Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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23. LA FIDUCIA*

Abbiamo considerato il paradiso e abbiamo anche ricordato che la santità consiste essenzialmente in due punti, e cioè per parte nostra dobbiamo avere odio al peccato e compimento della divina volontà. È dunque molto semplice e assai facile; d'altra parte possiamo essere certe che queste due disposizioni già furono infuse dal Signore nella nostra anima più profondamente nel Battesimo, nel sacramento della Cresima e poi nella professione religiosa; esse ci aiutano a star lontane dal peccato veniale e dalle imperfezioni deliberate, e ci infondono un desiderio più vivo e più sentito di tendere al compimento della volontà di Dio. È anche necessario ricordare che queste sono le disposizioni richieste per avere la grazia che costituisce l'amicizia dell'anima con Dio e il grado di santità, ma è Dio che ci dà questa grazia, occorre quindi avere molta fiducia nel Signore, fiducia nella sua bontà e nella sua misericordia.
Che cosa possiamo allora fare? Acquistare la grazia, ma questa deve venire da Dio. Fiducia nelle difficoltà che tentano di scoraggiarci. Tutte le tentazioni e i sacrifici che talvolta bisogna fare per mantenerci in queste disposizioni, debbono farci pensare che il Signore ci assiste come un Padre amorosissimo, perché egli è buono, e per questo ci ha creati, per la santità, e la vuole tanto questa santità che ci ha creati dal nulla.
Quindi la sua volontà a nostro riguardo è ferma, è operosa, è costante ed egli la vuole raggiungere ad ogni costo, per questo ha messo in moto tutto il cielo e tutta la terra. Ed ecco che il
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Padre ci ha creati, il Figlio ci ha redenti e ha per noi sofferto ogni pena e la morte di croce, e ci ha dato i sacramenti, ci ha dato il Vicario di Gesù Cristo che ci guida e ci ha fatto continuamente del bene dal principio fino ad oggi. Gesù rimane con noi nelle nostre chiesette, ci ha dato i superiori perché ci guidassero, le sorelle perché avessimo attorno a noi esempi da imitare.
Come non possiamo aver fiducia, e molta fiducia nel Signore? In paradiso si sveleranno i misteri di Dio, si vedrà anche una vecchietta più sapiente1 di S. Tommaso2 e di altri sapienti che passarono sulla terra, e sarà quando [Dio] svelerà all'anima la sua bontà e farà vedere la sua misericordia con tutte le sue industrie, ispirazioni e rimorsi. Sarà una rivelazione di misteri per cui uscirà spontaneo il Magnificat o il Gloria in excelsis. Vedrete quante cose avranno messo in moto, in particolare per la vostra santificazione, Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, con la Vergine santissima, con gli angeli e con tutti i santi nostri protettori, S. Paolo specialmente. Vedrete inoltre come Dio non si è stancato nonostante tutte le nostre ingratitudini, e l'opera sua continua fino all'ultimo nostro respiro, e fino al giudizio quando allora vedremo come la gloria sarà maggiore di quanto meritavamo.
Sappiamo noi che cosa sia sentire la Messa, fare la Comunione, ricevendo lo stesso Dio in noi e trattenerci con lui ogni giorno intimamente a tu per tu? Sappiamo che significhi ricevere da lui ogni bene e che tutto ci concede se glielo domandiamo? Poteva egli darci più che la sua vita sul Calvario? Abbiamo fiducia in lui. Vedere nelle nostre disposizioni come stiamo e la fiducia che abbiamo nella grazia di Dio, nel soccorso che momento per momento egli ci dà. Come si potrebbero nel mondo sentire tante cose? Il Signore cancella dalla nostra mente tutto il male, come si cancella dalla lavagna quanto è scritto col gesso. Sempre più fiducia che il Signore ci doni la sua grazia e,
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quando noi ci vediamo cattive, non pensiamo che egli sia stanco di noi, fiducia anche allora. Fiducia quindi, perché c'è anche la Madonna che, quale madre tenerissima, non respinge mai il figlio, ma si fa rifugio dei peccatori, ausiliatrice di tutti e Regina degli Apostoli. Avere fede e speranza, quando c'è fede e speranza si cura con facilità la carità. Per avere questo amore per il Signore chiediamolo alla santa Madonna, per averlo come lo aveva lei, come lo desiderava il suo cuore.
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* Meditazione, in dattiloscritto, carta vergata, fogli 1 (21x29, 5), tenuta dal Primo Maestro a [Napoli] l'8.8.1950. La macchina da scrivere usata per il dattiloscritto è la stessa a cui si accenna nella nota del ritiro precedente. L'originale ha come titolo “Martedì, meditazione del Sig. Primo Maestro”. Nella cronistoria di don Speciale è scritto: “Il Primo Maestro è andato a Napoli presso le Figlie di San Paolo; detta loro anche delle meditazioni” (p. 241). Il dattiloscritto del 9 agosto porta indicato il luogo: Napoli. Si desume che il Fondatore tenne a Napoli il ritiro del 5 e 6 agosto. Fu ancora presente l'8 e il 9, e vi tenne altre due meditazioni, dopo essere rientrato, secondo la cronistoria, a Roma il giorno 7.

1 Il pensiero corre istintivamente al noto episodio circa il dialogo di S. Bonaventura con la vecchierella.

2 Tommaso d'Aquino (1225-1274), nativo della Campania, sacerdote, religioso domenicano, Dottore e luminare della Chiesa. Sono notevoli capolavori le sue opere di filosofia e di teologia Summa Theologiae, Summa contra Gentiles.