28. LO SPIRITO NATIVO NELL'APOSTOLATO*
Poiché le cose dette ieri sono gravi, mettete nelle pratiche per l'acquisto del Giubileo l'intenzione di correggervi, senza affannarvi: la buona fede salva dal peccato. Certo, chi ha introdotto quello che vi ho detto ieri, per sé non potrebbe salvarsi, e siccome non dipende in nessuna maniera dai superiori maggiori, sono le suore che devono mettere giudizio e stare attente alla giustizia, all'obbedienza e alla carità. Non confondere i campi delle virtù.
Certamente non si può andare avanti nel gioco fatto finora: bisogna vivere tutti e, siccome si è presa la via dell'unione, stare in essa, ma starvi bene senza che vi siano inconvenienti. Ci vuole unione tra i capi e divisione tra i membri, unione tra i superiori e nello spirito, non tra le singole e i singoli. Aiutare i superiori, essi hanno un doppio lavoro: da una parte devono procurare che ci sia l'unione e dall'altra la separazione. Aiutateli in questo.
Non intendo dire che per rimediare al male che c'è stato, io vi debba presentare dei debiti da pagare, no, ma si deve arrivare qui: ciò che si prende, si paghi da ogni parte. E non succeda più che la Società San Paolo stampi tremila copie di un libro e si stenti a diffonderle, mentre voi ne stampate diecimila, dodicimila e le diffondete. Organizzatevi in maniera da esaurire il fondo dei libri. Stampare poco in Italia in modo che i libri si diffondano subito.
La divisione poi: case, istituti, ecc., sia fatta in modo che tutti i vocazionari possano vivere e prendere le loro iniziative. Le spese di inizio le sostiene sempre la Società San Paolo. Se foste all'inizio, si potrebbe passare oltre, ma non siete più all'inizio e io devo fare le cose giuste.
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Si avranno obiezioni da fare circa i libri, ma degli sbagli ce ne sono da ambo le parti. Stabilire una divisione e un andamento di cose in cui non guardiate solo a voi stesse, le cose devono essere messe nella giusta posizione, bisogna che ci aiutiamo.
Riguardo poi alla redazione, ho preparato apposta i soggetti [in modo] che fossero in grado di scrivere; ma non che dovessero correggere i sacerdoti!
Voi dovete essere come madri: dare i principi giusti alle suddite. Alle aspiranti che devono entrare, far sentire com'è l'Istituto, dire esattamente le cose come sono, affinché tutte prendano l'indirizzo esatto e si abbiano idee giuste a questo riguardo. Quello che non è giusto non si deve pensare né desiderare, né dire, né fare, né difendere: è peccato. Ora è molto incarnata l'idea falsa, sbagliata: bisogna correggerla, altrimenti saremo costretti a tornare all'idea primitiva, quella cioè della separazione totale. In tal caso la Società San Paolo non ne perderebbe niente, voi almeno metà dei meriti.
Le suore parolaie non devono avere il sopravvento, la giustizia come la verità ha dei diritti esatti, bisogna rispettarli.
Non ragionare così: Se avremo dei debiti, dovremo pagare l'interesse. E non v'importa che la Società San Paolo li paghi da tanti anni? Se non vi metterete sulla via giusta, vi succederà ciò che diceva il Signor Maestro: Avrete una fiammata, poi cadrete. Dovete essere come è giusto che siate.
È naturale che vi domandiate: E ora che cosa facciamo? Ecco, ad esempio nell'India i sacerdoti della Società San Paolo ci sono da parecchi anni, e sono stati anche in prigione. Se voi andrete colà e troverete il terreno pronto, è certo che dovrete diffondere i loro libri. Non andiamo alle finezze, stiamo a ciò che è giusto, ciò che è dovuto, prima c'è questo.
C'è da rimediare, c'è da provvedere a far diversamente, siete fuori di via, ma la buona volontà certamente supplirà. Mettetevi a posto; farlo entro un anno senza affanni inutili. Vi affido a Dio. Non manca la disposizione dei superiori maggiori a far bene, ma occorre che le superiore locali e le suddite collaborino, siano sottomesse. Eseguiscano e non impediscano.
Quando si danno questi avvisi, capita che su cento persone un certo numero non ne ha bisogno, ma prende per sé tutto e ne
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piange; un altro numero resta indifferente, come davanti alle circolari interne; altre invece le intendono giustamente e le mettono in pratica: essere tutte fra queste. Non essere scrupolose, ma giuste, non vedere dei peccati dove non ci sono, ma avere il culto della verità, della giustizia: la bontà, la carità e l'obbedienza vengono dopo.
Perdonate se questa volta ho fatto «durus sermo»1, ma forse è più ispirato a carità questo che non tutti gli altri. Se farete come ho detto, nel giro di un anno noterete quanto maggiori saranno le benedizioni di Dio: Iddio non si sbaglia mai. Non sarete oppresse, ma vi svilupperete assai di più.
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* Predica del plico B, in dattiloscritto, carta pesante, fogli 2 (27, 5x35), tenuta dal Primo Maestro a [Roma] alle superiore nel corso di Esercizi dal 2 all'11 settembre 1950. L'originale porta scritto “IV Predica - Lo spirito nativo dell'apostolato”.
1 Cf Gv 6, 60: «Linguaggio duro».