Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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31. SILENZIOSITÀ, CARITÀ, PROPOSITI *

Pietro un giorno domandò a Gesù: «Che cosa ci darai, perché abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito? Gesù gli rispose: Voi che avete lasciato tutto e mi avete seguito, riceverete il centuplo ed avrete la vita eterna»1. Questo è ciò che ci promette anche la religione, la Chiesa e chi ci parla in loro nome.
Nella vita s'incontreranno sempre dei giorni di scoraggiamento (gallerie), tuttavia bisogna continuare il cammino e si tornerà a vedere la luce del sole. Non scoraggiarsi mai: la nostra salute [spirituale] la troveremo sempre in ogni circostanza, e il miglior mezzo è il dire: Mea culpa, e Ideo precor. Quando noi diciamo l'Atto di dolore e la seconda parte del Confiteor noi ci pentiamo e speriamo nel Signore: questa è la miglior cosa che si possa fare.
I meriti sono di chi se li fa, chi se ne fa di più ne troverà di più, i meriti non si fanno per gli uomini, ma si fanno per Dio. Coraggio!
Tre ricordi:
1. Silenziosità. Osservare la mortificazione di lingua perché la lingua è la causa di tanti e tanti mali; essa è una spada a quattro tagli: offende il Signore e la carità, reca danno [alla persona] di cui si parla male, offende pure noi stessi e dà scandalo. Vigiliamo dunque sulla lingua. Dice S. Giacomo: «Chi non pecca con la lingua è un uomo perfetto»2. Bisogna quindi andare molto adagio nel parlare e invece ascoltare assai. Vigilare su quel che si dice, e anche su quel che si sente, riguardo alla carità verso il prossimo e anche riguardo a noi stessi, perché con il troppo parlare facilmente ci lasciamo andare a lodare noi stessi. Quando si osserva il silenzio, il frutto della Comunione del mattino si mantiene, altrimenti sfugge, svanisce, e prima che sia la sera si è
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vuoti. Osservare l'orario di silenzio, e anche quando si può parlare, non parlare di cose che divagano, e soprattutto guardarsi dalla mormorazione. Tagliare corto nelle conversazioni con gli estranei; la suora si faccia onore e dica chiaro: Per me questi discorsi non vanno bene. Non stringere, né avere più relazioni di quanto si deve. Le vocazioni si coltivino con qualche conversazione in più, sì, ma spirituale, e la buona riuscita si faccia consistere più nella grazia di Dio che nelle nostre industrie. S. Ignazio con una frase del Vangelo3, guadagnò a sé S. Francesco Saverio. L'apostolato non sia prolungato oltre le ore che sono di dovere; e tra noi il silenzio sia osservato, anche se si fosse solo in due. A tavola, possibilmente, leggere cose sacre, vite di santi, così si nutre non solo il corpo, ma anche la mente, e poi ci......
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* Predica, in dattiloscritto, carta vergata, fogli 1 (20,7x30,8), riportata a seguito dell'Istruzione su “Lo studio” (7.7.1933), ma non completa. Le pagine seguenti probabilmente sono andate smarrite. Alle curatrici, tuttavia, è parso bene inserire il testo nella presente raccolta, così come è pervenuto.

1 Cf Mt 19,27-29.

2 Cf Gc 3,2.

3 Il versetto del Vangelo cui si allude è Mt 16,26: «Qual vantaggio avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?».