Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

11. IL PROGRESSO*

Esaminiamoci se in quest'anno abbiamo progredito. Sempre bisogna progredire, e non v'è ragione che ci possa scusare se non abbiamo progredito. L'impotenza fisica non impedisce il progresso, poiché questo consiste anzi tutto nell'aumento di fede, di speranza e di carità.
Il progresso spirituale sta anzitutto nell'aumento di fede, nel considerare le verità soprannaturali e quello che ci attende; sta nella speranza e fiducia in Dio; sta nell'amor di Dio, nell'unione con Dio. V'è progresso quando tutto, solo e sempre viene accettato dalle mani di Dio: «Fiat voluntas tua»1. Ecco il progresso! I martiri amavano ancora di più Dio quando erano torturati e morivano per la fede. Nelle nostre sofferenze avere le stesse intenzioni di Gesù sulla croce, ragionare soprannaturalmente, volere Dio solo, amarlo sopra tutto; ed ecco il progresso, cioè più fede, più speranza, più carità, più amor di Dio.
È necessario il progresso? Sì. L'anima stazionaria non può durarla a lungo. L'anima si accorge di essere stazionaria perché le manca la luce: fare un fioretto non l'attira, un merito in più non le importa, è languida, manca lo sforzo. Fermi si sta poco, è così anche nella vita fisica, ma tanto più nella vita morale dove «Non progredi est regredi: il non avanzare è tornare indietro»2. Il perdere tempo è incorrispondenza alla grazia di Dio e Dio allora ritira le sue grazie; l'anima si sente sola, abbandonata a se stessa.
La diligenza all'esame di coscienza è sempre segno di fervore, come la negligenza in esso è segno certo di tiepidezza, eccetto il caso rarissimo che il confessore abbia imposto diversamente.
~
L'osservanza religiosa e l'osservanza dei voti devono nascere dallo spirito di fede, di speranza e di carità, di qui si misura il progresso. Lo spirito di fede non inganna mai; assieme alla fede crescono le altre virtù; chi invece non ha fede fa ragionamenti umani e porta per la sua castità scuse e difese che già denotano la mancanza di amor di Dio. La suora che progredisce ha ogni anno molta più grazia, come la Madonna che sì nacque santa, ma questa santità andò via via aumentando ogni giorno, in ogni circostanza della vita, fino a farla morire per la troppa veemenza. Oh, quante grazie ha una suora: da bimba nel mondo, da postulante, da novizia, da professa semplice, da professa perpetua, e via via col passare dei giorni! Quante grazie avrà nel venticinquesimo anno di religione, quante più nel trentesimo e nel quarantesimo! Se un filo d'acqua cade in una vasca e se questa non perde, andrà man mano riempiendosi; così l'anima che non perde la grazia, ma vi corrisponde, presto si riempie di un cumulo di grazie. E più corrisponde, più si moltiplica la grazia. Allora si verifica il caso occorso a tanti santi, morti giovani come S. Gabriele dell'Addolorata3, Domenico Savio4, S. Gemma5, ecc. Di loro è detto: «Brevi vivens tempore, explevit tempora multa»6, in poco tempo hanno fatto un grande cammino. Il direttore di S. Gabriele non doveva fare altro che costatare ogni mese il suo progredire, il suo avanzare nella santità. In una pietra che cade dall'alto, nel primo istante la velocità ha un grado, nel secondo istante è doppia, nel terzo istante è tripla, secondo il quadrato della distanza; così l'anima che progredisce da principio cammina con fatica, poi con lena, infine con facilità e diletto.
~

* Meditazione, in dattiloscritto, carta vergata, fogli 2 (20, 5x29, 5). Fa parte del corso di Esercizi tenuto dal Primo Maestro a [Roma] dal 12 al 20 aprile 1950. Le curatrici dei dattiloscritti successivi hanno aggiunto a mano il titolo che adottiamo.

1 Cf Mt 6, 10: «Sia fatta la tua volontà».

2 Principio ascetico del tempo. L'espressione si riscontra già in S. Bernardo, cf In purificatione B. Mariae.

3 Gabriele dell'Addolorata (1838-1862), al secolo Francesco Possenti, di Assisi. Dopo una giovinezza spensierata, ascoltando l'invito della Vergine, entrò nell'Ordine dei Passionisti e in cinque anni raggiunse la vetta della santità.

4 S. Domenico Savio (1842-1857) piemontese. Entrò dodicenne a far parte dell'Oratorio di don Bosco a Torino. Aveva come motto «La morte, ma non peccati».

5 Gemma Galgani (1878-1903), di Lucca. Orfana giovanissima e di malferma salute, fu accolta in casa Giannini. Nella sua vita si verificarono straordinari fenomeni soprannaturali. Soffrì pene di ogni genere, partecipe delle sofferenze di Cristo.

6 Cf Sap 4, 13: «Giunto in breve alla perfezione, ha compiuto una lunga carriera» (Volgata).