Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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36. CHI È IL SANTO *

In quest'anno si è molto lavorato per scrivere [alcune] vite di santi. Ricordiamo i libri: La Madre e i Figli1, I Santi quotidiani, per ogni giorno; poi la [collana] Piccole vite dei Santi ognuna di 96 pagine circa; quindi altre più grandi che constano da 200 a 300 pagine2. E rimane ancora da fare, per completare il lavoro che ci si era proposto: il libro generale dei Santi. Parecchi libri, riguardo alla santità in generale, furono scritti; due sono noti tra noi: la Psicologia dei Santi3, che però ha l'inconveniente di trattare troppo il lato umano dei santi, trascurando alquanto il lato soprannaturale che ne è il costitutivo essenziale. E poi ricordiamo l'altro libro più sicuro per dottrina, intitolato: Sanctus (Il santo).
I santi sono le stelle più fulgenti nel cielo della Chiesa, perché se «stella a stella differt in claritate»4, i santi nella costellazione divina sono le stelle che splendono maggiormente. Dio li illumina di luce speciale: il Padre li ha creati grandi per i doni naturali, il Figliuolo li ha incorporati a sé e resi lucenti con la sua sapienza, lo Spirito Santo li ha riscaldati con il suo calore divino: «Mirabilis Deus in sanctis suis»5.
Fermiamoci sulle verità che sono da dirsi, da meditarsi e da scrivere intorno ad un santo, volendo con questo orientarci bene in ciò che si chiama agiografia, cioè le vite dei santi.
Sono otto le cose da dirsi specialmente, le quali in tante suddivisioni ne comprendono poi molte altre minori.

1. Che cosa è il santo in se stesso. Il santo in se stesso è un uomo creato da Dio, trasformato da Gesù Cristo, glorificato dallo

