Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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39. SANTIFICAZIONE: VIVERE GESÙ CRISTO VIA, VERITÀ E VITA (IV)

Esercizi Spirituali (18-26 ottobre 1964) alle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 19 ottobre 19641

Il Signore vi ha concessa molta grazia secondo lo spirito della Congregazione delle Pie Discepole di Gesù Maestro. Lo scopo è che si viva Gesù Cristo Maestro e che, con la preghiera, voi portiate le anime a vivere in Gesù Cristo, anzi, meglio, fino ad arrivare che viva Gesù Cristo in noi. Questo è superiore, perché son due le espressioni in san Paolo: Mihi vivere Christus est2: la mia vita è Cristo. E l'altra, quella che è più perfetta: Gesù Cristo vive in me. Vivit vero in me Christus3.
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Per la salvezza delle anime e la santità delle anime, occorre pensare che si passa solo per questa via: Gesù Cristo.
Adamo ed Eva, progenitori, sono stati creati in grazia e, se fossero stati fedeli a quello che il Signore aveva disposto, sarebbero saliti all'eterna felicità. Ma essi hanno commesso il peccato e han perduto la grazia di Dio, cioè quella grazia che il Signore, creando i nostri progenitori, ha infuso in loro. La grazia di Dio. Ma da quel momento il paradiso è rimasto chiuso, dopo il peccato di Adamo. Allora la salvezza e la santificazione è in Uno, cioè: nel Messia promesso per la salvezza degli uomini. Quindi tutti gli uomini: profeti, patriarchi e anime buone che hanno potuto salvarsi, in che maniera? Pensando e avendo fiducia nel Messia venturo, nei meriti del Messia venturo. Quindi tutti gli antichi, dell'Antico Testamento, si son salvati e santificati nella speranza del Messia, nei meriti futuri di Gesù Cristo, del Messia. E Maria stessa, con la concezione immacolata, e poi le grazie: per i meriti del Messia futuro, che ella non conosceva ancora che sarebbe stata la Madre di Gesù Cristo, cioè del Messia. E tutti gli uomini che adesso si possono santificare e salvare: tutti in Gesù Cristo, solo in Gesù Cristo. Perché ci vuole sempre la grazia, ma la grazia è in Gesù Cristo. Quindi bisogna andare a lui necessariamente.
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Gesù Cristo ha detto: «Io son la vite e voi siete i tralci»1, cioè i rami. La vite: Gesù Cristo; i rami, uniti alla vite. Nella vite c'è qualche cosa, la linfa, nella vite; questa vite che ha la linfa è nutrita dalla linfa e, questa stessa linfa, passa ai tralci, e cioè, ai rami che poi producono foglie e buona uva.
E finché il ramo è unito a Gesù Cristo, cioè alla vite, eh, va bene, produce frutti; ma se il ramo, il tralcio viene staccato per il peccato, dissecca e serve solo per il fuoco; un ramo secco, serve solo per il fuoco. Però la stessa linfa che, quindi, vive in Gesù Cristo, vive in noi, perciò la stessa grazia, la stessa vita abbiamo, vita soprannaturale. Che cosa allora avviene? Che noi abbiamo la stessa vita di Gesù Cristo. Allora diventiamo fratelli. Cioè: Gesù Cristo, Figlio di Dio, [è] la vita, e allora la stessa vita che è in Gesù Cristo è in noi, ecco, la stessa vita. Perciò, tutti figli: Gesù Cristo e noi, figli di Dio. Dedit eis potestatem filios Dei fieri2.
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Ora questo significa che noi siam diventati figli di Dio per la grazia e perciò siamo eredi di Dio1.
Gesù Cristo è Figlio di Dio per natura, per diritto; noi siamo figli di Dio per adozione, per mezzo di Gesù Cristo, cioè per mezzo del sangue, per mezzo della vita che è in Gesù Cristo che passa a noi. Quindi, essendo anche figli di Dio saremo eredi di Dio e, quindi, la felicità eterna. Gesù Cristo si è espresso bene: «Io vado al Padre, che è Padre vostro e Padre mio»2. Abbiamo lo stesso Padre. Il Padre di Gesù Cristo [è] il Padre nostro. Il Figlio di Dio incarnato è Figlio di Dio per diritto, noi siamo per adozione, cioè per i meriti di Gesù Cristo, ecco.
Allora il ramo che assorbe tanta linfa dalla vite, il ramo produce sempre di più. Così, se noi siamo uniti a Gesù Cristo.
