45. CORRESPONSABILITÀ NEL CAMMINO DI CONGREGAZIONE
Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro
in occasione del giorno onomastico della Superiora Generale
Madre Maria Lucia Ricci.
Roma, Via Portuense 739, 13 dicembre 19641
In questo giorno la Messa incomincia, nell'Introito: rallegratevi, gaudete. E poi ripete: iterum dico, gaudete2. Quindi, una grande letizia.
È vicino il santo Natale, il giorno in cui il Figliuolo di Dio incarnato si mostra all'umanità facendo cantare sopra il presepio i fini per cui egli, il Figlio di Dio, si è incarnato. E cioè, primo fine: «gloria a Dio», e secondo: «pace agli uomini di buona volontà»3. Gaudete, quindi.
Oggi, poi, nell'Epistola sono enumerate le forme di preghiere che dobbiamo presentare al Signore, specialmente nella Visita al Santissimo Sacramento. Le forme si riducono a quattro: adorazione, ringraziamento, soddisfazione e supplica.
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Oggi, al gaudio si unisce un altro gaudio per voi, cioè il giorno onomastico della Madre Maestra. E il pensiero:
1. ringraziare il Signore che vi ha dato - per mezzo della votazione plenaria, che è stata nel Capitolo -, per la nomina a Superiora Generale, Madre Maestra.
2. ringraziare il Signore, lo Spirito Santo, che ha illuminato, ha guidato tutto quello che è nei disegni di Dio; e vi è stata la collaborazione alla grazia del Signore.
[3.] poi, ringraziamento per lo sviluppo [che] c'è stato da quel giorno, lo sviluppo che c'è stato dell'Istituto, e che va crescendo, con la grazia di Dio, di opere e di persone. E quindi gaudio della giornata propria vostra, gaudio speciale per voi.
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Ora, una riflessione abbiamo da fare. Si possono fare degli auguri? Sì, ma soprattutto occorre che ognuna cooperi a chi è incaricato da Dio di guidare l'Istituto, non soltanto in generale, ma in tutti i particolari: e quello che riguarda le persone e quello che riguarda le opere, gli apostolati, sì.
Certamente c'è, in primo luogo, la preghiera. La preghiera, la prima cooperazione oltre agli auguri. La prima cooperazione è questa: nel pregare continuamente perché lo Spirito Santo guidi e conceda la sapienza di governo; e conceda la grazia a chi deve seguire, deve obbedire che, in umiltà e persuasione, si compia quello che piace al Signore, in quanto che, quello che è disposto (e la formula che avete recitato adesso, i voti)... Ecco in particolare l'obbedienza, la quale obbedienza non può essere solamente di una esteriorità, ma dev'essere un'obbedienza illuminata, un'obbedienza chiara e quindi docilità, generosità.
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Il Santo Padre, in un discorso che ha tenuto ai Superiori Generali, diversi mesi fa1, ha insistito che i religiosi, le religiose, quando hanno delle disposizioni, degli incarichi, degli uffici, dei doveri da compiere, sempre ci mettano anche l'intelligenza. E cioè, quello che si deve fare, si faccia nel modo migliore; aver capito qual è il disegno di chi dispone e, nello stesso tempo, metter tutta l'intelligenza perché la cosa riesca il meglio possibile; come le scolare devono metterci l'intelligenza a fare il compito che ha dato la maestra in classe, ci mettono l'intelligenza a risolvere il problema o a fare il tema, quello che è stato, in sostanza, il compito. Sempre mettere a servizio di Dio e a servizio di chi deve guidare, l'intelligenza, che è il primo dono; non, in primo luogo l'obbedienza, [ma] la disposizione a essere un (...); sempre, ma nello stesso tempo, mettere a disposizione, in primo luogo, la intelligenza. Compiere le cose nel modo migliore.
E poi è chiaro che si deve poi progredire. Come se, in principio dell'anno scolastico si è già arrivati a una certa condizione, secondo che uno ha già studiato, ma [mettere] l'intelligenza perché tutto venga migliorato e tutto sia coronato da un buon risultato alla fine dell'anno scolastico, sì. Cooperazione intima, quindi, interiore.
