47. IL PARADISO È GAUDIO *
1. Lettura della Bibbia: «Guardai e vidi l'Agnello che stava sul monte Sion e con lui centoquarantaquattro mila persone che avevano scritto in fronte il suo nome e quello del suo Padre. E udii venire dal cielo un suono simile al rumore di molte acque e al rombo di gran tuono, e il suono che sentivo era come un concerto di arpisti che suonino i loro strumenti. E cantavano come un cantico nuovo dinanzi al trono, dinanzi ai quattro animali e ai vegliardi, cantico che nessuno poteva imparare, se non quei centoquarantaquattro mila riscattati dalla terra: quelli cioè che non si sono macchiati con donne, essendo vergini. Essi seguono l'Agnello dovunque vada; essi furono riscattati di fra gli uomini, primizie a Dio e all'Agnello; né fu trovata menzogna nella loro bocca; e sono senza macchia davanti al trono di Dio»1.
Oltre che visione e possesso di Dio, il paradiso è gaudio nello Spirito Santo. Lo stato di grazia ci rende membra di Gesù Cristo. Le membra godono di quanto gode il capo, essendo parte ed una cosa sola con esso. Per questo i beati avranno lo stesso gaudio di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Gesù Cristo poi, come Figlio di Dio, ha la stessa gloria e lo stesso gaudio del suo eterno Padre. Non è un altro, ma un unico e solo gaudio, quello dell'anima, sebbene in diversa proporzione: «Intra in gaudium Domini tui»2.
L'uomo tende alla felicità. Questa felicità per soddisfare pienamente il suo desiderio deve essere somma, eterna, piena. Solo Dio può riempire il cuore, non le ricchezze che sono beni esterni e perciò non estinguono la sete del cuore: sarebbe come mettere dell'acqua nelle tasche di un assetato. Non i piaceri, poiché la sete nostra è spirituale, cioè propria dell'anima; volerla saziare di piacere sensuale è come lavare con acqua fresca gli occhi nostri, mentre la nostra gola è riarsa. Non la stima che rimane
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negli altri, mentre cerchiamo un bene nostro: sarebbe come dare da bere al vicino o all'amico per estinguere la sete nostra. Non la virtù né la scienza, poiché sono mezzi e non fine; dire che esse sazino definitivamente l'anima sarebbe come affermare che il sacrificio è felicità e che spendere è acquistare: nei martiri [la virtù] fu gran mezzo per arrivare alla gioia eterna.
Dio solo è eterna nostra felicità, perché sommo bene, perché nostro bene, inamissibile, perché spirituale. «Fecisti nos, Domine, ad te, et inquietum est cor nostrum donec requiescat in te»3; anche i santi avranno riposo solo in cielo. La terra è prova: l'eterno riposo è in paradiso, gaudio eterno. Così la preghiera di Gesù: «Voglio, o Padre, che anch'essi siano dove io vado»4. Ed egli è salito al cielo vittorioso. Ma quando? Dopo il Calvario, dopo le condanne di Pilato, Erode, Caifa, dopo gli abbandoni, il tradimento, il Getsemani, Nazaret, l'esilio, Betlemme. Gesù pregò così, prima di incominciare la passione: «Ora vengo a te, o Padre, e questo dico nel mondo, affinché abbiano il mio gaudio in se stessi... Non chiedo che li levi dal mondo, ma che li guardi dal male... Santificali nella verità. La tua parola è verità... Né soltanto per questi io prego, ma per tutti quelli che crederanno in me, per la loro parola: che siano tutti una cosa sola come tu, o Padre, sei in me ed io in te... E la gloria che mi desti, l'ho data a loro, affinché siano una sola cosa come siamo noi... Padre, io voglio che dove sono io, siano pure con me quelli che mi affidasti, affinché vedano la gloria mia che tu mi hai data, perché tu mi hai amato prima della creazione del mondo»5.
Recita della coroncina: Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci santi. Canto: Desiderio del Cielo di S. Alfonso de' Liguori.
1. Io mi moro per desio/ di vederti, o mio Gesù:/ già m'annoia, o mio bel Dio,/ il più vivere quaggiù./ È un tormento così amaro,/ ch'io soffrir nol posso più./ Vivo qui da te diviso,/ ma a te fido, sempre grido,/ paradiso, paradiso.
