Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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25. CORPUS DOMINI *

Canto: Pange, lingua1.
Stamattina abbiamo tutti partecipato alla magnifica processione in onore di nostro Signor Gesù Cristo presente nella santissima Eucaristia. Quella funzione, in cui era così abbondante il numero dei chierici ed il numero dei bambini, ci ricorda l'ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme; ci ricorda ancora l'ingresso trionfale con cui tutti noi vorremmo accompagnare il nostro Salvatore Gesù fino alla fine del mondo, dopo il giudizio universale, quando egli entrerà con gli eletti nella beatitudine eterna.
E per meritarci di entrare con lui al possesso della beatitudine eterna, noi dobbiamo ricordare che l'Eucaristia deve essere il centro della nostra fede, il centro della nostra devozione e di tutto il culto, e dobbiamo vivere in maniera di potere ogni giorno accostarci alla santa Comunione, innocenti, in maniera di poterci sempre comunicare: Stiamo con Gesù velato sotto le specie eucaristiche se vorremo contemplarlo svelato nella gloria2.
Questa sera noi faremo l'adorazione appunto a questo fine, dividendola in tre punti, secondo il solito.
«Magister adest et vocat te: il Maestro è qui presente e ti chiama»3. Anima mia, alzati dalle preoccupazioni e sollievi di questo mondo, innalza il tuo sguardo, Gesù ti vuole parlare e vuole sentire il tuo cuore.
Canto O sacrum convivium4, per ravvivare la nostra fede nel Dio eucaristico.

