Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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27. IL PARADISO DEI CONSACRATI *

Pange lingua..., Regina Apostolorum..., Sancte Paule Apostole..., Atto di speranza.
Introduzione. Continueremo stasera a pensare, desiderare e chiedere il paradiso. E in primo luogo ci fermeremo a considerare la gloria che avrà il nostro corpo in cielo; in secondo luogo considereremo la gloria speciale di alcune categorie di beati; e in terzo luogo la differenza di gloria tra coloro che hanno raccolto maggiori o minori meriti per il paradiso.

1. Leggiamo innanzi tutto il Vangelo delle cinque vergini prudenti: «Allora si paragonerà il regno dei cieli a dieci vergini, le quali, prese le loro lampade, andarono incontro allo sposo e alla sposa. Or cinque di esse erano stolte e cinque prudenti. Le stolte nel prendere le loro lampade, non si erano provviste di olio: le prudenti, invece, con le lampade presero anche l'olio nei vasetti. Or, tardando lo sposo, si appisolarono tutte e s'addormentarono. E sulla mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo; uscitegli incontro. Allora tutte quelle vergini s'alzarono, ed acconciarono le loro lampade. E le stolte dissero alle prudenti: Dateci dell'olio vostro, perché le nostre lampade si spengono. Ma le prudenti risposero: Affinché poi non manchi a noi e a voi, andate piuttosto dai venditori e compratevene. Or mentre quelle andavano a comprarne, giunse lo sposo: e quelle che erano pronte entrarono con lui alle nozze e fu chiuso l'uscio. Da ultimo arrivarono anche le altre vergini e cominciarono a dire: Signore, Signore, aprici. Ma egli rispose: In verità vi dico, non vi conosco. Vegliate adunque, perché ignorate il giorno e l'ora»1.
Le lampade accese indicano la retta intenzione con cui dobbiamo lavorare; l'olio è la provvista di opere buone; i fianchi succinti, in attesa dello sposo, ricordano la santità del corpo. E
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questo corpo, se è santo, sarà compagno di gloria all'anima come fu all'anima compagno di merito sulla terra.
Ed ecco invece le vergini stolte che sonnecchiano e si addormentano, si riposano, meglio stanno oziose. Il corpo spesso viene accontentato: golosità, sensualità, oziosità e questo significa: odiare e perdere anche il corpo, [mentre c'è il] paradiso anche per il nostro corpo. Esso dovrà subire l'annichilazione del sepolcro per la morte che compirà la sua opera di sfacelo nella tomba. Ma la voce dell'angelo intimerà ai morti di risorgere: «Seminatur corpus in corruptione, surget in incorruptione. Seminatur in ignobilitate, surget in gloria. Seminatur in infirmitate, surget in virtute. Seminatur corpus animale, surget corpus spiritale»2. Esso, nel giorno del giudizio universale, entrerà con l'anima in cielo dotato di sottigliezza, impassibilità, immortalità, agilità, splendore. Il corpo avrà una propria beatitudine perché tutti i sensi dovranno avere la ricompensa, e in modo speciale i sensi che hanno più servito a conoscere, amare e servire il Signore. Ma specialmente è bene che noi consideriamo le doti speciali che avrà il corpo dei vergini e il corpo dei sacerdoti. Questo corpo verginale che sulla terra ha amato soltanto e sempre il Signore, questo corpo sacerdotale le cui fatiche hanno servito per predicare e far amare il Signore, questo corpo che tanto rimase vicino a Gesù, lo toccò, consacrò il corpo e sangue di Gesù Cristo, questo corpo, dico, dei vergini e dei sacerdoti avrà una gloria tutta particolare, uno splendore tutto speciale, una beatitudine tutta distinta.
Il corpo di Gesù Cristo è risorto glorioso; il corpo della Vergine fu assunto al cielo; ora il corpo dei religiosi vergini rassomiglierà al corpo glorioso della Vergine madre Maria. Il corpo dei sacerdoti zelanti e operosi rassomiglierà al corpo glorioso, anzi avrà la gloria speciale del corpo di Gesù Cristo. Questi occhi che mirano tante volte cose buone, questi orecchi che si piegano a sentire la parola di Dio, questa lingua che parla il bene, questo cuore che palpita per Gesù, non rimarranno sempre nel sepolcro. Gli occhi si affisseranno nella santissima Trinità, nella Vergine; gli orecchi si apriranno per sentire i canti e le melodie del cielo;
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la lingua si unirà agli angeli e ai santi a cantare le glorie di Dio; il cuore sarà inondato di gioia e di felicità e tutto il corpo impassibile, immortale, adorno di luce e di splendore, cambierà la terra con il cielo, l'esilio con la patria, la mortificazione con la dolcezza eterna.
Tre conseguenze. [Beati] coloro che sulla terra sanno usare bene della salute e dei loro sensi, dei loro occhi, del loro udito, della loro lingua, del loro cuore: Io riservo i miei occhi a mirare poi il volto di Maria santissima in cielo. Beati coloro i quali ascoltano la parola di Dio, perché essi sentiranno i canti del cielo.
Secondo: beati coloro i quali fanno qui sulla terra penitenze, fatiche, mortificazioni per il Signore. Queste fatiche un giorno frutteranno il riposo eterno. Beati i corpi vergini, beate le mani che sempre danno benedizioni e distribuiscono il corpo di Gesù Cristo nella Comunione; beate le mani che sempre operano; beati i piedi che vanno spargendo la parola di Dio, il santo Vangelo: «Beati pedes evangelizantium bona, evangelizantium pacem»3. Beate le lingue che predicano la parola del Signore: quale premio avranno!
Terzo: questo è il vero amore al corpo, privarlo di soddisfazioni sulla terra, assoggettarlo alle fatiche perché abbia un paradiso eterno.
Nel secondo mistero glorioso, l'ascensione di Gesù Cristo al cielo ci ricorda che anche il nostro corpo salirà al cielo come quello di Gesù. Canteremo l'Anima Christi perché il corpo, il sangue di Gesù Cristo, venendo a contatto con il nostro corpo, con la nostra lingua, li santifichino e per questo contatto, venga mondato e santificato il cuore.
Recita del secondo mistero glorioso, canto dell'Anima Christi, Atto di speranza.

