Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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17. SANTIFICAZIONE: CONFIGURAZIONE A CRISTO

Esercizi Spirituali (9-17 aprile 1964) alle Pie Discepole del Divin Maestro, novizie del 2° anno.
[Ariccia, Casa Divin Maestro, 12 aprile 19641

Molto semplice e sicura la via della santità seguendo sempre, facendo sempre il volere santo di Dio, la volontà di Dio, la quale viene dai comandamenti, viene dalle Costituzioni, viene dalle disposizioni che sono date da chi guida e viene, la volontà di Dio, attraverso agli avvenimenti: e, oggi siamo sani, domani siam malati; oggi il tempo è favorevole, domani, invece, è sfavorevole; abbiamo da vivere con persone che ci sono gradite, da vivere con persone non gradite, in un ufficio, in un altro; così, semplice: "Piace a te, o Signore, piace anche a me, sempre". E quanto più l'anima si immedesima nei voleri di Dio, tanto più partecipa delle comunicazioni divine, cioè l'aumento di fede, speranza e carità, l'unione, la grazia, la fortezza. E l'anima può arrivare con certa facilità, se è umile, con una certa facilità ai doni dello Spirito Santo: sapienza, scienza e poi il consiglio, il timor di Dio, la fortezza, la pietà e l'intelletto. E può essere che arrivi a gustare, sentire le "Otto Beatitudini" che sono l'apice, se sono vissute bene, intieramente, confermate - le "Otto Beatitudini" - dalle parole di Gesù Cristo in croce.
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Ora, vi sono altre due vie che sono indicate per raggiungere la perfezione: la configurazione a Cristo. Questa sarebbe più adatta da seguirsi dopo la Professione, in generale.
Diamo un'idea, così, per capire quali siano i passi per arrivare a questa configurazione con Cristo, cioè, vivere il mistero del Cristo, che è ciò che per san Paolo era il problema di fare entrare, di far capire, il problema della vita di Cristo in noi, che poi si concludeva con quella espressione: vivit vero in me Christus1.
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Ora, il Signore, Dio, ha creato il mondo, tutto quello che esiste: e ha creato gli astri, ha creato tutti i minerali, ha creato i vegetali, le piante, ha creato gli animali, ha creato gli angioli, ha creato l'uomo, Adamo ed Eva.
Creando l'uomo, Adamo ed Eva, non era necessario che Iddio aggiungesse la grazia sua, quindi l'uomo, secondo la sua natura, composto di anima e di corpo, se fosse vissuto bene avrebbe avuto un premio naturale, non la visione di Dio, non il gaudio in Dio, non il possesso di Dio. Ma il Signore creando Adamo ed Eva in quel tale stato di uomo, di persona umana, ha voluto aggiungere la grazia onde l'anima avesse la grazia che si chiama: "grazia di Dio". E se i progenitori fossero vissuti in questa grazia di Dio, fossero stati fedeli, avrebbero raggiunto la felicità eterna, cioè la visione di Dio, il possesso di Dio, il gaudio in Dio. Ma essi han perduto tutto questo, poi i doni. Dopo la prova di obbedienza a Dio sarebbero stati presi in cielo nella felicità eterna. Ma essi han perduto tutto, così che, dopo il peccato di Adamo, nessuno poteva più entrare in paradiso, nessuno. Il peccato è stato l'eredità che è proceduta, la cattiva eredità di Adamo: senza la grazia. L'uomo nasce in peccato, peccato originale, che non è il peccato attuale, ma è il peccato originale e ne fu esente soltanto Maria.
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Il Signore, però, volendo che l'uomo potesse ancora un giorno trovarsi il paradiso aperto, il Signore annunziò il Messia - [annunziò] Maria, la Madre del Messia- che sarebbe venuto a redimere il mondo e a schiacciare la testa al serpente. E il serpente viene schiacciato quando c'è il battesimo.
Ora, passarono molti secoli e, finalmente, ecco, il Signore Dio manda il suo Figlio a redimere l'uomo, perché possa di nuovo trovarsi il cielo aperto, quindi avere la grazia. Ecco, annunziato a Maria Santissima il momento in cui, pienezza dei tempi1, era il volere di Dio che: sic Deus dilexit mundum, ut Filium suum unigenitum daret2. Perché il Padre celeste ha mandato il suo unico Figlio, per amore nostro, a salvarci, sì. Ed ecco Maria, la quale diviene la Madre di Dio.