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Spirito Santo. L'uomo nasce con il peccato originale dopo la caduta di Adamo; Iddio Padre crea l'uomo, gli dà un corpo e unisce l'anima al corpo. Il santo nasce ordinariamente con tutte le passioni, miserie, tentazioni, destino e grazie che sono riservate a tutti. Non vi è quindi da dire: quello è nato santo! Certo: «divisiones gratiarum sunt»6, ma quanto alla natura l'uomo è sempre lo stesso, i santi si formano. È un uomo trasformato perché su questa terra, egli ricevendo la grazia di Gesù Cristo, ricevendo la sua luce divina, a poco a poco da semplice uomo diventa cristiano. È fatto cristiano nel battesimo, cresce nella cresima, è nutrito per mezzo del Pane eucaristico, perdonato delle sue cadute dal sacramento della penitenza, ecc. È un cristiano, che lotta contro le passioni affinché cedano il posto alla vita di Cristo in lui, e non sia più egli a vivere, ma Gesù Cristo che vive in lui. E in terzo luogo vi è l'opera dello Spirito Santo che consuma la sua santità. E il santo è glorificato: glorificato in cielo, dove egli partecipa alla felicità e gloria di Gesù Cristo stesso, suo capo, e qualche volta viene glorificato anche in terra, per mezzo di prodigi e di segni straordinari, come si dice di alcuni santi che vengono poi elevati agli onori degli altari. Ma questo è nel segreto del libro della provvidenza, e non vuol sempre dire che i santi elevati agli onori degli altari siano i primi, piuttosto che il Signore ebbe i suoi altissimi disegni su di essi e li glorificò.
2. Qual è il naturale del santo. Nel santo vi è una parte che è naturale e vi è una parte che è soprannaturale. Che cosa c'è di naturale? Una mente, una volontà e un cuore. Ha una mente: notiamo bene, il santo non è mai un folle, ha una mente aperta che opera, e crede consapevolmente; ha una volontà, una volontà buona: il santo non è mai uno strano, è un virtuoso; ha un cuore: il santo non è un isterico, un maniaco o un insensibile, il santo è un amante di Dio e degli uomini. Ecco tre doti che essenzialmente distinguono nella sua parte naturale il vero santo da chi un giorno potrebbe anche prendere l'apparenza di santo, senza esserlo realmente.
3. Il soprannaturale del santo. Che cosa realmente costituisce la santità? La santità è soprannaturale, è la vita divino-umana di Gesù Cristo in noi che prende ed eleva e quasi divinizza ciò che
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trova di naturale in un modo simile a quello che avvenne in Gesù Cristo, infatti la seconda Persona della santissima Trinità assunse un corpo ed un'anima [come abbiamo noi]: ecco, il Figliuolo di Dio fatto uomo: «Verbum caro factum est»7.
Quello che costituisce essenzialmente il santo è l'amor di Dio, è la grazia dello Spirito Santo, e se la grazia è in un grado minimo, abbiamo la santità incipiente; se in grado alquanto robusto, avremo la santità proficiente; e se abbiamo molta grazia, cioè molto amor di Dio, allora abbiamo la santità che si può chiamare perfetta: ecco la perfezione. Questa grazia è, e da questa grazia sono alimentate, la fede, la speranza e la carità. È questa grazia che divinizza le virtù [naturali] chiamate cardinali, e questa grazia crea, suscita e fortifica le virtù morali: castità, povertà, obbedienza, umiltà, ecc.
4. Le classi dei santi. I santi si dividono in varie classi, secondo ci insegna la Chiesa: prima di tutto vi sono tre santi che formano una classe a sé: Gesù Cristo, la santissima Vergine, S. Giuseppe. Ad essi si deve anche un culto speciale: a Gesù Cristo l'adorazione, alla santa Vergine e a S. Giuseppe invece un culto di venerazione che prende nomi particolari: iperdulia e protodulia, essi formano come un cielo speciale. Poi vengono le classi comuni: abbiamo quindi gli apostoli che amarono Iddio e lo fecero amare; i martiri che diedero prova dell'amore a Dio, massime offrendo la vita; i confessori i quali, per lo più nella vita contemplativa e spesso anche nella vita attiva, hanno mostrato eroismo in tutte le virtù; i vergini i quali hanno dato a Dio non solo i frutti della pianta, ma la pianta stessa.
Attorno a questi stanno, più o meno [in alto], tutti gli altri santi sebbene con infinita varietà. Questo Dio che è sapienza infinita, come ha creato tante foglie, tanti fiori, con tante diversità e sfumature per cui uno si distingue dall'altro, questo Dio ha creato anche tante anime che hanno un timbro speciale, e [ha creato] tante particolarità e doni nei suoi santi.
5. Storia della santità. Abbiamo tre periodi: l'Antico Testamento che presenta una santità speciale perché allora non vi era ancora la rivelazione evangelica, il regno della grazia.

