Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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50. CONTEMPLARE GESÙ NEL PRESEPIO
(Domenica fra l'ottava del Natale)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 27 dicembre 19641

Il Vangelo di quest'oggi: san Luca, capo II. Questo tratto di Vangelo è il medesimo che si leggerà alla Purificazione.
In quel tempo: Giuseppe e Maria, Madre di Gesù, restavano meravigliati di quanto si diceva di lui. Simeone li benedisse, dicendo però a Maria, sua Madre: «Il Bambino è causa di rovina e di risurrezione per molti in Israele e segno di contraddizione; e anche a te una spada trapasserà l'anima, affinché restino svelati i pensieri di molti cuori». Vi era pure una profetessa, Anna, figlia di Fanuel, della tribù di Aser; questa era molto avanzata in età; era vissuta sette anni col marito al quale si era sposata fanciulla, e rimasta vedova aveva toccato gli ottantaquattro anni; non usciva mai dal tempio e serviva Dio notte e giorno in digiuni e preghiere. Capitata proprio in quel momento anch'essa, lodò il Signore e parlò del Bambino a quanti aspettavano la redenzione d'Israele. Quando ebbero compiuto le prescrizioni della legge, Giuseppe e Maria tornarono in Galilea, alla loro città di Nazaret. Ed il fanciullo cresceva e s'irrobustiva pieno di sapienza, e la grazia di Dio era in lui2.
Ora possiamo, per oggi, fare una contemplazione di Gesù nel presepio: contemplare il luogo, le persone, e cosa si fa in quella grotta.
Lo sguardo alla grotta ci insegna la povertà; e le persone: Gesù, Maria, Giuseppe, la verginità, la purezza; e poi l'obbedienza al Padre celeste. Là si compiva pienamente il volere del Padre celeste che mandò il suo Figlio perché venisse a redimere l'umanità, e cioè, soddisfare il peccato di Adamo e poi tutti i peccati che nel mondo si erano commessi e si compiono ancora.
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Il primo insegnamento, la prima contemplazione ci fa considerare la grotta. Maria e Giuseppe erano arrivati a Betlemme a dare il nome per il censimento, obbedendo. Ma poi non trovarono alloggio - dice - nella città, perché erano poveri. E allora gli albergatori accettavano solamente quelli che possedevano, quelli che potevano pagar bene. Non erat eis locus in diversorio1. Quindi, insegna la povertà. Ed allora, invece di una casa, andarono nella circonvicina (...) a cercare un qualche riparo dalla notte. Una grotta han trovato, grotta che serviva agli animali quando pioveva. E difatti Gesù, vestito, coperto da Maria coi pannilini (e non bisogna mai considerare il Bambino nudo, Maria aveva portato i pannilini sapendo che era il giorno della nascita) (...). Oh, e allora, una grotta per le bestie, e la greppia per le bestie, e un po' di paglia per le bestie. E vestito, così, il Bambino, Maria ne fece l'esposizione, e cioè, mise il Bambino sulla paglia e Giuseppe e Maria s'inginocchiarono ad adorare il Figlio di Dio incarnato.
Povertà. Si vorrebbe, sì, fare il voto di povertà, ma bisogna considerare che la povertà non sia una bella parola, bisogna che sia praticata, la povertà.
Parlando di povertà, c'è la povertà che è miseria, condizione; poi vi è la povertà che è virtù; poi vi è la povertà, voto.
Povertà, condizione, quando si è nella miseria perché non si hanno averi. Condizione (...). E quanti nel mondo sono ancora nella miseria (...). Condizione.
Poi c'è la povertà, virtù. I buoni cristiani, i quali tengono le loro case, i loro vestiti, il loro cibo, ma sempre moderati, in modo giusto, senza sprecare, senza abusare del cibo, ecc. (...).
Poi c'è la virtù, sì, ma si aggiunge, da chi fa i voti, il voto di povertà, il voto di povertà secondo le Costituzioni, in quella giusta misura per cui si abbia una casa, ma non di lusso; e si abbia il cibo (...) necessario per la vita, ma non abusarne; e il vestito che sia sempre quello che risponde alle Costituzioni. Nella giusta misura. Questo non finisce lì. L'amore alla povertà, la ricerca della povertà. Cosa ha cercato Gesù? La grotta. Per quanto sta da noi: ciò che è più misero, ciò che è più debole, fragile.
Ecco, allora dobbiamo considerare il primo insegnamento che ci dà Gesù.
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Secondo: tre persone erano in quella grotta (...): Gesù santissimo, vergine, che tutta la sua vita santissima, gradita al Padre, e poi, dal momento in cui il Figlio di Dio si è incarnato nel seno di Maria e fino all'estremo, purissimo. E fin dal momento in cui è incarnato, il Figlio di Dio, già contemplava il Padre celeste e cominciava la glorificazione e la riparazione. Glorificazione al Padre celeste, e la redenzione, la soddisfazione per noi, poveri uomini, povere creature, peccatori che siamo. E poi Giuseppe, vergine; e poi Maria, vergine e Madre di Gesù.
