Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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27. ARRENDERSI ALLA GRAZIA
(Domenica IX dopo Pentecoste)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 19 luglio 19641

La preghiera: «O Signore, nella tua grande misericordia, ascolta le nostre preghiere e, affinché tu possa esaudire le nostre domande, fa' che noi chiediamo ciò che ti è gradito»2. E cioè, che noi domandiamo al Signore ciò che vuole il Signore darci, ciò che è gradito al Signore. Non sempre le nostre domande piacciono al Signore. In primo luogo, cercare la gloria di Dio, quello è graditissimo al Signore; in secondo luogo, il perdono dei nostri peccati e la grazia di santificarci. Queste sono grazie che il Signore esaudirà, se noi portiamo sempre la fede, l'umiltà, la perseveranza nel chiedere questo: la gloria di Dio; la nostra santificazione; santificazione in Gesù Cristo, Via, Verità e Vita, mettendo in mezzo l'intercessione della Vergine Maria.
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Il Vangelo è di san Luca, capo IX.
Gesù, arrivato vicino a Gerusalemme, nel guardare la città non riuscì a contenere le lacrime (si arrivava a Gerusalemme da una collina da cui si guardava la città), non poté contenere le lacrime, e disse: «Oh, se conoscessi anche tu, e proprio in questo giorno quello che giova alla tua pace! Ora invece sei acciecata dai tuoi peccati. Verranno i giorni in cui i nemici ti circonderanno di trincee e ti assiederanno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e gli abitanti che si trovano entro le tue mura e nelle tue case, e non lasceranno pietra sopra pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui Dio ti ha visitato». Poi Gesù andò al tempio e si mise a cacciare i venditori e i compratori, gridando: «Sta scritto: "La mia casa è casa della preghiera", ma voi ne avete fatto un covo di ladri». E nei giorni seguenti insegnava nel tempio, Gesù1.
E cioè non risposero alla grazia, si ostinarono. E poi anche coloro che offrivano al Signore i sacrifici di animali e di frutti della terra, facevano come un commercio; sfruttavano la gente con prezzi alti anche per i poveri.
Ecco, i sacrifici erano cosa gradita a Dio, ma [non] il modo con cui venivano offerti questi sacrifici, cioè lo sfruttamento dei negozianti e dei produttori; esageravano, sfruttavano la pietà dei fedeli. Offrire i sacrifici era gradito a Dio, ma il modo... e così finivano con l'essere dei ladri, sfruttavano la pietà dei pellegrini che venivano da lontano e volevano fare offerte.
Ecco, questo indicava anche ciò che poi sarebbe successo, e cioè, abolire il culto dell'antico tempio degli Ebrei, il culto, e cioè, i sacrifici che dovevano fare al tempio gli Ebrei. Sarebbe [stato] sostituito un culto nuovo, definitivo. Gesù Cristo, la Messa, ecco, l'unico sacrificio.
Sacrifici di animali e di prodotti o di denaro erano un simbolo, quello che preannunziava il sacrificio unico, al quale sacrificio noi assistiamo e col quale sacrificio, però, nella Messa, noi ci uniamo al sacrificio della croce. Se Gesù si offre ogni mattina, noi rinnoviamo l'offerta di noi stessi, e della giornata, e di quello che piace e di quello che non piace a noi. Ma tutto piace quel che il Signore dispone.
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Non risposero alla grazia. Quante volte abbiam da piangere perché non sempre abbiamo corrisposto alle grazie. A quest'ora saremmo già molto più santi, dopo tanto tempo, tante grazie, tante istruzioni, tante ispirazioni, tanti mezzi, tante occasioni. Non perdere le grazie, non sprecare le grazie, non perdere il tempo che è una grazia grande per santificarci. Possiamo farci santi in breve tempo purché noi cerchiamo solo e sempre la gloria di Dio, e la nostra santificazione in Gesù Cristo, e aiutati sempre dalla Madre di Dio, che è Madre nostra: Maria.
Ma quegli Ebrei non accolsero Gesù, non lo accettarono. E i miracoli si moltiplicavano davanti ai loro occhi e non si arrendevano. E la conclusione poi, verso la fine della vita di Gesù, radunati a consiglio, essi conchiudevano: «fa troppi miracoli, allora bisogna toglierlo di mezzo, perché se no, il popolo lo segue»1 Ecco, e perché ci son le grazie e perché si sta bene, e come se noi potessimo sempre, ostinandoci, potessimo sempre godere delle grazie senza arrendersi. L'ostinazione.
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Ogni anima ha una propria storia. Il libro di santa Teresina, è il titolo: La storia di un'anima, di un'anima che era Teresa di Gesù, del Bambino Gesù1. Ma ognuno di noi ha la sua storia spirituale. E, nel cammino della nostra vita, abbiam sempre corrisposto alle grazie? Dio ci ha accompagnati giorno per giorno con la sua misericordia. Umiliazione profonda per la incorrispondenza. Quanto siamo stati sordi agli inviti di Dio, e quanto è stato freddo il nostro cuore e indifferente agli inviti di Gesù!
