Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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La divozione al Crocifisso e all'Addolorata si estesero assieme. Arnaldo così esprime i sentimenti della pietà cristiana: «Sul Calvario si possono contemplare due altari: l'uno nel corpo di Gesù, l'altro nel petto di Maria. Gesù Cristo immolava la propria carne, Maria immolava la propria anima».
Ne risultarono due feste liturgiche. Una è fissata per il venerdì dopo la domenica di Passione; l'altra si celebra il 15 settembre.
Ma la prima considera specialmente Maria Corredentrice del genere umano. La seconda considera specialmente Maria come esempio di pazienza, in tutta la sua vita. In questo si vuole onorare la Vergine generosa, che si ornò della prima rosa del martirio, rendendo più fulgente lo splendore del suo giglio: Ave, princeps generosa; martyrumque prima rosa; virginumque lilium.
La festa si celebra da tempo: Pio VII la estese a tutta la Chiesa; e S. Pio X la fissò il 15 settembre.

Fine. - Scopo della festa liturgica è la considerazione dei dolori di Maria, per compatirla ed imitarla in ogni tratto della vita, come esempio di pazienza.
I suoi sette dolori sono espressi in un cantico medioevale, che si può usare anche come novena:
1. Ricordati, Vergine Maria, della spada di dolore che inflisse al tuo cuore la profezia di Simeone, che ti predisse la morte di Gesù; e infliggi nel nostro cuore la spada della contrizione.
2. Ricordati, Vergine Maria, del dolore che
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avesti quando dovesti prendere la via dell'Egitto: noi esuli tuoi figli ritorna dalle tenebre alla luce e conduci agli splendori della Patria eterna.
3. Ricordati, Vergine Maria, del dolore nel ricercare per tre giorni Gesù, che ritrovasti nel tempio: fa' che noi abbiamo sete di Cristo e Lo cerchiamo sempre e dovunque e che la nostra ricerca sia coronata da successo.
4. Ricordati, Vergine Maria, del dolore che avesti quando Gesù fu catturato e legato dai Giudei, flagellato e coronato di spine: ascolta il grido dei tuoi figli e spezza le catene dei nostri peccati.
5. Ricordati, Vergine Maria, del dolore che avesti quando Gesù fu innalzato in croce e tra spasimi indicibili rese il suo spirito al Padre: fa' che noi pure partecipiamo al sacrificio della croce e alle sacre piaghe di Cristo.
6. Ricordati, Vergine Maria, del dolore che avesti quando ti venne posto in seno il sacrosanto corpo di Gesù con sensi di profonda pietà: stringi noi pure, o Madre, nel tuo seno, perché godiamo del tuo amore.
7. Ricordati, Vergine Maria, del dolore che avesti quando Gesù, avvolto in lenzuolo, fu collocato nel sepolcro: monda le anime nostre con il suo sacratissimo sangue e all'estremo della vita infondi in noi sensi di sincera compunzione per aprirci la porta del cielo.
È bene esposta da Guerrico Abate. Egli pensava che i dolori della Vergine fossero un grande mistero per gli Angeli medesimi. Infatti li descrive attorno al letto di morte di Maria, la quale sentiva consumarsi la vita temporale per la malattia inaudita dell'amor di Dio.
Poi mette sulle loro labbra queste parole:
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«Ah, come frequenti e continui sono i motivi per cui Maria languisce! Come mai, o buon Gesù, la Vostra Madre, dopo che vi ha data la vita, non ebbe mai un momento libero da languori e da angosce? Da principio languì per timore, poi languì per dolore, ora languisce per amore: per timore dalla natività alla passione; per dolore durante la passione del Figlio; per amore ora, in modo più dolce, ma mirabile e penetrante, per il desiderio accesissimo di ricongiungersi con Voi, o Gesù. Come mai Voi, che siete il frutto del sommo gaudio, siete divenuto per Maria la causa di un così continuo martirio? L'anima sua sensibilissima ed a Voi carissima è trapassata incessantemente da così taglienti spade? Ma diteci, o Signora nostra, che cosa mai noi potremmo fare per Voi?».

