Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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19. LA PERSONA RETTA*

Siamo davanti al nostro Maestro eucaristico e sembrerebbe che tutto ci consigli a parlare del grande mistero d'amore e di umiliazione di Gesù. La preghiera più alta per i fedeli è quella sacramentale, è ricevere i sacramenti. Siccome fra i sette sacramenti uno è il più eccellente, ecco che la Chiesa ha stabilito un giorno dell'anno per commemorare questo grande Sacramento, il Sacramento che racchiude in sé tre grandi realtà: la Comunione, la Messa e la preghiera. Credo che ne abbiate sentito parlare stamattina.
Questa sera per elevarci a quell'amore, a quell'altezza di pensieri e di fede che veramente formano una santa paolina partiamo dal fondamento. Vedete, la santità in sé consiste nell'amore. Tanto più si è retti nelle intenzioni, tanto più si è obbedienti a Dio e si fa la sua volontà, tanto più si vive uniti al Signore, tanto più si è santi. Quindi la santità realmente è l'unione con Gesù Cristo, l'amore di Gesù Cristo. Quanto poi alla perfezione si ha una certa gradazione: 1) prima [di tutto] bisogna essere bravi uomini, bravi cittadini, s'intende l'uomo nel senso ordinario; 2) bravi cristiani; 3) bravi religiosi. In sé questi modi di essere sono sovrapposti l'uno all'altro e quindi lo stato religioso sta sopra, al culmine, è come il terzo piano. Il terzo piano di una casa si può mettere così in aria, in mezzo al giardino? Precipita. Occorre il fondamento. E il fondamento è questo: vivere da uomo retto, se no non si avrà né il buon cristiano, né il buon religioso. Prima essere persone rette.
Tre cose occorrono: educare il cuore, la volontà, educare la mente secondo i principi naturali, sopra si possono aggiungere
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le verità di fede, le virtù cristiane, le verità cristiane, tutto ciò che è cristiano; sopra questo la fede religiosa, la virtù, la pietà del religioso. Ma prima bisogna essere persone rette.
Coscienza retta. Che cosa vuol dire? Amare la verità, non l'ipocrisia, non la bugia, altrimenti non ci può essere un buon cristiano, un vero religioso. Amare la giustizia, altrimenti non ci può essere un buon cristiano né un buon religioso; avere bontà verso tutti, rispetto per tutti.
Poi bisogna curare l'interesse spirituale, quello che è il nostro vantaggio spirituale, cioè l'anima più del corpo. Essere ordinati e non amare il corpo più dell'anima, il corpo non comandi il gusto, la curiosità, gli occhi, la lingua: educazione naturale che non è [solo] un complesso di gentilezze esterne. Educazione naturale è pensare bene di tutti, è desiderare il bene a tutti come a fratelli perché figli tutti di uno stesso Padre celeste, è parlare in bene, è operare in favore degli altri conforme ai principi di Gesù, cioè fare agli altri ciò che ragionevolmente vorremmo fatto a noi.
Essere di coscienza vuol dire [ancora] operare dinanzi a Dio per l'eternità. La coscienza è la voce di Dio sentita interiormente, è il giudizio pratico di quello che si deve fare o si deve omettere1. Basta dire di una persona: è di coscienza; [agisce] secondo coscienza.
Operare secondo coscienza. Vi sono persone che sono arrivate ai sette anni o magari ai quattordici, alle volte ai ventuno, alle volte ai ventotto anni che non hanno amore alla pulizia, all'ordine. Che cosa vuol dire? Che non hanno ancora coscienza. [Coscienza è] una specie di culto alla verità; culto vuol dire grande rispetto alla verità, grande amore alla verità: non credere [al male], non desiderare il male, non giudicare il male, non vedere sempre brutto e non lodare noi stesse, non metterci in vista. Come la rana che si gonfia e vuol diventare un bue2...
Le virtù naturali, la rettitudine naturale, la coscienza si violano offendendo la verità, la giustizia e il prossimo, perché noi
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abbiamo dei doveri verso noi stessi e gli altri. Non offendere la giustizia: noi frodiamo la giustizia quando diamo troppo al corpo e niente all'anima. Neppure frodare il prossimo nelle persone abusando del potere, specialmente coi piccoli, con gli inferiori, con i poveri, con quelli che non sono difesi, che sono assenti e non possono far valere le proprie ragioni: non abusarne. Al giorno del giudizio vedremo dove andranno i prepotenti [...]3. Gesù ha detto: «Hai una trave nel tuo occhio e vuoi cavare la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello. Cava prima la tua»4. Il prossimo ha dei diritti personali, di fama, secondo le circostanze5. [Per esempio], se c'è un pacco grosso e uno piccolo, lo prenda secondo le forze se una è più debole e l'altra più forte. Dobbiamo pensare agli altri, siamo figli dello stesso Padre celeste: lasciare il posto di tavola a chi viene dopo, chi è più anziano deve dare l'esempio. [Osservare] la giustizia: vi sono persone che mirano a cose sublimi e intanto trascurano i doveri naturali.
Leggete il libro Brevi meditazioni6 che i sacerdoti hanno preso a considerare per nove giorni: vivere secondo coscienza; essere di carattere, educazione del cuore. Essere di carattere vuol dire fortificare la volontà e non cambiare sempre proposito7.
Fare propositi secondo le possibilità reali, non suggeriti dall'orgoglio, né troppo grandi che sarebbe come voler portare cinque quintali, fare un salto di venti metri, prendere la luna e metterla nel sacco. Fare un passettino dopo l'altro.
Se noi volessimo esigere troppo dal corpo, che viva senza mangiare, è giustizia? No, bisogna trattarlo come un buon figliolo. Dunque amare la realtà delle cose e se c'è un altro Istituto
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che fa bene favorirlo, e se c'è una sorella che fa bene, amarla e non accusarla, e poi pace […]8.
Ora bisogna parlare dell'educazione del cuore che comprende quattro punti.

