13. CRESCERE NELLA FEDE, SPERANZA E CARITÀ
(Settimana Santa)
Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 22 marzo 19641
La Settimana Santa. Santa, per i misteri che ci ricorda; santa, perché ci prepara alla maggior festa dell'anno liturgico; e santa, è un invito che noi la passiamo santamente. Quindi la festa che più ci invita a questa maggiore santità. Come dobbiam passarla?
Aumento di fede, aumento di speranza, aumento di carità. Quella è la sostanza della santità.
Quindi l'aumento della fede, della speranza, della carità, in modo particolare, per ciò che, e la Settimana Santa e la Pasqua ci fa meditare.
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Primo: aumento della fede. Sì, in generale per tutti gli articoli del Credo, ma particolarmente alcuni punti che riguardano la fede.
La Settimana Santa, primo punto: Gesù che ha compiuto la redenzione, sì, il grande articolo di fede. Egli, il Figlio di Dio incarnato è venuto a rimediare al male del peccato originale, peccato originale per cui ci era chiuso il paradiso. E Gesù redentore, ecco, è venuto a riaprirci il cielo: con la sua morte ci ha conquistata la vita, la vita eterna, felice, sì.
Meditare, quindi il grande mistero della redenzione, e considerare, quando Gesù è in noi, considerare Gesù come l'adoratore nostro, come il riparatore nostro, come il mediatore nostro. La redenzione.
Secondo luogo: crescere la nostra fede nell'Eucaristia. E Giovedì è gran giorno per voi, ma è gran giorno per tutta la cristianità. Ecco, Gesù nell'ultima Cena compì quello che aveva predetto e promesso dicendo: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo. Prendete e bevete, questo è il calice del mio sangue»1. Perciò l'aumento di fede nella Messa, nella Comunione, nella Visita.
Terzo, è anche il giorno dell'istituzione del sacerdozio: «Tutto quello che farete lo farete in memoria di me»2. Istituzione del sacerdozio.
E la vostra vita è così disposta, la vostra vita, che è in tanta relazione con il sacerdote. Quindi la preghiera, da una parte, ringraziamento al Signore che ci ha dato il sacerdote; dall'altra parte, la preghiera, perché noi sappiamo considerare il sacerdote; nello stesso tempo, pregare per le vocazioni sacerdotali.
Inoltre, la Settimana ci fa ricordare la risurrezione di Gesù Cristo, il suo trionfo sulla morte, sul peccato, sul demonio. La sua risurrezione.
E la risurrezione di Gesù Cristo ha confermato tutto quel che Gesù Cristo aveva predicato e fatto, dimostrando che era Dio-uomo.
Ricordare anche l'altro articolo di fede: «credo la risurrezione della carne», la risurrezione nostra finale; dopo il riposo nel cimitero, ecco, alla fine dei tempi, la risurrezione. Ma questa risurrezione di Gesù Cristo, questa risurrezione nostra finale ci invita alla risurrezione spirituale nostra. E ne abbiamo ancor tanti difetti! E allora risorgere da tutto quello che è ancora troppo umano, terreno. Però non fermarvi troppo sui difetti, che tanto sono comuni. Guardare particolarmente la parte positiva: crescere la fede: «fate che io creda sempre più».
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Secondo: imitazione di Gesù Cristo che vuol poi dire la speranza.
La speranza ha come due parti: da una parte, la grazia santificante e, dall'altra parte, l'aiuto della grazia, la grazia attuale, per cui noi possiamo fare il bene, fare quello che vuole il Signore, le opere buone che dobbiamo e vogliamo fare. Quindi la imitazione di Gesù Cristo, imitare Gesù Cristo.
Nella Settimana Santa imitare Gesù, il quale ha compìto tutta la redenzione, ma attraverso alla sofferenza; così la nostra salvezza, anche attraverso alla sofferenza.
Come mortificare noi stessi? Come accompagnare Gesù nelle sue sofferenze? Pensando dal momento in cui Gesù ha istituita l'Eucaristia, poi la preghiera nel Getsemani, il sudore di sangue, l'accettazionc della passione e morte e poi tutto il percorso della passione dal momento in cui venne Gesù arrestato fino al momento in cui sulla croce: inclinato capite, emisit spiritum1.
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In che cosa mortificarci? Primo luogo, far tacere le passioni, la fantasia. Ieri sera ho letto in un libro quello che era nei propositi, un giorno, di papa Giovanni XXIII. Egli scrive: "Come mortificherò gli occhi? Come mortificherò l'udito? Come mortificherò la lingua? Come mortificherò il gusto? Come mortificherò il tatto? Anche l'odorato?" Oh, e descrive in brevi parole come voleva imitare, anche in queste cose che riguardano il corpo, imitare Gesù. Quindi, in primo luogo, vigilare per non contentare così facilmente le tendenze umane, sì.
Poi, mortificazione anche positiva, e cioè, quello che riguarda la nostra volontà, quello che riguarda la vita di raccoglimento, quello che riguarda i doveri quotidiani, sia di preghiera, sia di apostolato, sia di studio, e tutto quello che c'è da compiere nella giornata. E tutto richiede un po' di mortificazione, sempre, sì. E del resto, l'invito di Gesù - Gesù ci si mostra sulla croce in questi giorni -: «Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso»1. Abbiam tante occasioni di rinnegarci. «Chi vuole venir dietro di me, rinneghi se stesso e prenda la sua croce»2. E ognuna ha la sua croce propria. Se noi cerchiamo in noi stessi troviamo che abbiamo una croce da portare e, alle volte, non solo una croce, ma diverse croci. Con la croce Gesù Cristo ci ha aperto il paradiso, con la croce ci apriamo anche [noi] il paradiso, portando le nostre piccole croci, cioè, rinnegare le passioni e poi quegli ossequi che facciamo a Gesù crocifisso con piccole mortificazioni, sì.
