12. LA VIRTÙ DELL'OBBEDIENZA *
Avevo bisogno di dirvi delle cose che difficilmente avrei potuto dirvi in chiesa. Prima di tutto, oggi potrebbe dirsi la festa del divin Maestro perché il Vangelo ci parla della semente, cioè del buon grano che viene seminato dal buon seminatore.
L'epistola della Messa poi ci descrive la vita di quell'ottimo discepolo del Maestro Gesù, la vita di S. Paolo. Nell'Oremus di oggi si dice: «Deus, qui conspicis quia ex nulla nostra actione confidimus; concede propitius, Doctoris gentium protectione muniamur: Signore, tu sai che non abbiamo alcuna fiducia nelle nostre forze, onde ti preghiamo che ci protegga con la sua protezione il Dottore delle genti»1. Noi sappiamo che non abbiamo nulla, che non possiamo niente, che siamo qualcosa solo per grazia di Dio, ma non abbiamo pietà, siamo senza virtù, poveri di tutto; concedici dunque, o Signore, di vivere bene sotto la protezione di S. Paolo. Ecco una preghiera che forma la base di tutte le preghiere: Signore, che sapete che non siamo niente, che dovunque volgiamo lo sguardo non troviamo che miserie, impotenze, mancanza di fortezza, di fede, di carità, di speranza, dateci la grazia di saper vivere bene sotto la guida di S. Paolo. Da una parte questa umiltà ci fa riconoscere che siamo un niente e dall'altra quella dolce confidenza nella protezione di S. Paolo, ha degli effetti mirabili. Chiunque si umilia e si mette bene sotto la protezione di S. Paolo riesce bene, ottiene. Questa preghiera ha un effetto infallibile specialmente nello studio, nell'apostolato, nella pietà e povertà; io l'ho sperimentato molte volte. Chi si mette sotto la protezione di S. Paolo e ha desiderio di fare del bene, opera con carità, chi ne
~
imita lo spirito, ottiene e fa tanto bene, ma chi si mette contro lo spirito di S. Paolo, chi non opera con carità e si allontana dalla sua protezione, se ne va a mani vuote.
Ci sono tre sorte di persone che vengono [qui] a S. Paolo: 1) quelle che vengono con fini non buoni e non riescono quindi ad avere mai bene; 2) quelle che vengono con fini umani e non hanno né bene né male; 3) quelle che vengono con fini soprannaturali e hanno ogni benedizione e fanno fortuna. L'amare S. Paolo e vivere sotto la sua protezione tranquille e serene è segno di riuscita. Non abbiate tante preoccupazioni né di quel che mangerete, né di che cosa vi vestirete, né della salute, né di che cosa farete quando sarete più avanti negli anni, mettetevi sotto la protezione di S. Paolo e starete bene. Ma ditelo a tutti che con S. Paolo si sta bene, s'impara, si è soccorsi in tutte le necessità corporali e spirituali, con S. Paolo non si commettono peccati perché lui difende, non si sbaglia perché S. Paolo guida.
Quelli che vogliono bene a S. Paolo sono sempre aiutati e benedetti perché camminano bene. Ma per vivere bene con S. Paolo, ce lo insegna oggi la Chiesa, bisogna essere umili, riconoscere la propria impotenza e nullità. Le figlie superbe non sono da lui né illuminate, né nutrite, né soccorse, né guidate e se ne vanno sempre a mani vuote. Amate S. Paolo e vivete in questo sentimento: siamo nulla senza la grazia di Dio, ma se ci umiliamo saremo guidate e protette dal nostro padre. Che ne direste di un padre che rigetta sua figlia? S. Paolo rigetta le figlie superbe, non le riconosce; siamo dunque molto umili, per essere riconosciute da S. Paolo come figlie sue, per essere protette e guidate.
È molto importante che si dia più importanza alla virtù della santa obbedienza. Con l'obbedienza si progredisce. S. Paolo aveva tante figlie che amava molto, ma erano tutte figlie di obbedienza e si son fatte sante. L'obbedienza non è fare il meglio; l'obbedienza vuole che si sottomettano il giudizio, il cuore e la volontà: non si può giudicare come si vuole!