1. O Gesù Maestro..., Regina Apostolorum..., Sancte Paule apostole...
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Leggiamo il tratto di Vangelo che ci narra l'istituzione della santissima Eucaristia: «E mentre cenavano, Gesù prese del pane, lo benedisse e lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: Prendete e mangiate: questo è il mio corpo. Poi prese il calice e rese le grazie a Dio, lo diede a loro dicendo: Prendete e bevetene tutti, perché questo è il calice del mio sangue sparso per voi e per la salvezza del mondo»5. «Fate questo in memoria di me»6.
Ecco l'istituzione dell'Eucaristia con cui Gesù chiude la sua vita. Anzitutto noi consideriamo qui la presenza reale di Gesù nell'Eucaristia. Nell'Eucaristia vi è lo stesso Gesù che è nato dalla santissima Vergine, lo stesso bambino che i Magi ed i pastori hanno adorato in Betlemme, lo stesso Gesù che ha agonizzato nell'orto, lo stesso Gesù che venne crocifisso e che morì per noi sulla croce. Egli è presente con il corpo, con il sangue, con la sua anima e con la sua divinità. Infatti adesso Gesù Cristo come Dio è presente in ogni luogo, e come uomo e come Dio è in cielo e in ogni ostia consacrata che si trovi nel mondo.
Noi sappiamo bene, in secondo luogo, ciò che significa transustanziazione che si opera nella santa Messa. Arrivato al punto della consacrazione, il sacerdote prende il pane e pronuncia su di esso le parole miracolose: «Questo è il mio corpo». Poi prende il calice in cui vi è il vino, e pronuncia su di esso le parole: «Questo è il calice del mio sangue», e in quel momento tutta la sostanza del pane cessa, tutta la sostanza del vino cessa; incomincia ad essere fra le mani del sacerdote, veramente, realmente, sostanzialmente il corpo ed il sangue e l'anima e la divinità di nostro Signore Gesù Cristo. Non rimangono del pane e del vino se non gli accidenti, cioè la forma, la figura, il colore, ecc. E quando il sacerdote si comunica, e quando il sacerdote comunica i fedeli, egli non dà il pane, egli non assume il vino, egli invece spezza, dà alle anime in cibo veramente e realmente Gesù Cristo, dà il pane di vita disceso dal cielo, comunica con il vero sangue di Gesù Cristo.
In terzo luogo consideriamo l'ordinazione degli Apostoli. Soggiunse Gesù: «Fate questo in memoria di me». In questo [comando] il sacerdozio riceveva il più grande potere che esso possiede,
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il più grande privilegio, il più grande onore: quello di celebrare la santa Messa, di poter operare il miracolo della transustanziazione. O [noi] chiamati al servizio dell'altare, noi siamo stati tutti quanti presenti di spirito a quell'ultima cena! Gesù già ci vedeva, già ci stringeva al suo cuore ed eravamo presenti al suo spirito unitamente agli Apostoli. E in quel momento con affetto straordinario, con il suo amore speciale, veemente con cui egli palpitava per noi, già ci mirava, già ci innalzava. Sia benedetto il Signore, sia benedetto Gesù!7
Due applicazioni: costantemente si rinnova sui nostri altari il sacrificio della croce. È lo stesso sacrificio che offerto già sul Calvario, ogni mattina per le mani del sacerdote viene portato sull'altare alla nostra presenza. Infatti è la stessa vittima, è lo stesso offerente principale e sono gli stessi i fini per cui Gesù di nuovo si immola misticamente nella nostra chiesa. Oh, noi che assistiamo così spesso alla Messa, vediamo bene il grande privilegio, il grande atto che vi si compie! Sul Calvario erano presenti la santissima Vergine, S. Giovanni ed i farisei e i curiosi. Il nostro modo di assistere alla Messa non è forse mai rassomigliato a quel modo insultante con cui hanno assistito al sacrificio supremo di Gesù i farisei, i sacerdoti dell'antica legge? Il nostro modo di assistere alla santa Messa non sia però neanche quello degli indifferenti e dei curiosi che stavano attorno alla croce, sia invece quello con cui hanno assistito S. Giovanni e specialmente la santa Vergine Maria. Maria è la nostra maestra, il nostro modello; ai piedi della croce la nostra regina ci insegna la sua maniera di assistere alla santa Messa. Una Messa ben sentita, quale fonte di grazie per noi tutti e per tutti gli uomini! Una Messa ben sentita, quanto sollievo alle anime del purgatorio, quanti inviti ai peccatori, quante benedizioni a tutti gli uomini può arrecare!