2. Vedo già, ch'è fumo e pena/ quanto il mondo all'uomo dà;/ tutto è inganno, e tutto è scena,/ che tra breve finirà./ Qual sia
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poi l'affanno mio,/ ch'ognor posso perder Dio,/ chi sa amarlo ben lo sa./ Dunque a te rivolgo il viso,/ te sol miro, a te sospiro,/ paradiso, paradiso.
3. Tu puoi darmi quanto vuoi,/ non m'inganni, o mondo, no;/ va', dispensa i beni tuoi/ a chi stolto li cercò./ Pompe vane, o rei piaceri,/ non sperate ch'io vi speri;/ ch'altro ben m'innamorò./ Spero in ciel d'essere assiso:/ questo bramo, e questo chiamo,/
paradiso, paradiso.
4. Patria bella, ove all'amore,/ in mercede amor si dà;/ ove il tuo sì bel Signore/ senza vel mirar si fa;/ di venire un giorno anch'io/ ed amare in te il mio Dio,/ quando dato mi sarà?/ L'alma mia tra gioia e riso,/ quando, quando, va gridando,/
paradiso, paradiso.
2. Lettura della Bibbia: «Dopo queste cose vidi una folla immensa, che nessuno poteva contare, d'ogni nazione e tribù e popolo e linguaggio. Essi stavano davanti al trono e dinanzi all'Agnello, in bianche vesti e con palme in mano, e gridavano a gran voce e dicevano: La salute al nostro Dio che siede sul trono e all'Agnello! E tutti gli Angeli che stavano attorno al trono, ai vegliardi e ai quattro animali si prostrarono bocconi dinanzi al trono e adorarono Dio, dicendo: Amen! Benedizione, gloria, sapienza, ringraziamenti, onore, potenza e forza al nostro Dio, nei secoli dei secoli. Così sia. E mi disse uno dei vegliardi: Questi vestiti di bianco chi sono? E donde vennero? Ed io gli risposi: Signor mio, tu lo sai. Ed egli mi disse: Questi sono quelli che vengono dalla gran tribolazione, e hanno lavato le loro vesti e le hanno fatte bianche nel sangue dell'Agnello. Perciò stanno dinanzi al trono di Dio, e dì e notte lo servono nel suo tempio; e l'assiso sul trono abiterà sopra di essi. Essi non avranno più fame né sete, né li colpirà più il sole, né ardore alcuno; perché l'Agnello che sta in mezzo al trono sarà loro pastore, e li condurrà alle fonti delle acque della vita, e Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi»6.
In cielo si vive di Dio: luce, forza, gaudio. Il gaudio sarà tale che basterebbe a farci scoppiare il cuore, se non fosse sostenuto da una forza divina. S. Francesco Saverio, già sulla terra, slacciandosi
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gli abiti sul petto, diceva: Basta, o Signore, basta, non più! Il mio cuore non è capace di sostenerne di più.
In paradiso il gaudio sarà apportato da un triplice amore, che è l'amore stesso con cui Gesù Cristo ama il Padre. Amore di benevolenza: cioè volere il bene o la gloria di Dio. Il Figlio si compiace di desiderare e procurare la gloria del Padre: «Io non cerco la gloria mia»7, «ma cerco la gloria di colui che mi ha mandato»8. Il Figlio cerca di accrescere e di procurare la maggior gloria del Padre. I beati saranno felici di procurare la gloria di Dio con le loro lodi, preghiere, ringraziamenti, come è felice Gesù Cristo nel cercare questa gloria del Padre. I santi, già vivendo sulla terra, vivono di questo e tutto immolano alla maggior gloria di Dio: «Ad majorem Dei gloriam»9, a somiglianza di Gesù Cristo. Di Gesù Cristo fu cantato il grande programma: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli»10; nessun uomo avrebbe mai potuto dare a Dio una gloria maggiore.
Amore di compiacenza: l'anima si compiace della infinita grandezza, sapienza, eternità, potenza, carità, ecc. [di Dio]. L'anima resterà estatica innanzi a questo Dio infinito; la gioia sua sarà superiore ad ogni senso umano. Non vi è soltanto l'estasi d'amore di una S. Caterina [da Siena], non vi è soltanto la compiacenza di un padre che abbia un figlio degnissimo, non vi è soltanto l'affettuoso compiacimento di chi assiste ad una canonizzazione solenne [nella basilica di] S. Pietro, vi è immensamente di più! L'angelo diceva a S. Giovanni che stupito della sua bellezza, voleva adorarlo: «Vide ne feceris; conservus tuus sum»11. L'anima concupisce Dio, con una dolcissima violenza d'amore si attacca a lui.