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La cooperazione, in particolare, riguarda la carità.
Entrando in un Istituto, bisogna considerare che ogni Istituto è società. Ora, nella società non si hanno soltanto da godere i vantaggi, ma in primo luogo, bisogna cooperare, collaborare perché tutto l'Istituto, tutta la società si sviluppi e porti i vantaggi che son desiderati. Società. E poi è famiglia religiosa in cui tutti i membri della famiglia devono contribuire a compiere quello che sono i disegni di Dio su quella famiglia. Come hanno cooperato e Maria e Giuseppe e Gesù, perché in quella famiglia, su quella famiglia il Signore aveva dei disegni altissimi, e sono il riassunto: la redenzione. Allora tutte e tre le divine Persone, docilissime ai voleri di Dio, ecco, si è compiuta quella parte della redenzione che era in quel tempo, nella vita privata. E poi ancora quello che Maria ha cooperato ancora nella redenzione, là, sul calvario.
In particolare potete leggere nell'Osservatore Romano la traduzione della Costituzione della Chiesa. E vi è quel capitolo bellissimo che riguarda la cooperazione di Maria alla redenzione e la cooperazione a distribuir la grazia; prima, a conquistarla, poi cooperazione a collaborare a distribuire1.
La cooperazione, quindi, intima a tutto quello che viene designato.
Poi, promuovere tanto l'unione; perché l'unione, in fine, parte da chi guida, e quindi l'obbedienza. L'unione porta sempre una grande letizia e si prova la letizia religiosa, e poi vi sono i frutti molto più abbondanti. E mai ci sia chi, invece, disgreghi i pensieri e le cose che dovrebbero essere sempre sante. Prima, collaborazione di preghiera.
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Secondo: tutte costruite l'Istituto. Tener presente questo: costruite l'Istituto. Come si costruisce? Con l'osservanza religiosa, quanto più si può, perfetta.
Ma oltre a questo, la costruzione: vocazioni. Perché l'Istituto non può essere soltanto un libro delle Costituzioni, bisogna che ci sian le persone e, quanto più, si collabori a chi è incaricato del lavoro vocazionista. Tutte però, tutte: chi, specialmente con la preghiera, e chi anche mette la sua attività. Perché? Perché vi sono tanti mezzi per promuovere le vocazioni religiose e per aumentare il numero delle persone. E per questo già, [sia] ringraziato il Signore, si è cresciuto in opere e persone.
E non solamente che sia il numero delle persone, ma che siano formate bene le vocazioni. Tutte collaborano alla formazione col buon esempio. Perché? Perché le giovani devono imparare da chi [è] più anziano; perché chi è già più anziano, si è esercitato nel compiere quello che è il primo dovere della religiosa, cioè, attendere alla perfezione. Allora, la formazione col buon esempio.
E poi la formazione che viene data nello spirito, tutto lo spirito dell'Istituto; e secondo, l'istruzione che viene data; e poi quello che riguarda l'apostolato; e poi quello che riguarda tutta la vita religiosa che si vive nella casa ritirate, e chi, invece, anche compie qualche cosa di contatto con i fedeli. L'apostolato.
Formare delle vere Pie Discepole di Gesù Maestro. Tutte collaborare in questo.
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Oh, poi, anche il contributo materiale si deve dare. Perché le opere hanno sempre una parte spirituale, che è poi la finalità altissima; ma vi è, nei nostri apostolati, sempre una parte materiale. Come noi, non abbiamo solo l'anima, ma abbiamo anche il corpo, e il corpo da solo non è persona; l'anima da sola non è persona; la persona umana è l'unione del corpo con l'anima. È così. Del resto, c'è quel paragone che potrete leggere lì, nella Costituzione1, e cioè: così la Chiesa ha l'umano e il divino. È spiegato abbastanza bene: l'umano e il divino, come Gesù Cristo è Dio e uomo.