Perciò adesso cantiamo un inno che sia come una preghiera, affine di ottenere la grazia di assistere sempre bene alla santa Messa: Ti adoriam, Ostia divina8.
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Introibo ad altare Dei. R/ Ad Deum qui laetificat juventutem meam.
Iudica me, Deus, et discerne causam meam, de gente non sancta, ab homine iniquo et doloso erue me. R/ Quia tu es Deus, fortitudo mea; quare me repulisti et quare tristis incedo dum affligit me inimicus?
Emitte lucem tuam et veritatem tuam: ipsa me deduxerunt et adduxerunt in montem sanctum tuum et in tabernacula tua. R/ Et introibo ad altare Dei: ad Deum qui laetificat juventutem meam.
Confitebor tibi in cithara, Deus, Deus meus: quare tristis es, anima mea, et quare conturbas me? R/ Spera in Deum, quoniam adhuc confitebor illi, salutare vultus mei et Deus meus.
Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto. R/ Sicut erat in principio, et nunc, et semper et in saecula saeculorum. Amen.
Introibo ad altare Dei. R/ Ad Deum qui laetificat juventutem meam.
Adiutorium nostrum in nomine Domini. R/ Qui fecit coelum et terram.
Confiteor Deo omnipotenti, beatae Mariae semper Virgini, beato Michaeli Archangelo, beato Joanni Baptistae, sanctis Apostolis Petro et Paulo, omnibus sanctis, et tibi, pater, quia peccavi nimis cogitatione, verbo et opere; mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Ideo precor beatam Mariam semper Virginem, beatum Michaelem Archangelum, beatum Joannem Baptistam, sanctos Apostolos Petrum et Paulum, omnes sanctos et te pater, orare pro me, ad Dominum Deum nostrum.
Misereatur vestri omnipotens Deus et, dimissis peccatis vestris, perducat vos ad vitam aeternam. R/ Amen.
Indulgentiam, absolutionem, remissionem peccatorum vestrorum tribuat vobis omnipotens Dominus.
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2. Leggiamo il tratto dell'epistola di S. Paolo ai Corinti che la Chiesa assegna per la festa del Corpus Domini: «Fratelli: ho appreso dal Signore e ve l'ho anche trasmesso, che il Signore Gesù, la notte che fu tradito, prese del pane e, dopo aver fatto il ringraziamento, lo spezzò e disse: Prendete e mangiate: questo è
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il mio corpo che sarà immolato per voi; fate questo in memoria di me. Parimenti dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: Questo calice è la nuova alleanza fatta col mio sangue; tutte le volte che lo bevete, fatelo in memoria di me. Poiché tutte le volte che mangiate questo pane e bevete questo calice voi annunzierete la morte del Signore, finché egli venga. Perciò chiunque mangerà questo pane e berrà il calice del Signore indegnamente, sarà colpevole del corpo e del sangue del Signore. Or ciascuno esamini se stesso: e poi mangi di questo pane e beva di questo calice. Poiché chi mangia e beve indegnamente, mangia e beve la propria condanna, non distinguendo il corpo del Signore»10.
In questo punto noi mediteremo i fini, i motivi, per cui Gesù Cristo ha istituito questo santissimo Sacramento. La santissima Eucaristia è istituita per tre fini: 1) è il sacrificio della nuova legge: Gesù s'immola nella santa Messa; 2) è cibo dell'anima nostra: Gesù si dà in comunione a noi; 3) è trono di grazia perché Gesù resta continuamente sui nostri altari per essere adorato e distribuire a noi i suoi beni. Il motivo è però unico: «Dilexit nos»11.
Rimase con noi, non avendo cuore di lasciarci. Egli aveva passato in mezzo agli uomini trentatré anni e sentiva che ormai la vita terrena stava per chiudersi. Da una parte il Padre lo richiamava a sé, al premio meritatosi con tanti sacrifici e tante pene, e dall'altra parte il suo cuore non voleva staccarsi dagli uomini. Che fece Gesù allora?