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Perciò: Non est in alio aliquo salus1, ha dichiarato san Pietro nella prima predica. Non c'è altra salvezza e santità se non in Gesù Cristo. Allora le altre divozioni che si hanno: agli Angeli Custodi, a san Giuseppe, ecc., queste divozioni devono essere indirizzate a questo: che noi viviamo in Gesù Cristo, cioè, che viviamo della sua grazia, che viviamo della sua linfa. Quindi, in ultima analisi, tutte le divozioni sono per la divozione di Gesù Cristo che è unica: «Nessuno viene al Padre se non per mezzo mio» - dice Gesù Cristo2-, cioè, nessuno va in paradiso senza di me, deve passar da me. Perché è lui che ha guadagnato la grazia, lui.
E sine me nihil potestis facere3. E per quanto vogliate far del bene, senza di me fate niente, e cioè, non guadagnate nessun merito. Anche se subissimo il martirio - come dice san Paolo -, ma non fossimo in grazia e non facessimo questo per Gesù Cristo e in Gesù Cristo, anche il martirio non serve4. Bisogna sempre che tutto sia in Gesù Cristo, cioè, che la grazia sua viva in noi e, allora, qualunque cosa che facciamo è meritorio. E se attingi acqua alla fonte, e se servi la cucina, oppure se vai a far la pulizia nei vari appartamenti, e se fai l'apostolato, e se fai l'esame di coscienza, e se vai a dormire, se tutto questo è fatto in grazia e ordinato alla gloria di Dio, ricchezze. Allora paragonare: [uno] subisce il martirio, ma senza grazia; e l'altro scopa la casa, è in grazia. Chi ha più merito? Chi ha subito il martirio senza essere in grazia non guadagna merito; la persona che, invece, scopa la casa, guadagna merito in proporzione dell'amore e della retta intenzione: alla gloria di Dio. Quanto è grande il merito! Tutto ha da passare di lì, non c'è altro passaggio per arrivare al cielo Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me, ecco, nessuno5. Senza di me nihil, sine me nihil potestis facere6.
Non si comprende, molte volte, la pietà vera perché tutto dev'essere per centrarci in Gesù Cristo. E almeno nella parte infima aver la grazia, come il bambino quando ha ricevuto il battesimo. Ma poi questa vita che è nel bambino che è stato battezzato, questa vita in coloro... e cioè, il fanciullo quando comincerà a fare azioni buone, da sette anni [in] avanti, allora quella vita, quella grazia aumenterà la santificazione. Tanti libri e tante esortazioni! Ma son tutte centrate in Gesù Cristo? Tanti libri, no!
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Quindi, che cosa abbiam da fare? Quando Gesù parlò ai suoi discepoli, disse: Finora non mi avete ancora conosciuto; io son con voi, ma voi non mi avete ancora conosciuto1. «Io son la Via, la Verità e la Vita»2.
La Pia Discepola non deve prendere la cosa, così, in generale, ma in particolare, in quanto è Discepola di Gesù Maestro che è Via, Verità e Vita.
Allora vivere in Gesù Cristo Via, come si fa? «Io son la Via» (poi spiegheremo e la Vita e la Verità). Adesso, ecco, noi prendiamo la Via perché non ce n'è un'altra, via.
Il Padre celeste ha mandato il suo Figlio, nella sua misericordia, ut vivamus per eum3: perché abbiate la vita per Gesù Cristo, da Gesù Cristo.
Gesù Cristo è Via in due maniere. (Vedete, la spiegazione è molto semplice. Se approfondirete l'Estratto è assai più profonda, ma intanto almento una qualche cognizione, adesso).
«Io sono la Via». Che via è Gesù Cristo? Gesù Cristo ha fatto la via, non l'ha predicata in primo luogo, ma l'ha fatta, la via. E come? Si è umiliato, il Figlio di Dio, prendendo umana carne; egli che era Dio si fece uomo, ecco, egli cominciò la sua vita nel presepio, la sua vita, là è nato [in] estrema povertà: una grotta, una greppia, gli animali, e lì, un po' di paglia, un po' di strami, ecco, così ha cominciato la vita, a insegnarci la povertà. La via. E quando poi sarà morto, gli si darà un sepolcro che non è suo, così, a prestito, come era a prestito la capanna, la grotta dove è nato, che non era sua. Povertà, povertà. Mai che possiamo dire: questo è nostro. Gesù Cristo non ha voluto dir così.
Oh, e poi il Bambino cresce, avanti subditus illis4, obbediente. E obbedisce da bambinello, da fanciullo, da giovinotto, da uomo e da predicatore nel suo ministero pubblico e fino alla crocifissione, e cioè: factus oboediens usque ad mortem, mortem autem crucis5. E quando si trattava di iniziare la passione: «Padre, non la mia volontà, ma sia [fatta] la tua». Fiat voluntas tua6. Ecco la via.Prima la povertà, poi adesso, c'è l'obbedienza.