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Poi la santità del Nuovo Testamento. E qui potremmo considerare la santità dei primi tre secoli; la santità del secolo IV, V e VI. Abbiamo poi un periodo formato da sei secoli successivi; segue il periodo della santità che ha il timbro speciale della povertà.
In terzo luogo la santità odierna: il card. Capecelatro8 fa notare come dal secolo XV, XVI fino ad oggi la santità ha un carattere particolare, un timbro speciale ed ha per maestri S. Filippo [Neri], S. Francesco di Sales e successivamente S. Alfonso [de' Liguori].
6. Quali sono i doveri nostri verso i santi. Tre doveri: ammirazione per i doni di Dio in quelle anime privilegiate; imitazione delle loro virtù; preghiere per [ottenere] la loro potente intercessione presso Iddio.
7. Qual è il campo dove crescono i santi. I santi sono come alberi piantati lungo la corrente delle acque, cioè nel giardino della Chiesa militante, che fatti belli e robusti vengono trapiantati in cielo. Il campo è dunque la Chiesa. La Chiesa illumina le anime per mezzo della dottrina, è maestra della virtù e della morale, è regola di culto e di preghiera. Per mezzo dell'ossequio della fede e dottrina, per mezzo dell'esercizio delle virtù, per mezzo dello spirito di orazione e della pietà si formano i santi.
La Chiesa è madre dei santi, madre che vede i suoi figli conquistare la santità combattendo, è immagine della città superna perché il luogo del riposo e della gloria è in cielo. E la Chiesa militante, attraverso a quella luce divina, comincia già ad ammirarli, trionfanti e glorificati in cielo. «Beati immaculati in via qui ambulant in lege Domini»9.
8. Come scrivere dei santi. Di ogni santo si devono dire tre cose: Chi sia il santo: verità; ciò equivale alla narrazione della vita. Le virtù, gli insegnamenti scritti o fatti di viva voce, gli esempi che ci ha lasciati. Le preghiere che dobbiamo fare per meritarci la grazia e protezione loro in vita ed in morte.
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Il fine per cui noi dobbiamo onorare i santi è il fine che ebbero i santi stessi, cioè la gloria di Dio. Sono i santi quelli che specialmente lodano Iddio e danno a Dio l'ossequio che egli merita. [Sono i santi che raggiungono] la pace in se stessi: «Illi autem sunt in pace», essi godono una gran pace, «visi sunt oculis insipientium mori»10, sulla terra sembrò che non facessero che combattere con se stessi: «Illi autem sunt in pace».
E pace al prossimo, perché i santi sono i più grandi benefattori dell'umanità: il pane, la scienza, la civiltà, la grazia e la salvezza di tanti uomini dipendono appunto dai santi.
Per concludere cantiamo le Beatitudini affinché comprendiamo qual è la vera fortuna e la vera grazia degli uomini, le virtù che formano il cuore contento, cioè beato: «Beati immaculati in via qui ambulant in lege Domini». Le virtù sono le chiavi della porta del paradiso. «Beati pauperes spiritu, beati mites, beati mundo corde»11, ecc., che hanno saputo adoperare bene questa chiave della virtù.
Canto delle Beatitudini o delle Litanie dei Santi o recita della coroncina: Vergine Maria,...fateci santi.
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* Predica, alla Famiglia Paolina, in ciclostilato, fogli 2 (22,5x34), tenuta ad [Alba] il 27.8.1933. Nell'originale non sono indicati né il luogo, né il predicatore, ma dall'insieme sembra che la predica sia stata tenuta ad Alba dal Primo Maestro. Esiste copia dell'originale anche presso l'Archivio della SSP.

1 Cf UCAS agosto 1933, p. 8. Tratta delle glorie di Maria nei santi suoi devoti.

2 La diffusione di questi libri di santi, preparati quasi completamente da chierici della SSP e stampati ad Alba nel 1933, è sollecitata in UCAS del 1934, cf ad esempio: gennaio, p. 12; febbraio, p. 2 e 7; aprile, p. IV; agosto, p. 12.

3 Cf Roche A., Psicologia dei santi, SSP. Ristampato dalla SSP, Roma 1958.

4 Cf 1Cor 15,41: «Ogni stella differisce da un'altra nello splendore».

5 Cf Sal 67,36: «Dio è mirabile nei suoi santi» (Volgata).

6 Cf 1Cor 12,4: «Vi sono diversità di carismi».

7 Cf Gv 1,14: «Il Verbo si fece carne».

8 Capecelatro Alfonso (1824-1912). Nato a Marsiglia (Francia). Cardinale, scrisse in lingua italiana vite di santi di carattere storico, apologetico. È ricordato per la Vita di Cristo scritta in opposizione alla Vita di Cristo di Renan.

9 Cf Sal 119,1: «Beato l'uomo di integra condotta che cammina nella legge del Signore».

10 Cf Sap 3,2-3: «Agli occhi degli stolti parve che morissero;… ma essi sono nella pace».

11 Cf Mt 5,3.5.8: «Beati i poveri in spirito, beati i miti, beati i puri di cuore».