1) Acquistare un cuore compassionevole. Avere compassione delle miserie corporali e spirituali delle anime che sono nel purgatorio, dei pagani che sono nelle tenebre e nell'ombra di morte, dei bambini.

2) E poi benevolenza. Che cosa vuol dire? Bene volere, voler a tutti il bene, specialmente il bene sommo, la salvezza dell'anima e Dio sommo bene. «Ad maiorem Dei gloriam»9.

3) L'apostolato. Chi tra le Figlie di San Paolo è zelante nell'apostolato e fa l'apostolato progressivamente pratica la carità e porta la verità alle anime, la luce, la grazia. Quindi generosità nell'apostolato.

4) Le amicizie sante. L'amicizia santa è quella che esisteva tra Gionata e Davide10, tra Gesù e gli Apostoli: «Voi siete i miei amici»11, cioè quelli a cui Gesù confidava i suoi segreti, quelli che Gesù destinava a compiere l'opera sua sulla terra, quelli che egli intendeva santificare e un giorno chiamare lassù intorno a sé nel regno eterno: «Vado a preparare a voi un luogo»12.
Evitare le amicizie cattive, quelle che sono fondate sul sentimento. Questo cuore, dicono che è matto e tutti i momenti diciamo di dare il cuore a Dio. Ma allora come stanno le cose? Diamo forse il cuore matto a Dio? Eppure dicono di dare il cuore a Dio. Il Signore dice nella Scrittura: «Dammi il tuo cuore»13. Non il cuore superbo, vanitoso, non guidato dalla parte sensibile, ma dalla ragione; ed allora non è più matto, è un cuore guidato dalle leggi dello Spirito. Il cuore può essere un covo
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di serpenti: amore sensibile, desideri cattivi. Dal cuore escono tutte le cosacce perché è un covo di superbia. «De corde exeunt cogitationes, mala adulteria»14.
D'altra parte Gesù ha detto: «Imitate me che sono umile di cuore»15. Dobbiamo pensare che il cuore può diventare un covo di serpenti: prima una certa simpatia, poi una frequenza di conversazioni, poi non si vede, non si sogna, non si pensa che a quella persona; poi viene tutto il resto, allora il cuore diventa un covo di serpenti. Amicizia santa. Il cuore può essere la sorgente di tutti i beni come il cuore di Gesù. Educare il cuore, frenarlo.
Abbiamo dei doveri naturali che stanno a base della vita cristiana. Notiamo questo nel Simbolo Atanasiano16, cioè nel Credo più lungo dove è scritto: Gesù Cristo è «perfectus Deus, perfectus homo»17, uomo perfetto, amante della giustizia, che si è fatto simile a noi, che sapeva solo dare buoni esempi e sapeva solo fare il bene, che era giusto, che amava la verità, operava secondo coscienza. Gesù è contento che lo elogiamo nell'Eucaristia.
