La raccolta è stata suddivisa in quattro parti secondo gli anni presi in esame.
2. Fonti e linguaggio
Generalmente il Primo Maestro parla senza alcuna preoccupazione di provare quanto espone con il riferimento all'autore a cui si ispira. Le sue meditazioni sono soprattutto espressione del vissuto e dell'intuizione carismatica. Si possono però percepire allusioni ad autori il cui pensiero Don Alberione ha profondamente assimilato in precedenza. Ci riferiamo soprattutto a: Alfonso Rodriguez, Esercizio di perfezione e di virtù cristiane, che egli però attribuisce al santo omonimo; Combattimento spirituale di L. Scupoli, Maria SS. nel Vangelo di
C. Landucci, Il gran mezzo della preghiera di S. Alfonso M. de' Liguori, L'anima di ogni apostolato di G. B. Chautard, Trattato della vera devozione alla Santa Vergine di S. L. M. Grignion de Montfort, La SS. Vergine Maria di G. Alastruey, Gli Esercizi spirituali di S. Ignazio di Loyola. Un libro citato sovente è l'Imitazione di Cristo. Don Alberione valorizza nella sua predicazione anche spunti tratti da biografie pubblicate in quegli anni dalle Edizioni Paoline.
Al Fondatore sta a cuore far risaltare l'ispirazione biblica di quanto va annunciando e il Vangelo è la fonte principale della sua predicazione. Il pensiero è illuminato da immagini, allusioni, riferimenti a passi e detti della Scrittura, che si adattano a quanto va esponendo. Le citazioni di Padri, Dottori della Chiesa e di alcuni santi sono approssimative, derivate probabilmente dalla quotidiana familiarità con il Breviario o da letture agiografiche.
Vi sono riferimenti al magistero della Chiesa, soprattutto ai Papi dell'epoca, specialmente a Pio XII. Alcune meditazioni sono debitrici al tempo, risentono della formazione preconciliare43, tuttavia appare pure molto vigile la
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profonda sensibilità del Primo Maestro alle nuove forme di spiritualità che promuovono il senso della Chiesa e il risveglio liturgico44.
Come già è stato accennato, per quanto riguarda il linguaggio è opportuno ricordare che la predicazione di questi anni giunta a noi, è in gran parte frutto di annotazioni prese da persone diverse, preoccupate di riportare le cose essenziali. A volte ci si trova davanti a punti oscuri, frasi incomplete prive di nesso logico, soprattutto quando si tratta di appunti manoscritti. Il frasario è piuttosto scarno, ma all'occorrenza anche vigoroso. È un linguaggio parlato e la terminologia è quella del tempo. Ma i contenuti che si riferiscono al carisma sono validi e attuali, racchiudono una carica spirituale e apostolica che parte dal cuore di Don Alberione e coinvolgono la Figlia di San Paolo nel cammino verso la pienezza della vocazione paolina.
Lo stesso Fondatore assicura che le prediche inviate alle comunità, anche se non si presentano eleganti e rifinite nel linguaggio, possono comunicarci la volontà di Dio… perciò noi dobbiamo guardare allo spirito45.
3. Sorgente di vita
La forza dinamica delle Costituzioni
La predicazione di questi anni è tutta orientata all'evento, importantissimo per la Congregazione, dell'approvazione definitiva delle Costituzioni. Il 15 marzo 1953 la Santa Sede, dopo aver vagliato attentamente la viva testimonianza delle Figlie di San Paolo sparse nel mondo e aver trovato tracciato nelle Costituzioni un cammino autentico di santità apostolica, le approva definitivamente e conferma così il carisma paolino come un dono di Dio a tutta la Chiesa.
Nel darne l'annuncio, Maestra Tecla esclama, scrivendo: È con grande gioia che vi comunico questa notizia e
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sono certa di rallegrare molto anche voi. Erompa perciò dal nostro cuore il più sentito Deo gratias! Esultiamo, perché oggi con la certezza che ci viene dal riconoscimento ufficiale della Chiesa, possiamo dire: 'Siamo nella volontà di Dio; il sentiero che battiamo è quello che ci conduce alla vetta della santità!'46.