Nel Breviario. - «La Madre stava presso la croce e, mentre gli uomini fuggivano, ella restava intrepida. Guardate se la Madre di Gesù poteva diventare timida, non avendo cangiato sentimenti; contemplava con occhi pietosi le ferite del Figliuolo, che sapeva d'essere la redenzione di tutti. Non era indegna di assistere a tanto spettacolo questa Madre, che non avrebbe temuto per la propria vita. Il Figliuolo pendeva dalla croce, la Madre si offriva ai carnefici.
«La Madre del Signore, Maria, stava in piedi davanti alla croce del Figliuolo. Nessun altro me lo ha detto all'infuori di S. Giovanni Evangelista. Gli altri raccontano come durante la passione del Signore la terra tremò, il cielo si ricoprì di tenebre, il sole si oscurò, il ladrone, dopo l'umile confessione, fu ricevuto in Paradiso. Ma Giovanni mi ha detto quel che non dicono
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gli altri, come cioè Egli, Gesù, già sulla croce chiamò la Madre. Egli, Giovanni, sembrava dare più importanza ai doveri di pietà che Gesù, vincitore dei supplizi, rendeva a sua Madre, che alla promessa stessa del regno dei cieli. Infatti se muove a tenerezza il perdono che riceveva il ladrone, è ancora assai più tenero lo spettacolo del Figliuolo che onora sua Madre di tanto affetto».

Frutti. - 1. Sentimento di compassione e di riparazione.
S. Efrem scrive: «Stando la pura ed immacolata Vergine presso la croce e vedendo pendere da essa il Salvatore, minutamente esaminando le acerbissime piaghe e i chiodi, e richiamando alla memoria i gemiti, gli schiaffi ed i flagelli, con molto pianto e con grande lamento, esclamava: O Figlio mio dolcissimo, carissimo Figlio mio, come mai Tu sopporti questa croce? Figlio mio e Dio mio, per qual ragione Tu sopporti sputi, schiaffi, chiodi? Perché le ingiurie, gli insulti, la lancia? Per qual motivo la corona di spine, la veste purpurea, la spugna, la canna, il fiele, l'aceto? Come mai Tu pendi dalla croce morto e nudo, Tu che copri il cielo di nubi? Perché soffristi la sete, Tu che sei il Creatore dell'universo e che creasti i mari e le acque tutte? Perché Tu, innocente, muori tra empi e ladroni? Che cosa hai fatto? Perché Ti affissero alla croce coloro tra i quali Tu sanasti storpi e languenti, risuscitasti i morti?
«E tu, popolo iniquo, rendi ingiurie per i benefizi, danni per i vantaggi, male per bene? O Arcangelo Gabriele, dov'è ora quell'Ave che mi dicesti? Dove la benedizione che mi promettesti,
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dicendomi: Benedetta fra le donne? E perché non mi parlasti della vittima che io ero per ricevere nel nome del mio figlio dilettissimo?... Sono stata in pene continue ed in gemiti; ho dovuto sempre soffrire l'invidia dei Giudei. O Simeone, degno di fede, ecco la spada da te profetizzatami; mi ha trafitto l'anima. Mira la mia ferita, o mio Figlio e mio Dio. La Tua morte è penetrata nel mio cuore, la mia vista si è oscurata, il mio petto è trapassato. E dov'è, ora, la bellezza della Tua faccia? Mira, dunque, e pietà della Tua Madre sola, vedova, desolata».
2. Come soffrire? Con Maria, per Maria, in Maria. Il B. Amedeo da Losanna dice che Maria soffrì sopra tutta l'umanità. Però: «Soffrì con ammirabile rassegnazione, in unione con la stessa carità di Gesù, pregando per i crocifissori del Figlio, supplicando con gemiti Dio per l'umanità».
S. Bonaventura così prega Maria: «O Vergine dolente, associami almeno alle ignominie ed alle ferite onde al tuo Figlio ed a te sia di qualche conforto l'avere chi divida le vostre pene. Oh, come sarei felice se potessi aver parte alle vostre piaghe! Poiché, vi è forse qualcosa di più grande, più dolce e più vantaggioso per l'uomo? Perché non mi accordi quello che domando? Se ti ho offeso, sii giusta: trafiggi il mio cuore. Se ti fui fedele, non lasciarmi senza ricompensa e dammi le tue trafitture».

Messa dei Sette Dolori della B. V. Maria


Introito.
Tra il sacrificio della croce e quello dell'altare vi è un vincolo strettissimo: anzi sono un solo sacrificio, sostanzialmente. L'antifona ricorda appunto la scena
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