Così, la parte materiale, curarla. Alle volte basta non guastare, non far contro ciò che riguarda la parte materiale. Ma poi contribuire, nella maniera che è possibile, col lavoro che si compie, con le attenzioni, perché tutto sia bene trattato, conservato. Poi, perché non si stia mai fermi, ma sempre si cammini nell'apostolato: ogni giorno, invenzione nuova. E vedo che questo si va compiendo, e Dio sia benedetto.
Allora, sempre cercare con l'intelligenza, con la grazia, con la luce di Dio, [di] progredire nella parte materiale, anche.
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Poi avete da tener presente specialmente alcune grazie: [primo,] la costruzione della chiesa a Gesù Maestro, ecco. Voi collaborate a questo tutte insieme con la preghiera, e chi vi dà parte con l'intelligenza, e poi con il contributo materiale, sempre considerando che c'è la parte spirituale e c'è la parte materiale.
Ora, collaborare in modo particolare perché la chiesa abbia da compiere la sua missione in questa zona, in questo centro di tutto l'Istituto. E dall'Africa e dall'America e dall'Australia, ecc., da tutte le case il cuore delle suore si rivolge qui e la chiesa costituisce il centro dei cuori vostri, un cuore solo, e il cuore di Gesù che sia in ogni persona. Dire a Gesù: dà a noi il cuore tuo, che tutte abbiamo il tuo cuore, allora c'è in noi un solo cuore e questo cuore è il cuore di Gesù, perché essendo Pie Discepole del Divin Maestro, dobbiam dare l'intelligenza, dobbiam dare la volontà, ma dobbiam dare il cuore. Allora un cuore solo: è il cuore di Gesù che sostituisce il povero nostro cuore tanto volubile; ma se si stabilisce in noi il cuore di Gesù, ecco un cuore solo. Finalità: desideri comuni di tutti e che sono precisamente i desideri di Gesù Cristo.
Quindi, questo contributo di preghiere per la chiesa, in tutte le maniere e secondo a ciascheduno è possibile; ma a tutte è possibile fare qualche cosa. E perché si compia presto, accelerare coi desideri, che presto si glorifichi Gesù Maestro in una maniera più solenne, più divota, più adatta alla preghiera. E allora, già voi pensate a quelle giornate felici in cui sarà inaugurato il tempio a Gesù Maestro.
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Oh, secondo, altra iniziativa è la clinica, la quale clinica doveva e deve seguire un po' tutto quello che è l'andamento delle cose sante, delle cose spirituali, delle cose che riguardano la gloria di Dio e riguardano le anime e anche i corpi, sì. Si comincia da poco.
Il santo Cottolengo ha incominciato con due malate: ha fatto uscire i buoi dalla stalla, ha fatto la pulizia, e poi ricoverati i primi ammalati. Oh, e poi adesso? Del Cottolengo ce n'è in tutto il mondo. Mi dicevano, due anni fa, che sono 13 mila solo in Torino, che sono beneficati, son ricoverati, ecc.
Oh, allora, sempre così, se le cose si cominciano in umiltà e fede. E poi, [con] la devota collaborazione, poco a poco le cose cresceranno. Perché? Perché si fa così: si mette un germe nella terra, questo muore sotto la terra e si sviluppa, così, e poi diviene un albero, alla fine. Perché l'umiliazione [ci vuole], sotto terra bisogna stare, sotto terra, perché oltre che non abbiamo niente, abbiamo anche dei debiti con Dio e, più o meno, ciascheduno [ne ha]. E poi la forza vitale che c'è dentro, che è la fede, che sviluppa poi l'opera, come vi è la linfa che parte da quella semente e spinge fuori la piccola erba, e poi diviene un ramoscello, e poi un grande albero che diverrà carico di frutti.
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Terzo, poi la liturgia, ecco. È stato approvato solennemente, quello che è stato presentato dalla prima parte del Concilio, e cioè, quello che riguarda la liturgia1.
