ISTRUZIONE I
I NEMICI DELL'ANIMA NOSTRA
[161] Il primo lavoro è quello di togliere il male, allontanarci dal male, vincere le tentazioni, poiché sempre siamo trascinati al male.
Fin da principio, quando i nostri progenitori si trovavano in quel luogo di felicità, furono sollecitati al male. Erano stati creati nello stato di giustizia originale, avevano l'amicizia di Dio, godevano anzi di una certa familiarità con Dio. Dio nella sua maestà e bontà, discendeva a trattenersi coi suoi figli innocenti e lieti. Oltre la grazia santificante possedevano la scienza infusa, il dono di integrità, la volontà era più robusta nel bene, l'intelletto più inclinato alla verità, le passioni erano sottomesse alla ragione, erano liberi dalle malattie e perciò anche dalla morte. Dopo un certo tempo di prova sarebbero stati assunti in cielo | [162] in anima e corpo senza essere soggetti alla morte. Ma dacché venne il demonio vestito da serpente e persuase Eva a mangiare del frutto proibito, entrò nel mondo la morte e tutto il complesso di disgrazie che ci sovrastano.
In principio Eva resistette, ma dopo varie insinuazioni del serpente, desiderosa di arrivare ad una nuova felicità, gustò il frutto. Eva cadde per superbia, temendo che Dio le avesse fatto un inganno, e credette di arrivare alla felicità con una disobbedienza. Quasi sospettò che Dio avesse detto una bugia. Oltre ad un peccato di orgoglio e di disobbedienza, ne commise anche uno di gola, di infedeltà e di scandalo, perché indusse al male anche Adamo. Adamo si piegò per non far dispiacere ad Eva, forse anche lui fu un po' persuaso di questo inganno in cui era caduta Eva. Appena caduti capirono il gran male commesso e cominciarono a nascondersi. Quando poi Dio discese dal Paradiso e li chiamò, non risposero: avevano rimorso1.
Il peccato porta sempre con sé una pena, e noi dobbiamo fare uno sforzo per confessarlo.
Allora ebbero il castigo: furono privati della grazia santificante, della scienza infusa, del Paradiso, del dono dell'integrità
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e dell'impassibilità, ecc. Sebbene essi fossero stati così felici caddero e caddero ignominiosamente: tanto più l'uomo va soggetto a tentazioni adesso che nasce nell'ignoranza, con la ribellione delle passioni, con le lusinghe del diavolo, con le seduzioni del mondo. | [163] Perciò dobbiamo sempre essere attenti perché il male è sempre alla porta, non possiamo mai essere sicuri e tranquilli.
È verità di fede che se anche uno fosse così santo come S. Luigi alla fine della sua vita, che si credesse così fermo da non andare più soggetto al male, può cadere da un momento all'altro senza una speciale grazia, senza uno speciale privilegio. Perciò dobbiamo essere sempre timorosi, sempre umili. Il peccato può nascondersi in qualunque angolo e noi possiamo essere vittime del peccato. Beato l'uomo che è sempre timoroso di offendere Dio e quindi sempre prega, vigila, teme le tentazioni interne, le reprime, ricorre a Maria, fa la S. Comunione, si raccomanda all'angelo custode, invoca la misericordia del Signore. Difatti il primo dono che dà lo Spirito Santo è il timor di Dio. C'è in noi? E la paura di offendere il Signore, la paura del peccato, di disgustare il nostro Padre, di dimostrarci figli ingrati di Dio. Sempre stare in timore per le tentazioni del demonio, delle nostre passioni e del mondo.
I. Siamo tentati dal diavolo. Egli per tentare i nostri progenitori si vestì da serpente, che era animale grazioso. Il demonio è astuto. Allora aveva cercato di rovinare il genere umano, e ora cerca di rovinare ogni singola anima redenta dal sangue di Cristo. È sempre in attività, sempre va attorno cercando vittime. S. Pietro diceva: «Siate sobri e vigilate perché il vostro nemico, | [164] il demonio, sempre va attorno cercando di divorarvi»2. Questo demonio non risparmia nessuno. Non si dica che risparmia i santi: andava a tentare il Curato d'Ars e gli giocava dei brutti tiri; così pure a S. Gemma.
Il diavolo verrà anche sul letto di morte. Nessuno può tenersi sicuro. Qualche volta giova l'acqua santa, le giaculatorie, il raccomandarsi all'angelo custode che ci difenda dal diavolo e poi vigilare sulle idee false che egli ci mette in testa. Quando nell'anima c'è il turbamento, lì c'è il diavolino che lavora sotto
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sotto: cacciarlo, raccomandarci alla S. Vergine che gli ha pestato il capo. Vi sono certe cose che non potrebbero venirci in mente se non ci fosse il diavolo.
Il diavolo l'ha amara contro le buone vocazioni e più un'anima è destinata a fare cose importanti per la gloria di Dio e per la propria santificazione, tanto più è tentata. Vedete se risparmia qualcuno: chi volete più santo del Figlio di Dio? Egli dopo aver passato trent'anni di vita austerissima, dopo aver digiunato senza prendere alcun cibo per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo con una triplice tentazione di sensualità, di vanità, di avarizia e di presunzione3. Vedete dunque se ci può essere qualcuno esente dalle tentazioni, se neppure Gesù fu risparmiato.
