16. FARE SPAZIO ALLA GRAZIA DI DIO *
In questa settimana, seguendo le funzioni con i libri più adatti, è assai bene assecondare la Chiesa la quale ci mette davanti agli occhi, nella maniera più sensibile, la Passione del Signore, il culto della sua morte e successivamente la gloria della sua resurrezione.
Quali saranno i frutti da ricavare in questi giorni? Sarebbe bene che facessimo un passo avanti nell'amore del Signore, il quale ci ha dato la prova massima dell'amore dando la sua vita per noi; che acquistassimo più speranza nella grazia di Dio, in Gesù, il quale ci ha dato tutto se stesso, ossia il massimo, affinché voglia darci il meno, cioè le grazie per farci santi, per togliere tutto ciò che dispiace al Signore e mettere tutto ciò che piace a Dio, ossia amarlo e non cercare solo il sentimento che è folle e cieco, togliere la nostra volontà che vuole sempre contrastare con quella di Dio.
Più fede: una fede che ci faccia conoscere quanto sono costate le anime nostre a Dio, che bisogna in tutto cercare la gloria di Dio e santificare l'anima nostra. Bisogna quindi domandare fede, speranza e carità, ma sarebbe molto meglio fare ancora un passo innanzi e cioè fare posto alle grazie di Dio. Chiedere è cosa ottima, doverosa, ma bisogna anche preparare il terreno, perché le grazie di Dio sono il buon seme che parte cade in terreno sassoso, buona parte cade in terreno spinoso, altro, non trovando terreno, viene subito portato via dagli uccelli dell'aria. Il seme cade in terreno pietroso quando il cuore è duro e si resta indifferenti alle grazie di Dio, e il cuore o non rimane impressionato o l'impressione dura un momento e poi tutto scompare. E se cade in terreno spinoso, le spine e le ortiche lo soffocano con le premure della terra, con l'amor proprio, con l'egoismo che ci fa cercare in tutto noi stessi e agire sempre in nostra difesa, noncuranti di Dio. Ma altro seme cade in terreno ben preparato, ben concimato,
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convenientemente innaffiato; ce ne sono delle anime che lo ricevono così e quel seme cadendo in terreno ben disposto produce ove il dieci, ove il trenta, ove il sessanta e il cento per uno1. È vero che i tre quarti delle grazie cadono in terreno non preparato, ma quelle che cadono in terreno preparato suppliscono abbondantemente alla perdita, rendendo fino al cento per uno: tutto sta nel preparare il cuore a ricevere le grazie.
Ah, non è il Signore che manca, siamo noi che manchiamo! Non dobbiamo mai prendercela con il Signore, sia per il carattere che per le altre difficoltà, ma con noi stessi dobbiamo prendercela, perché guastiamo tutto.
Fino a chiedere le grazie ci si arriva facilmente, anzi le figlie hanno una tendenza particolare a questo, ma preparare il cuore a riceverle, questo è più difficile. Il cuore è spinoso, ghiaioso, ribelle ad andare al Signore, perciò bisogna mirare direttamente alla preparazione del cuore. Ora, chi prepara bene il cuore a ricevere le grazie? Chi lo prepara come alla Comunione: ben disposto, retto, puro; ma non sono molte le anime che vanno alla Comunione col cuore veramente preparato. Lasciamo stare quelle che ci vanno con il cuore pietroso, duro, mal disposto o addirittura con il peccato: questo è il terreno sassoso. Pensiamo invece a quei cuori che sono come il terreno spinoso, in cui il buon seme cresce un po', ma non trovando alimento si secca.