2. Le aureole che avranno alcuni santi.
Leggiamo prima un tratto di Vangelo. Disse Gesù ai suoi Apostoli: «Ancora un poco, e non mi vedrete; e un altro poco e mi vedrete; perché vado al Padre. Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: Che vuol mai dire con questo suo: Ancora un poco e non mi vedrete, e un altro poco e mi vedrete, e me ne
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vado al Padre? E ripetevano: Che significa questo suo 'un poco'? Non comprendiamo quello che voglia dire. Or Gesù, conosciuto che volevano interrogarlo, disse loro: Vi domandate l'un l'altro che cosa voglia dire quel mio: Ancora un poco e non mi vedrete, un altro poco e mi vedrete. In verità in verità vi dico: Piangerete e gemerete ed il mondo godrà: voi certo sarete in afflizione, ma la vostra tristezza sarà mutata in letizia. La donna quando partorisce è in doglia, perché è giunta la sua ora; quando però ha dato alla luce il bambino non ricorda più l'angoscia a motivo dell'allegrezza, perché è venuto al mondo un uomo. Così voi siete ora in tristezza; ma io vi vedrò di nuovo, e ne gioirà il vostro cuore e nessuno vi toglierà la vostra gioia»4.
Se il mondo fa tribolare i buoni sulla terra, ci penserà Iddio a dare loro la ricompensa, e se qui sulla terra vi sono alcuni che affaticano di più, in cielo avranno anche una ricompensa distinta, tali ad esempio i religiosi.
Il paradiso si chiama 'corona' e tutti i beati in paradiso avranno la loro corona: «In reliquo reposita est mihi corona iustitiae»5, diceva S. Paolo, ora mi aspetta la corona. Ma alcuni santi, oltre la corona, hanno anche una seconda piccola corona che si chiama 'aureola', quasi uno splendore speciale, riservato ad essi. Sono tre le aureole: vi è l'aureola dei vergini, vi è l'aureola dei martiri e vi è l'aureola dei Dottori.
[Primo:] l'aureola dei vergini è quella speciale gloria che hanno alcune anime che hanno amato unicamente il Signore sulla terra: «Cantabant quasi canticum novum... et nemo poterat dicere canticum, nisi illa centumquadraginta quattuor milia qui empti sunt de terra. Hi sunt qui cum mulieribus non sunt coinquinati, virgines enim sunt»6; sono vergini. Stanno vicino a Gesù e in mano portano il loro giglio e sul loro capo vi è uno splendore speciale che si chiama l'aureola dei vergini. È bene che siano distinte in cielo quelle anime le quali hanno capito la parola di Gesù in maniera speciale: «Non omnes capiunt verbum istud, sed quibus datum est a Patre meo»7.
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Secondo: vi è l'aureola dei martiri. Questi hanno sofferto dolori, supplizi e persecuzioni per il nome di Gesù; essi porteranno in mano la palma che indica la loro gloria. S. Stefano, S. Lorenzo8, S. Vincenzo martire9, ecc., sono gloriosi santi martiri: «Hi qui amicti sunt stolis albis, qui sunt, et unde venerunt?... Hi sunt qui venerunt de tribulatione magna et laverunt stolas suas, et dealbaverunt eas in sanguine Agni»10. E sul loro capo splenderà appunto anche una corona particolare che si chiama l'aureola del martire: è quella gloria che hanno meritato con le loro sofferenze.
Terzo: un'aureola speciale avranno anche i Dottori e questo perché i Dottori e i predicatori insigni, oltre aver vinto se stessi, avere amato essi stessi il Signore, avranno ancora cacciato i demoni dal cuore degli altri e avranno ancora portato le anime, il prossimo, ad amare il Signore. È giusto quindi che oltre la gloria che hanno meritato per se stessi, godano un premio particolare anche per i meriti che hanno fatto compiere agli altri: «Qui autem docti fuerunt, fulgebunt quasi splendor firmamenti; et qui ad iustitiam erudiunt multos, quasi stellae in perpetuas aeternitates»11. E come i vergini e i martiri, anche i Dottori avranno in paradiso una seconda aureola, possiamo dire accidentale, ma pure gloriosa.
Fra tutti i santi la gloria più grande però spetta alla santa Madonna, perché la Madonna in paradiso avrà la gloria di tutti i santi assieme, e inoltre qualche cosa di più elevato e di particolare che spetta soltanto a lei: Exaltata est sancta Dei Genitrix super choros Angelorum ad caelestia regna12. Ella avrà tutto insieme: e il giglio della vergine: Virgo virginum, e la corona del Dottore essendo la Sede della Sapienza, e la palma del martire poiché è la Regina dei Martiri. Una gloria particolare, adunque.
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Ora, quale gloria possiamo aspettarci noi? Vi sono i martiri della carità, della pazienza, della fede, della vita comune; vi sono gli insigni scrittori e gli insigni predicatori, e quanti di voi, chiamati dal Signore, appartengono a quel gruppo di anime che sono destinate un giorno a scrivere o a predicare. È possibile, a chi vuole e prega, l'aureola della purezza. Bisogna ben dire che il Signore ci ha distinti con una vocazione speciale, però sulla terra forse non sempre, anzi certamente non sempre, sappiamo apprezzare la particolarissima vocazione ricevuta da Dio. Ma qui davanti a Gesù, mentre tante anime candide sono qui innanzi a lui, mentre questa chiesa è di già un'immagine della celeste Gerusalemme: «Hic domus Dei est et porta caeli»13, mentre qui è la casa di Dio, la porta del cielo, comprendiamo meglio la bellezza della nostra vocazione, comprendiamo bene il serto di gloria che ci aspetta in paradiso.
Recitiamo per questo le Litanie degli Scrittori14, [forma] breve. E poi canterete il cantico: Ave maris stella, per salutare la Regina del cielo che raccoglie assieme sul suo capo le tre aureole, e l'Atto di speranza.

