Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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18. UMILTÀ E FIDUCIA *

Abbiamo in questo Anno santo veramente un corteo di anime elette che ascendono agli onori degli altari. Queste anime elette vengono a solennizzare il più grande centenario che il mondo abbia mai avuto, quello della Redenzione. Ed è scelto a proposito molto bene il mese di maggio per queste beatificazioni, per fare corona alla nostra madre celeste Maria santissima.
Oggi è stato beatificato il Pignatelli1, domenica scorsa la Galgani, precedentemente la Gerosa2, la Pellettier3, tutte anime che ci danno il più largo incoraggiamento, perché sono passate anch'esse per dure prove, hanno incontrato difficoltà, ma senza scoraggiarsi hanno percorso intera la strada che le ha condotte alla santità.
Questi esempi ci dicono che non bisogna scoraggiarsi per le difficoltà, che una volta conosciuta la volontà di Dio bisogna andare avanti.
Ci sono delle anime che sono buone solo fino a metà, e cioè scoprono le loro miserie facendo bene l'esame di coscienza. È ancora facile scoprire le nostre miserie, e se questo è il primo lavoro da farsi, non è però il tutto.
Una volta conosciuto che abbiamo bisogno di correggerci di un difetto o di un altro, bisogna che ricorriamo al mezzo che deve ottenerci le grazie per conseguire la vittoria: alla preghiera; bisogna che ricorriamo a Dio.
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Lo scoraggiamento facilmente ci prende, quando vediamo che siamo ancora indietro nella virtù, specialmente quando dopo aver tanto lottato e già combattuto, vediamo il grande lavoro che ci resta ancora da compiere e ci sentiamo deboli e incapaci. Alle volte lo scoraggiamento nasce dall'insufficienza nell'apostolato, a volte nello studio: un teorema non ci vuole entrare nella testa e si studia e si ristudia inutilmente; a volte dalla scarsità di salute, di mezzi materiali; alle volte è la povertà che ci pesa, a volte sono proprio difficoltà di spirito. Allora le anime buone solo a metà guardano alle difficoltà, misurano le proprie forze e si abbattono sfiduciate e stanche. Hanno fatto solo metà del lavoro, manca la fiducia in Dio.
S. Agostino nei suoi primi tre libri fa la confessione di tutte le sue miserie e le riconosce tutte, ma nei libri che seguono, si eleva con la fiducia fino a Dio, in lui trova la forza e la resurrezione, ed esclama con il grido della vittoria, della fede, della confidenza, prima: «Domine, noverim me: che io conosca me stesso; poi: Domine, noverim te: che io conosca te»4 e a te ricorra per sollevarmi dalle mie miserie.
Questa è la bontà intera: quando noi conosciamo le nostre miserie e troviamo le difficoltà, consideriamole bene per umiliarci, ma poi ricorriamo a Dio con fiducia di ottenere senza lasciarci abbattere.
Consideriamo quello che ci dice oggi il Vangelo: «In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: In verità, in verità io vi dico che quel che domanderete al Padre nel mio nome, egli ve lo darà. Finora non avete domandato nulla nel mio nome: domandate e riceverete»5. Consideriamo anche ciò che ci dice il Vangelo di domani: «In quel tempo disse Gesù ai suoi discepoli: Chi di voi se ha un amico che va da lui a mezzanotte dicendogli: Amico, prestami tre pani, perché un amico mio è arrivato dal viaggio a casa mia e non ho niente da dargli, ecc. Se adunque voi che siete cattivi, sapete dare buoni doni ai vostri figliuoli, quanto più il vostro Padre celeste darà spirito buono a coloro che glielo domandano»6.
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Ricorriamo a Dio con la preghiera costante, non lasciamoci abbattere dalle difficoltà, non scoraggiamoci mai. Il demonio un giorno disse a S. Caterina7: Sii maledetta! Quando io ti tento facendoti vedere le tue miserie, tu ricorri con fiducia a Dio e ti innalzi fino al cielo; quando io ti tento di presunzione per i doni che hai ricevuto, ti inabissi nelle tue miserie fino al centro della terra; ti maledico e ti abbandono. Essere abbandonati dal demonio non è poi un gran danno!
Bisogna dunque che diventiamo buoni totalmente, che stabiliamo il nostro edificio spirituale sulla fede e sull'umiltà: umiltà per le nostre miserie, fiducia nella misericordia di Dio.
Chiediamo ora umilmente perdono dei nostri scoraggiamenti, vuotiamo il nostro cuore della fiducia in se stesso e riempiamolo della fiducia in Dio.
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* Istruzione, alla Famiglia Paolina, in ciclostilato, fogli 1 (22x34), tenuta ad Alba il 21.5.1933. L'originale porta come titolo: “Istruzione del Vespro”. Non è indicato l'autore, tuttavia la si inserisce in questa raccolta perché il contenuto è assai simile ad altre istruzioni sicuramente di Don Alberione.

1 S. Giuseppe Pignatelli (1737-1811), nato a Saragozza (Spagna). Sacedote, gesuita, fu di molto aiuto ai confratelli nel periodo della soppressione e successiva restaurazione della Compagnia di Gesù.

2 S. Vincenza Gerosa (1784-1847), nativa di Lovere (Bergamo). Con S. Bartolomea Capitanio è fondatrice delle Suore di carità, chiamate comunemente suore di Maria Bambina.

3 S. Maria di sant'Eufrasia Pellettier (1796-1868), nativa della Vandea (Francia), fondatrice delle Suore di Nostra Signora della Carità del Buon Pastore, dedicate all'assistenza delle giovani in pericolo.

4 S. Agostino, Soliloqui II, 1.

5 Cf Gv 16,23-24.

6 Cf Lc 11,5-6.13.

7 Caterina da Siena (1347-1380), terziaria domenicana, favorita da doni mistici. Operò per il ritorno del Papa a Roma da Avignone. La sua dottrina mistica è espressa nelle oltre trecento Lettere e specialmente nel Dialogo sulla Divina Provvidenza.