Come bisogna dunque fare per preparare il terreno ad accogliere il divin seme che ci porta l'Eucarestia? Bisogna che andiamo direttamente a togliere ciò che impedisce il germogliare del seme. Chi avesse il cuore pieno di peccati gravi, si sa già che pur ricevendo il seme non lo fa fruttificare perché è terreno sassoso, ma questo fra voi non capita, però tante altre cose soffocano il buon seme. Beate quelle anime che chiedono al Signore l'amore ad essere disprezzate, alle umiliazioni, l'amore alla croce, che chiedono al Signore l'abbandono del cuore, la desolazione, quella che ha sofferto Gesù nel Getsemani o sulla croce! Ciò che impedisce le grazie è precisamente il nostro amor proprio, la preoccupazione di salvare il nostro io, la tendenza a godere, a cercare quel che piace e a evitare il sacrificio. Bisogna che noi andiamo direttamente a chiedere l'amore alle umiliazioni, al disprezzo,
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alla sofferenza, alla croce e alla desolazione. È molto facile che si lavori spiritualmente fino ad amare qualche preghiera, a pregare un po' più lungamente, ad amare l'abito, a fare una specie di gara nel canto, a curare le cose esteriori. Se vogliamo però fare un progresso che non sia solo aggiustare un po' bene i panni, accomodare le scarpe rotte, ma aggiustare davvero l'anima, metterle la veste nuova di cui parla il santo Vangelo, bisogna che arriviamo a chiedere la sofferenza, la croce, il disprezzo, la desolazione. Bisogna che facciamo un bel passo deciso in avanti e non sempre piccoli passetti, perché non saremo mai buone finché non arriveremo ad amare la sofferenza e l'abbandono interno che raggiunge il massimo ed è completo quando il Signore pare che abbandoni l'anima negandole ogni conforto umano e divino, per distaccarla anche da se stessa: «Padre, perché mi hai abbandonato?»2. Ecco il massimo della desolazione!
Questa divina scienza della croce è molto difficile perché è direttamente contraria al peccato originale, ma la Settimana santa è il tempo più adatto, perché Gesù ha dato la sua vita sulla croce per ottenerci queste grazie.
Fate un bel passo avanti, andate subito al di là, alle umiliazioni, alla desolazione e al constatare umilmente che ce le meritiamo, che ci sono dovute per i nostri difetti: Se mi conoscessero bene all'interno ne meriterei ben altre, è ancora nulla questo in confronto a quello che merito io! E le desolazioni nella preghiera, l'oscurità, la pena del cuore! Voi volete accompagnare il Salvatore Gesù nella via dolorosa, ma bisogna accompagnarlo con le pie donne, con la santa Madonna, standogli dappresso, non come quelli che lo seguivano per curiosità o anche per accompagnarlo, ma se ne stavano sempre un po' indietro a chiacchierare delle cose loro, a contarsela, tutti preoccupati di se stessi. Oh, una cerca le consolazioni e il gusto nella preghiera, l'altra il conforto nella confessione, l'altra nel sentirsi capita, compatita, incoraggiata, appoggiata, altra nelle lunghe conversazioni spirituali, nei conforti sdolcinati; oh, non è questa la dottrina del Salvatore Gesù che ha cominciato nel presepio sconosciuto e abbandonato da tutti eccetto
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che dalla santa Madonna e S. Giuseppe, e ha finito sedendo come Maestro sopra la cattedra della croce, abbandonato da tutti anche dai più intimi!
Vi sono delle anime che fanno un po' di bene nel mondo, temono il peccato, fanno opere buone, e va bene: meritano tutto il nostro incoraggiamento. Ma voi non siete solo di quelle, dunque andate avanti, fate un bel passo in avanti! Alcune vanno fino alla Comunione, ma non basta, bisogna andare più avanti, fino alla fine bisogna accompagnare il Signore, fino all'agonia, al tradimento, alla desolazione della croce. Non cerchiamo neppure le consolazioni nel bene: Vorrei solo sapere se conservo l'amicizia di Dio. Neanche questo, perché anche qui c'è l'amor proprio, e un amor proprio molto più fino! Pensiamo solo ad amare il Signore e a seguirlo tranquillamente, non preoccupiamoci, lui fa tutto bene. Cosa ha dato Gesù a sua Madre e ai santi? Noi, leggendo le loro vite che sono per lo più sempre un po' esteriori, vi leggiamo l'amore al Signore, le vittorie, ma il Signore ha anche lasciato loro le tentazioni, le prove del cuore, le miserie, le desolazioni, gli scoraggiamenti, affinché gli dessero così prova del loro amore e, avvicinandosi sempre più al divino modello in terra, avessero più ampia parte alla sua gloria. Non scoraggiatevi neppure nelle tentazioni più brutte, nelle più terribili desolazioni, i santi sono passati tutti per queste strade.
Se vi sentite ispirate in questa settimana a unirvi più intimamente alle pene di Gesù, fatelo, andate avanti, non perdete i meriti, il Signore ha patito tutto per portarci avanti nella via da lui seguita e per darci poi il paradiso.
