Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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di Spirito Santo e profetò. «Ed avvenne che appena Elisabetta udì il saluto di Maria, il bambino le balzò nel seno: ed Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo ed esclamò ad alta voce: Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno. E donde mi è dato che venga a me la Madre del mio Signore? Ecco, infatti, appena il suono del tuo saluto mi è giunto all'orecchio, il bambino mi è balzato per il giubilo nel seno» (Luc. 1,41-44).
Sempre così avverrà nei secoli: ogni volta che la Madre di Gesù si avvicinerà ad un'anima sarà per recarle il Figlio suo e le grazie da Lui meritateci, grazie che lei pure ci meritò con Lui e per Lui.
2. La SS. Vergine diede prova della sua grande carità. Infatti, benché Madre di Dio e Regina del cielo e della terra, si recò da Elisabetta e la servì per tre mesi come umile ancella.
L'Arcangelo Gabriele, per provare la verità della sua parola e l'onnipotenza di Dio che può unire nella stessa persona l'eccellenza della vergine e la dignità della madre, disse a Maria: «Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia, ed è già nel sesto mese, lei che era detta sterile, che niente è impossibile davanti a Dio» (Luc. 1,36s.).
La santa donna si teneva nascosta; Maria, però, appena saputa la cosa dall'Angelo, pensò che la cugina aveva bisogno d'aiuto e, non badando alle difficoltà, si recò da lei.
Il Vangelo nota due circostanze che dànno risalto alla carità di Maria. Il viaggio si faceva nelle montagne, quindi era faticoso. Maria andò con sollecitudine come chi compie volentieri un'opera buona.
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Fu allora, nel suo incontro con Elisabetta, che Maria elevò a Dio quell'altissimo cantico del Magnificat, canto che si tramandò nei secoli e che si ripete ogni giorno dai Sacerdoti e spesso dai fedeli.
Nell'Incarnazione il Figlio di Dio si unisce in strettissima comunione con Maria: è la prima comunione di Dio con la creatura. Il Magnificat ne è degno ringraziamento.

Magnificat. - «Magnificat anima mea Dominum» (Luc. 1,46). La SS. Vergine, perché umilissima, non si compiace delle lodi di S. Elisabetta, né della dignità a cui è stata elevata, ma riferisce a Dio ogni onore.
L'anima mia magnifica il Signore! Maria glorifica il Signore con tutte le forze; la sua preghiera parte dal più profondo del cuore.
Anche noi, ripetendo il Cantico della Vergine, lodiamo e benediciamo il Signore, fonte di ogni nostro bene; esaltiamo la sua bontà, onnipotenza e provvidenza.
«Et exultavit spiritus meus in Deo salutari meo» (Luc. 1,47). Maria esulta in Dio, il quale l'ha colmata di tante grazie, ornata di eccelse virtù; s'è degnato di scendere in lei per vivere della sua vita, mentre le comunicava la propria.
Nella S. Comunione riceviamo nel nostro cuore quello stesso Gesù che nacque da Maria Vergine e che santificò con la sua presenza Giovanni Battista.
«Quia respexit humilitatem ancillae suae, ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes» (Luc. 1,48). Il Signore riconobbe in Maria la più umile di tutte le creature e l'esaltò. Egli rigetta i superbi, ma colma di beni gli
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umili. Maria si riteneva la serva di Dio ed attribuiva a Lui quanto di bene aveva ed Egli l'onorò in modo che tutte le genti la chiamarono beata.
«Quia fecit mihi magna qui potens est et sanctum nomen ejus» (Luc. 1,49). Iddio operò grandi cose in Maria, delle quali la maggiore fu quella predetta dal Profeta Isaia: Ecco una vergine concepirà e partorirà un Figlio che sarà detto Emanuele, cioè Dio con noi (cfr. Is. 7,14).
«Et misericordia ejus a progenie in progenie timentibus eum» (Luc. 1,50). Le grazie concesse a Maria non sono per lei sola. Il Signore si servì della Beata Vergine per incarnarsi e compiere l'opera della Redenzione, manifestando così la sua grande misericordia verso tutte le generazioni.
«Fecit potentiam in brachio suo, dispersit superbos mente cordis sui» (Luc. 1,51). Iddio è misericordioso, ma è anche giusto. Egli ci diede il suo Unigenito, ma vuole che speriamo in lui, che lo adoriamo, che osserviamo i suoi Comandamenti. Ecco perché annienta i superbi che ricusano di piegarsi alla sua volontà.
«Deposuit potentes de sede et exaltavit humiles» (Luc. 1,52). La superbia vuotò il Paradiso e solo l'umiltà lo potrà ripopolare. Iddio umilia i potenti, ossia quelli che confidano nelle proprie forze, ingegno, abilità. Iddio stima di più un'anima semplice e virtuosa che un dotto, superbo. Dà le sue grazie agli umili.
«Esurientes implevit bonis et divites dimisit inanes» (Luc. 1,53). Beati i famelici e sitibondi di giustizia perché saranno saziati. Chi disprezza i beni soprannaturali, si troverà in punto di morte a mani vuote, nell'impossibilità
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di rimediare alla propria stoltezza. Il tempo passato non ritorna.
«Suscepit Israel puerum suum recordatus misericordiae suae» (Luc. 1,54). Dopo tanti secoli d'ira e di maledizione in cui l'uomo colpevole non poteva innalzare a Dio una preghiera degna, venne il tempo della conciliazione. Dio chiamò al suo cuore il figlio traviato, e gli riaprì le porte del Paradiso.
«Sicut locutus est ad patres nostros, Abraham et semini ejus in saecula» (Luc. 1, 5). Dopo il peccato, Dio punì severamente Adamo ed Eva, ma, qual padre amoroso, promise la Redenzione.
Una donna singolare, immune da ogni colpa, ha partorito il Redentore del mondo, Colui che avrebbe portato la salvezza a tutti gli uomini.

