Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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41. NELL'APOSTOLATO OPERARE PER DIO*

È necessario che noi ci esaminiamo non solo se operiamo, ma se operiamo per Dio, con retta intenzione, perché le opere che noi facciamo per meritare la vita eterna devono essere fatte in grazia di Dio, con retta intenzione e compiutamente.
Nell'apostolato potete fare molte cose, ma dice S. Paolo: «Al giorno del giudizio di Dio si vedrà quali siano state le opere di ciascuno», notate che S. Paolo parla di coloro che compiono l'apostolato. Così egli continua: «Nessuno può porre altro fondamento che Gesù Cristo: badi però ognuno come egli vi costruisce sopra. E secondo che altri costruisce su questo fondamento con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, stoppia, l'opera di ciascuno si farà manifesta: il fuoco proverà le qualità del lavoro di ciascuno. Colui il cui lavoro di sovraedificazione resiste, riceverà la mercede, colui invece il cui lavoro sarà bruciato, ne soffrirà danno; quanto a lui però si salverà, ma come attraverso il fuoco»1.
Al giudizio di Dio, dunque, il fuoco della divina giustizia proverà se le opere di ognuno si potranno paragonare all'oro o all'argento o alle pietre preziose o al legno o al fieno o alla stoppia. Notate che S. Paolo anche quando dice stoppia, parla ancora di opere buone, di apostolato: quindi uno anche facendo l'apostolato può guadagnare solo paglia.
Quali opere si possono catalogare nell'oro, cioè tra le più meritorie? Sono quelle che non solo si compiono in grazia di Dio, nel modo stabilito e con retta intenzione, ma che si fanno ancora con spirito sacerdotale, in unione cioè al sacerdote.
Le vostre opere quindi diventano oro quando voi vi unite in spirito al sacerdote, che per voi è rappresentato dalla Società
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San Paolo. Voi avete in questo un privilegio che non ha nessun altro Istituto. Quando una, credendosi sapiente, disgrega questa unione, danneggia tutte le sorelle, poiché fa sì che le loro opere non possano più annoverarsi nel titolo oro.
Se si avrà la grazia di capire questo, e per capire questo bisogna comprendere bene la dottrina del Corpo mistico, si aumenteranno tanto i meriti. Questo spirito sacerdotale è unione e dipendenza nell'apostolato2: dipendenza non nella direzione o amministrazione, ma nello spirito, nell'apostolato.
La seconda categoria di opere, cioè quelle dal titolo argento comprende le opere compiute con le intenzioni degli iscritti all'Apostolato della preghiera e con le intenzioni del Cuore di Gesù3 che s'immola sui nostri altari. Chi, per ignoranza, non arrivasse alla prima categoria di opere, arrivi almeno a questa che è propria di tutti i cristiani.
Alla terza categoria appartengono le opere che si possono paragonare alle pietre preziose, cioè le opere in cui non si mettono le intenzioni precedenti. Si compiono ancora in grazia di Dio, con retta intenzione, ma da soli: esse valgono meno dell'oro e dell'argento. Hanno ancora molto merito, ma meno delle precedenti, perché compiute isolatamente.
La quarta categoria di opere elencate da S. Paolo è quella delle opere paragonate al legno. Sono ancora buone, ma difettano già di qualche cosa. Quella persona fa il bene, ma se ne compiace, lo fa grossolanamente, non si preoccupa dei peccati veniali, per l'apostolato trascura la preghiera, è distratta, ecc.: opere di legno, queste! E sono molte le suore che fanno solo di queste opere. Bisogna vigilare per non perdere i meriti!
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La quinta categoria è delle opere paragonabili al fieno. L'erba secca, il fieno non è del tutto inutile, ma è assai meno prezioso del legno, dell'argento, dell'oro. Opere fieno o erba secca sono quelle che non sono dirette a Dio, che si fanno per invidia, per non essere da meno delle altre, che hanno una segreta vanità. Vi sono persone che perfino nel confessionale raccolgono solo del fieno: vogliono apparire spirituali, mentre farebbero meglio ad essere semplici. La vana compiacenza e il fine vano possono guastare tutta l'opera, se escludono ogni buona intenzione: lo guastano in parte, a seconda dell'intenzione più o meno vana.
La sesta categoria è quella delle opere paragonabili alla stoppia. Sono quelle che non guadagnano più nulla o quasi nulla. Così i meriti vengono ridotti e il bene diventa inutile per la vita eterna. Le persone che compiono queste opere si possono ancora salvare, perché in punto di morte possono fare una buona confessione, ma non hanno alcun merito. Sono quelle opere che o furono compiute in peccato mortale o furono fatte così malamente da non meritare proprio nulla.
Proviamo ad esaminarci e a catalogare le nostre opere. Facciamo in modo che al giorno del giudizio, alla luce divina che il Signore farà sfolgorare nella nostra anima, non si veda poi una vita vuota, ma si vedano opere tali da potersi paragonare all'argento e all'oro.
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* Brano di una predica tenuta dal Primo Maestro in un corso di Esercizi, stampato in RA, 11-12 (1950) 3-4, con il titolo “Spirito con cui compiere il nostro apostolato”. Non vi è data, in calce è scritto: (Appunti dalle prediche del Primo Maestro). Il contenuto non risulta nei dattiloscritti precedenti.

1 Cf 1Cor 3, 10-15 (Volgata).

2 “Associazione della Figlia di San Paolo al sacerdozio di Cristo. Non alla persona che è rivestita della dignità sacerdotale in particolare, ma in generale unite e associate al sacerdozio di Gesù Cristo… si sente che si ha un ministero proprio con lui, un apostolato con lui: Gesù sacerdote”. Questo pensiero è espresso in Alle Figlie di San Paolo - Spiegazione delle Costituzioni 1961, nel capitolo 42.

3 Apostolato della preghiera: Associazione nella quale i fedeli partecipano all'avvento del Regno del Sacro Cuore mediante i meriti delle loro azioni, offerte quotidianamente. Ne fu ideatore e fondatore il Gesuita Xavier Gautrelet nel 1844 in Francia. Cf FSP41, pp. 357-358 ove è riportato un commento alla preghiera Cuore divino di Gesù.