Ora vi è un grande movimento liturgico, sì. Ora, questo movimento liturgico certamente vi interessa ed è uno dei fini dell'Istituto. Allora, che siamo guidati dallo spirito della Chiesa perché noi assecondiamo e cooperiamo, in quella maniera che è possibile, secondo la vocazione dell'Istituto, sì, quello che riguarda la sacra liturgia. E se intanto cominciamo noi a seguire, allora [con] l'esempio e l'obbedienza a quello che ha disposto la Chiesa, otterremo la grazia perché possiamo corrispondere meglio alla vocazione che avete.
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Poi contribuire all'unum sint1. Sentirvi molto unite. E una può avere un pensiero, l'altra può averne un altro, ma tutti questi pensieri si devono fondere in unum: ut unum sint. Non solo i cuori, ma anche i pensieri, e quindi i pensieri seguono le opere, cioè segue la volontà. ut unum sint. Abbracciare volentieri tutto quel che è disposto, sì; ma poi in questo unum sint non ci sia mai chi contraddica, chi sgretoli. Mai. Si parli sempre in bene, si operi sempre nello spirito, in quello che è disposto, e si ringrazi sempre il Signore.
E, d'altra parte, a questo si unisca il buon esempio. Quando si vede che le persone che costituiscono l'Istituto hanno gli stessi pensieri di chi guida, hanno gli stessi indirizzi di chi guida, in cooperazione di tutto quello che si è iniziato e quello che si deve iniziare, il buon esempio, il quale buon esempio è di opere, il quale buon esempio è di parole; e poi vi è quello che [è] nel comportamento. Perché alle volte può essere che nulla si dica, ma che i fatti parlino di più di quanto potrebbero parlare le parole. E allora in unione sempre più stretta. E questa unione, certamente, si rende un po' più difficile man mano [cresce] l'Istituto, sì, perché vi sono le distanze, case lontane; e poi non sempre è possibile che tutte intervengano alla casa centrale e, quindi, una certa difficoltà maggiore. Ma se, tutte assieme, animate da questo pensiero, da questo desiderio: ut unum sint, allora ogni circolare, ogni lettera che si manda viene interpretata bene e seguita bene, ecco, l'albero si allarga, ma è sempre la stessa linfa che deve nutrire i rami e le foglie e i fiori e i frutti. Ut unum sint. Oh, allora, oggi pregate in questo senso.
C'è nell'Oremus una preghiera, cioè: «Signore, avvicina il tuo orecchio alla mia bocca, perché ho una parola da dirti in segreto». E oggi ne avrete delle parole da dire: aurem tuam, quaesumus Domine2. Signore, metti il tuo orecchio vicino alla bocca, ho un segreto da dirti. Quest'oggi dite a Gesù che pieghi la sua testa e voi avvicinandovi a lui direte i vostri segreti, tutti, a Gesù. E ne avete dei segreti.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 78/b (= cassetta 169/a). Per la datazione, cf PM: «Giorno onomastico di Madre Maestra». «Potete leggere su L 'Osservatore Romano la traduzione della Costituzione della Chiesa. E vi è quel bellissimo articolo che riguarda la cooperazione di Maria alla redenzione». - Il documento LG è stato approvato il 21 novembre 1964. - dAS, 13/12/1964 (domenica, santa Lucia): «Andato [il PM] a via Portuense, CG delle PD per Messa e meditazione». - VV: «PM: Santa Lucia 1964».
2 Domenica III di Avvento, Introito: Gaudete in Domino... (cf Fil 4,4).
3 Lc 2,14.
1 PAOLO VI, Discorso ai Capitolari di Ordini e Congregazioni Religiose, 23 maggio 1964: cf Insegnamenti di Paolo VI,II - 1964, pp. 345-351.
1 L'Osservatore Romano, 13 dicembre 1964, Costituzione Dogmatica «Lumen Gentium» sulla Chiesa, cap. VIII.
1 Costituzione Dogmatica «Lumen Gentium» sulla Chiesa, 8.
1 Costituzione «Sacrosanctum Concilium» sulla sacra Liturgia, approvata il 4 dicembre 1963.
1 Gv 17,11.
2 Oratio della Messa della III domenica di Avvento.