Però, che cosa è venuto a fare il Figlio di Dio? A ridonarci quella grazia, per chi vuole, ridonarci quella grazia che abbiam perduto in Adamo, che ha rovinato tutto. E non poteva altrimenti redimersi il mondo perché il peccato di Adamo era di un male infinito in sé, in quanto a Dio, rispetto alla parte di Dio, e nessuno poteva pagare quel debito, né le lacrime di Adamo, né le lacrime di Eva, no; ci voleva proprio un Dio che si facesse uomo per redimere l'umanità. Ed ecco che Gesù Cristo, con la sua vita, con la sua morte pagò il debito con Dio, il debito del peccato. E allora è riaperta la via, la strada - «Io son la Via»3 - per il paradiso, per chi vuole. Allora Gesù Cristo morendo in croce ci ha meritato quella grazia perduta da Adamo. Però la grazia che avevano Adamo ed Eva si chiamava gratia Dei, "di Dio". Adesso la grazia che abbiamo noi si chiama gratia Christi, perché meritata, guadagnata da Cristo con le sue sofferenze.
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Gesù Cristo come è apparso fra gli uomini? Egli aveva in sé la natura umana, la natura divina, e la Persona divina, sì. Due nature, un'unica Persona, la seconda Persona della Santissima Trinità. E allora, tutto quel che faceva Gesù Cristo, anche la minima cosa, supponiamo che avesse fatto un gemito di amore al Padre, nel presepio, con un gemito poteva salvare, con questo gemito, milioni di mondi, perché la soddisfazione era infinita; e non può finire, non si può mai esaurire. E Gesù Cristo ha pagato per tutti. Egli ha veramente soddisfatto, ha dato piena soddisfazione al peccato degli uomini mediante la sua vita e, specialmente, la sua passione e morte. È un mistero: mentre che bastava un gemito per salvar tutto il mondo, ha voluto, invece, vivere 33 anni nell'umiltà di Nazaret, nei tre anni di vita pubblica, nel tempo della vita dolorosa. Mistero di amore di Dio! Ecco la piena soddisfazione per qualsiasi numero di peccati, qualsiasi gravità di peccati, piena soddisfazione offerta per noi.
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E, d'altra parte, [Gesù] guadagnando i meriti per noi, affinché noi ci arricchissimo con - secondo san Paolo - le divitias1: le ricchezze che sono in Gesù Cristo. In Gesù Cristo vi è la pienezza dei doni per noi. Quindi, nessun'anima può mai scoraggiarsi: "Ho fatto tanto male". È infinita la soddisfazione che Gesù Cristo ha dato. Per quanto sia grave il peccato, per quanti siano i peccati, per quanti siano gli uomini innumerevoli che abbiano peccato, [egli ha] soddisfatto per tutti quelli che hanno le disposizioni, che son pentiti; sì, col pentimento. La soddisfazione è quella che ha offerto Gesù Cristo, e ci viene applicata. Quindi, ognuno che va a confessarsi, abbia piena fiducia: Gesù Cristo ha pagato già in anticipo per noi.
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Oltre che aver pagato per i debiti nostri, di peccato dell'umanità, cosa bisogna ancor vedere?
Gesù Cristo ha santificato se stesso, insieme ha acquistato la grazia, cioè, i meriti per noi; li ha fatti per noi. Questi sono i meriti nostri: quelli di Gesù Cristo. Ed egli li ha messi a disposizione nostra, in maniera che questi meriti suppliscano ai nostri meriti. E quanto più abbiamo di fede nei meriti di Gesù Cristo, quando diciamo per Christum Dominum nostrum, e allora la santità; ci viene, cioè, la comunicazione dei meriti di Gesù Cristo.
Sempre considerare questo: siamo carichi di debiti con Dio, [ma] c'è la soddisfazione di Gesù Cristo; siamo poveri, anzi, incapaci di un merito soprannaturale, cioè di meritare il paradiso, ma Gesù Cristo ha meritato per noi.
Questi meriti sono a disposizione secondo che noi vogliamo prenderceli. Come Gesù Cristo ha istituito l'Eucaristia, e chiunque va, riceve Gesù Cristo nella comunione, e innumerevoli uomini non ne fan conto. Gesù desidera - e ha istituito appositamente l'Eucaristia - desidera che gli uomini vengano, e: «Chi non mangia la mia carne e non beve il mio sangue non avrà la vita»1. Egli la mensa l'ha preparata, invita gli uomini. Sta agli uomini.
Così sono i meriti di Gesù Cristo, sono a nostra, disposizione, e noi possiamo approfittarne e possiamo non approfittarne. E Gesù Cristo ha portato dal cielo le ricchezze sue, i grandi doni, sette dei quali sono i principali, sì, cominciando dal Vangelo; ci ha portato questi doni. Ma tota die expandi manus meas ad populum [non credentem et] contradicentem2. Dio che allarga le braccia invitando gli uomini ad arrivare in paradiso, a prendere la via del cielo, a salvarsi: populum contradicentem, e bestemmiano, invece, Gesù Cristo, e fino a negarlo. E hanno messo le scuole in questo tempo per provare che Gesù Cristo non è Dio, che neppure c'è Dio. L'insipienza umana (...).
