Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE XVII
LA RISURREZIONE DELLA CARNE

[114] Il Figliuolo di Dio, per redimere l'umanità, prese un corpo come abbiamo noi nel seno purissimo di Maria Vergine: questo perché la redenzione si doveva operare con un sacrificio degno, con la distruzione dell'essere; e Gesù morì veramente sulla croce, vittima più dei nostri peccati che dei carnefici.
Pensiamo: se Gesù prese un corpo e lo sacrificò, lo fece per aprire agli uomini il regno dei cieli; il regno che egli conquistò attraverso mille sofferenze.
Anche noi dobbiamo conquistare questo regno per noi e, a questo fine, Dio ci ha dato un corpo.
Due sono gli strumenti che abbiamo per guadagnare il cielo: il corpo e l'anima. Il corpo, di | [115] sua natura è mortale perché fatto di materia; Dio però l'aveva creato immortale in Adamo, per dono, per privilegio, a patto che Adamo non avesse mangiato il frutto proibito. Ma Adamo commise il peccato, la disubbidienza, e ne seguì la condanna: l'uomo fu assoggettato alla fatica, al dolore e alla morte. Noi dunque moriremo.
Dopo il peccato il corpo si ribellò all'anima. Ne vennero quindi le passioni, la rivolta: «Video aliam legem in membris meis repugnantem legi mentis meae»1. La carne ha desideri contrari a quelli dello spirito.
Conseguenze: tenerci sempre umili perché, mentre da una parte abbiamo desideri alti, immortali, dall'altra parte il corpo ha desideri di cose basse, contrari all'anima. Inoltre, nessuno può fidarsi di sé, poiché il corpo può tendere delle gravi insidie. Un po' è la superbia, un po' è il cuore, un po' è la lingua, un po' sono gli occhi che costituiscono il pericolo. Tutto l'organismo con tutti i cinque sensi può commettere il peccato: bisogna governarlo, mortificarlo.
Chi si fida di sé corre rischio di essere sorpreso dalla tentazione e di cadere. Si possono fare tanti bei propositi, avere tanti bei desideri, ma bisogna ricordarsi che v'è il corpo che si ribella,
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e quindi vigilare affinché la volontà non ceda e specialmente pregare perché, senza l'aiuto di Dio può essere che proprio dopo i migliori propositi si commetta una grossa mancanza. Il corpo è | [116] sempre con noi, notte e giorno, per questo bisogna vigilare sempre.
In secondo luogo è necessario considerare il corpo come strumento dell'anima nel fare il bene.
Nella preghiera e nell'apostolato occorre il corpo insieme all'anima. Perciò anche il corpo va trattato con rispetto. Non sottoporlo a troppa fatica, perché non resisterebbe, ma d'altra parte neppur lasciarlo troppo libero, trattarlo troppo bene, perché si ribellerebbe. Trattarlo come un buon figliuolo: tenerlo soggetto all'anima e, se occorre, togliergli anche un po' di forza.
Il corpo nostro va soggetto a molti mali perché è corruttibile. Orbene: da una parte occorre usare prudenza per non incorrere in certi mali; d'altra parte bisogna essere rassegnati a sopportare la sofferenza e la fatica. Da una parte il corpo va adoperato nel lavoro, nell'apostolato e dall'altra deve rassegnarsi al disfacimento di cui i mali sono l'avviso e l'inizio.
Questo è il modo di santificare il corpo.
Gesù ha trattato il suo corpo con sapienza, con ordine, con carità. Il corpo di Gesù fu santificato dai digiuni, dalle fatiche, dai flagelli, dalle spine, dai chiodi, dalla morte e dall'umiliazione del sepolcro e infine dalla risurrezione.
Così anche per noi. Verrà anche per noi il giorno della risurrezione, quando sarà compiuto il numero degli eletti; ma non sappiamo quando questo accadrà.
Ci sarà allora - secondo quello che disse | [117] Gesù - un grande sconcerto tra gli astri e il sole non darà più la sua luce2. Il fuoco consumerà ogni cosa. E quando tutti saranno morti verranno gli angeli e intimeranno la risurrezione. E si vedrà la terra smuoversi e tutti i corpi risorgeranno, ma non tutti allo stesso modo. Chi avrà usato bene del suo corpo risorgerà bello e splendente; chi invece ne avrà usato male, risorgerà schifoso e puzzolente con l'impronta dei peccati commessi. E saranno segnati dal peccato proprio i sensi che lo hanno commesso. Se avrà peccato la lingua, sarà segnata la lingua, se avrà mancato l'occhio sarà segnato
