ma umili e di preghiera, queste saranno sempre benedette. Bisogna usare molta prudenza, parlare poco e solo di ciò che si sa, così non si corre tanto il rischio di sbagliare.
Quest'anno la Messa del mattino e la Benedizione della sera del Primo Maestro, saranno per ottenerci dal Signore la sapienza. Preghiamo.
Preghiamo anche noi per questo. Ricordiamoci che noi non dobbiamo fantasticare, giudicare, trattenerci a discorrere di cose che non ci riguardano. Bisogna poi andare molto adagio nel citare il Diritto canonico, questo non si sa bene neppure dopo averlo studiato per tre anni e sempre bisogna andarlo a consultare, come del resto fa l'avvocato che deve continuamente rivedere il Codice. Noi non siamo obbligate a sapere il Diritto canonico; ad ognuno il suo mestiere: il medico non è obbligato a saper fare l'avvocato.
Le donne sono già molto inclinate a parlare, bisogna quindi avere un sospetto sulla propria lingua, e ricordare che le suore si fanno sempre onore parlando poco.
Attenersi solo alle cose che ci riguardano, pregare tanto Gesù Maestro che è la stessa sapienza, affinché ci conduca per mano e possiamo essere da lui bene ammaestrate.
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* Istruzione, in dattiloscritto, carta vergata, fogli 3 (20,7x30,8), tenuta a Roma il 7.7.1933 A[nno]. S[anto], dal Primo Maestro.

1 Pincelli L., sacerdote, religioso gesuita; operò molto nel campo della direzione spirituale. Tra i suoi scritti: Il cibo dell'anima religiosa, e Corso di Esercizi Spirituali per otto giorni secondo il metodo di S. Ignazio, 2 voll., PSSP, Alba 1927.

2 Cf in particolare Pio XI, enciclica Divini illius Magistri, 31 dicembre 1929, AAS 22 (1930), pp. 49-86; Pio XI, Costituzione apostolica Deus scientiarum Dominus, 24 maggio 1931, AAS 23 (1931), pp. 241 ss., su i programmi per le scuole ecclesiastiche superiori.

3 S. Alfonso Rodriguez (1533-1617), nato a Segovia in Spagna, fratello coadiutore gesuita, dotato di doni mistici, fu consigliere spirituale. Cf Ora di adorazione n. 4, nota 3.