Ma quando noi possiamo appropriarci questi meriti? Quando facciamo bene la confessione. Voglio dire, in quanto specialmente, in primo luogo, son perdonati i nostri peccati, quanto è fatta bene la confessione, con umiltà e fede, col potere che ha Gesù Cristo di assolverci, applicarci la soddisfazione, e, in secondo luogo, lo stesso sacramento della confessione aumenta i meriti; tanto più poi, il sacramento della comunione.
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Oh, allora, perché noi possiamo, da una parte, ricevere il perdono totale e, dall'altra parte, ricever la ricchezza dei meriti di Gesù Cristo [che cosa bisogna fare?].
Vi è la via semplice: fede, speranza e carità.
[1.] Fede viva. Possiamo dire in generale così: [ha fede] chi crede al premio, [chi crede] tutte le verità che la Chiesa ci propone a credere, le verità che Gesù Cristo ci ha insegnate e che ci son state tramandate nella Scrittura e nella Tradizione. L'Atto di fede. Le parole che ci sono nel Vangelo.
Fede, specialmente, nei 12 articoli del Credo, quando noi lo recitiamo bene, lo recitiamo spesso: Io credo [in] Dio, Padre, creatore; siamo niente, ci ha fatti lui; è Signore lui del cielo e della terra; è lui che ci ha creati per il paradiso. E poi avanti: in Gesù Cristo, suo figliuolo unico. E poi gli articoli che riguardano Gesù Cristo. Il primo atto di fede è nel Padre.
Il secondo, è nel Figliuolo, cioè, Figliuolo di Dio incarnato, il quale è nato dalla Vergine, ha predicato la salvezza, è morto sulla croce, confermò ciò che ha predicato per mezzo della risurrezione, salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente. Quindi, la seconda parte del Credo riguarda il Figlio di Dio, specialmente il Figlio di Dio in quanto si è fatto uomo e ha redento l'umanità.
Poi: e nello Spirito Santo, terza Persona della Santissima Trinità, dalla quale procede l'amore.
La Chiesa cattolica, la comunione dei Santi, il perdono dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna, ecco. Tutte le verità che sono insegnate dalla Chiesa, definite, e tutte le verità che noi abbiamo studiato nei catechismi, poi, più avanti, nella teologia, e tutte le verità che la Chiesa ci insegna, sì. Fede viva. Venuti da Dio, Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra. E dobbiam tornare a Dio, la vita eterna.
Ma la via qual è? È, il mezzo, Gesù Cristo. E Gesù Cristo, suo Figliuolo unico, il quale è il Salvatore, perché l'uomo era così caduto; è il Restauratore, il Redentore, Gesù, Figlio di Dio, incarnandosi e compiendo la sua opera nei misteri dell'incarnazione, passione e morte e risurrezione e ascensione di Gesù Cristo, il quale poi dal cielo mandò lo Spirito Santo alla Chiesa. Quindi segue lo Spirito Santo: «e nello Spirito Santo, la Chiesa cattolica».
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Sentire queste verità. E leggere il Vangelo passo passo, vedendo l'opera compìta da Gesù Cristo per la redenzione nostra. E sempre più penetrarla, la vita di Gesù Cristo.
Quindi, primo: fede profonda, amore alla Bibbia, al Vangelo; protestare di credere pienamente, e meditare le parole del Vangelo. E c'è più sapienza in un versetto di Vangelo che in una biblioteca grandissima di libri, sì. E poi tutta la Scrittura, in particolar modo le Lettere di San Paolo, le quali ci presentano Gesù Cristo nel mistero della redenzione e della salvezza nostra e della vita di Gesù Cristo in noi.
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2. La speranza. La speranza in chi è?
Per il perdono dei peccati c'è la soddisfazione di Gesù Cristo, e non ce n'è un'altra, perché anche il peccato minimo ha bisogno di essere perdonato, e solo è in Gesù Cristo la redenzione, cioè la soddisfazione, non può essere da parte nostra; da parte nostra ci può essere il pentimento, ma il perdono è di Dio, sì. Quindi l'applicazione della soddisfazione che Gesù Cristo ha compiuto per la nostra salvezza.
E poi nella speranza dei meriti di Gesù Cristo, cioè che ci vengono applicati, questi meriti, applicati nei sacramenti e poi nelle opere buone che facciamo con rettitudine o nello spirito di fede; ecco, ci vengono applicati i meriti.
