Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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28. CERCARE LA GLORIA Dl DIO (I)

Esercizi Spirituali (5-13 agosto 1964) alle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, agosto 19641

Ave, Maria, gratia plena, Dominus tecum; benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui, Iesus.
"Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae. Amen".
Iesu Magister, Via, Veritas et Vita. "Miserere nobis".
Regina Apostolorum. "Ora pro nobis".
Sancte Paule, apostole. "Ora pro nobis".
Sia lodato Gesù Cristo. "Sempre sia lodato".
Gli Esercizi Spirituali sono sempre accompagnati da una grande ricchezza di grazie, di aiuti, di luce. Perciò, certamente siete venute col desiderio di approfittarne al massimo, in silenziosità, particolarmente in umiltà e fede. Umiltà, riconoscendo le nostre necessità. E fede, perché il Signore Gesù vi attendeva, vi attendeva il Maestro Divino, la Regina Apostolorum, san Paolo, per comunicare i doni, le grazie del Padre e le virtù del Figlio di Dio incarnato e poi i doni dello Spirito Santo.
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Fra i frutti, particolarissimo, quest'anno: approfondire la nostra - diciamo - spiritualità, che non è nostra, è la spiritualità cristiana.
Dobbiamo sempre tenere unita la Famiglia Paolina in un unico spirito, e cioè: la vita cristiana secondo il Vangelo, non una spiritualità come una scuola particolare. Ci sono, almeno, già una quindicina di scuole di spiritualità, ma la scuola nostra - che possiamo chiamare, sotto anche un termine "paolina"- è la vita cristiana nel modo con cui san Paolo ci ha presentato il mistero di Gesù Cristo, il mistero che è poi comunicare il Figlio di Dio incarnato in noi a illuminare, a fortificare, a orientare il cuore.
Avviene questo che, crescendo le varie Case nelle varie nazioni, sempre si deve stare uniti attraverso alle Costituzioni, ma in modo particolare, uniti attraverso alla spiritualità in Gesù Cristo, Via, Verità e Vita. Perciò si è fatto questo Estratto ricavato dalla Teologia della Perfezione1, e questo perché si abbia in mano qualche cosa di concreto. Non vi è tutto, certamente, ma vi sono le cose principali.
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«Esporremo le linee fondamentali della dottrina cristologica in relazione alla vita spirituale, prendendo come punto di partenza le stesse parole di Gesù Cristo: "Io son la Via, la Verità e la Vita" (Gv 14,6)»1.
Questo padre Royo che ha scritto questo magnifico libro: Teologia della Perfezione cristiana2 è un domenicano. Ma egli fa astrazione dalle varie scuole e spiritualità, e cioè: la benedettina, la salesiana, ecc., e non tiene anche conto della sua particolarità, e cioè, della domenicana. La spiritualità cristiana: tutto il Vangelo, sia come insegnamento e sia come pratica della vita cristiana e sia come vita spirituale dell'anima nostra. Consiste, specialmente, in quattro punti che dobbiamo ricordare:
1. la gloria di Dio, fine ultimo;
2. la santificazione nostra;
3. la santificazione in Gesù Cristo, Via, Verità e Vita;
4. per vivere meglio Gesù Cristo: Maria. L'aiuto che viene attraverso a Maria perché ella ha seguito gli esempi, gli insegnamenti di Gesù e, così, con la sua preghiera, con la sua intercessione ci ottenga la grazia di vivere il suo Figlio, Gesù Cristo.
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In primo luogo, la gloria di Dio.
Quando si ha da fare una cosa, in primo luogo si guarda il fine; come se uno si mette per strada, e prima ha già fissato una meta dove vuole andare. E così, se la nostra vita è un viaggio verso l'eternità, ecco, se è una meta verso l'eternità, quali sono allora, i mezzi? I mezzi, in primo luogo: cercar la gloria di Dio e, in secondo luogo: cercar la santificazione nostra.
La gloria di Dio. Il Signore che tutto ha creato, il Signore in tutte le sue opere esterne ha avuto in mente come fine: la sua gloria, sia nella creazione... perché i tre ordini di opere che Dio ha fatto esteriormente sono: la creazione, la redenzione e la santificazione. Tutte le cose son comprese in questi tre ordini di opere: creazione, redenzione e santificazione.