Gesù pianse su Gerusalemme. Gesù piange su quelli che han più grazie e non rispondono, perché sciupano più grazie. Oh, allora, ecco, quelli che si ostinarono. Ma quotquot autem receperunt eum, dedit eis potestatem filios Dei fieri2: ma quelli che si sono arresi alla predicazione di Gesù, ecco, ebbero il potere di diventar figli di Dio per mezzo della grazia. Per mezzo del battesimo, che già siamo stati noi fatti figli di Dio. Ecco, molta grazia abbiamo ricevuto. Piangiamo ciò che abbiamo perduto, ma diciamo a Gesù che aggiunga «grazia a grazia»3, anche questa grazia di usarci misericordia alla incorrispondenza, e darci più grazia per corrispondere adesso.
Grazie innumerevoli. C'è la grazia infinita della comunione, ad esempio, che non ha limiti, questa grazia. E allora, i frutti della comunione, i frutti del sacramento della penitenza, i frutti della Messa, i frutti dell'Adorazione; poi tutto quello che il Signore permette o vuole che noi facciamo bene; che per tutte le occasioni aumentiamo i meriti, sì. E le circostanze sono tante. E quello che il Signore permette e quello che dispone è sempre in ordine alla nostra santificazione. È tutto grazia è, tutto quello che il Signore dispone per la nostra santificazione, non è a caso quel che succede; quel che dispone il Signore è in ordine alla nostra santificazione.
Domandiamo al Signore la grazia di non perdere i meriti, le occasioni di aumentare i meriti. Chiedere questo: che non facciamo piangere Gesù come [lo] fece piangere la città di Gerusalemme; e con la sua ostinazione poi ebbe il castigo, la distruzione della città. Oh, ecco, allora noi abbiamo da domandare al Signore questa grazia, e non solo le grazie, ma la corrispondenza, la corrispondenza, la corrispondenza da parte nostra. Quasi non abbiam da domandare al Signore perché è lì con la sua misericordia che sempre ci offre. Ma quello che abbiamo da ottenere e disporre in noi è proprio la volontà di corrispondere, sì. "Signore, non stancarti se io non ho corrisposto, non stancarti, oggi aggiungi grazia a grazia", cioè la grazia di corrispondere alla grazia. E allora, ogni momento della giornata è una gemma preziosa che si raccoglie momento per momento e alla fine (...).
Che sia vergine il pensiero, purissimo; sia vergine il cuore, purissimo; che sia vergine la volontà, purissima: volere di Dio; che siano purissimi gli occhi, la lingua, l'udito, le mani. Tutto. Che sia come angelico, l'essere nostro. Prevenire il giorno in cui entrando tra gli angeli in paradiso, là purissimi, se siamo preparati, purissimi in tutto il nostro essere, e allora, veramente il giorno in cui saremo felici lassù, sì. Però che tutto il nostro essere sia sempre più puro, più santo. Anche le cose insignificanti, come lavarsi le mani, ha il suo merito.
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Alle volte si pensa soltanto: "Facciam dei meriti e andiamo a pregare". Facciamo i meriti quando facciamo la volontà di Dio. E questo momento sarà la preghiera, un momento sarà la pulizia, sarà un'altra cosa da compiere e sarà anche il dormire e il mangiare: sia che mangiate, sia che beviate, sia qualunque altra cosa che facciate - dice san Paolo - omnia in gloriam Dei facite1: fate tutto a gloria di Dio.
Qualche volta entra nella nostra testa una convinzione, così, un pensiero abituale, che quasi contino solo le ore e i minuti in cui si va in chiesa, si pre[ga]. Si prega sempre quando si fa la volontà del Signore, si aumenta sempre la grazia del Signore quando noi santifichiamo i momenti, anche l'ultimo riposo, anche il movimento che facciamo. E allora la catena di meriti non si interrompe in tutta la giornata, nelle 24 ore, la catena di grazia di Dio e di merito per nostra parte, perché se noi ci appoggiamo a Gesù Cristo, se cerchiamo la sua gloria, è la santità per noi.
Allora, facciamo i nostri propositi, disponiamo il nostro cuore, ringraziamo il Signore della sua continuità nell'usarci misericordia. E poi, grande fiducia, grande fiducia nel Signore che ci ha creati per la nostra santificazione, per averci con lui in paradiso, in eterno.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 120/c (= cassetta 160/a.2). Per la datazione, in PM nessun riferimento cronologico. Una voce incisa dice: «Domenica IX dopo Pentecoste. Meditazione del PM». - dAS (nessun accenno). Le meditazioni (nn. 25, 26, 27) non contengono alcun indizio cronologico in PM, e nel dAS si trova conferma della data soltanto di una (meditazione n. 25). Però sono registrate tutte e tre sullo stesso nastro per cui anche le date delle altre si sono ritenute molto probabili.

2 Cf Missale Romanum, Domenica IX dopo Pentecoste, Oremus.

1 Lc 19,41-47.

1 Cf Gv 11,47.

1 S. TERESA DI GESÙ BAMBINO (1873-1897). Storia di un anima fu pubblicato nel 1898 in lingua francese e tradotto successivamente in molte lingue e riprodotto in innumerevoli edizioni.

2 Gv 1,12.

3 Cf Gv 1,16.

1 1Cor 10,31.