Faccio così, ma .... Tutte le nostre saggezze, tutte le nostre ragioni, davanti a Dio non valgono un soffio, ciò che vale è la volontà di Dio. Gesù solo, che ha detto: «Ciò che piace al Padre io lo faccio»2, ha sempre fatto in tutto la volontà di Dio: lui solo!
~
Cosa sapete fare voi? Se aveste dovuto fare voi per un po' di tempo il Padre eterno, cosa avreste fatto? Certamente non avreste fatto nascere Gesù in una mangiatoia, ma l'avreste fatto nascere negli splendori di una corte regale. Non era meglio imporsi subito? Non era meglio farsi conoscere subito come Figlio di Dio? Era meglio fare la volontà di Dio! «In capite libri scriptum est de me, ut faciam, Deus, voluntatem tuam»3. «Ego, quae placita sunt ei facio semper: Io faccio continuamente la volontà di Dio». Sia benedetto per sempre il nostro Salvatore Gesù che ci ha lasciato questi esempi!
Cominciate ad obbedire specialmente nelle cose dello spirito: quando comandano una cosa bisogna farla subito, l'opporsi fa molto male. Non mettete dei ma, il ma è la prima sillaba di male: Ma io.... Avete già pronunziato la prima sillaba di male, e volete andare fino in fondo?
Obbedite nelle piccole cose che vi comandano: dico piccole perché noi che capiamo solo fin lì, ci esprimiamo in questo modo, ma nel servizio di Dio non vi è nulla di piccolo. Avete l'influenza? State a letto. Ma io, avrei voluto fare la Comunione se non fossi ammalata!. E tieniti l'influenza per oggi. Che ne sai tu che oggi non sia più gradita al Signore la tua comunione spirituale accompagnata dall'obbedienza? Bisogna essere molto più in Dio, molto più abbandonate con serenità e tranquillità alla sua volontà. Bisogna poi disimpegnare gli uffici come Dio vuole, e cioè mettendovi intelligenza, volontà e cuore: l'intelligenza per capire bene l'ufficio e farlo con diligenza, il cuore per obbedire semplicemente e a chiunque comandi, non perché comanda una o l'altra o perché si vede che è meglio fare così. Questa non è nemmeno la soglia dell'obbedienza. Quando lo facciamo volentieri perché abbiamo capito che così va bene, facciamo tranquillamente la nostra volontà, altro che quella di Dio! E il merito di conseguenza è poco.
Obbedite nelle cose dello spirito: quando vi viene detto di lavorare su un proposito, per l'acquisto di una virtù, fatelo. Prendete bene ciò che vi si dice in noviziato, nelle conferenze, negli avvisi, obbedite anche se non capite subito; l'obbedienza è cieca e se non è così non è buona.
~
Ci sono di quelle che si guastano con piccole disobbedienze: Ma io faccio questo che è meglio. E cosa ne sai tu se sia meglio, e non ti danneggi invece nello spirito! Obbedite, senza giudicare se è bene o male, senza voler fare da voi. Quando passate la giornata in piccole trasgressioni, col cuore in ribellione, l'indomani non fate la Comunione, perché se non volete fare la volontà di Dio, come fate poi ad andargli a dire che lo desiderate, che lo amate? Non fate tante Comunioni, ne fate troppe, ma fatele buone, ben preparate. Obbedite in tutto: nel modo di giudicare, nelle lodi che cantate, nel modo di cantare; non pensate al meglio perché così si rovina lo spirito. Obbedite in tutto, per poter fare bene le vostre Comunioni, per avere la volontà, la mente ed il cuore ben uniti a Dio nella persona di chi comanda; non importa chi comanda, è sempre Dio, lui è il padrone, e che siamo mai noi? Quando andate a far la Comunione, che vi importa se è il sacerdote tale o talaltro a darvela, è sempre Gesù che viene nel vostro cuore, chiunque sia la persona che ve lo dà.
