Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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2. TENTAZIONI SUI VOTI*

C'è un diavolo specializzato nel tentare le suore e contro il quale bisogna mettersi in guardia. Sapete come tenta? Con lo scoraggiamento. Bisogna vincerlo con la preghiera e poi denunziarlo, cioè dire le tentazioni, i pericoli, le prove, dire e non chiudersi in se stesse.
Il diavolo vi tenta sui punti che riguardano la vostra vita: sull'obbedienza, la castità, la povertà, la vita comune, l'apostolato. Egli cerca di far incontrare le difficoltà dove ci sarebbe il merito. Ad una fa amare più l'apostolato che la pietà; alla pietà bisogna dare il primo posto. Nell'apostolato [della] propaganda tenta in due modi: o facendoci comportare con modi asciutti o cercando di far amare noi stessi invece della missione nostra. Le Figlie di San Paolo, specialmente nell'andare in propaganda, devono dimostrarsi alquanto amabili, altrimenti si alienano gli animi. D'altra parte, non si deve attirare gli animi a noi, ma trattando con tutti, serbare il cuore a Dio. Parlate con una donna? Pensate alla Madonna e cercate di vederla in lei. Parlate con un uomo? Cercate di immaginarvi di parlare con Gesù. E allora si avrà rispetto e affetto, ma per il Signore, sempre!
Sulla castità il diavolo tenta ancora in questo modo: ispira idee, sentimenti che sono scrupoli, è la castità all'eccesso, castità che turba, agita e quindi non può venire da Dio. Viceversa poi, sul punto della castità stessa, il diavolo che è tanto astuto, mette nell'animo la preoccupazione di stare con chi [ci] vuol bene, il desiderio di guadagnarsi le simpatie, l'affetto di coloro con cui si deve stare assieme, e così si perde il fiore, il profumo della castità. A fare certi disordini, ci andrebbe del coraggio, ma in queste cose, invece, facilmente ci si illude: si crede di essere di Dio, avere il cuore a lui, e si ha invece il disordine.
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Sull'obbedienza il diavolo tenta facendo obbedire perché chi comanda ha dei bei modi, va a genio, persuade, ecc.; si crede di obbedire, mentre così si annulla l'obbedienza. Magari una eseguisce prontamente e gli altri la stimano obbediente, ma forse obbedisce senza merito. Altro modo di tentazione all'obbedienza è questo: una pensa e dice che quella Maestra, quella persona è tanto buona, ma essendo troppo buona non può capire le necessità, le cose delle altre. Si disistima la persona che comanda, e allora si dimezza o annulla l'obbedienza.
Sulla povertà tenta in questa forma: mentre magari si rispetta la roba degli altri, si crede che tutto quello che favorisce l'Istituto possa essere lecito. No, vi è prima la carità e la giustizia!
Il diavolo è astuto, sono millenovecento anni che tenta, e la sa lunga. Il diavolo vecchio insegna al diavoletto giovane: Non mettere dei pensieracci a quest'anima, lascia che preghi, ma quando sarà nella preghiera, tu ricordale tutti i suoi lavori, le sue occupazioni, e così seguirà quei pensieri e la preghiera sfumerà! Bisogna vigilare! Prudenti come i serpenti1. Talvolta, sotto l'aspetto di maggior bene non si fa il bene. Vi sono due prudenze, dice S. Paolo, la prudenza dello spirito che è quella che viene da Dio, la prudenza della carne che è la malizia, la furberia del mondo2. Prudenza dello spirito è volersi fare i meriti maggiori, abbracciare la vita religiosa che è la forma di vita che favoriscemaggiormente la santità. È prudenza dello spirito distinguere le compagnie, le persone con cui ci si accompagna: le più prudenti vanno con le più sante. È prudenza dello spirito l'obbedire con fini soprannaturali.
Ogni giorno, e specialmente nella prima settimana di ogni mese, offrire tutto come ringraziamento, adorazione, soddisfazione, propiziazione. Preghiamo per avere la grazia di corrispondere ogni giorno alla nostra vocazione, perché si può corrispondere un tempo e non [in] un altro tempo, un giorno sì e un altro no. Corrispondiamo, e vinciamo l'astuto demonio specializzato nel tentare.
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* Meditazione stampata su un ritaglio di carta tipografica, fogli 1 (9x16, 5) conil titolo “Parole rivolte dal Primo Maestro alle Figlie di S. Paolo”, tenuta ad Alba l'1.2.1950. Esiste un dattiloscritto, ma è successivo, perciò si ritiene come originalelo stampato.

1 Cf Mt 10, 16.

2 Cf Rm 8, 5-6.