Coscienza retta, volontà ferma e cuore ben formato, conformato al Cuore di Gesù, al Cuore immacolato di Maria. [Fare] un po' di esame sui doveri naturali. Vi sono persone che per vedere se hanno vocazione, basta vedere se amano il lavoro. Amare la fatica, guadagnare il pane col sudore della fronte sono doveri naturali, ma non tutti [fanno] lo stesso lavoro: vi è chi fa il lavoro intellettuale, chi il lavoro morale e guida le persone e vi è chi fa il lavoro materiale. Più siamo attivi e più moltiplichiamo le forze e meglio serviamo il Signore, e più siamo preparati ai voti e più siamo degne religiose.
Gesù fu prudente, fu giusto, fu paziente, moderato, ebbe tutte le virtù naturali, osservò tutti i comandamenti. Ci benedica tutti Gesù.
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* Meditazione, in manoscritto, (la curatrice degli appunti non è stata individuata), in carta protocollo rigata, fogli 5, tenuta dal Primo Maestro a [Roma] l'8.6.1950, pomeriggio del Corpus Domini, come è detto nell'originale con l'indicazione “Primo Maestro”. Fa parte, probabilmente, del corso di Esercizi spirituali iniziato il 3 giugno, cf RA, 2 (1950) 4. Ci sono punti di sospensione che lasciano intuire un vuoto nel prendere gli appunti.

1 Cf Tanquerey A., Compendio di teologia ascetica e mistica, Desclée, Roma 1930, nn. 462-473.

2 Cf Favole di Fedro, scrittore latino del I sec. d. C., n 24: “La rana scoppiata e il bue”.

3 Originale: Vatti a lavare la bocca.

4 Cf Mt 7, 3.

5 Originale: Dei diritti in quanto alla sostanza.

6 Cf Alberione G., Brevi meditazioni per ogni giorno dell'anno, 2 voll., Società Apostolato Stampa, Roma 1948.

7 È stato trascritto il seguente capoverso dell'originale: Cosa dire di noi se sempre andiamo cambiando. Da una parte proposte e dall'altra una grande quantità di proposte grosse, è come promettere di portare 5 quintali! Oggi un tantino, e quando camminate, fare un salto da 20 metri? No, un passettino dopo l'altro. L'orgoglio... la perfezione, prometterebbe di prendere la luna e metterla nel sacco.

8 Originale: Perché se tuo fratello ha qualche cosa contro di te, vuol dire che ha dei diritti.

9 «Per la maggior gloria di Dio». Espressione assunta da S. Ignazio di Loyola come programma e fine per la Compagnia di Gesù.

10 Cf 1Sam 18, 1.

11 Cf Gv 15, 14-15.

12 Cf Gv 14, 2.

13 Cf Pr 23, 26 : «Figlio mio, dammi il tuo cuore» (Volgata).

14 Cf Mt 15, 19: «Dal cuore provengono i propositi malvagi… gli adulteri».

15 Cf Mt 11, 29.

16 Cf Denzinger H. - Hünermann P., Enchiridion Symbolorum, EDB, Bologna1995, nn. 46-47, 75-76.

17 «Perfetto Dio, perfetto uomo».