Nella sua immensa carità, egli trovò un'invenzione inaudita: e di andare al Padre e di rimanere tra di noi. L'amore, la carità di Gesù, è il segreto che spiega l'istituzione dell'Eucaristia. Andò al Padre, ascese al cielo, restò tra di noi e anzi moltiplicò la sua presenza. E mentre prima egli era soltanto nella Palestina, oggi si trova in tutte le chiese del mondo in cui è consacrata o si conserva la santissima Eucaristia. Sia benedetto il cuore di Gesù da cui è uscito questo sacramento, chiamato veramente il sacramento dell'amore. Quando si ama, si vuol sacrificarsi per l'amato: il padre fatica e gode del suo sacrificio perché pensa che è suo dovere procurare il pane al figlio; la madre veglia premurosa al letto del bambino infermo e dimentica financo il suo riposo e il
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suo cibo, perché ama. Quando si ama, non vi è sacrificio, o il sacrificio stesso, se vi è, lo si ama. Ebbene, è quel Gesù che ci ama che ha istituito la santa Messa, ma ci ama non a parole, Gesù ci ama fino al sacrificio, fino a spargere anche l'ultima goccia del suo sangue. «Cum dilexisset suos, qui erant in mundo, in finem dilexit eos: avendoli amati i suoi cari, li amò fino all'estremo»12, e cioè fin dove poteva andare, dando se stesso. Si spense immolando la propria vita e «nessuno ha carità maggiore di chi dà la vita per l'amato»13.
Inoltre, quando si ama, si desidera l'unione con l'amato, si desidera l'unione più intima, quasi si vorrebbe stare uniti sempre alla persona amata, uniti più strettamente che si può, fare una sola cosa. Vedete certi eccessi delle madri che stringono così fortemente i loro bambini al seno che sembra quasi vogliano immedesimarsi con loro. Ebbene, Gesù ha trovato la maniera di immedesimarsi con noi ed ha istituito la santa Comunione: Io ti mangerei! Gesù dice: Mangia questo pane, bevi questo calice. E ha fatto [di questo] un comando in maniera che chi non mangia la sua carne e non beve il suo calice, non può avere la vita eterna. L'amore dunque del cuore di Gesù è la chiave che spiega l'Eucaristia.
Abbiamo noi fatto sempre bene la Comunione? Una grande preoccupazione, un gran timore è questo: si faranno sempre bene tante Comunioni? Gesù viene per amore a noi e noi andiamo per amore a lui? Con retta intenzione, con fede? Con purezza di coscienza? E non parlo della purezza che essenzialmente si richiede, cioè esenzione dalla colpa, ma anche della mondezza dal peccato veniale. Si dice sempre l'Atto di dolore prima della Comunione? Si eccita sempre bene il cuore al massimo fervore? Oh, coloro i quali si comunicano spesso, quante grazie ricevono! Ma coloro che si comunicano freddamente...
S. Paolo dice: «Molti sono imbecilli e dormono»14. E questo lo dice nel seguito della lettera di cui abbiamo letto finora una parte. E perché? Perché il loro modo di comunicarsi è languido, è freddo. E allora sorgono i venti delle passioni, specialmente la superbia, l'invidia, la pigrizia spirituale: ed ottengono vittoria!
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Se non altro coprono il cuore il quale non ha più vita né energia. Ah, quante Comunioni fredde fra le anime consacrate a Dio! Ripetiamo: perché Gesù ha istituito l'Eucaristia? Per amore. E volete sapere perché tante anime, sebbene si comunichino spesso, non si fanno sante? Perché non hanno amore nel comunicarsi. Cantiamo un inno per impetrare la grazia del fervore nelle sante Comunioni, affinché esse siano sempre sante: Benediteci, o Signore. E poi domanderemo perdono al Signore per il passato. E per l'avvenire? La grazia che tutte le Comunioni [fatte] in questa chiesa, che tutte le Comunioni dei nostri figliuoli e dei cooperatori, e dei parenti e di tutti i cristiani siano Comunioni sante. Facilmente ci comunicheremo in punto di morte come ci comunichiamo in vita. Chi desidera far bene la Comunione ultima, a modo di viatico, faccia bene, per carità verso se stesso, le Comunioni della vita, anzi di ogni giorno, e sarà contento. Canto: Benediteci, o Signore.
Recitiamo ben forte e con molta umiltà [queste] parole della Chiesa: Agnus Dei qui tollis peccata mundi15; ed ora il Padre nostro per ottenere la grazia di fare la Comunione con molta fede e con molta umiltà. Specialmente mettiamo attenzione alle parole: ...Dacci oggi il nostro pane quotidiano, che in primo luogo è il pane eucaristico.