Ora, il Signore ha una gloria in se stesso ed è felice della sua felicità, dei suoi doni, delle sue perfezioni. Perché il Padre celeste - per via di generazione - ha fatto un'idea perfetta di sé e, questa idea perfetta di sé, è il Figlio, il quale riflette tutte le perfezioni del Padre. E poi, - per via di processione -fra il Padre e il Figlio, vi è una corrente di amore, ed è lo Spirito Santo. E allora, l'onore che si danno vicendevolmente le tre divine Persone, le compiacenze della santità, di tutte le perfezioni, ecco: la gloria intrinseca a Dio. E in questo, nessuna creatura può aggiunger niente, nessuna.
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Invece, c'è una gloria esterna, estrinseca anche detta, la gloria che deve arrivare a Dio attraverso alle creature, attraverso a tutte le creature, e le creature inanimate, sì, tutto quel che ha creato: gli astri e tutti gli animali, le piante, l'uomo: Quam admirabile est nomen tuum in universa terra1. Coeli enarrant gloriam Dei2. Sì, la gloria che deve venire dalle creature. Vi sono le creature inanimate, come sono le piante, e danno un onore a Dio. Ma le creature che devono dare maggior gloria a Dio sono le creature intelligenti: e gli angeli e gli uomini. Ecco, queste che comprendono le grandezze di Dio, le sue perfezioni, in qualche maniera - in qualche maniera [possiamo] conoscere Dio -, ecco, [queste] devono glorificare Dio. Questo è il fine ultimo, di noi, della creatura, nostro. Questo cercar la gloria di Dio è l'amore perfetto.
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Bisogna che distinguiamo che, verso Dio c'è un amore perfetto e verso Dio un amore imperfetto. Quando si dice l'Atto di contrizione si domanda al Signore perdono per i meritati castighi. Ecco, lì c'entra un egoismo, sotto un certo aspetto, è un egoismo spirituale, ma egoismo, una pietà un po' egoistica: «perché ho meritato i castighi», e cioè, perché ho meritato l'inferno, forse; perché ho meritato ií purgatorio; perché ho meritato delle disgrazie o delle privazioni di grazie su questa terra, ecc. Quello è sempre una spiritualità, ma ha tanto dell'egoismo; cioè, noi vogliamo l'eterna felicità e vogliamo anche evitare il purgatorio. Ma quel che è perfetto, è cercare la sua gloria che è il suo fine principale. Quindi, nell'Atto di contrizione si aggiunge: «perché ho offeso infinitamente [Voi] che siete buono, degno di essere amato sopra ogni cosa». Allora, la pena di aver disgustato Dio, di non aver promossa la gloria a Dio, bene infinito, eterna felicità e beatissimo in se stesso.
Allora, l'amore a Dio perfetto è cercar la sua gloria E per cercare la sua gloria abbiamo da ricordare che l'anima dev'essere già molto purificata, e non solo, ma già innamorata di Dio così da sentire, da condividere - diciamo così - i pensieri, i fini, le intenzioni di Dio. I Santi sono arrivati a questo culmine dopo una vita di distacchi, specialmente dei distacchi dai beni esterni, dai piaceri della carne e dall'ambizione o superbia, che sono, poi, i tre voti che purificano l'anima perché sia più facile tendere all'amore perfetto a Dio e cercare la gloria di Dio.
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Oh, questo è il fine estremo, cioè, [più] alto e più necessario e assoluto. Però, se Dio ha creato tutto per la sua gloria, ha fatto le cose in modo tale che noi partecipassimo alla sua felicità. In che senso? La felicità in Dio - diciamo così -, la gloria in Dio, questa gloria in Dio, ecco è la felicità di Dio. Ora, [per] la felicità dell'anima nostra le cose sono così disposte che, il cielo è glorificar Dio, e troveremo la nostra felicità nel glorificar Dio come si glorificano le tre divine Persone vicendevolmente. Ecco, il paradiso è glorificar Dio. Se l'anima vuole entrar subito in paradiso, deve arrivare a questo punto di cercar la gloria di Dio. Quando l'anima è così purificata che già cerca solo la gloria di Dio, che cosa avviene? Avviene che per lei la morte è il passaggio di qua, è spingere in là la porta, che è la morte, e di là si trova nella felicità, cioè nel glorificare eternamente Dio e, in questo, ha la sua felicità, beatitudine, la propria beatitudine. Oh, se l'anima arriva qui, allora non c'è più attesa nel purgatorio; non ci sono più le conseguenze di attaccamenti, di vanità e di preferenze e di idee proprie e di sentimenti vuoti e, anche se non sono proprio cattivi, non sono però tutto quello che è perfetto in Dio, cioè la glorificazione di Dio, la glorificazione a Dio, ma sulla terra già fa una compiacenza in noi, una soddisfazione. Però [qui] è per fede, andando di là, è per visione. Ora, si crede a Dio, dopo, si vede Dio «faccia a faccia»1. Ecco il punto in cui si dovrebbe arrivare, a cui tendere. (Lì avete le prime pagine fino a pagina 10, ora).