E la purezza, non solo angelica, ma divina in lui, la purezza; mai che abbia commesso un fallo, mai; purezza non solamente in quel che riguarda la castità, ma in quello che riguarda tutto, tutta la vita; purezza, cioè nessuna mancanza, nessuna mancanza che abbia macchiato... Nessuna mancanza che in noi può macchiare l'anima. Purissimo. E se a Nazaret vi erano tre gigli: Maria, Giuseppe e Gesù, fra Maria e Giuseppe che erano gigli, il giglio più profumato: Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato. Purezza. Anche in quello che noi consideriamo nella sua vita. Così ci ha tracciato il modo di vivere e così è arrivato alla destra del Padre, ecco.
E così, se viviamo quella vita lì, specialmente se viviamo da religiosi, si arriva al Padre e si arriva a un posto riservato, diciamo. Gesù ha detto: «Vado in cielo, vado a prepararvi il posto»7. Il posto è proporzionato ai meriti che noi porteremo, alla fin della vita, a Dio, al giudizio di Dio.
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Gesù Cristo bisogna leggerlo, meditarlo, considerarlo nelle singole particolarità e in tutti i fatti. E non considerar le cose in generale, ma versetto per versetto. E tante volte nel versetto stesso ci sono vari insegnamenti. Ecco, Gesù ha tracciato la via con la sua vita, ma ha tracciato la via ancora predicando, e cioè, dopo che ha esercitato l'umiltà, l'ha spiegata: «Imparate da me che son mansueto ed umile di cuore»1. Prima ha fatto, poi lo ha insegnato. E quindi coepit facere et docere2. Prima fare e poi insegnare.
E così se egli ha raccomandato la sottomissione, l'obbedienza, egli è stato il primo obbediente. Nessuno arriverà a una obbedienza così perfetta come egli ha compiuto. Allora: propter quod Deus exaltavit illum3. Sì, per la sua umiltà, per la sua obbedienza: oboediens factus usque ad mortem, mortem autem crucis, propter quod Deus exaltavit illum [super omne nomen]4.
Allora leggere il Vangelo. Quello che ha fatto lo insegna agli altri. E poi: «Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua»5. Quindi egli è proprio la via di fatto, nei suoi esempi e nella sua parola, nei suoi insegnamenti.
Ora, il Vangelo è il Libro, gli altri son libri, son libri di uomini. La Bibbia è il Libro di Dio; il Vangelo, in particolare, deve leggersi. Nutrirsi di Gesù Cristo. Considerare come egli è vissuto e allora abbiamo una continuità nell'imitazione di Gesù Cristo e negli insegnamenti che Gesù Cristo ci ha dati, gli esempi, sì.
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Oh, poi Gesù Cristo ha detto: «Io sono la Verità»1.
La Verità. Il Signore ha rivelato a noi molte verità e ha rivelato quanto era per noi necessario che conoscessimo per arrivare alla vita eterna, e come egli ha predicato e quanto ha detto, sì.
Oh, bisogna considerare che dicendo, egli: «Io son la Verità» vuol dire che se noi vogliamo la verità, bisogna che la prendiamo da lui.
Quindi, quali verità? Le verità non sono per... Il Vangelo [non] ha voluto darci o quel che riguarda la medicina o quel che riguarda un lavoro più nobile o meno nobile, no, [ma] la verità che riguarda le cose che il Signore ha predicato. Egli non ci ha insegnato la geografia o l'aritmetica o la matematica oppure [come] son fatti gli astri o come sono le stelle. È venuto a insegnarci quel che riguarda la salvezza. Quindi abbiamo da conoscere quel che Gesù ci ha insegnato, ed è riassunto nel Credo, è riassunto anche nel Credo più lungo che si dice alla Messa, nella Messa e [nel] catechismo.
Ora, credere. Fede in Gesù Cristo. Credere profondamente alle verità che la Chiesa c'insegna. E la Chiesa le ha ricavate, da dove? Da Gesù Cristo. E son tramandate le verità, che sono giunte a noi, per mezzo dei Vangeli e per mezzo della predicazione orale, l'insegnamento orale che vien dato. E quindi bisogna dire: credere. Fede, credere; fede profonda, profonda fede e profonda fede specialmente su questo punto: che veniamo da Dio; lui che ha creato la nostra anima e per mezzo dei genitori ci ha messo sulla terra. «Credo in Dio Padre onnipotente creatore e signore del cielo e della terra». E credere in Gesù Cristo e credere nello Spirito Santo.