3. Leggiamo la parabola dei talenti: «Un uomo stando per partire, chiamati i servi, consegnò loro i suoi beni: a chi diede cinque talenti, a chi due, a chi uno; a ciascuno secondo la sua capacità, e subito partì. Or colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò a negoziarli e ne guadagnò altri cinque. Similmente quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Ma colui che ne aveva ricevuto uno, andò a fare una buca nella terra e vi nascose il denaro del suo padrone. Or molto tempo dopo ritornò il padrone di quei servi, e li chiamò a render conto. E venuto quello che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, me ne desti cinque, ecco ne ho guadagnati altri cinque. E il padrone a lui: Bene, servo buono e fedele, perché sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; entra nella gioia del tuo Signore. E presentatosi l'altro che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, me ne hai affidati due: eccone guadagnati altri due. E il padrone a lui: Bene, servo buono e
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fedele, perché sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; entra nella gioia del tuo Signore»15.
E noi arrestiamoci qui. Chi traffica bene i suoi talenti avrà in cielo una ricompensa proporzionata ai guadagni fatti sulla terra; chi più avrà faticato per lui, chi avrà amato con maggior fervore, avrà un premio più grande. Infatti, nella Scrittura vi sono quelle parole: «Ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo la sua fatica»16. Ed è naturale che il servo che ha maggiormente lavorato venga maggiormente pagato e riceva una ricompensa più grande. Altro è colui che ha lavorato poche ore, pochi giorni, pochi anni, altro è il premio che aspetta a chi per venti, trenta, cinquant'anni ha faticato per il Signore. Noi vorremmo indovinare la gloria che spetta a S. Paolo: «Abundantius his omnibus laboravi»17; vorremmo indovinare la gloria che spetta a S. Alfonso che giunse all'età di novanta anni tutti spesi per Dio in ogni sorta di fatiche. «Stella a stella differt in claritate»18, tutte le stelle splendono, ma vi è qualche stella che splende maggiormente, ha maggior luce, così i beati del cielo avranno una visione proporzionata alla fedeltà mostrata a Dio sulla terra, a quanto hanno fatto per conoscere il Signore, a quanto hanno fatto per predicare il Signore.
Ecco che noi dobbiamo qui prendere molto coraggio. Non è più furbo, né prudente, colui che cerca di fare il meno possibile, ma colui che è inesauribile nelle sue fatiche, nelle sue invenzioni e astuzie pie di ogni bene. Non è più furbo colui che tramanda sempre: Mi metterò a fare bene, comincerò a farmi santo più tardi, mi convertirò finalmente un giorno. È molto più prudente colui che dice: Comincio oggi, in questo momento.
Varie sono le categorie di persone che si salveranno: le persone tiepide arriveranno appena ad entrare in paradiso e forse anche dopo un lungo purgatorio; le anime fervorose saliranno a sfere più elevate; le anime sante avranno una gloria molto più alta e perfetta. E come è caro a noi ricordare fra queste S. Paolo!
E per la pratica della vita? Ricordiamo le promesse del Cuore di Gesù. Egli ha detto che i peccatori, volendolo, troverebbero
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nel suo cuore asilo e rifugio, che le anime tiepide avrebbero avuto dalla devozione a questo cuore il fervore, e che le anime fervorose, in questo cuore avrebbero trovato una grande perfezione: la santità. Qualunque sia dunque il nostro stato, rivolgiamoci al Cuore eucaristico di Gesù e chiediamo di scuotere la tiepidezza, chiediamo di passare dalla tiepidezza al fervore, dal fervore alla santità, e subito. La fatica dura poco tempo, ma il premio è eterno. E per ottenere questa grazia adesso recitiamo il quarto mistero glorioso contemplando l'assunzione di Maria al cielo, e cantiamo la gloria del nostro padre S. Paolo con l'inno che avete imparato e che incomincia con le parole: Pressi malorum pondere19, affinché tutti possiamo seguire i passi di questo padre, correre sulla via che egli ha tenuto e ci ha indicato, e giungere alla sua gloria.
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* Ora di adorazione, alla Famiglia Paolina, in ciclostilato, fogli 4 (23x34,3), tenuta dal Primo Maestro ad Alba il 25.6.1933. È stata stampata con il titolo Il Paradiso è gloria in Novissimi…, o. c., pp. 178-192.