Amore di riconoscenza: la gioia della riconoscenza al Signore per la creazione, per la redenzione, per la santificazione. Al Padre si attribuiscono le opere di potenza, specialmente la creazione. A lui che è il principio di tutte le creature visibili ed invisibili, a lui che è re della gloria e dei secoli, a lui che è il tesoro
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unico e vero, con effusione commossa di riconoscenza canteremo: «Soli Deo honor et gloria»12, per averci creati. Al Figlio dobbiamo la redenzione ed il Vangelo. A lui baceremo le piaghe delle mani, dei piedi, del costato; per la sua risurrezione, ascensione, Eucarestia ci rallegreremo come di vittorie amorose, poiché tutto fu per noi; per il suo Vangelo, per la Chiesa, per la retribuzione ai giusti sentiremo ineffabile giocondità: In ipso, et cum ipso, et per ipsum13. Allo Spirito Santo dobbiamo la santificazione nell'amore. Lo ameremo per l'adozione a figli ed eredi di Dio; per la vocazione dei religiosi e dei sacerdoti; per l'effusione di tutte le grazie, attuale e santificante; per la perseveranza, per la risurrezione, per la visione beatificante.
Incominciamo sulla terra ad esercitarci in questo triplice amore di benevolenza, di compiacenza, di riconoscenza. Il vero nostro vivere è il paradiso; sulla terra ci prepariamo e impariamo conoscendo, servendo, pregando il Signore con fedeltà di figli.
Recita delle: Litanie del Sacro Cuore di Gesù. Canto: il primo Inno della festa degli Angeli custodi.
Custodes hominum psallimus Angelos,/ Naturae fragili quos Pater addidit/ Caelestis comites, insidiantibus/ Ne succumberet hostibus.
Nam quod corruerit proditor Angelus,/ Concessis merito pulsus honoribus,/ Ardens invidia, pellere nititur,/ Quos caelo Deus advocat.
Huc custos igitur pervigil advola,/ Avertens patria de tibi credita/ Tam morbos animi, quam requiescere/ Quidquid non sinit incolas.
Sanctae sit Triadi laus pia jugiter,/ Cuius perpetuo numine machina/ Triplex haec regitur, cuius in omnia/ Regnat gloria saecula. Amen.
3. Lettura della Bibbia: «Il settimo Angelo diè fiato alla tromba, e in cielo si alzarono grandi voci che dicevano: Il regno di questo mondo è passato nelle mani del Signore nostro e del suo Cristo, ed egli regnerà nei secoli dei secoli. Così sia. E i ventiquattro
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vegliardi che nel cospetto di Dio seggono sui loro troni, si prostrarono bocconi, adorarono Dio, dicendo: Ti rendiamo grazie, Signore Dio onnipotente, che sei, che eri e che verrai, perché hai assunto il tuo gran potere e sei entrato in possesso del regno. Le genti si sono irritate, ma è venuta la tua ira e l'ora di giudicare i morti, e di dare la ricompensa ai profeti tuoi servi, e ai santi, e a quelli che temono il tuo nome, piccoli e grandi, e di sperdere quelli che hanno mandato in perdizione la terra. E si aprì il tempio di Dio che è nel cielo, e nel suo tempio apparve l'arca del testamento, e ne vennero folgori e grida e terremoti e grandine grossa»14.
Come prepararci. Il paradiso è gaudio ineffabile. Come meritarlo? Stando con il Signore: «Nostra conversatio in coelis est»15. Dobbiamo incorporarci in Cristo con i sacramenti, i sacramentali, la preghiera. I sacramenti ci innestano in Gesù Cristo per la grazia, specialmente la santissima Eucarestia. Essi conferiscono la grazia prima se sono sacramenti dei morti, ovvero la grazia seconda se sono sacramenti dei vivi. La santa Messa poi e la Comunione più direttamente accrescono in noi la grazia, anzi qui abbiamo il fonte e l'autore stesso della grazia.
I sacramentali conferiscono la grazia secondo le disposizioni dell'anima che li riceve: sono le benedizioni, la lettura della Bibbia, la predicazione, le processioni, il Breviario, il segno di croce, la liturgia in generale, ecc.
