Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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31. COLTIVARE VERITÀ, GIUSTIZIA, BONTÀ*

A conclusione del 1949 e alle soglie del 1950 avevo tenuto, un po' dappertutto, questa meditazione: Anno di verità, anno di giustizia, anno di bontà. Se l'Anno santo produrrà questi frutti, sarà veramente santo1.
Questi frutti che sono alla base della nostra santificazione e ci santificano nella mente, nella volontà e nel cuore, sono cose eccellentissime che si possono considerare su tre piani diversi. Ci sono degli ebrei che sono galantuomini e dei religiosi che sono stati deposti perché si davano alla mercatura. L'apostolo non deve comportarsi alla maniera [di coloro che si occupano] degli affari umani, commerciali.
Prima c'è l'ordine delle disposizioni naturali: l'amore alla verità, alla giustizia, alla bontà che tutti devono avere naturalmente, anche se non sono cristiani. Su questo piano naturale è poi facile costruire il buon cristiano che ama e cerca la verità, la giustizia, la bontà rivelate nel Vangelo.
Nella ricerca delle vocazioni vedere che ci sia sempre questo buon fondo di virtù naturali, sulle quali il Battesimo e la Cresima abbiano prodotto i loro buoni effetti, formando la vera cristiana. Questa potrà diventare poi religiosa, persona cioè che ama e cerca di praticare le virtù religiose, i consigli evangelici.
Se si vuole esser santi, bisogna osservare prima ciò che è naturale, umano, poi ciò che è cristiano, e si può essere canonizzati, poi ciò che è religioso. Amore dunque alla verità, alla giustizia, alla bontà.
Vi sono alle volte erroracci nella mente che si traducono anche nella vita pratica: si cercano magari metodi di alta spiritualità
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e poi si trascura la riconoscenza, non si ha amore al lavoro che è di dovere naturale, anche per i ricchi. Le virtù naturali sono almeno sette, ma si compendiano tutte in queste tre: verità, giustizia, bontà. Cerchiamo di essere attaccati alla verità, perché la verità è Dio. Non ipocrisia. Vi sono delle persone che amano a tal punto la verità che per essa darebbero la vita. S. Paolo dice ai Galati: «O Galati insensati, chi mai vi ha insegnato ad abbandonare la verità e a seguire la menzogna?»2.
Dalle aspiranti, e da tutti, prima ancora della castità si esiga la verità. Questa rende molto più facile il governo e la convivenza fra sorelle; quando c'è la verità, più facilmente si correggono tutti gli altri difetti. Bisogna che noi ricordiamo ciò che è vero, non ciò che è secondo le nostre vedute personali. Non bisogna né attenuare né far scomparire le cose che vi ho detto in questi giorni. Dovete riconoscere la verità, e questa per voi è: la donna associata allo zelo sacerdotale, onde tutti abbiano quei meriti che si possono avere. Vigilare su aspiranti, novizie, su tutte, perché ci sia l'amore alla verità in tutte le sue forme e perché credano alle loro maestre.
Ci vuole, in secondo luogo, amore alla giustizia: a) verso di noi: cura della salute, stima e cura dell'anima più che del corpo, della castità. b) Per l'apostolato: continuo progresso, continuo perfezionamento morale e fisico. c) Amore alla giustizia verso Dio che comprende i doveri di adorazione, ringraziamento e amore. d) Amore alla giustizia verso la Società San Paolo con cui si deve fare una cosa sola nell'apostolato, pur essendo l'amministrazione divisa.
Amore alla bontà. Pensare bene di tutti, parlare bene di tutti, desiderare il bene di tutti, fare del bene a tutti.
Al giudizio di Dio vedremo passare davanti agli occhi nostri tutte le azioni della nostra vita come su una pellicola cinematografica: vi saranno impressi tutti i nostri pensieri, tutte le nostre parole, i nostri sentimenti.
Alcune persone fanno della loro vita un programma di bontà: sono servizievoli, si prendono il torto, purché non sia offeso
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Dio, seminano la gioia, il sorriso ovunque; persone che fanno professione di bontà.
Bontà di cuore: generosità nel perdonare, nessun rancore, desiderio cordiale del bene altrui, non scoprire il male, ma far risaltare il bene. Dei difetti se ne trovano in tutti, anche nei santi, ma chi ha la bontà di cuore trova il bene e fa risaltare questo.
Bontà nelle parole: parlare con carità, non di più né di meno, ma secondo carità come avrebbe fatto la Virgo prudentissima; parlare sempre bene non vuol dire che se c'è uno scandalo non si debba denunziare, ciò si dovrebbe fare per due motivi: «Se non ascolta la correzione tra te e lui solo... dillo a qualcuno; se non basta, consegnalo alla Chiesa»3. Vi sono persone che trovano ancora sempre qualcosa di bene da dire, altre direbbero sempre [qualcosa] di male, secondo come è impastato il cuore.
Bontà di pensieri, di parole, di desideri, di azioni.
Dimenticare i dispiaceri ricevuti, alcuni li raccontano ancora dopo dieci anni. Ma come si acquista il Giubileo? «Il sole non tramonti sopra la tua ira»4. Dimentichiamo! Abbiamo tanto bisogno che il Signore dimentichi i nostri debiti! Alla sera si deve aver sistemato tutto. Se nella notte la morte ci sorprende, deve trovarci nel perfetto amor di Dio e del prossimo. Nella vita riceviamo tanti torti, e ne facciamo anche tanti, sia pure involontariamente. Mettiamo tutto davanti al Tabernacolo e preghiamo il Signore di perdonarci tutto e di prenderci come siamo. Andate a studiare i metodi di alta spiritualità... mentre non siete ancora buone di quella bontà che deve avere la brava gente, i cristiani. Seminiamo bontà, per quanto è possibile, anche attraverso le pellicole. La bontà vale più del sapere, più della salute: la bontà è l'olio fra le ruote, fa essere angeli di pace. Quando c'è una suora buona in una casa, quanto bene fa! Allora si sta bene in quella casa e anche le altre diventano, a poco a poco, buone. Quando c'è la vera volontà di santificarsi, si progredisce poco per volta. Temere sempre chi ha lo spirito di malevolenza, talvolta bisognerebbe sospendere dalla Comunione
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almeno per un mese... in riparazione. Le suore di San Paolo si devono, in modo speciale, conformare a bontà perché devono andare dappertutto e sapersi adattare un po' a tutti i caratteri. Andate un po' ad aiutare nell'India, nella Cina, a condividere insieme le fatiche dell'inizio! Essere figlie e sorelle sempre, avere la bontà di famiglia. Quando una suora ha la malignità di vedere male in tutte, bisogna privarla dell'ufficio […]5.
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* Predica del plico B, in dattiloscritto, carta pesante, fogli 3 (27, 5x35), tenuta dal Primo Maestro a [Roma] alle superiore nel corso di Esercizi dal 2 all'11 settembre 1950. L'originale porta scritto “VII Predica”.

1 Cf RA, 2 (1950) 2-3. La meditazione del Primo Maestro ha come titolo: Auguri di un anno veramente santo in cui insiste su questi tre punti: 1) Anno di innocenza; 2) Anno di pietà; 3) Anno di verità.

2 Cf Gal 3, 1.

3 Cf Mt 18, 15-17.

4 Cf Ef 4, 26.

5 Originale: Anche se vede bene una sola sorella ed ha con essa una amicizia particolare (anche senza che ci siano... baci, ecc.) basta che ci sia qualche particolarità.