1 Cf Mt 25,1-13.

2 Cf 1Cor 15,42-44: «Si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale».

3 Cf Rm 10,15: «Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene, che annunziano la pace».

4 Cf Gv 16,16-23.

5 Cf 2Tm 4,8: «Ora mi resta solo la corona di giustizia».

6 Cf Ap 14,3-4: «Essi cantavano un cantico nuovo…e nessuno poteva comprendere quel cantico se non i centoquarantaquattromila, i redenti della terra. Questi non si sono contaminati con donne, sono infatti vergini».

7 Cf Mt 19,11: «Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso».

8 Lorenzo (ca. 210-258), giovane diacono della Chiesa di Roma, subì il martirio durante la persecuzione di Valeriano.

9 Vincenzo (IV sec.), diacono della Chiesa di Saragozza (Spagna).

10 Cf Ap 7,13-14: «Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono? Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello».

11 Cf Dn 12,3: «I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre».

12 «Maria è stata assunta in cielo: si rallegrano le schiere degli angeli». Cf Breviarium Romanum, Antifona ai Primi Vespri e al Mattutino della solennità dell'Assunzione al cielo della Beata Vergine Maria.

13 Cf Gen 28,17.

14 Cf Le Preghiere della Famiglia Paolina, ed. 1996, pp. 227-231.

15 Cf Mt 25,14-23.

16 Cf 2Cor 5,10.

17 Cf 1Cor 15,10: «Ho faticato più di tutti loro».

18 Cf 1Cor 15,41.

19 Cf Le Preghiere della Famiglia Paolina, ed. 1996, pp. 356-357.