Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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37. L'APOSTOLATO*

Ieri sera abbiamo ricordato il dovere di perfezionarci e il dovere dell'apostolato: primo e secondo articolo delle Costituzioni, i due comandamenti della carità.
Amare le anime e, siccome la nostra vita è indirizzata all'apostolato, dobbiamo vivere per le anime, sognare le anime. Pensare spesso alle verità fondamentali dell'apostolato:
1) che cosa ha fatto Gesù Cristo per le anime? Discese dal cielo, le ammaestrò, morì crocifisso. Fino a questo punto Gesù ha amato le anime. È impossibile amare Gesù e non amare le anime; se amiamo Gesù, bisogna che lo imitiamo, che spendiamo tutte le nostre forze per le anime.
2) Amare il prossimo come noi stessi. Non dobbiamo amare gli altri più di noi stessi, ma come noi amiamo noi stessi. Prima la cura della nostra anima, non trascurare la pietà per l'apostolato, poi la cura delle anime altrui.
3) Avendo fatto la professione in questa Congregazione, l'apostolato è per noi il dovere di stato.
4) Quanto ti importa la salvezza delle anime? Su circa due miliardi ve ne è oltre un miliardo di pagani. Chi ha cuore, può considerare lo spettacolo miserando che presenta l'umanità e non muoversi e non dire: Io andrò e li salverò? O non vi è cuore in noi o non si considera abbastanza la fiamma di zelo che lo Spirito Santo deve avere acceso in noi il giorno della professione. Vi sono alcune che sono divorate dallo zelo, altre di zelo languido, come il fuoco sotto la cenere.
[Inoltre] quasi metà di quelli che conoscono Gesù Cristo
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sono caduti nell'eresia, e anche tra i cristiani, quanti non vivono bene? L'apostolato nostro è la dimostrazione di attività, di zelo, di amore alle anime che possiamo dare noi. Si conosce bene l'apostolato, lo si ama? Si cerca di conoscerlo meglio? Perché si possa dire di amare l'apostolato, bisogna che sia progressivo, ma per questo bisogna conoscerlo: leggere dei libri, vedere come si può farlo meglio.
Non si può star fermi: ad esempio, vedere quale progresso ha fatto ultimamente l'arte tipografica, visitare pure le mostre da cui si può imparare. Il nostro Istituto non deve star fermo: avrà sempre la tipografia, ma non [sempre] allo stesso modo. Negli ospedali non si usano oggi gli stessi mezzi che si usavano trent'anni fa. Se si lavora sempre allo stesso modo è segno che non si ama l'apostolato. È troppo poco mandare a stampare in tipografia un libro, bisogna conoscerlo bene, presentarlo e far conoscere il frutto che deve portare. Ci vuole una conferenza dell'autrice alle suore che lavoreranno attorno a quel libro perché tutte dicano come si può fare e riesca bene.
Bisogna pensare, essere illuminate circa l'apostolato, tanto più nei riguardi della libreria e della diffusione. Chi non trova nuovi mezzi per riuscire è tiepida. Una maestra di asilo o di scuola elementare se facesse scuola adesso come si faceva trent'anni fa, non sarebbe a posto. La vita tiepida si ha quando non vi è il progresso o nella redazione o nella tecnica o nella diffusione. Come è possibile fermarsi a discorrere su delle sciocchezze mentre le anime si perdono?
Il progresso di una Figlia di San Paolo nell'apostolato indica che c'è fervore in quell'anima. Il progresso, il fervore nell'apostolato ci salva da molte tentazioni. Spesso a chi è scoraggiato, tentato, ecc., si potrebbe dire: Ama di più l'apostolato, pensaci, industriati. Non si è a posto se si fa l'apostolato oggi come dieci anni fa. I medici continuano a studiare...
C'è l'amore, il desiderio di imparare sempre cose nuove? Questo amore salva da tante tentazioni e aumenta tanto i meriti. Invece di lamentarsi per quello che non c'è, si faccia bene ciò che si può fare. Non star ferme, premunirsi, studiare, altrimenti i protestanti vi passano avanti. Vedete come entrano dappertutto, e non solo i protestanti. Vedere se c'è la tiepidezza o il fervore.
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Molte volte si pensa all'apostolato con tiepidezza, con indifferenza. L'apostolato deve avere la più grande importanza dopo la pietà. Ma noi crediamo che S. Paolo, quando arrivava in un posto, si preoccupasse di trovarsi bene, di star bene? Ci deve essere questa fiamma, questo assillo, questo fastidio quotidiano: l'apostolato!
Ma, io sono malata!. E se non puoi dare al Signore dieci di forza, gliene darai nove, quando potrai. Come si potrà morire tranquille dopo essere state indifferenti circa l'apostolato?
Invece di star tanto tempo al confessionale, andate a spiegare come fare la propaganda, quali industrie usare. Quanto tempo si perde talvolta! Ma non perché si faccia del male, ma perché non si è abbastanza tese verso l'apostolato. Ci sono delle difficoltà? L'amore vince tutto. Quanto si deve fare, si sa [che deve essere fatto] con retta intenzione e dev'essere progressivo.
Diffondere ora ciò che c'è, poi migliorare la redazione, la tecnica, la propaganda. Sono molti i settori che ancora non abbiamo curati, si è fatto ben poco per le scuole e per gli intellettuali.
Essere uniti nelle varie parti dell'apostolato. Ci sono dei difetti: segnalarli. Ma il più grande difetto è quello di non amare l'apostolato, di non organizzarlo bene. Non fare distinzione fra apostolato del libro e apostolato del cinema. Vi sono vari modi di stampare e se noi vedremo nuovi modi, in avvenire, per fissare il pensiero, dovremo prenderli.
Non si fa l'esame di coscienza circa l'apostolato, non si fanno i propositi per esso, e allora avviene che si arriverà alla fine della vita senza aver speso per il Signore tutte le forze. Ogni Figlia di San Paolo misuri il suo fervore dall'attaccamento, dall'amore all'apostolato. Amare Dio non solo col cuore, è tanto vago questo! ma con le braccia. Quale differenza vi è a volte tra suora e suora! Vi sono di quelle che progrediscono molto nel loro ufficio, altre che non progrediscono mai. Ricordiamo che si conosce il fervore di un'anima e di una casa dall'amore che si ha all'apostolato, dall'industria che si mette in esso. «Chi soffre, dice S. Paolo, senza che io mi commuova? Senza che cerchi di portare aiuto?»1. E noi dovremmo poter dire altrettanto.
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* Meditazione, in dattiloscritto, carta pesante, fogli 3 (27, 5x35), tenuta dal Primo Maestro a Roma. Del testo sono pervenute due redazioni: A) dattiloscritto con molte correzioni a calligrafia di M. Ignazia Balla; B) ribattitura corretta. Esistono pure vari dattiloscritti più recenti. Nella redazione B è scritto “Esercizi spirituali, ottobre 1950, Roma, Anno Santo (alle professe)”. Questa meditazione perciò è stata tenuta in uno dei due corsi di Esercizi spirituali di ottobre, il primo iniziato il giorno 7 e l'altro il giorno 21, cf RA, 2 (1950) 4. Si considera come originale la redazione A, dal titolo “L'apostolato”, senza tener conto delle correzioni.

1 Cf 1Cor 10, 33.