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l'occhio, ecc. Sarà un corpo puzzolente, fradicio. Sarà un corpo fatto per bruciare, sarà materia atta a dare esca al fuoco, senza però mai consumare.
E il corpo del dannato discenderà nelle fiamme eterne dell'Inferno: «In ignem aeternum; in supplicium aeternum»3.
Il corpo del cattivo verrà castigato perché fu accontentato nei suoi capricci.
Coloro che accontentano il proprio corpo soddisfacendo le proprie passioni, sono nemici di se stessi, perché procurano in tal modo ai loro sensi un supplizio eterno. Amano invece veramente il proprio corpo coloro che lo fanno lavorare e lo castigano quaggiù. Costoro faranno in modo che esso risorga glorioso, riformato. «Seminatum corpus in corruptione, resurget in incorruptione»4. Il corpo dei buoni risorgerà impassibile, immortale come l'anima; agile; non | [118] andrà più soggetto a disturbi, ad infermità. Avrà tutte le soddisfazioni ragionevoli: sarà soddisfatta la vista, l'udito: tutti i sensi e specialmente sarà soddisfatto il cuore che avrà amato solo Dio.
S. Paolo dice che «si semina il corpo nella ignominia (corruzione del sepolcro) e questo risorgerà nella gloria»5. Quando uno muore bisogna far presto a portarne via il cadavere affinché non vada in putrefazione e non appesti la casa; ma poi quel corpo risorgerà nella gloria: «Fulgebunt justi sicut sol»6. Il corpo dei giusti avrà una gloria e uno splendore simili a quelli del corpo di Gesù perché risplenderà in esso la grazia, la luce di Dio.
E saranno più gloriosi e splendenti i corpi di coloro che furono vergini; i corpi dei martiri, degli apostoli.
La santificazione operata nel corpo attraverso i sacramenti farà sì che il corpo glorioso risplenda di una luce, di uno splendore tutto speciale.
Le piaghe di Gesù Cristo - dice S. Alfonso - risplenderanno come cinque soli.
In terzo luogo S. Paolo dice che il nostro corpo seminato «in infirmitate» risorgerà «in virtute»7. Ora il nostro corpo è pesante e per trasportarsi da un luogo all'altro gli occorre tempo e fatica.
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Ma poi risorgerà agile come il pensiero; non avrà più bisogno di cibo. Potrà vedere tutte le meraviglie del mondo, scendere in tutti gli abissi; potrà anche entrare a porte chiuse | [119] ovunque vorrà. Tutto questo sebbene il corpo risuscitato mantenga le sue qualità dimensive e si possa palpare. «Palpatemi - disse infatti Gesù agli Apostoli - vedete che non sono uno spirito»8.
Conclusioni: 1) Il corpo deve obbedire all'anima; non esigere delle cose impossibili, ma esserle strumento docile nel fare il bene. Quindi: quando ha riposato il necessario, basta; quando si è cibato a sufficienza, basta. Non dargli tutto ciò che chiede, perché allora più facilmente si ribellerà all'anima. «Incrassatus, impinguatus, recalcitravit»9.
2) Il corpo deve adoperarsi a fare il bene con l'anima. E se dobbiamo sentire un po' di fatica nell'apostolato, tanto meglio, ma se siamo infermi, abbiamo l'umiltà di chiedere i rimedi necessari senza pretendere dal corpo più di quanto può dare.
Facciamo in modo che il corpo non si ribelli allo spirito, che sia soggetto all'anima, che l'obbedisca in tutto.
Come risorgerà il nostro corpo? Noi l'abbiamo offerto a Dio con tutto il nostro cuore, tutto il nostro tempo nella professione religiosa: confidiamo perciò che esso risorga nella gloria.
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1 Rm 7,23 : «... ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente».

2 Cf Mt 24,29-31.

3 Cf Mt 25,41.46: «... nel fuoco eterno... al supplizio eterno».

4 1Cor 15,42: «... si semina [un corpo] corruttibile e risorge incorruttibile».

5 1Cor 15,43.

6 Mt 13,43: «... i giusti splenderanno come il sole».

7 1Cor 15,43: «... si semina debole e risorge pieno di forza».

8 Cf Lc 24,39.

9 Cf Dt 32,15: «... ingrassato, impinguato, rimpinzato, ha respinto il Dio che lo aveva fatto».