Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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29. L'OBBEDIENZA*

Mi sono domandato se dopo trentacinque anni che avevo formato le suore, le avevo formate senza ragione...
Non ci deve essere alla fine degli Esercizi solo il proposito circa lo spirito, ma anche sull'apostolato individuale e collettivo.
Certi abissi!... Certe coscienze!... Mi riferisco specialmente alla giustizia e allo spirito di obbedienza.
Su un punto vi siete messe a posto, circa la costruzione della chiesa1, e su questa linea bisogna camminare perché ci sia l'unione, altrimenti si dovrà decidere per la via della separazione. Bisogna che ci sia la coscienza nelle cose...
Adesso veniamo a parlare dell'obbedienza.
L'obbedienza è uno dei voti ed è virtù fondamentale nella vita religiosa, è la virtù che ci fa guadagnare molti meriti. Il dire sempre di sì al Signore è l'esercizio pratico della nostra dedizione, della nostra consacrazione totale a Dio. Chi non è obbediente non è moralmente religioso, anche se ripetesse dieci volte la sua professione. I nostri sì perpetui, alcuni sono cristiani soltanto perché si riferiscono ai comandamenti, altri sono religiosi perché riguardano i voti.
L'obbedienza deve essere soprannaturale. Le persone che comandano non sono che i rappresentanti di Dio, ci trasmettono la sua volontà: a noi assecondarla vedendo Dio in essi.
L'obbedienza si riferisce a tre punti: 1) alla volontà di Dio, indistruttibile, espressa nei comandamenti; 2) alla volontà di Dio espressa nelle disposizioni delle Costituzioni e dei superiori; 3) alle manifestazioni particolari per ogni singola anima, per esempio una malattia, un ufficio speciale, ecc. In quest'ultimo
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punto sta il maggior campo dell'obbedienza: ciò che Dio vuole da ogni persona in particolare. Il Signore vuole un'obbedienza cieca, ma non stupida. L'obbedienza cieca è cosa sapientissima, non stupida. Io non capisco il mistero dell'Eucaristia, ma credo lo stesso perché credo alle parole di Cristo il quale non può ingannare, e questo è sapientissimo. Credere a Gesù Cristo è assai più sicuro che credere ai nostri sensi; i nostri sensi spesso sbagliano, ma Dio non può sbagliare. La fede è cieca, ma è sapientissima. Possono, è vero, sbagliare i superiori, ma chi obbedisce non sbaglia, come non sbaglia Dio che permette quello sbaglio di cui l'anima nostra aveva bisogno. Noi non dobbiamo fare obiezioni a ciò che Dio vuole da noi, anche se non capiamo: è Dio che da tutta l'eternità provvede al bene dell'anima nostra.
Però l'obbedienza non può essere contraria ai comandamenti o alle Costituzioni. L'obbedienza è cieca ed è ragionevole nello stesso tempo. In due maniere entra la ragione nell'obbedienza: 1) Se la cosa disposta è evidentemente contraria ai comandamenti, alla legge naturale, alle disposizioni della Chiesa e delle Costituzioni, in questi casi non c'è obbedienza che tenga. 2) In altri casi è la coscienza, è la vocazione che indirizza. Se, per esempio, ti riempiono la libreria di oggetti religiosi o di libri di case editrici varie, questo è contrario alle leggi della Chiesa circa il vostro Istituto e alle vostre Costituzioni. E neppure la propagandista potrà riempire, per obbedienza, la borsa solo di libri stampati dalle Figlie, lasciando indietro quelli della Pia Società San Paolo. Qui non c'entra l'obbedienza! [Ad esempio, alcune] se la prendono con le Pie Discepole perché fanno la propaganda a Montecatini, e poi non si fanno scrupolo di acquistare oggetti religiosi senza passare per la via legittima. Se ci sono disordini così gravi, come si potrà camminare? È la giustizia, è la legge naturale, è la legge della Chiesa che a volte si trascura. Che, per esempio, la Società San Paolo paghi gli interessi del denaro che le Figlie di San Paolo tardano a versare, è forse giusto?
Vi siete formate un concetto sbagliato dell'obbedienza, per cui diventate irragionevoli tutte insieme. Non si deve mica diventare irragionevoli, diventando suore! Non si perdano i comandamenti
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per strada! Bisogna che diventiate di coscienza, coscienza che è fondata sulla verità, sulla giustizia, sulla bontà.