Pensiamo che noi siamo più deboli del demonio, meno istruiti.
Però tutte le tentazioni le possiamo rigettare, non da noi soli, ma con la grazia di Dio, quindi bisogna che invochiamo Dio, | [165] la Vergine, l'angelo custode affinché ci diano forza e ci difendano.
II. Noi stessi siamo tentazioni a noi medesimi. Nel nostro cuore vi sono circa dodici passioni che sono le sorgenti dei vizi capitali e tutti le abbiamo. Non c'è nessuno che ne vada esente. Questo complesso di passioni è sempre con noi. Se prendete l'acqua benedetta e fate il segno di croce, scappa il diavolo ma non le passioni che sono sempre con noi giorno e notte. Quindi le passioni, specialmente la superbia, finiscono per essere i nostri veri nemici, cioè i nemici più ostinati, più perseveranti nell'indurci al male e sempre dobbiamo temere queste passioni che sono così astute che s'infiltrano in noi anche sotto aspetto buono e tante volte non riusciamo a scoprire l'inganno. Finché c'è un filo di vita, ci sono le passioni. Per calmarle ci vuole specialmente la Comunione, la divozione a Gesù eucaristico. L'Ostia santa messa in noi produce due effetti: porta il gusto del bene, aumenta la tendenza al bene e calma il bollore delle passioni; calma la superbia con l'umiltà, cambia l'ardore del fuoco passionale col divino, rende l'anima attiva, ecc. Gesù venendo in noi è pegno di vita eterna per i due effetti che produce: calma le passioni ed aumenta la tendenza al bene.
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III. Terza sorgente di peccato è il mondo.
Cos'è il mondo? Col nome di mondo intendiamo gli uomini non buoni, i mondani che pensano solo alle cose della terra. Quindi, cosa | [166] avviene? Che tutta questa gente corre e si affanna tutto il giorno per seguire gli onori, per mantenere la stima, per arricchirsi, godere, divertirsi. Lo spirito del mondo è tutto finzione, tutto inganno: lavorare meno che si può, divertirsi, dimenticare l'anima e l'eternità.
Il complesso di male che si infiltra nelle famiglie cristiane: ecco il mondo. I superiori hanno detto ad una figlia, ad es.: Hai vocazione. E l'altra non corrisponde perché ascolta il mondo che la chiama stolta. Se seguite il mondo cosa dirà Dio? Che siete stolte. È meglio che ve lo dica il mondo o Dio che siete stolte? Meglio che ci chiami stolti il mondo, poiché allora è segno che non si va secondo il mondo stesso, non si segue il male, la corrente cattiva, i cattivi esempi.
Per stare vigilanti sul mondo, oltre a lasciarlo, bisogna chiudere le porte, cioè le orecchie e le finestre, cioè gli occhi. Ecco, alle volte si vedono certe cosacce e allora viene la voglia, il gusto, la tentazione, lo scoraggiamento e alla fine si segue il mondo: si vuole vedere. Bisogna chiudere gli occhi al male. La Chiesa ci fa dire: «Signore, chiudici gli occhi affinché non vediamo le vanità del mondo». Bisogna chiudere gli occhi e le orecchie: brevi le permanenze in portineria, brevi i discorsi.
I nostri fratelli sono quelli che ci fanno del bene, le nostre sorelle sono quelle con cui conviviamo, la nostra mamma è la Madonna, la | [167] nostra nonna è S. Anna. Brevi le lettere, i colloqui, ecc.
Bisogna considerare che il mondo entra anche in religione: un mondo un po' pio, ma c'entra e cioè: vi sono sempre le meno fervorose, le meno obbedienti, quelle che parlano meno rispettosamente dei superiori, quelle che sono scoraggiate, che sconfortano, che seminano lo scoraggiamento. Ecco il mondo entrato tra le Figlie di San Paolo. Le furbe vanno sempre con le migliori dove si impara sempre qualcosa: o la sapienza nei discorsi, o il fervore nella preghiera, o qualcosa di buono nella loro condotta.
Bisogna distinguere bene: sempre scegliere quelle che ci mettono maggior coraggio, buona volontà, osservanza nell'apostolato, nelle pratiche di pietà, nel raccoglimento, maggior amore alla perfezione.
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Beato l'uomo che sempre teme questi tre nemici: il diavolo che si vince con la preghiera; le passioni che si combattono con la divozione a Gesù eucaristico; il mondo che si vince col fuggirlo. E Gesù ci dice: «Non hanno bisogno del medico i sani, ma i malati»4. Il diavolo è un cane legato: latra, grida, abbaia, ma solo può mordere chi s'avvicina a lui. Bisogna pregare per vincere il demonio. Gesù dice: «Vigilate e pregate per non cadere in tentazione»5, cioè per non essere tentati o se tentati non cadere nella tentazione. «E non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male»6.
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1 Cf Gen 3,1-24.
2 1Pt 5,8.
3 Cf Mt 4,1-11.
4 Lc 5,31.
5 Mt 26,41.
6 Mt 6,13.