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Ma riassumendo quello che è più necessario, ciò che Gesù Cristo ha detto di se stesso, e cioè: Exivi a Patre, veni in mundum, et iterum relinquo mundum et vado ad Patrem1. Che vuol dire: Io sono venuto dal Padre, dice Gesù Cristo. Noi siamo venuti da Dio, l'anima è creata da Dio; noi abbiamo avuto la vita umana, poi da Dio la vita soprannaturale nel battesimo. Quindi due vite: la vita umana e la vita di grazia, la vita soprannaturale. Tutto è da Dio e tutto quel che c'è stato dopo di grazie e di aiuti, tutto. E se c'è una vocazione, procede da Dio.
Dunque dice Gesù Cristo: Exivi a Patre: sono uscito dalle mani del Padre. Così noi. Pensare che tutto viene di là e quindi dobbiamo dare gloria a Dio, che egli tutto ha creato e ha creato la nostra anima e ha comunicato a noi la vita soprannaturale. Exivi a Patre.
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Veni in mundum. Son venuto nel mondo, dice Gesù Cristo. E noi siam venuti nel mondo. E cioè siamo venuti sulla terra a fare qualche cosa che, per voi, è riassunto nella vocazione. Ma in generale si può dire questo: son venuto su questa terra a dare prova di amore di Dio, di fedeltà a Dio, di fede. Cioè il Signore, perché egli ci dia il premio, vuole che noi subiamo la prova. Che prova? Fede. Credere. E prova di fedeltà, quindi osservanza dei comandamenti e poi degli obblighi dello stato e delle Costituzioni «e mediante le buone opere che io debbo e voglio fare»; e quindi la grazia che, quando facciamo il bene in ordine a Dio e in grazia di Dio, acquistiamo merito. E terzo, prova di amore, cioè: se noi amiamo Dio e il prossimo o se amiamo noi stessi o se viviamo di egoismo. Prova. Il Signore ci ha mandato a fare una prova, a compiere una missione, come il Figlio di Dio si è incarnato per volere del Padre, per compiere la sua missione.
Gesù Cristo: veni in mundum. Venne a salvarci, compiere la redenzione. Così noi, ciascheduno ha qualche cosa da compiere, la vocazione in particolare.
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E poi dopo, Gesù Cristo ha detto: relinquo mundum et vado ad Patrem: ora lascio il mondo e ritorno al Padre. Così l'anima nostra è uscita dalle mani del Padre e ritorna al Padre, a Dio. Siamo partiti senza meriti e dobbiamo uscire coi nostri meriti, coi meriti fatti per la grazia di Gesù Cristo. Vado ad Patrem, cioè al paradiso, là dove abita il Padre celeste. «Padre nostro che sei nei cieli»1 Oh, fede! Specialmente la fede in questi punti:
[1.] Vengo da Dio, quindi è tutto di Dio se ho qualche cosa.
2. Son venuto qui, et veni mundum, cioè a compiere quello che è nei disegni di Dio secondo la vocazione e secondo la vita cristiana.
3. Partiremo e ritorneremo a Dio, e cioè, la vita eterna.
Considerare così la vita nel senso soprannaturale. E se questa è stata la strada che ha seguito Gesù Cristo, ancora noi dobbiamo [seguirla]. E per la santità ci vuole questo: essere in Cristo, la sua grazia.
Quindi Gesù Cristo è Via ed è Verità. Poi considereremo Gesù Cristo Vita, avanti. Ma tutto è in Gesù Cristo.
E fortunate voi che avete proprio questo segno, nel titolo: "Discepole di Gesù Cristo Maestro". E nello stesso tempo pregare che le anime vivano in grazia di Dio, cioè unite a Gesù Cristo. Oh, la vostra preghiera, il vostro apostolato, quante anime potrà salvare!
E per noi: sono venuto da Dio, sono venuto per fare qualche cosa in questo mondo, e ritornerò a Dio.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 74/f (= cassetta 166/a). Per la datazione, cf PM: «E per la santità ci vuole questo: essere in Cristo. Gesù Cristo è Via ed è Verità. Poi considereremo Gesù Cristo Vita» (cf PM in c353). - dAS e VV (cf c329).

2 Fil 1,21.

3 Gal 2,20.

1 Gv 15,5a.

2 Gv 1,12.

1 Cf Rm 8,17.

2 Cf Gv 20,17.

1 At 4,12.

2 Cf Gv 14,6b.

3 Gv 15,5c.

4 Cf 1Cor 13,1ss

5 Gv 14,6b.

6 Gv 15,5c.

1 Cf Gv 14,9.

2 Gv 14,6.

3 Gv 4,9.

4 Lc 2,51.

5 Fil 2,8.

6 Lc 22,42.

7 Cf Gv 14,2.

1 Mt 11,29.

2 At 1,1.

3 Fil 2,8.

4 Fil 2,8.

5 cf Mt 16,24 e par.

1 Gv 14,6.

1 Gv 16,28.

1 Mt 6,9.