In questo momento storico è di somma importanza il manoscritto di Don Alberione che porta la data simbolica del 15 marzo 1953, data del Decreto di approvazione definitiva delle Costituzioni. In esso sintetizza tutto ciò che ha in cuore a commento delle Costituzioni e che vede nella prospettiva di un cammino sempre in salita: Occorre vivere lo spirito delle regole: «Spiritus est qui vivificat»47. Qui sta la fondamentale, massima, gioiosa regola: lo spirito paolino. Esso è effuso per lo Spirito Santo nel corpo e nelle membra della Congregazione. Esso può diminuire, e crescere. Esso porta due dolcissimi frutti: la santificazione dei membri e lo sviluppo dell'apostolato vostro. Oggi già voi lo vivete in qualche misura; e con vero amore. Ma può avere una vita più rigogliosa, più intensa, più feconda48.
La predicazione alberioniana è un continuo stimolo verso la santità. E anche l'approvazione pontificia è occasione quanto mai opportuna per proporre alle sue ascoltatrici questa sfida: Essere sante, mirare alla santità49, entrare decisamente nella via della santità50, considerare la santità come il primo e principale lavoro51. Come la Chiesa è madre di santi, così l'Istituto deve essere una fabbrica di santi destinato a formare delle sante52. Santità che non è solo un progredire ascetico, ma è innesto quotidiano in Cristo, partecipazione piena alla sua vita, trasformazione costante in lui, nostro Maestro. Si tratta soprattutto di rivestirsi della
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mentalità, del volere, dei sentimenti di Cristo53, nelle piccole e grandi scelte della vita, a partire dal desiderio di essere totalmente di Gesù Cristo Via, Verità e Vita: mente, volontà, cuore54: una santità paolina!
Santità per un apostolato fecondo
Nell'humus della santità cresce e matura l'apostolato. Vi è il terreno buono e vi è pure il terreno ottimo. Il seme caduto in buon terreno può rendere il trenta per uno, il sessanta per uno, il cento per uno. Per produrre il cento per uno, ci vuole il terreno ottimo55. Don Alberione, esorta a sforzarsi per rendere il massimo, e continuamente coniuga il termine apostolato con quello della santità: Le opere di apostolato sono connesse con le opere della nostra santificazione e non si possono disgiungere. Non vi sarà mai una Paolina santa che non ami l'apostolato, che non lo faccia con zelo e con slancio, che non compia le pratiche di pietà con fervore ed umiltà56.
Le nostre devozioni sono un mezzo efficace non solo per la formazione spirituale, ma anche per la fecondità apostolica perché alimentano la fede in Gesù Maestro, Via, Verità e Vita, colui che ci precede con la santità della sua vita, col suo spirito di preghiera e nello stesso tempo con l'apostolato;… in Maria Regina degli Apostoli che compì il più grande apostolato che si possa pensare: dare Gesù al mondo;… in S. Paolo che ha lavorato più di tutti57.
L'apostolato è rovesciare sulle anime lo spirito di fede. È portare Dio nell'anima e... le anime a Dio... Il mondo manca di Dio; bisogna dare la verità: questa è la carità migliore... Beati i passi di coloro che portano il Vangelo, il bene, Dio…58.
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43 Ad esempio alcune forme devozionali ereditate dal Seicento e dal Settecento, molte delle quali però mostrano caratteri profondi e sinceri, come la devozione alla Madonna, al Sacro Cuore; così pure la devozione alle anime del purgatorio e alcune devozioni eucaristiche.
44 Cf Med. X (1953).
45 Cf Med. varie n. 13 (1950).
46 Cf VPC 165.
47 Cf 2Cor 3, 6.
48 Cf Med. varie n. 3 (1953).
49 Cf Med. varie n. 22 (1953).
50 Cf Med. varie n. 21 (1950).
51 Cf Med. varie n. 16 (1950).
52 Cf Med. varie n. 16 (1950); n. 11 (1952).
53 Cf Med. varie n. 5 (1950).
54 Cf Med. varie n. 10 (1952).
55 Cf Med. varie n. 6/I (1952).
56 Cf Med. varie n. 6 (1951).
57 Cf Med. varie n. 8 (1951).
58 Cf Med. varie n. 11 (1952).