La Società San Paolo ha dovuto spendere milioni e milioni per impiantare il palazzo della radio a Tokio2 e voi non siete affatto intervenute. Ma chissà, perché la giustizia non viene osservata? Io vi vorrei sagge, illuminate, vere figlie della Chiesa e di Dio.
Ma vi sono delle cose così irragionevoli... Certe volte basta che una la faccia più grossa per essere esaltata. Magari si fanno conferenze e si toccano piccole cose, si guardano le minuzie e si lasciano passare i travi... La legge di Dio, i comandamenti non li facciamo noi! Certe cose neppure Dio può mutarle. State attente, sono cose veramente gravi. Tenetevi sulla via della salvezza.
L'obbedienza deve essere ragionata in questo modo: mettere la testa in ciò che viene comandato, nell'ufficio che viene affidato: è ciò che fa il progresso!
Perché a una suora non si sa che cosa farle fare, non è detto che sia poi capace a fare qualunque altro ufficio, magari la superiora!
Una suora non può essere cuoca, legatrice, tipografa, superiora, adesso come lo era vent'anni fa. Così una suora addetta al cinema, non può essere allo stesso punto [in cui era] all'inizio! Ma questo film non va!. E se non va, ditelo, ma fate attenzione che questo non sia solo un'idea vostra; molte volte una cosa non va per noi, ma va [bene] per il popolo a cui è destinata. Può essere che vi siano degli sbagli, ma con l'aiuto vicendevole si correggeranno man mano.
Se nasce un apostolato che in seguito potrà darvi aiuti, non è giusto che i pesi degli inizi li lasciate portare tutti alla Società San Paolo. Anche voi dovete dare il vostro contributo di pesi materiali e morali. Io, certo, dopo quindici anni che lavoro per il cinema, sono stato considerato meno della più piccola suorina, la quale, in questo lavoro ha già la sua percentuale. Manca la coscienza in tante cose! La giustizia richiede che si dia a ciascuno
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il suo. Si è operato in buona fede, ma occorre che l'Anno santo ci cambi un po', che impariamo ad agire con coscienza. La coscienza ha delle leggi che bisogna osservare. Vorrei che si agisse in coscienza, nella parte spirituale, negli studi, nell'apostolato.
Gli ebrei colavano l'acqua col colino per non inghiottire […]3 i moscerini e poi inghiottivano i cammelli4. Alle volte, mi date l'impressione di avere la coscienza a metà. Siete delicatissime su certi punti e poi lasciate passare delle cose fondamentali e che si riferiscono alla salvezza dell'anima. Formatevi una buona coscienza, se no la comunità è spinta verso un punto sbagliato e costringete i superiori maggiori, la Prima Maestra, che è saggia e attraverso la quale passano i lumi e le grazie, ad avere le mani legate e a non essere più libera di agire.
Avere la coscienza giusta. Non farsi degli scrupoli che sono anche contro la coscienza. La via giusta è: verità, giustizia, bontà, per essere umane; fede, speranza, carità, per essere cristiane; obbedienza, povertà, castità, per essere religiose. Proviamo per un anno se si mettono le cose a posto, se no, si verrà alla separazione. Certe ipocrite si intrufolano dappertutto e riescono a entrare nelle maniche delle superiore così bene che devono sempre aver ragione, ma queste non possono mai dare lo spirito buono, lo spirito dell'Istituto.
Se volete capire bene le cose che vi sto dicendo, non parlatene. So che vi sono degli appigli, delle obiezioni da fare, ma vi ho già detto che ad ogni vostra obiezione io avrei quattro o cinque risposte [da opporre]. E notate bene che quello che vi dico è solo la metà di quello che dovrei ancora dire. Pregate il Signore che vi faccia capire tutto.
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* Predica del plico B, in dattiloscritto, carta pesante, fogli 3 (27, 5x35), tenuta dal Primo Maestro a [Roma] alle superiore nel corso di Esercizi dal 2 all'11 settembre 1950. L'originale porta scritto “V Predica - L'obbedienza”.

1 Riferimento alla costruzione del santuario Regina degli Apostoli in Roma, iniziato nel 1945, alla fine della seconda guerra mondiale e consacrato nell'Anno mariano: novembre 1954.

2 Cf Martini C. A., Le Figlie di San Paolo..., o. c., p. 298.

3 Originale: La carne: escludevano.

4 Cf Mt 23, 24.