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La Scrittura è piena di espressioni nelle quali Dio reclama per sé la sua gloria. E non può far diverso. Chi ha già preso la teologia, la filosofia, lo capisce subito, perché è ragionamento, quanto a filosofia, e poi è ragionamento - diciamo - spirituale, quando già si è preso la teologia. Dice il Signore: «Io sono il Signore, questo è il mio nome, mi chiamo il Signore, e la mia gloria non la darò ad altri»1. Non può. Né - vuol dire - [darò] la mia gloria alle divinità false. «Perché lascerei oltraggiare il mio nome, offendere. E l'onore a me dovuto non lo cederò ad altri»2. Son sempre parole della Scrittura. Poi, lasciando le altre espressioni, quelle dell'Apocalisse: «Io sono l'Alfa e l'Omega - dice il Signore Dio -, Colui che è, che era, Colui che viene, l'Onnipotente!»3. Quindi la gloria di Dio è l'Alfa e l'Omega. Sono due lettere greche che vuol dire: il principio e la fine di tutta la creazione, redenzione, santificazione. Il principio, cioè l'Alfa, perché tutto viene da Dio: quel che è creato, quel che è redenzione, quel che è spiritualità e santificazione. Quindi è il principio di tutto. Ma lui non si contenta di essere il principio di tutto, tutto deve andare a lui dopo, cioè a glorificarlo in paradiso. È il fine.
Tanto più ci santifichiamo quanto più i nostri pensieri e i nostri desideri: [per] la sua gloria. Altrimenti bisogna poi esercitarsi, per eccitare in noi, formare in noi il desiderio, la sete di Dio, della sua gloria. Non è sempre facile quindi aver le disposizioni per le indulgenze, sì.
Oh, questo può essere riletto da voi con attenzione e, se si vuole, non una volta, ma dieci volte, perché mette la nostra anima, la nostra posizione spirituale sopra un livello più elevato, in maniera di arrivare ad una santificazione molto superiore. E per questo, il Figlio di Dio incarnato, per mezzo della sua grazia, ci ha resi figli di Dio. Quindi, tutto dev'essere in lode di gloria della sua grazia4 che noi avremo come occupazione in paradiso.
Tale è il fine ultimo e assoluto di tutta la vita cristiana, è il fine ultimo e assoluto.
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L'anima che aspira a santificarsi deve mirare ad esso, deve indirizzare i suoi sforzi e i suoi desideri [ad esso]. Noi cerchiamo la salvezza e la santificazione, ma questo è in ordine alla gloria di Dio. Il fine principale è la sua gloria. Il fine secondario è la santificazione nostra. Quindi, deve predominare, a poco a poco, nell'anima nostra, il desiderio della gloria di Dio, di compiacere Dio. Specialmente è espresso: «Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà»1. Sono le tre espressioni che indicano la ricerca della gloria di Dio: santificato il suo nome; fondato, esteso il suo regno; compiuta la volontà di Dio in tutto: come compiono le piante che ci sono, e gli astri che circolano attorno a noi, obbedientissimi; quando noi saremo così uniformati alla volontà di Dio «come in cielo, così in terra», come gli angioli e così noi. Poi le al[tre] quattro domande riguardano noi.
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Sant' Alfonso: Quell'uomo, non cercava altro che la gloria di Dio, non aveva altro in mente, come è scritto nella sua vita.
Sant' Ignazio: "Tutto per la maggior gloria di Dio".
San Paolo: omnia in gloriam Dei facite1. Questo per tutti. E il testo completo è: «sia che mangiate, sia che beviate, sia qualunque altra cosa che facciate, anche il dormire: omnia in gloriam Dei facite. Tutto alla gloria di Dio, tutto, perché anche il riposo merita; come si mangia e si merita, così si riposa [e si merita]; e prendere il sonno, nel volere di Dio.
Questa verità tanto evidente per coloro che ammettono la trascendenza divina, in pratica non appare dominante nella vita dei Santi, se non molto tardi; anche in tutti i Santi, questo cercare unicamente la gloria di Dio, è piuttosto tardi, anche nei Santi, quando la loro anima si è consumata di amore nell'unità di Dio. Soltanto al vertice dell'unione trasformante, il nono grado della preghiera, che è l'unione trasformante, [si sono] identificati pienamente con Dio; i loro pensieri e i loro desideri procedono all'unisono con i pensieri e i voleri di Dio. Solo due persone hanno fatto eccezione: Maria, concepita senza peccato originale, che subito ha cominciato la glorificazione di Dio; e il Figliuolo di Dio incarnato, subito la glorificazione: tutto verso il Padre.
