Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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3. DOVERI DELLA MAESTRA E DELLE NOVIZIE *

Il vostro noviziato ora è molto avanti, avete soltanto più un mese e mezzo. Avete già imparato tutto? Questa sera vi dirò una cosa sola, un pensiero che però vi farà certamente del bene: La corrispondenza tra la Maestra delle novizie e le novizie.
Come si deve considerare, come si deve interpretare laMaestra delle novizie? È come la maestra delle scuole elementari? È come la maestra di filosofia, di apostolato, dei lavori di casa? Il termine Maestra è adoperato un po' troppo abbondantemente, non solo fuori, ma anche nella Congregazione nostra. Il titolo di Maestra indica la persona che forma l'anima, nel caso vostro, la Maestra delle novizie forma l'anima delle novizie. Non è solo l'insegnante, non è l'assistente, non basta che stia con voi, che vi sorvegli, che vi corregga, questo deve farlo, ma non solo questo. La Maestra è la formatrice delle novizie. Essa accoglie, quando si entra nella vita religiosa; allora accoglie delle cristiane, delle brave giovani, poi di queste semplici cristiane ne fa delle brave religiose. Il compito della Maestra delle novizie è quindi di accogliere una cristiana e trasformarla in una religiosa, quindi farle mutare stato.
La Maestra delle novizie deve fare tre cose:
a) Deve togliere quanto si oppone alla vita religiosa: orgoglio, sensualità, testa dura, cioè togliere ciò che si oppone ai voti e alla vita religiosa. Se, per esempio, di questo studio si volesse farne una cappella, che cosa ci sarebbe da fare? Prima di tutto togliere la cattedra, i banchi, la lavagna e tutto ciò che dà l'idea di studio. Perciò la Maestra delle novizie, per fare di una giovane cristiana una buona religiosa, deve togliere tutto
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quello che si oppone alla vita religiosa stessa. E questo corrisponde al lavoro negativo che si deve fare nel noviziato.
b) Deve formare la mentalità, mettere cioè nella mente quei principi, parte di fede e parte direttivi, che devono poi guidare in tutta la vita religiosa, in modo che alla fine del noviziato, si pensi, si giudichi, si ragioni in modo religioso. Prima pensavo così, ora la Maestra mi ha detto che devo pensare così, e così penserò. Vorrei ascoltare una Messa in più, vorrei acquistare un Giubileo in più, tutte cose buone, ma invece di andare nelle basiliche ad acquistare il Giubileo, vado in apostolato a lavorare, perché così è comandato e sono sicura che l'opera comandata è la migliore, la più perfetta. La Maestra deve cambiare alle novizie la mentalità. Quindi credere a quello che insegna, accettare quei princìpi che dà, fare sì che quei princìpi siano a base dei propositi, del programma che si fa. La Maestra insegna la tecnica dell'apostolato, della vita religiosa. Insegna come presentarsi nelle famiglie, quando è conveniente rientrare in casa, come si deve fare la propaganda; insegna il metodo dell'esame di coscienza, della meditazione, delle pratiche di pietà, che cosa importano i voti, come si osservano, ecc.
c) La Maestra delle novizie in terzo luogo insegna l'arte di farsi sante, cioè come si deve vivere nella vita religiosa, non solo esternamente, ma interiormente. Bisogna perciò accogliere bene e imparare tutto ciò che insegna.
Da questo si vede come il termine Magistra novitiarum1abbia un significato molto profondo. Il Codice di Diritto Canonico al termine Maestro di spirito per i seminari e gli istituti maschili, fa corrispondere Maestra delle novizie per le religiose.
Noi diciamo che Gesù Maestro è Via, Verità e Vita perché forma la mente, la volontà e il cuore: la Maestra deve formare alle sue novizie la mente, la volontà, il cuore.
Di conseguenza le novizie devono alla Maestra tre cose:
a) Fiducia. Aprirsi con la Maestra perché se essa deve formare l'anima, deve necessariamente conoscere i difetti, i bisogni,
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le difficoltà dell'anima. Deve sapere se l'anima lavora, se progredisce, deve conoscere se nella novizia c'è qualche cosa che si oppone alla vita religiosa. Bisogna dire alla Maestra le tendenze del cuore, la ripugnanza a una forma particolare di apostolato, le difficoltà che si hanno. Bisogna aver confidenza filiale, grande apertura d'animo continuata per tutto l'anno. Quando si dice di andare una volta al mese dalla Maestra, è un principio, ma si può approfittare anche di più. Manifestare i peccati alla Maestra? Questo è un'altra cosa; noi diciamo manifestare le inclinazioni, le cause dei peccati, i mezzi che si prendono.
Grande apertura di cuore, quindi, affinché la Maestra conosca a fondo e sia in grado di sapere che cosa manca a quell'anima perché sia una vera religiosa.
b) Obbedienza, fedeltà, docilità. Assecondamento a tutto quello che essa dice, a tutti gli indirizzi che dà. Accusare anche la ripugnanza che si prova a eseguire questi indirizzi e a fare quello che insegna.
c) Affetto sincero. Quando si finisce il noviziato non ci si distacchi dalla Maestra delle novizie, ma si continui ad avere con lei una certa moderata relazione. Pregare per la Maestra, cercare di capire i suoi desideri, amare quello che essa dice, amare anche le correzioni. Quando andrete nelle case filiali può darsi che non vi troviate tanto bene per lo spirito, perché eravate abituate all'ambiente del noviziato. Questo può avvenire senza colpa di nessuno. Si scriva pure alla Maestra. Quando si è professe non si ha più tanto bisogno di direzione, perché le cose si sanno già, si sono già imparate, bisogna solo continuare. Perciò non ci sarà bisogno di ricorrere a lei con tanta frequenza, ma di tanto in tanto, quando si viene a Roma, o per gli Esercizi spirituali.
Ecco, se da una parte la Maestra è quella che deve essere, e dall'altra le novizie la considerano come devono e hanno per lei fiducia, obbedienza, affetto, il noviziato porterà certamente i suoi frutti.
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* Conferenza alle novizie, stampata in ottavo, formato piccolo, pagine 7, tenuta dal Primo Maestro a Roma il 12.2.1950. Esiste anche un dattiloscritto che probabilmente è il testo preparato per la tipografia; poiché non ci sono varianti di rilievo, siritiene come originale lo stampato.

1 Codex Iuris Canonici (1917), Editrice Poliglotta Vaticana, Roma 1922, cann. 561-565.