La preghiera è già l'amore di Dio vero. Il trattenerci familiarmente con Dio è apprezzare la compagnia di Dio. Il figlio che ama il padre sta volentieri con lui: lo sente, lo interroga, si confida, chiede, vive di una santa intimità con lui: «Non habet amaritudinem conversatio illius»16. Qui si dovrebbe riportare quanto S. Alfonso scrive nelle sue due operette: Del gran mezzo della preghiera, e Del trattare familiare con Dio. Preghiera infatti, in senso generale, è: «Elevatio mentis in Deum»17. È preghiera la meditazione, la lettura spirituale, l'esame di coscienza, il santo rosario, l'orazione del mattino e della sera, ecc.
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Vi sono poi tutte le divozioni: alla santa Madonna, a S. Giuseppe, a S. Paolo, agli angeli custodi, a tutti i santi ed alle anime purganti.
La conversazione con Dio sulla terra richiede la vittoria sulla fantasia, sulle tendenze umane e terrene della natura: perciò acquista grande merito per il paradiso. I santi spesso sono arrivati a godere di Dio anche sulla terra dopo molto esercizio di preghiera e di contemplazione. Ma almeno ora cominciamo ad affezionarci sempre di più all'orazione. L'amore di Dio si mostra con considerare, contemplare Dio e stare [con lui]. Se lo spirito di orazione sarà così unitivo dell'anima con Dio, avremo meno o anche nulla di purgatorio, il nostro amore con Dio ed il nostro gaudio in Gesù Cristo sarà assai più intenso.
Recita delle Litanie al SS. Nome di Gesù. Canto: Sospiri del cielo di S. Teresa [d'Avila].
O Angeli amanti, che in cielo più ardete,/ dal cielo venite, e voi soccorrete/ quest'anima eletta,/ ch'è sposa diletta/ del vostro adorato diletto Gesù.
L'amante dell'alme, l'amore, la vita/ con dardo di fuoco così l'ha ferita,/ che 'l nobil suo core/ già spira, già more/ amando, languendo per chi la ferì.
È troppo l'affanno d'un core piagato,/ amare, e trovarsi lontan dall'amato./ Voi dunque venite,/ e almen compatite/ Teresa, che geme lontan dal suo ben.
L'ardor di vedere l'amato Signore/ nel mentre l'infiamma, la strugge d'amore/ quel dolce desio/ d'unirsi con Dio, /perché non l'uccide, e la morte le è.
Ma s'altri non viene, tu vieni, o diletto,/ che fiamma sì cara accendesti nel petto,/ sta infermo il suo core/ piagato d'amore;/ tu, che lo piagasti, tu sanalo ancor.
La sposa in piacerti fedele t'è stata/ e tutto lasciando, a te tutta s'è data:/ or troppo ella t'ama,/ sospira, ti brama;/ a te vuol venire, contentala tu.
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* Ora di adorazione, alla Famiglia Paolina, in ciclostilato, fogli 4 (23,5x33,8), tenuta ad Alba il 19.11.1933. Nell'originale non è indicato l'autore, ma è da attribuirsi a Don Alberione perchè è stata stampata con il titolo Il Paradiso è gaudio in I Novissimi..., o. c., pp. 224-236.
1 Cf Ap 14,1-5.
2 Cf Mt 25,21: «Prendi parte alla gioia del tuo padrone».
3 «Ci hai creati per te, o Signore, e inquieto è il cuor nostro, finché non riposa in te», cf S. Agostino, Le Confessioni, I,1.
4 Cf Gv 17,24.
5 Cf Gv 17,13-24.
6 Cf Ap 7,9-17.
7 Cf Gv 8,50.
8 Cf Gv 7,18.
9 «Per la maggior gloria di Dio». Motto programmatico assegnato da S. Ignazio di Loyola alla Compagnia di Gesù.
10 Cf Lc 2,14. Don Alberione ha assunto questa espressione come programma «di vita, apostolato e redenzione di Gesù Cristo… « per la FP (cf AD 183).
11 Cf Ap 19,10: «Non farlo! Io sono servo come te».
12 Cf 1Tm 1,17: «All'unico Dio onore e gloria».
13 «In lui, e con lui, e per mezzo di lui»: dalla dossologia finale della Preghiera eucaristica nella Messa.
14 Cf Ap 11,15-19.
15 Cf Fil 3,20: «La nostra patria è nei cieli».
16 Cf Sap 8,16: «La sua compagnia non dà amarezza».
17 «Elevazione della mente in Dio».