Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Tutte le feste di Maria sono anche feste della maternità divina; non si può esaltare alcun privilegio, virtù o tratto della vita della SS. Vergine, senza richiamarci alla fonte e ragione di tutto, cioè la divina Maternità.
Nell'anno 1751, il Portogallo ottenne da Benedetto XIV una festa particolare con Messa ed ufficiatura propria. Da allora si diffuse rapidamente nel Veneto, nel regno di Napoli, in Toscana, in Inghilterra. Nel 1931 Pio XI estese questa festa a tutta la Chiesa, con gioia del mondo intero.

Fine. - Maria SS. è vera Madre di Dio.
È dottrina della Chiesa: la Vergine generò Cristo, il quale in un'unica persona unisce le due nature, la divina e l'umana. La persona divina del Verbo assunse un'anima ed un corpo come abbiamo noi, nel seno purissimo di Maria Vergine. Dunque Maria ha per figlio lo stesso Figlio di Dio, ed è per questo vera Madre di Dio.
Dice il Concilio Niceno II: Confitemus Dominam nostram Sanctam Mariam proprie et veraciter Dei Genitricem, quoniam peperit carne unum ex Sancta Trinitate, Christum Deum nostrum: Confessiamo Maria SS. propriamente e veracemente Madre di Dio, poiché generò secondo la carne, una delle Persone della SS. Trinità, Cristo nostro Dio.
Nell'Annunciazione l'Angelo Gabriele disse a Maria: Quod nascetur ex te sanctum, vocabitur Filius Dei: Il Santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio (Luc. 1,35).
Così ancora la salutò S. Elisabetta: Unde hoc mihi, ut veniat Mater Domini mei ad me? E donde a me tanta grazia, che la Madre del mio Signore
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venga a trovarmi? (Luc. 1,43). E S. Paolo: Misit Deus Filium suum factum ex muliere: Dio mandò il suo Figlio fatto di donna (Gal. 4,4).
Il Figlio di Maria Vergine è dunque il Figlio di Dio. Purtroppo questa verità fu combattuta dagli eretici. Nestorio, Patriarca di Costantinopoli, per primo, osò negare con scritti e in pubblici discorsi la Divina Maternità di Maria.
Ma a sconfiggere questa eresia e far risplendere più chiaramente la verità, Maria suscitò S. Cirillo Alessandrino, il quale, per volontà di S. Celestino I, Pontefice allora regnante, presiedé il Concilio di Efeso, convocato appunto per debellare l'eresia. In esso si definì: Chi non confessa che la Beata Vergine è veramente Madre di Dio, sia scomunicato: Si quis non confitetur... Dei Genitricem (esse) Sanotam Virginem... anathema sit.

La Maternità Divina.
- La Maternità Divina di Maria SS. è il centro, la fonte e il principio di tutte le glorie di Maria. Di li sgorgano: l'Immacolata Concezione, che aveva per fine di preparare un degno tabernacolo al Divin Figliuolo e l'abbondante ricchezza di grazie di cui fu ripiena, per cui sorpassò tutte le creature umane ed angeliche. Di lì si spiega il grande potere di Maria, l'universalità della sua mediazione: «Sentano il tuo soccorso tutti quelli che festeggiano la tua Maternità». Di lì proviene l'eccelsa regalità, l'universalità del culto nel mondo, la materna premura che Maria ha per tutti gli uomini, per tutti i bisogni, in tutti i tempi: «Le figlie di Sion l'hanno ammirata e proclamata beata; e le regine l'hanno lodata». Di lì l'universale fiducia dei cristiani in Maria: «Non disprezzare
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le suppliche di noi miseri; e liberaci da tutti i pericoli, o Santa Madre di Dio».