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Del resto, sempre orientare le nostre intenzioni, i nostri pensieri, i nostri sentimenti verso Dio è già un distaccarsi dalle cose vane. Orientarsi verso il cielo, ecco. Questo distacco richiede sempre una mortificazione, un piccolo sacrificio. Che ci sia questo distacco. Vi sono persone che scusano i loro distacchi, li scusano, come se invece fosse un dovere qualche cosa che si ama, come un dovere, mentre che, con la Professione è necessario compiere il distacco; ma non compierlo soltanto nel giorno della Professione, che lì è facile, ma compierlo nella vita. Vivere il distacco. E i distacchi comprendono poi quelli che riguardano i tre voti, e cioè: la povertà bene osservata; la castità, il distacco dalla famiglia veramente compiuto; e poi la mortificazione dei nostri desideri, cioè, l'obbedienza, [il distacco] dalla nostra volontà; la nostra volontà lasciare, per prendere quella di Dio, o che ci sia, questa volontà, manifestata dalle Costituzioni, dai comandamenti, o che siano le obbedienze che vengono date nella distribuzione degli uffici nelle varie opere, nelle varie cose che si devono compiere, sì.
Quando vediamo Gesù che porta il peso della croce curvo e grondante sangue, che cosa pensiamo? Se vogliamo il trionfo, cioè il gaudio del cielo, occorre che noi sappiamo mortificarci.
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Terzo, crescer la carità, l'amore a Dio.
È facile, abbastanza facile l'amore a Gesù Cristo in questa Settimana. Certo, se noi sappiamo crescere nell'amore, cioè nell'uniformarsi ai pensieri e ai voleri di Dio creatore, ai pensieri e ai voleri del Padre celeste, del Figlio, dello Spirito Santo, questo è più perfetto. Ma non è tanto difficile muovere il nostro cuore all'amore a Gesù Cristo direttamente, specialmente considerando quello che Gesù ha portato al mondo, quello che Gesù ha sofferto per noi, sì. Fino a che punto ci ha amati Gesù?
Oh, accompagnare allora Maria nei sentimenti suoi, quando incontrò Gesù sulla via del calvario che stava portando la croce, insultato, deriso, percosso. I sentimenti di Maria. I sentimenti di Maria quando Gesù venne inchiodato sotto i suoi occhi, e quando fu innalzato sulla croce a vista del popolo, e le sofferenze di quelle tre ore: agonizzava Gesù e agonizzava Maria: pertransibit gladius1, una spada trapasserà la tua anima, secondo la profezia di Simeone, pertransibit gladius. Era la grande ora.
Amare Gesù. Fino a che punto? Alle volte non sappiamo fare un piccolo sacrificio. Guardare a quello che ha fatto Gesù.
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Poi l'amore al prossimo. Quindi la preghiera di questi giorni - la redenzione dell'umanità è compìta - ma perché arrivi e sia accettata da tutto il mondo, da questi tre miliardi di uomini che vivono e di cui una gran parte non conosce ancora che cosa ha portato il Figlio di Dio incarnato, cosa ha portato all'umanità, i beni che ha portato all'umanità.
Pregare per l'unione della Chiesa, cioè per il ritorno dei cristiani separati, o per eresia, o perché non seguono l'obbedienza al Papa, quindi gli scismatici.
E pregare che tutti facciano la Pasqua, i cristiani, facciano la Pasqua con una santa confessione, confessione pasquale e comunione pasquale. Risorgere, sì. Molti non si sentono figli di Dio perché hanno nel cuore il peccato.
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Oh, ora che cosa dobbiamo noi conchiudere, da nostra parte?
[1.] Una confessione pasquale accompagnata da maggior pentimento. E senza andare a fare esami generali o particolari che riguardino tutta la vita, no, ma in generale sentire quale pena noi abbiamo data a Gesù con tante mancanze e incorrispondenze alla grazia durante la nostra vita.
2. La comunione pasquale che sia la nuova vita, la nostra. Risorgere in Gesù Cristo, sì.
[3.] Poi tutti i giorni - 40 giorni il tempo pasquale - sempre più orientati verso il cielo. Gesù passò questi giorni ancora [sulla terra], si mostrò ai discepoli, agli Apostoli, ma i 40 giorni dovevano essere coronati dall'Ascensione: «e ascese al cielo, siede alla destra del Padre». Quindi pensare che un giorno saliremo al cielo nel numero degli eletti, ecco. Quindi, orientare poi i pensieri verso il cielo.
Allora, aumento di fede, speranza, carità, in questa Santa Settimana e riflettendo quello che ho detto in principio: la sostanza della santità è nelle tre virtù teologali.
E quando si fa un processo per la canonizzazione, [l'importante è] se son trovate bene le tre virtù teologali; alle altre cose, [si dà] una importanza molto secondaria, perché lì è la sostanza della santità.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 74/a (= cassetta 154/b.1). Per la datazione, in PM nessun indizio cronologico. - dAS, 22/3/1964: «Andato [il PM] dalle PD, via Portuense». - dAC, 22/3/1964 (Domenica delle Palme): «Dopo Vespro, predica del PM sulla Settimana Santa».
1 Cf Mt 26,26-28.
2 Cf Lc 22,19.
1 Gv 19,30 e Mt 27,50.
1 Cf Mt 16,24.
2 Cf Mt 16,24.
1 Lc 2,35.