Obbedite anche in quelle cose che sembrano piccole, siamo noi che diciamo così. Ma a me sembra diverso. E fa' quel che ti dicono, così sei proprio sicura che non c'è per niente la tua volontà, ma solo quella di Dio. Quando a noi sembra diverso, è chiaro che c'è la volontà di Dio. State molto alla vita comune, questa deve rendervi uniformi in tutto, altrimenti non va bene; infatti uniformi vuol dire: formate a uno, su uno stesso stampo. Se voi componete una pagina e la mettete in macchina, il primo foglio che passa non sarà diverso dal decimillesimo perché la forma è sempre la stessa, per quanti fogli passino, non cambia; così dovete essere voi, tutte stampate su una stessa forma. Ma se rivedete quella forma fra dieci anni, e qua è stato rimodernato un carattere, là fatta una variazione, non la riconoscete più per quella di prima; se voi cominciate a far diverso un po' l'una dall'altra, fra dieci anni sarete vestite alla rococò, dico così per esprimermi con un paragone, ma intendete quel che voglio dire.
Voi fra cinque secoli, non dovete essere in nulla differenti da quel che siete oggi. Chiederete: chi ci sarà fra cinque secoli? Ma io vi assicuro che se sarete sempre bene stampate su quella che è la vostra forma, cinque secoli vedranno le Figlie di San Paolo moltiplicarsi.
~
In particolare, quel che voglio dirvi, è per le piccole cose quotidiane che bisogna fare con spirito sempre uguale, attenendosi in tutto alla vita comune. Camminate tranquille, ferme; facendo la volontà di Dio nella vita comune non avrete da rendere conto al Signore, ne risponderà chi comanda: Signore, l'hai messo tu quel superiore? Ebbene, io ho obbedito a lui, aggiustati con lui. Ecco la vostra difesa al giudizio.
Siate semplici e serene nella volontà di Dio, non mettetevi neppure a piangere, questo è già andar contro la volontà di Dio: per ogni piccola cosa giù un fiume di lacrime! Non versatene tante o almeno versatele per piangere i peccati o per ammollire la volontà, infatti la cagione delle lacrime è sempre che la volontà è dura. Siate semplici, senza tante combinazioni, non tante eccezioni ed affanni: «Est, est, non, non; il di più viene dal maligno»4.
Non tanti: siccome, non tanti giri nel cuore, non perdiamo tempo, più semplicità! Vi sono di quelle che non hanno da dire nulla sul loro spirito e impiegano un'ora a parlarne, altre in un minuto espongono tutto, ricevono gli avvisi e ne hanno per un mese, e tornano solo quando li hanno esauriti. Alcune hanno sempre bisogno dell'asciugamano per asciugare le lacrime e non danno ascolto a nessuno. Per guidare diecimila figlie semplici e tranquille basta una [maestra], per guidarne neppure cento, piene di affanni non ne bastano dieci, e non sono nemmeno guidate perché continuano a far sempre la loro volontà.
State serene e tranquille sotto la protezione di S. Paolo, egli è là in alto per proteggervi sempre, e quando siete a studio, in apostolato, in propaganda, in ricreazione, egli sempre vi guarda e vi protegge.
State molto ferme e tranquille nell'obbedienza, sicure che l'obbediente canterà vittoria, e quale vittoria? Quella che canteranno i giusti al giudizio finale.
~
* Meditazione, in ciclostilato, fogli 3 (22,5x35), tenuta ad Alba il 19.2.1933. L'originale ha come titolo: “Meditazione del Primo Sig. Maestro”.
1 Dal Calendario perpetuo si accerta che il 19 febbraio 1933 era la domenica di Sessagesima, vedi l'epistola 2Cor 11,19-33; 12,1-9 e il Vangelo Lc 8,4-15. Ma soprattutto dal Primo Maestro è sottolineata l'Orazione della Messa che egli sente “paolina” tanto da volerla inserita tra le preghiere dei suoi figli, cf Le Preghiere della Famiglia Paolina, ed. 1996, p. 24 e p. 213.
2 Cf Gv 8,29.
3 Cf Eb 10,7: «Di me sta scritto nel rotolo del libro, per fare, o Dio, la tua volontà».
4 Cf Mt 5,37: «Sì, sì; no, no».