3. Leggiamo il tratto di Vangelo: «In quel tempo disse Gesù alle turbe dei giudei: La mia carne è veramente cibo ed il sangue mio è veramente bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in lui... come io vivo per il Padre, così chi mangia di me, vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non però come [la manna che] mangiarono i padri nostri nel deserto e morirono. Chi mangia di questo pane vivrà in eterno»16.
Consideriamo come Gesù nell'Eucaristia sia la nostra vita. S. Tommaso [d'Aquino] riduce a quattro gli effetti della santissima Eucaristia, e dice: La santissima Eucaristia ripara le forze perdute, aumenta la grazia, conforta, consola.
L'Eucaristia ripara le forze perdute. Adamo perdette tutte le forze spirituali per causa del suo peccato, e noi, di conseguenza, siamo veramente deboli, anzi feriti, come quell'uomo che cadde
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in mano ai ladri che lo ferirono, lo spogliarono e lo lasciarono mezzo morto sul ciglio della strada. Ebbene, quella forza spirituale piena di carità che Adamo ha perduto, Gesù nell'Eucaristia la ripara pienamente. Anzi la sua redenzione, per mezzo della croce e dell'Eucaristia è sovrabbondante. Dopo il peccato originale noi molto facilmente cadiamo in mancanze, siamo molto inclinati al peccato. L'Eucaristia ripara le forze. E tu, o anima, sei caduta in qualcuna delle solite mancanze? Ieri, per esempio, sei stata neghittosa nel bene, ti sei lasciata trasportare dalla superbia e da altri difetti? Giunta la sera facendo l'esame di coscienza hai già chiesto perdono? I piccoli peccati, le piccole negligenze sono come tante ferite che ci dissanguano, tolgono il sangue dalle nostre vene, ma tu stamattina riceverai Gesù, il suo sangue riparerà il sangue perduto e ti restituirà nuove forze. Sarà una trasfusione di sangue nuovo e buono e divino. Va' alla Comunione.
L'Eucaristia aggiunge nuova grazia, cioè vita spirituale. Quando noi facciamo la Comunione, ci facciamo un gran merito, non c'è opera che sia tanto meritoria come la santa Comunione. Il religioso ha tante virtù da esercitare. Colui che mira al sacerdozio ha tanti doveri, specialmente il perseverare. Ebbene, l'Eucaristia ben ricevuta, la Visita ben fatta, la Messa ben sentita sono molto di merito. Non c'è nessun'altra opera, fra le tante opere di religione, che ci guadagni tanti meriti. La Comunione, specialmente se unita alla santa Messa, è il più grande suffragio che noi possiamo dare come individui alle anime del purgatorio.
La Comunione è la più grande delle opere che noi possiamo fare nella giornata e perciò dobbiamo riguardarla come il mezzo principale per aumentare la grazia, per aumentare la gloria in cielo.
La Comunione conforta. La confessione ha cancellato il peccato, ma rimane la debolezza, e chi conforterà? L'Eucaristia, la Comunione: «Omnia possum in eo qui me confortat»17.
La Comunione è il segreto della fortezza dei martiri, la Comunione germina i vergini; tutti i santi specialmente dei primi tempi della Chiesa furono corroborati da questo santo Sacramento. Ed oggi si raccomanda la frequenza alla Comunione in
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modo particolare alla gioventù perché la Comunione è una grande forza. L'arcangelo aveva detto al profeta: «Svegliati, alzati, mangia di questo pane, bevi di quest'acqua, perché la strada che hai da fare è lunga»18. Ed egli obbediente alla voce dell'angelo si satollò abbondantemente e poté camminare per tanti giorni, fino al monte santo di Dio. Oh! sì, noi abbiamo iniziato la nostra vita spirituale, diciamo così, con la Comunione, quella che abbiamo fatto con coscienza, che ci han fatto fare ai sette o agli otto anni. Noi chiuderemo la vita col Viatico. Ma qual è il viatico della vita, non dico dell'eternità, [ma] della vita? La Comunione è il cibo dell'anima come il pane per il corpo. Oh sì, se aspirate all'osservanza dei voti religiosi: la Comunione! Gesù venendo in noi porta più mozione al cuore, fa comprendere la bellezza della virtù e ci attira. Se un giorno aspirate a celebrare bene, comunicatevi bene. Le Comunioni nell'anno sono come tanti piccoli gradini per cui incessantemente si ascende al monte santo di Dio.
La Comunione consola. Sì, quando siamo sconfortati, oh, quale dolcezza inonda l'anima subito dopo che si comunica intimamente con Gesù! Gesù parla all'anima. Quando andiamo in chiesa per l'adorazione, quando ascoltiamo una Messa in più, sembra che la nostra croce quotidiana, cioè i quotidiani doveri, siano portati da Gesù in gran parte: egli è il divin cireneo che si mette con noi e porta la parte più pesante. Quando un'anima è eucaristica, vive sulla terra una vita che è come un preludio di cielo. Panem de coelo praestitisti eis, omne delectamentum, in se habentem: Il Signore ha dato a voi un pane celeste che ha ogni sapore19, come la manna del deserto; si adatta al nostro gusto, al nostro palato, cioè ai nostri dolori, a tutti i bisogni che ha l'uomo sulla terra. «Cognoverunt eum in fractione panis»20, i due discepoli di Emmaus non conoscevano Gesù, ma quando Gesù prese il pane, lo spezzò, lo consacrò e lo diede a loro, essi conobbero Gesù. Non c'è modo di imparare tanto, di conoscere meglio Iddio, e di conoscerlo in modo simile con cui lo conoscono i beati in cielo, che l'Eucaristia: venire al Tabernacolo. Oh, Tabernacolo santo, circondato da angeli, permetti anche a noi di accostarci
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a te, a quel divino prigioniero d'amore che abita in te! Gli occhi della nostra fede si fissano su quel Tabernacolo e guardano dentro fino alla sacra pisside. Noi uniti agli angeli ti adoriamo e più fortunati degli angeli ci comunichiamo. Domandiamo la grazia di fare bene la Visita al santissimo Sacramento, veniamo al santo Tabernacolo con molta umiltà: ora raffiguriamoci di essere i pastori che vanno a Betlemme, ora i magi che sono guidati dalla stella della fede a Gesù, ora la Maddalena che va ai suoi piedi, ora il povero cieco che gli domanda la vista, ecc. Molte volte è più facile in una maniera e qualche volta è più facile in un'altra. Per questo dividiamo l'adorazione in tre parti, secondo l'ordine via, verità e vita.
Adesso prima di tutto preghiamo per avere la grazia di far sempre bene la Visita.
[Recitiamo l'] Atto di carità. Canto: Lauda, Sion, Salvatorem21.
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* Ora di adorazione, alla Famiglia Paolina, in ciclostilato, fogli 5 (23x34,4), tenuta ad [Alba] il 15.6.1933. L'autore non è indicato, ma si presume sia il Primo Maestro.