Nel Breviario. - «Viene scelta una Vergine regale, della stirpe di David, la quale, dovendo portare nel seno il sacro rampollo, concepì l'Uomo- Dio prima spiritualmente, poi corporalmente. E affinché, ignara del disegno celeste, non si spaventasse a sì inusato annunzio, apprende mediante il colloquio angelico quel che lo Spirito Santo doveva operare in lei: così ella, che presto diverrà Madre di Dio, non teme più alcun danno per il suo pudore. Perché infatti dispererebbe della novità della concezione, lei cui se ne promette l'attuazione per opera dell'Altissimo? Si conferma la fede nel suo credere anche coll'attestazione di un miracolo precedente. È donata ad Elisabetta impensatamente la fecondità, affinché Dio, che aveva dato d'essere madre a una sterile, non si dubitasse che lo darebbe anche ad una Vergine. Pertanto il Verbo Figliuolo di Dio, che «nel principio era presso Dio, per cui sono state fatte tutte le cose, e senza di lui nulla fu fatto» (Giov. 1.2s.), per liberare l'uomo dalla morte eterna, s'è fatto Uomo.
«Il Figlio di Dio, pur non lasciando la gloria del Padre, viene quaggiù generato con un procedimento nuovo, con una nuova natività. Con un procedimento nuovo, perché invisibile nella sua natura, s'è fatto visibile nella nostra: immenso ha voluto essere limitato; sussistente innanzi al tempo, cominciò ad essere nel tempo. Ma è stato dato alla luce con una nuova natività: concepito da una Vergine, nato da una Vergine, senza concorso di padre terreno, senza perdita di verginità della madre, perché nascita
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siffatta conveniva al futuro Salvatore degli uomini, il quale avesse in sé vera natura umana e ignorasse le sozzure della natura umana. Origine dissimile, ma natura consimile: ciò che crediamo è fuori dell'uso e consuetudine umana; ma è sostenuto dalla potenza divina che una Vergine è divenuta Madre, Vergine ha dato alla luce, Vergine è rimasta.
«Allorché nell'anno 1931, con plauso di tutto l'orbe cattolico si celebravano feste solenni del XV centenario dacché nel concilio di Efeso la beata Vergine Maria, da cui è nato Gesù, fu, contro l'eresia di Nestorio, dai Padri, con a capo Papa Celestino, proclamata Madre di Dio, il Sommo Pontefice Pio XI volle, a testimonianza perenne della sua pietà, che di tanto fatto rimanesse eterna memoria. Pertanto curò con sua munificenza che l'insigne monumento della proclamazione efesina che già esisteva nell'urbe, cioè l'arco trionfale nella Basilica di Santa Maria Maggiore sull'Esquilino, dal suo predecessore Sisto III ornato con meraviglioso mosaico, deperito per l'azione del tempo, fosse felicemente restaurato insieme con l'ala trasversale della Basilica.
«Descritti poi con lettera enciclica i lineamenti genuini del Concilio Ecumenico Efesino, illustrò pienamente e largamente il privilegio ineffabile della Divina Maternità della Beata Vergine Maria, affinché la dottrina di sì grande mistero si imprimesse altamente negli animi dei fedeli. Nel contempo propose la Benedetta fra tutte le donne, Maria Madre di Dio e la Famiglia di Nazaret, qual unico nobilissimo esempio da imitare sia per la dignità e santità del casto sposalizio, sia dell'educazione santa da darsi alla
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gioventù. Infine, affinché non mancasse neppure il monumento liturgico, ordinò che la festa della divina Maternità della Beata Vergine Maria, con Messa e Ufficio proprio, fosse celebrata ogni anno con rito doppio di seconda classe il giorno 11 ottobre».

Frutti. - Onoriamo la Vergine eccelsa, Colei che è Sancta Dei Genitrix, e ricaviamo dalla sua festa un buon insegnamento per noi: l'amore.
L'Incarnazione del Verbo è mistero d'amore: il grande mistero dell'amore che vinse l'odio del mondo. Maria diede al mondo, come si esprime la Liturgia, il frutto del suo seno: causa di ogni bene, in opposizione ad Eva che diede il frutto proibito, causa di ogni male.
In Maria si compì l'unione più intima, più alta fra la creatura ed il Creatore; in lei il Verbo di Dio assunse la natura umana ipostaticamente unita alla Sua persona divina.
Maria è elevata a una dignità altissima che confina con la divinità. Ella è Madre dell'Amore.
Il gran male dell'uomo è l'odio: nel mondo regna l'odio; nelle famiglie, nelle nazioni, è tutta una scuola di odio, di vendetta; organizzazione di Stati che vanno a gara nell'armarsi e seminano odio e divisione nelle nazioni.
Gesù invece è amore. La cattolicità è amore, perché indica l'unione di tutti gli uomini nella Madre Chiesa. La Redenzione è amore.
In questa festa chiediamo quindi l'amore tra gli uomini, la cattolicità. Gesù non vinse con l'odio, ma con l'amore. L'amore è forte come la morte: Fortis est ut mors dilectio (Cant. 8,6). L'amore vince tutto. Bisogna amarsi. Questa scuola organizzata di odio, di dominio, di guerra,
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influisce in tutti. Quanto è difficile oggi l'amore vero tanto inculcato dal Divino Maestro!
Amarsi per riparare i peccati di odio, amarsi per seguire l'esempio di Gesù, il quale sopportò ogni patimento per raccogliere presso la sua croce tutte le anime amanti.
Il calvario era luogo di odio umano, ma in fondo vi era la scena di amore, di Maria e di Gesù, che moriva per amore.
Frutto di questa festa sia: condurre una vita di pazienza e di affetto; bandire ogni invidia e gelosia, ricordando che ama maggiormente chi sopporta e tace con Maria ai piedi della Croce.
L'amore è vincolo di perfezione e in esso sta l'adempimento di tutta la legge: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente... amerai il prossimo tuo come te stesso» (Matt. 22, 37-39).
2. Grande stima di Maria. S. Bonaventura scrive: «Essere Madre di Dio è tale grazia, che Dio non può farne un'altra più grande. Egli potrebbe fare un mondo ed un cielo più belli, ma non può fare una madre più grande».
S. Pier Damiani dice: «Il coro degli Angeli beati, i santi Profeti e l'ordine degli Apostoli, vedono, al disopra di Maria, solo Dio».
S. Tommaso da Villanova cosi si esprime: «Anche se le stelle del cielo si mutassero in lingue, e se le arene del mare si cambiassero in parole, non si arriverebbe mai a descrivere pienamente la dignità della Madre di Dio».
Il Card. Gaetano scrisse: «Maria toccò le regioni della divinità, e divenne affine con Dio quando Lo concepì e Lo nutrì della sua sostanza».
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