Nel Breviario. - «Appena venne in terra il Redentore del genere umano, andò dal suo amico Giovanni, che si trovava ancora nel seno di sua madre. Giovanni, dal seno materno, vede il Redentore nel seno (di Maria) e, scuotendo il naturale involucro, esclama: Vedo il Signore che ha fissato i limiti della natura e io non aspetto il tempo della nascita. Il tempo di nove mesi non m'è più necessario, perché in me è Colui che è eterno. Uscirò da questa oscura dimora e promulgherò la cognizione sommaria di cose meravigliose. Sono un segno: significherò la venuta del Messia. Sono una tromba: annunzierò il mistero dell'Incarnazione del Figliuolo di Dio. Darò fiato alla tromba, e con ciò stesso sarò di benedizione alla lingua di mio padre e la scioglierò a parlare. Darò fiato alla tromba e vivificherò il seno di mia madre.
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«Vedi, o diletto, quanto nuovo e mirabile è questo mistero. Non è ancora nato e già parla coi suoi balzi; non è ancora apparso, e già indirizza minacce; non è ancora in istato di gridare e già si fa udire coi fatti; non ha ancora incominciata la sua vita, e già predica Dio; non ha ancora visto la luce e già indica il sole; non è ancora nato e già ha fretta a farsi precursore. Alla presenza del Signore non può contenersi; non tollera di attendere al limite della natura; ma si sforza di rompere il carcere del seno materno e si studia di far conoscere innanzi tempo la venuta del Signore. È venuto, dice, Colui che scioglie i legami; e perché io sto qui stretto e relegato e costretto a rimanerci? È venuto il Verbo per ricostruire ogni cosa ,ed io rimango ancora qui legato? Uscirò, gli andrò avanti e dirò a tutti: Ecco l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.
«Ma dì, o Giovanni, come mai, nascosto ancora nell'oscuro seno di tua madre, vedi e odi? come contempli le cose divine? come sussulti e balzi? Ciò che si compie, risponde, è un grande mistero, è un atto che sorpassa ogni intelligenza umana. Giustamente io innovo la natura a cagione di Colui che è per innovare ciò ch'è sopra la natura. Vedo, sebbene sia ancora nel seno materno, perché mi fa vedere il sole di giustizia, ch'è nel seno (della Vergine). Odo con le orecchie, perché nasco per essere la voce del Verbo per eccellenza. Parlo, perché considero il Figliuolo unigenito del Padre rivestito di carne. Sussulto perché vedo il Creatore dell'universo assumere la natura umana. Balzo, perché vedo che il Redentore del mondo ha preso un corpo. Sono il precursore della sua venuta, e gli vado
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in certo qual modo innanzi, per annunziarlo».