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Allora concludere: nessuna cosa, quindi, deve preoccupare tanto un'anima che aspira alla santità, quanto il dimenticar se stessa e ricercare solo la gloria di Dio secondo l'espressione: "Nel cielo della mia anima, la gloria dell'Eterno, cioè di Dio, e nient'altro che la gloria dell'Eterno, cioè di Dio". Questa, l'espressione di suor Elisabetta della Trinità1. Questo è il primo punto.
Questo comando: omnia in gloriam Dei fa[cite] di san Paolo, è per portarsi in questa posizione, in questo livello più alto, dove tutto diventa più ricco di meriti, perché c'è l'amore perfetto, quell'amore che già è sulla terra, ma caritas Dei manet in aeternum2, questo amore rimane in eterno; soltanto che qui non si gode la gioia piena di questo amore a Dio, si godrà, questa gioia perfetta, piena, al di là, perché è la stessa carità e [di] qua e di là. Adesso di fede, poi di là vedremo Dio «faccia a faccia»3. Ora di fede, allora visione e possesso e quindi lo stesso gaudio, in cielo.
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Oh, fino a pagina 13 potrete rileggere, perché deve essere come uno dei principali frutti. E nelle Adorazioni che farete, domandare al Signore Gesù la grazia di mirare soltanto alla gloria di Dio, e che tutti i membri, e anche quelli che si uniscono spiritualmente alla Famiglia Paolina: cercare la gloria di Dio. Essere sopra un piano della maggior santificazione dell'anima nostra, sì. Quindi, per noi e per tutti, Gesù diceva: «Io non cerco la gloria mia, ma la gloria del Padre»1. E così è stato il primo punto del programma della sua vita: Gloria in excelsis Deo2. Questo. Quindi: in Gesù Cristo, come Gesù Cristo tutto ha fatto, tutto ha operato, perché la redenzione è propria tutta per la gloria di Dio: Gloria in excelsis Deo.
Se noi vogliamo vivere in Cristo, questa è l'intenzione, questa dev'essere tutta la premura - diciamo - la preoccupazione, in certo modo, e fare nostro: «Io non cerco la gloria mia, ma la gloria di Dio, la gloria del Padre», sì. E se il Figlio ha chiesto di essere glorificato, ma questo è in ordine per glorificare il Padre: venit ora, clarifica Filium tuum ut Filius tuus clarificet te3. Per la gloria del Padre, questo è il fine. La gloria sua era la esaltazione sulla croce a cui seguiva la risurrezione. Perché anche noi non capiamo gran che, eh? in questi punti, come Gesù Cristo chiama la sua esaltazione l'essere elevato sulla croce a vista di tutti, a vista del Padre celeste; capiamo ben poco. E tanta umiltà ci occorre. Ma specialmente nelle Adorazioni immedesimarci nelle intenzioni, nei desideri di Gesù Cristo stesso. Allora un passo il vivit vero in me Christus4. Gesù Cristo, almeno, vive già nelle mie intenzioni. Vivit vero in me Christusant'
Poi vedremo il secondo punto: santificazione nostra.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 76/b (= cassetta 160/b). Per la datazione, cf PM: «...quest'anno: approfondire la nostra spiritualità, che non è nostra, è la spiritualità cristiana (...). Consiste specialmente in 4 punti: 1° la gloria di Dio; 2° la nostra santificazione; 3° la santificazione in Gesù Cristo, Via, Verità e Vita, 4° per vivere meglio Gesù Cristo, Maria» (cf PM in c185 e c329). «In primo luogo: la gloria di Dio (...). Poi vedremo il 2° punto: la santificazione nostra (cf PM in c232). In dAS, in data 1° agosto 1964, si legge «[il PM] si ferma ad Ariccia fino al 14 agosto per un corso di Esercizi (da solo). In questo periodo fanno gli Esercizi le PD». - VV: «Esercizi alle suore PD, Ariccia, 5-13 agosto '64».

1 Estratto dal libro «Teologia della Perfezione cristiana» del padre ROYO MARIN. O.P. - Roma, EP, 1963. Le due prime edizioni del libro completo sono del 1960.

1 Brano tolto dall'Estratto e, nell'opera completa, si trova a pag. 48.

2 Estratto dal libro «Teologia della Perfezione cristiana» del padre ROYO MARIN.

1 Sal 8,2.

2 Sal 18,2.

1 1Cor 13,12.

1 Cf Is 42,8.

2 Cf Is 48,11.

3 Ap 1,8.

4 Cf Ef 1,6.

1 Mt 6,9-10.

1 1Cor 10,31.

1 Elisabetta della Santissima Trinità (1880-1906), carmelitana: beatificata il 25 novembre 1984.

2 1Cor 13,8.

3 1Cor 13,12.

1 Cf Gv 8,50.

2 Lc 2,14.

3 Gv 17,1.

4 Gal 2,20.