1 «Canta, o lingua, del glorioso Corpo il mistero», inno eucaristico.

2 Libera traduzione di una strofa dell'inno eucaristico Adoro te devote, attribuito a S. Tommaso d'Aquino.

3 Cf Gv 11,28.

4 «O sacro convito», inno eucaristico.

5 Cf Mt 26,26-28.

6 Cf Lc 22,19.

7 In questa affettuosa esclamazione: “O noi chiamati al servizio dell'altare…sia benedetto Gesù!”, si avverte che in modo particolare Don Alberione si rivolge ai sacerdoti e ai chierici della SSP presenti.

8 Canto eucaristico caro alla devozione popolare.

9 Non si ritiene opportuno inserire la traduzione italiana del testo latino riportato in corsivo, poiché dopo la riforma liturgica postconciliare e la pubblicazione del nuovo Ordo Missae (1969), il rito iniziale della Messa è stato modificato.

10 Cf 1Cor 11,23-29.

11 Cf Ef 5,2: «Ci ha amati».

12 Cf Gv 13,1..

13 Cf Gv 15,13..

14 Cf 1Cor 11,30.

15 «Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo».

16 Cf Gv 6,55-58.

17 Cf Fil 4,13: «Tutto posso in colui che mi dà la forza».

18 Cf 1Re 19,5-7.

19 Versetto e risposta recitati per la benedizione eucaristica.

20 Cf Lc 24,35

21 Loda, o Sion, il Salvatore: inno eucaristico.