Frutti. - Molti Istituti Religiosi diffusero la festa della Visitazione. Ma di tutti, quello più legato a questa festa, è l'Ordine fondato da San Francesco di Sales, chiamato appunto La Visitazione. Veramente il disegno del Santo non fu realizzato in tutto. Egli pensava che solo durante il noviziato le suore vivessero in clausura, ma che poi si sarebbero date alla vita attiva. Voleva che le Figlie della Visitazione, seguendo l'esempio di Maria che visita S. Elisabetta, si dedicassero agli infermi. Voleva che li visitassero, casa per casa, negli Ospedali e nelle carceri. La piena attuazione del progetto fu riservata al grande suo amico S. Vincenzo de' Paoli. Tuttavia l'Ordine della Visitazione compì e compie nella Chiesa una grande missione. Esso mostra la bontà del Redentore e lo spirito della carità evangelica. Il Figlio di Dio si è incarnato per amore; desidera ardentemente, è quasi impaziente di distribuire le sue grazie. Fu proprio nell'Ordine della Visitazione che Gesù scelse la sua confidente per rivelare le ricchezze della sua carità: S. Margherita M. Alacoque.
Impariamo la carità.
Quella della Vergine fu una visita straordinaria, tutta santa. Su di essa si modellino le nostre visite che facciamo o riceviamo da parenti, conoscenti, amici, per qualsiasi ragione: soccorsi, conforti, condoglianze, istruzioni, sollievo, affari, convenienza, auguri, amicizia, ecc. Nella Visitazione: santissima è la persona che visita; l'atto si ispira ad umiltà e carità; santa è la persona che accoglie; ammirabili i frutti che ne
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vengono: santificazione del Battista, infusione di Spirito Santo in Elisabetta, la favella riacquistata da Zaccaria.
Santifichiamo le nostre visite.

Messa della Visitazione


Introito.
È un saluto alla divina Maternità di Maria. Ella riconoscente ha detto la parola buona, cioè il cantico di lode e di ringraziamento che è il «Magnificat», pronunciato in casa di Elisabetta.
Preghiera. Il principio della nostra salute è l'Incarnazione; tutti gli altri misteri sono destinati a sviluppare in noi quest'opera. Il Figlio di Dio, concepito da Maria, ne consacrò il verginale cuore. La Chiesa chiede che il Signore purifichi le nostre anime perché siano degne di offrire il sacrificio. Per allontanare i mali presenti e futuri è grande mezzo l'unione con Gesù-Ostia.
Epistola. Descrive poeticamente, con le parole del Libro della Sapienza, l'incontro di Gesù con Giovanni. La voce di Maria fu il segnale per il compimento del mistero della santificazione del Battista: «Al suono della tua voce, disse Elisabetta, sussultò il fanciullo nel mio seno» (Luc. 1,44). L'anima nostra, purificata e pervasa dalla vita di un'abbondante grazia, sente la gioia più pura, esulta di gaudio soavissimo, che sarà pieno in cielo. «Ecco che il mio diletto mi parla (Cant. 2,10), dice l'anima. Sorgi, amica mia, mia bellissima, e vieni, o mia colomba» (Cant. 2,13s.), dice Gesù nel riceverla ed abbracciarla sulle porte del Paradiso.
Salmodia. Maria SS. si unisce ad Elisabetta per cantare le lodi a Dio. La Vergine Santa racchiude nel suo seno il Sole di giustizia, Cristo nostro Signore.
Vangelo. Maria, dice S. Ambrogio, va da Elisabetta; il Cristo va a trovare Giovanni. Esultò Giovanni; Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo: prima il Figlio, poi la Madre. Il Precursore ricevette l'unzione dello Spirito Santo e fin dal seno di sua madre fu allenato come un valoroso atleta per i duri cimenti che lo attendevano.
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