Vogliamo proprio la santità? Vogliamo fare un bel passo avanti adatto e conveniente per la Settimana santa? Cerchiamo il disprezzo, l'umiliazione, ma non dalle persone di fuori, dal mondo, perché questo ci tocca fino a un certo punto e possiamo ancora dire: Non mi conoscono, non capiscono, ma dalle persone che vivono con noi, che ci conoscono proprio. Se ci disprezzano, bisogna che riconosciamo che ci è dovuto, che hanno proprio ragione, perché se pensiamo che ci hanno fatto un torto, l'amor proprio è ancora tutto salvo. No, pensiamo: Hanno proprio ragione, sono carica di difetti e gli altri non li vedono né li conoscono tutti e se mi disprezzano hanno proprio ragione. Bisogna fare un passo avanti e chiedere l'umiliazione, l'amore al disprezzo, ma riconoscendo che ci viene [dato] per difetti veri,
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perché ne siamo cariche, non per difetti fittizi o perché possiamo ancora credere che ci accusino a torto, così che la nostra superbia rimane più viva di prima. Amore all'abbandono e alla desolazione interna!
Fin dove può andare un'anima? Vi sono anime che vanno avanti risolute e fanno veri progressi, che accompagnano il Salvatore non solo fino alla cena, alla Comunione e a cibarsi del suo corpo e del suo sangue, ma vanno avanti fino a quando è tradito, rinnegato, [cioè fino a] quando ci dicono chiari i nostri difetti: Sei uno zero, non vali nulla! [Vanno avanti] fino a quando Gesù vestito da pazzo, deriso, fu posposto a Barabba, [cioè fino alle] tentazioni, desolazioni, anche le tentazioni più brutte, sentirsi quasi soli nella via di Dio, senza nessuno che ci capisca, che ci sostenga con una parola di conforto, fino alla completa desolazione. Infatti, se cercherete consolazioni, anche le più spirituali, l'amor proprio è sempre salvo! Non abbiate riserve con il Signore, non andate con lui solo fino all'ultima cena, ma fino a morire con lui confitte ad una croce, fino al sepolcro ove l'umiliazione fu completa e il nostro amor proprio può essere interamente sepolto così che non ci sia più neppure sotto l'aspetto spirituale; non domandiamo più nulla alla superbia, nessun conforto.
Oh, la scienza della croce! Quante anime arrivano fin qui? Le anime che stanno ai piedi della croce con l'Addolorata, angosciata, oppressa dal dolore, in un mare di dolore, sola ai piedi della croce.
Se volete andare veramente più avanti, se volete che il divin seme germogli in voi e produca il dieci, il trenta, il cento per uno, andate avanti fino all'amore alle umiliazioni che è contrario alla nostra superbia; all'amore al disprezzo che è contrario alla nostra volontà; fino all'amore alla sofferenza e alla croce, all'abbandono completo anche nelle cose più spirituali, senza riserva. Tutto con la persuasione che tutto è meritato, che è proprio frutto della nostra volontà poco buona, dei nostri peccati, ma proprio dei nostri, perché se crediamo di avere ancora un filo di ragione: Mi ha sgridata la maestra, ma non era poi colpa mia, non era bene informata, qui l'amor proprio è sano e salvo.
Vi sono delle anime che capiscono l'amore a Gesù fino alla Comunione, altre fino alla croce, ma alcune benedette dal Signore, fino alla desolazione più completa, proprio quella di Gesù.
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Non badate solo all'esterno, non siate anime esteriori, non badate solo all'abito e alle preghiere esteriori, ma fatevi una pietà che sia vero amor di Dio e cioè: amore alle umiliazioni, alla sofferenza, alla desolazione del cuore, all'abbandono di tutti.
Chiedete al Signore nella Messa che vi faccia andare avanti; e quanto? Quanto egli vorrà, voi intanto disponete la vostra volontà ad assecondarlo umilmente e docilmente.
Figliuole, andate avanti, perché quando si comincia ad entrare in noviziato e poi a fare i voti, bisogna lavorare seriamente per la propria santificazione; non bastano i passetti, bisogna fare i passi spediti, decisi, perché incomincia una nuova vita e con essa l'obbligo della santificazione.
Avanti, dunque, fate il passo che Gesù aspetta da voi; andate avanti!
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* Istruzione, in ciclostilato, fogli 3 (22 x34), tenuta ad Alba il 9.4.1933. L'originale porta come titolo: “Istruzione del Primo Sig. Maestro”.
1 Cf Mc 4,4-8.
2 Cf Mt 27,46.