Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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20. IL CULTO DELLA VERITÀ*

Non illuderci, non gonfiarci attribuendoci una stima che non meritiamo e dei meriti che non abbiamo. L'umiltà è la verità, non nega il bene ricevuto e i doni che ha, non si gloria perché è nella verità, perché tutto è di Dio. Non possiamo gloriarci se il tabernacolo è bello perché è di Gesù Cristo e così non possiamo gloriarci dei doni che abbiamo ricevuto, ma riconoscerli e benedire il Signore.
La verità riguardo alle altre persone [ci porta] ad apprezzare le buone qualità e il bene che hanno fatto e se una sbaglia una volta, non bisogna darle addosso come se le avesse sbagliate tutte. Essere giusti nell'estimazione.
Verità: sapere proprio che siamo deboli, pieni di pericoli, che abbiamo tante tentazioni. C'è la preghiera la quale è un aiuto, ci salva nei vari pericoli in cui ci troviamo.
Amare la verità. Allontanare ogni ipocrisia, ogni finzione, ogni errore, ogni giudizio e sospetto temerario. Si deve odiare la falsità e aborrirla come il diavolo. D'altra parte non possiamo mai essere uniti a Dio quando non abbiamo in noi la verità. Quando siamo dominati dall'errore e dalla falsità siamo lontani, lontani da Dio. Avere il culto della verità.
Quest'anno principalmente è santo non perché facciamo una volta il Giubileo, ma [perché tutti] i dodici mesi [devono essere] santi.
Benignità con tutti, ma specialmente con le persone che sono più vicine, con cui trattiamo più frequentemente. Bando ai rancori, alle gelosie, alla maldicenza, alla critica. Mai compiacersi del male degli altri, invece rallegrarsi del bene altrui. Rallegrarsi quando vediamo altri che fanno meglio di noi. Il nostro comportamento sia seminare il bene, seminarlo a larghe mani, voler
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bene anche a quelli che sono inferiori o per età, per ufficio o di professione. Bene, molto bene! Diceva S. Paolo: «Tra di voi non ci sia altro debito che quello della carità»1. Non star lì a giudicare se dovremmo essere trattati così o così. Abbiamo un solo debito: amare.
Il comunismo che cosa insegna? Insegna a rubare. Nega Dio. Secondo il comunismo non vi è la proprietà privata e tuttosi riduce allo Stato. È possibile che entri un po' di comunismo tra noi? Il comunismo propriamente professato da Stalin2 voi non lo volete. Però l'aria che spira porta alla disistima del settimo comandamento: non rubare, e porta anche disistima dello spirito di povertà evangelica, della pazienza nei travagli e nei lavori. Ecco, le suore non rubano, vero? Non vanno a prendere i bottoni delle sorelle oppure il lucido. Quando si sono fatte imprestare un libro dopo lo restituiscono, vero? Qualche volta si bada troppo a noi stessi. Predicando in una casa delle Figlie di San Paolo, dicevo: Le suore non rubano per sé, ma rubano per l'Istituto. Credono che tutto sia lecito per l'Istituto e certe volte non badano più alla giustizia. […]3. Bisogna scendere ai particolari. Ho paura di offendervi. Trovate voi le applicazioni.
Che non diventiamo suore comuniste, perché allora dovremmo metterci il velo rosso. Lasciate che portino il segno rosso le Suore del Preziosissimo Sangue.
Non comunismo, ma non si divenga [nemmeno] protestanti con lo spirito di indipendenza. Libertà! La libertà è una cosa santa, però voi l'avete limitata e, siccome è la cosa più bella che possiede l'uomo, l'avete offerta a Dio.
Quando siete entrate nell'Istituto e avete accettato i voti, la vita paolina, avete fatto un sacrificio, avete limitato la libertà. Gli atti eroici non si possono imporre, comandare, ma si possono consigliare. E i voti sono atti eroici, si possono consigliare e voi li avete accettati e li avete emessi. Correte quanto potete
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nella via della santità, ma nella vostra strada, nel vostro ufficio, nelle case dove siete destinate.
Libertà di avere più fede, più amor di Dio e anche un po' di libertà in molte cose che sono buone. Ma non in tutte [le cose buone, ad esempio] voi non avete l'incarico di insegnare il catechismo se non per eccezione e se vi viene richiesto dalla Casa generalizia. Se non avete questo ufficio, avete libertà in tante altre cose. Alla morte di una suora, nel ricordare i suoi meriti si diceva che ella era osservante, faceva bene tutte le cose comuni. Faceva bene il bene! Si diceva che si occupava di una decina di altre cose che non facevano le altre, ma senza rompere la regolarità. Se c'era una che doveva finire un abito, fatto il suo lavoro, correva a dare una mano. Se una stava poco bene, andava a farle una visitina, le portava qualche cosa, se non altro un sorriso, una parola di incoraggiamento. Se aveva un po' di tempo, eccola a preparare i vasi, a seminare i fiori che poi portava al Santissimo. Era così diligente che sembrava che le cose umili avesse solo lei il diritto di farle, e non gli altri. Questo è anche detto nell'elogio di S. Pio V4 papa, quando era religioso. Non farsi tanto servire ma servire gli altri.