I religiosi, le religiose devono contemplare come s'inizia la redenzione. S'inizia dal presepio. Ma tre persone vergini, il che vuol dire che, se vogliamo seguire Gesù, se [vogliamo] approfittare della redenzione, [occorre] la purezza, il voto di castità; perché c'è la purezza virtù e c'è la purezza che è voto. Dobbiamo sempre dire che la purezza dei cristiani ha un certo grado; la purezza voto esige di più. Mortificazione, sì; non così facile a guardare con gli occhi, a udire con l'orecchio, la lingua col dire, il gusto (...) il tatto, il trattamento del corpo e di notte e di giorno. Rispettare il corpo che è consacrato a Dio, sì, consacrato a Dio, quindi ci vuole una grande delicatezza, allora,delicatezza sotto tanti aspetti. Particolarmente ricordarci che il nostro corpo deve diventare un calice; quando si riceve la comunione, il corpo diviene una pisside. Certamente ci vuole sempre che sia ben pulita, allora, ecco.
Con quale rispetto Maria prendeva il suo Bambino per nutrirlo. E con quale rispetto dobbiamo ricevere la comunione. Purezza! Ci vuole (...) mortificazioni positive, sì. Perciò custodire gli occhi (...). Certi spettacoli, certi discorsi, certe notizie, certe libertà che possono permettersi i cristiani di più. Altro sono i voti. E specialmente custodire il cuore e la mente. Il cuore sia sempre ordinato a Dio che non sembri una carità troppo umana. E che la mente non si fermi su pensieri, che la volontà non si fermi su desideri che non sono convenienti; e custodire la fantasia e custodire la memoria. Custodia.
Poi se vogliamo proprio la santità, dobbiamo santificare non solo l'anima, la mente, ma il corpo, il corpo.
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Terzo: la docilità, cioè la volontà di obbedire. L'obbedienza, quindi [come] Maria, Giuseppe, Gesù. L'obbedienza completa.
Giuseppe e Maria abitavano abbastanza lontano prima di arrivare a Betlemme, ed era un tempo non molto adatto per viaggiare, non molto buona la strada allora, per andare a Betlemme, per comando dell'imperatore. Ed obbedirono (...). Obbedirono. E siccome era la volontà del Padre celeste che il Figlio di Dio nascesse in quelle condizioni, senza lagnarsi: "Non abbiam trovato; sono stati ingiusti; non ci hanno ricoverati; non ci hanno permesso di rimanere in città...". Ma bisognava che si provasse fin dall'inizio l'obbedienza, Gesù - e cioè la volontà di Dio -, Maria e Giuseppe. Factus oboediens usque ad mortem, mortem autem crucis1. Dall'entrata nel mondo, la volontà del Padre celeste, sempre, fino alla fine: e nella vita privata e nella vita pubblica e nella vita dolorosa: Oboediens usque ad mortem, mortem autem crucis pro[pter] ... Deus exaltavit illum et dedit illi... omne nomen.
In fine, in fondo, la santità consiste, per le anime ordinarie: volontà di Dio (...). E quello che è obbligo: comandamenti, quello che è obbligo (...). Ma quello che il Signore dispone per me: può essere un mal di denti, e può essere il disturbo di salute, e può essere un dispiacere che si è ricevuto e qualche umiliazione. La volontà del Signore sempre! E se noi siamo buoni, se siamo veramente disposti a fare il volere di Dio, il Signore ci prova di più, perché possiamo esercitare di più la volontà di Dio, l'obbedienza, la docilità verso Dio, verso i suoi disegni.
E quindi, quella nascita in quelle condizioni, e quindi la fuga in Egitto. Non aveva mica difficoltà, Gesù, a fermare il suo persecutore, (...) ha voluto subire. E abitarono nella casa di Nazaret dopo, tutta la vita privata: subditus illis2 e avanti fino al momento in cui era arrivato il tempo della predicazione. E Gesù cominciò e terminò con la sua morte in croce: «Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito»3. L'ultimo atto di obbedienza: nelle tue mani, Padre, rimetto il mio spirito.
Allora, il presepio. Contemplare e riparare quello che è difetto: povertà, castità e obbedienza. Confermare la vita religiosa. E dopo la comunione - questo è un grande ringraziamento - ricevendo Gesù, con la stessa lingua ripetere la consacrazione fatta a Gesù nella Professione, specialmente in questo tempo, contemplando il presepio: povertà, castità e obbedienza.
Sì, Gesù predicherà, insegnerà a suo tempo, ma la prima scuola da Gesù è stata aperta nella grotta, la prima scuola, dove egli parlava con gli esempi (...) le tre purissime persone, ecco. Il volere di Dio.
Ci benedica il Signore. E che siamo fedeli a quello che abbiamo recitato con la Professione. E se ci son difficoltà «riceverete il centuplo»4, cioè, centuplo di grazie e di aiuto divino, e poi il paradiso eterno.
Quindi, in questi giorni, ancora contemplare il presepio e prendere le lezioni che Gesù ci dà dalla greppia.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 122/a (= cassetta 171/b). Per la datazione, in PM nessun accenno cronologico. Una voce incisa dice: «Domenica fra l'ottava del Natale. Meditazione del PM». - dAS, 27/12/1964: «m.s. Celebra [il PM] alle 5,15; meditazione alle PD e Apostoline». Questa meditazione si trova registrata sullo stesso nastro della seguente, che è dell'anno 1965 [cf PM dove dice: Quest'oggi (l° gennaio) dobbiamo ringraziare il Signore di essere arrivati a questo nuovo anno 1965] perciò la datazione di questa si è ritenuta molto probabile. - La registrazione di questa predica è risultata molto imperfetta per cui non si garantisce la fedeltà di tutte le parole.

2 Lc 2,33-40.

1 Lc 2,7.

1 Fil 2,8.

2 Lc 2,51.

3 Lc 23,46.

4 Mt 19,29.