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Però ci son le condizioni: chieder l'aiuto a Dio per poter vivere bene: «per quello che io debbo e voglio fare», la grazia di Gesù Cristo, l'aiuto. Perché la grazia... Vi è la grazia santificante, abituale, e vi è la grazia attuale che è di aiuto perché noi viviamo bene, ecco.
Allora la fiducia, quindi, che alla fine, dopo essere ben vissuti, ci sia il premio, il paradiso eterno. Quindi [con] questa speranza nostra nella grazia di Dio, la grazia riguadagnata da Gesù Cristo, quindi la gratia Christi, ecco, possiamo ascendere all'alta santità.
Allora, quando vi è l'umiltà: che noi non possiamo far nulla di buono, di meritorio per il cielo, nulla: sine me nihil potestis facere1 - è teologia - non possiamo fare proprio nulla di merito senza Gesù Cristo: nihil potestis facere, chiaro. Ci vuole sempre che Gesù Cristo applichi i suoi meriti con la sua grazia.
Tutte le grazie che son venute agli uomini: prima dell'incarnazione di Gesù Cristo, durante la vita di Gesù Cristo e durante la storia, gli uomini, cioè, che son nati dopo Gesù Cristo, unica speranza, unica salvezza, unica grazia: in Gesù Cristo. Prima i meriti sono stati applicati ai giusti dell'AT in vista di Gesù Cristo che li aveva preparati e, in vista di Gesù Cristo, Maria è stata concepita senza peccato originale, santificata nella concezione originale, arricchita. E tutte le grazie, tutte le salvezze e tutti i meriti che seguono Gesù Cristo, tutti, tutti: nella grazia di Gesù Cristo. Viviamo di speranza.
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3. Carità, quel congiungimento dell'anima nostra all'anima di Gesù Cristo, a Gesù Cristo.
Questo si ha in tante maniere. Gesù Cristo ha istituito i sacramenti e i sacramenti sono i canali principali della grazia. Oh, ma quanto più Gesù Cristo vive in noi, cioè, quanto più noi siamo uniti a lui, tanto più l'anima nostra si santifica e partecipa alle grazie di Gesù Cristo, sì, quando, cioè, l'anima nostra cerca Dio: «Vi amo con tutto il cuore sopra ogni cosa, voi bene infinito, eterna felicità, e amo il prossimo come me stesso». La grazia di Gesù Cristo che passa a noi. Allora Gesù Cristo vive in noi e quindi è giusto rivolgersi ogni momento, se lo vogliamo, a Dio, a Gesù Cristo: vivi in me, sii tu il mio adoratore, il mio riparatore, il mio glorificatore, il mio santificatore. Lui vuole stare in noi, opera in noi e noi dobbiamo operare in lui. E quanto più c'è questa unione, allora non è solamente che noi viviamo uniti a Gesù Cristo, che vogliamo vivere in Gesù Cristo - questo è già un gran passo - ma il passo più deciso e più importante è: vivit vero in me Christus1, quando Cristo vive in noi. Ed egli è nella mente, perché c'è una fede viva, profonda, sentita; vive nella volontà, e cioè nella speranza per fare la volontà di Dio, sempre unificata alla volontà di Dio, e la nostra volontà vissuta in Gesù Cristo, conforme al volere di Dio Padre. E poi la nostra vita, la nostra vita spirituale, cioè l'amore a Dio, l'amore alle anime. Carità. Allora arriviamo a quel che è perfetto, a quel che è l'apice: vivit vero in me Christus. È lui che vive in noi, perché i nostri pensieri, allora, restano ispirati tutti da Gesù Cristo, cioè, noi viviamo dei pensieri di Gesù Cristo. "Gesù - dopo la comunione -: dammi la tua mente". E il nostro cuore che abbia i palpiti di Gesù Cristo. "Gesù, dammi il tuo cuore". E poi: "Gesù, la tua volontà sostituisca la mia, che io voglia e viva soltanto nei tuoi voleri". Vivit vero in me Christus, allora.
Questo è un po' la traccia di quello che riguarda la santificazione nella configurazione a Gesù Cristo. Oh, se sapessimo dire l'Atto di fede bene, l'Atto di speranza bene, l'Atto di carità bene, quanto, giorno per giorno, si crescerebbe, e quanto più Gesù prenderebbe il possesso, il dominio della nostra persona, lui, la seconda Persona della Santissima Trinità increata.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 73/f (= cassetta 156/a). Per la datazione, cf PM: «Vi sono altre due vie che sono indicate per la santificazione: la configurazione a Cristo (cf PM in c73). DAS (cf c115). - VV (cf c104).

1 Gal 2,20.

1 Gal 4,4.

2 Gv 3,16.

3 Gv 14,6.

1 Cf Ef 1,7.

1 Gv 6,53.

2 Rm 10,21.

1 Gv 15,5c.

1 Gal 2,20.