Dunque […]5 libertà nel servizio di Dio. Chi è zelante, alla fine andrà in paradiso… troveranno molto di più queste persone.
Siamo umili e stiamo sottomessi volentieri. Anche la riconoscenza e la gratitudine sono un dovere naturale.
Non comunismo e non protestantesimo. E adesso non so se avete letto qualche volta le encicliche, ne parlano spesso, leggetele. E si dia importanza, si leggano quelle che sono pubblicate sull'Osservatore Romano. Ve sono alcune che riguardanola vita sociale. È stato scritto anche per voi e pubblicato il libro Elementi di sociologia cristiana6 e fate bene ad averlo tutte. Esso vi dà una nozione giusta della dottrina sociale cattolica della Chiesa in opposizione ad altre dottrine in contrapposizione
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alla dottrina sociale cristiana, come il liberalismo7. Potete leggerlo bene al fine di conoscere sempre meglio la natura della Chiesa che è società perfetta.
Bisogna dire ancora: non lassismo né rigorismo8. Cosa vuol dire lassismo? Vuol dire coscienza fatta a maglia, più che a maglia, elastica, che si tira, si allunga e si arriva fino a quello che non piace a Dio. Siccome andate fuori nel mondo e sentite tante cose, è facile che si introduca un po' di lassismo, di quel complesso di sentenze, di massime, di fatti, di figure che si sentono e si vedono nel mondo. Quando arrivate a casa, mano alla spazzola e pulizia dalla testa ai piedi; occorre una spazzola speciale per la pulizia della mente e della volontà. Bisogna che diventiate forti così da poter avvertire il male senza riceverne più [cattiva] impressione.
È molto più facile chiudersi nella vita claustrale e metterci due grate di ferro, ma anche lì entra il diavolo. Se voi dovete sentire tutte queste cose, la vostra grata sia l'amor di Dio e la delicatezza di coscienza.
E se è rimasta qualche impressione [negativa], pregare il Signore: Liberaci da tutti i mali pensieri e da tutti i mali sentimenti. La terza inferriata è la vita religiosa, le Regole, i consigli dati circa il modo di star fuori. State attente perché i giorni sono cattivi.
Quindi osservare le norme di prudenza che avete appreso, non allargare. Il nostro Maestro non è il mondo, è Gesù Cristo, è la Chiesa. Lo stato religioso non si va allargando, anche se vi sono Istituti religiosi secolari sorti per far penetrare negli uffici del mondo [il Vangelo].
Tuttavia bisogna dire che lo spirito religioso praticato nel mondo o in convento è sempre lo stesso spirito: rinnega te stesso, lascia tutto e vivi in povertà, amami con tutto il cuore e seguimi nell'obbedienza, staccata dai parenti. La mondanità, l'aria che spira [fuori] non scioglie il Vangelo, lo strappa, ma non lo scioglie.
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[Evitare anche] il rigorismo che vuole imporre penitenze straordinarie […]9. Non rigorismo con penitenze esagerate: rigorismo no, scrupoli no. La delicatezza di coscienza però è cosa diversa. Rilevare il male anche piccolo: Non lo voglio fare! E rilevare tutto il bene, tutto, anche una piccola gentilezza. Sensibili al bene, sensibili al male, al bene per abbracciarlo e al male per fuggirlo: sempre. Non permettere che si facciano piccoli strappi né piccoli buchi nella coscienza. Della Madonna è detto: Tu, demonio, cercherai di avvicinarti a Maria, ma non potrai perché essa ti metterà il piede sulla testa10. Quindi lontani dallo scrupolo e lontani dalla rilassatezza, così camminerete sempre più nella via di Dio, diventerete sempre più care al Signore. Lo scrupolo non è amore di Dio e la rilassatezza non è amor di Dio. La via delle Costituzioni, del Vangelo, che avete appreso in noviziato è la via giusta dove vi arricchite di molti meriti.
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* Meditazione, in manoscritto, (la curatrice degli appunti non è stata individuata), in carta protocollo rigata, fogli 5, tenuta dal Primo Maestro a [Roma] nel [1950]. Nell'originale vi è la semplice indicazione “Primo Maestro”. Ci sono punti di sospensione che lasciano intuire un vuoto nel prendere gli appunti.

1 Cf Rm 13, 8.

2 Stalin Josif (1879-1953), uomo politico sovietico. Nel 1922 diviene segretario del partito comunista e propugna la socializzazione della Russia con metodi persecutori.

3 Originale: E, anche gli altri, non è diritto mica solo noi.

4 Pio V, Antonio Ghislieri (1504-1572), papa dal 1566. Domenicano, teologo, riformò i costumi ecclesiastici, promosse l'applicazione dei decreti del Concilio di Trento. Convocò la Lega santa che sconfisse i turchi a Lepanto (1571).

5 Originale: Poco protestantesimo.

6 Alberione G., Elementi di sociologia cristiana, Edizioni Paoline, Roma 1950. Cf Damino A., Bibliografia di Don Giacomo Alberione, EAS, Roma 1994, p. 56.

7 Cf Med. varie 1950, n. 13, nota 6.

8 Cf l'articolo “Lassismo e rigorismo” pubblicato sul SP, 2 (1950) 1-2, ripreso da RA, 5 (1950) 1-2 e inserito nella raccolta CVV 168.

9 Originale: che non si stia troppo fuori di casa secondo quelle regole che visono state date.

10 Cf Gen 3, 15.