ISTRUZIONE XIX
IL PENSIERO DEL PARADISO
[126] Il pensiero del Paradiso deve essere il nostro pensiero predominante. Ricordiamo la parabola di Gesù il quale raccontò come un ricco signore, prima di partire per un lungo viaggio aveva consegnato alcuni talenti ai suoi servi perché li facessero fruttificare. Ad uno ne consegnò cinque, ad un altro due, ad un terzo uno.
Al suo ritorno questo ricco signore domandò conto dei talenti consegnati. I primi due servi presentarono i talenti raddoppiati; il terzo presentò il talento così come glielo aveva consegnato il padrone, senza nessun frutto. E i due primi ricevettero il premio, mentre l'ultimo fu severamente castigato dal padrone1.
Ecco dunque: coloro che trafficano bene i doni ricevuti da Dio avranno il premio proporzionato al loro lavoro.
[127] I talenti sono le grazie. La religiosa ne riceve cinque; i buoni cristiani ne ricevono due. E allora la buona religiosa ha la possibilità di guadagnare altri cinque talenti e quindi un premio più grande.
Perciò dev'essere nostra massima sollecitudine far fruttificare tutte le grazie che si ricevono da Dio. Le grazie dei buoni esempi, tutte le occasioni di merito, le grazie dell'apostolato: «Quinque talenta tradidisti mihi; ecce alia quinque superlucratus sum»2: ecco la risposta che dobbiamo dare al giudizio di Dio se vogliamo ricevere la risposta: «Poiché sei stato fedele nel poco, ti costituirò padrone di molte cose»3.
È il pensiero del Paradiso il più frequente che abbiamo in mente? Dev'essere il più frequente perché Gesù ci ha insegnato così. Egli parlava spesso del Paradiso.
Questo pensiero deve essere il pensiero predominante. Noi abbiamo tanti pensieri: si hanno i vari uffici, i vari apostolati; avete relazioni colle sorelle, colle persone che vengono a voi per apostolato, ecc. Però il pensiero dominante deve essere il Paradiso
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perché è il pensiero unico, più importante, il pensiero da cui dipende la nostra eternità.
Pensiero unico. Che cosa dobbiamo fare sulla terra? Ci sono tante cose da fare, è vero, ma tutte sono ordinate ad un fine unico: «Unum est necessarium»4 : la salvezza eterna, il Paradiso. Chi si preoccupa della famiglia, chi della scuola, | [128] chi del commercio, ecc.; ma in realtà tutti abbiamo un ultimo fine: la salvezza eterna. Chi si prepara ad un esame deve studiare tante materie; prendere un libro, un altro, deve stare attento alla scuola, ripetere la lezione nella sua mente, chiedere spiegazioni, ecc.: tante cose deve fare, ma tutte ordinate a superare felicemente l'esame per raggiungere quel titolo di studi prefisso.
Così il cristiano fa tante cose nella vita, ma tutte per un unico scopo: salvarsi.
Il Paradiso quindi dev'essere il pensiero dominante, il pensiero che deve investire ogni cosa.
Perché ora mi curo la salute? Per salvarmi. Perché studio? Perché adempio questo ufficio? Perché combatto i miei difetti, perché faccio gli Esercizi spirituali? Per salvarmi. Dio ci ha creati per il Paradiso, per la sua gloria.
Pensare al Paradiso al mattino appena svegliati; pensarvi alla sera prima di andare a riposare. Pensare al cielo quando vedete una bella notte stellata. Quando avete una giornata bella, calma, piena di profumi e di fiori, pensate: se il Signore ha preparato nell'esilio tante cose belle per me, quante ne avrà preparate lassù, nella patria?
In una giornata nuvolosa, piovosa, piena di vento, invece pensate: questo è un giorno di meriti per il Paradiso, giorno fortunato perché posso portare la croce con Gesù. I santi pensavano | [129] di essere amati di più dal Signore quando avevano qualche croce speciale.
La vita di comunità riesce forse penosa? Pensare che presto saremo chiamati al gaudio. Si vede una città brutta? Oh, il Paradiso sarà poi bello! Si vede una città bella? Oh, questo è niente in confronto alla bellezza della celeste Gerusalemme! E se riceveste dei torti pensate che in Paradiso non ve ne faranno più. Avete fatto voi dei torti? Pensate a ripararli affinché non abbiano a ritardarvi l'ingresso al Paradiso. Quando la lotta interi ore contro
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le passioni vi opprime, pensate che la corona si dà a chi combatte la buona battaglia. S. Paolo se la guadagnò con un lungo ed aspro combattimento.
Il desiderio del Paradiso deve essere il più forte. Noi sulla terra abbiamo tanti desideri. Quello del Paradiso però, deve essere il più forte di tutti e dobbiamo essere disposti a sacrificare tutti i desideri a quello del cielo. Io sono molto curioso. Ebbene, in Paradiso imparerò tutto. E se tu ami le cose gentili, belle, la natura, l'arte, pensa che Dio è l'artefice di tutto e tutta la natura non è che un piccolo riflesso della bellezza di Dio. E se vi piace riposare, pensate che il miglior riposo lo troverete in Paradiso ove gli angeli vi canteranno la ninna nanna. Il desiderio del Paradiso dev'essere quello che attrae tutti gli altri.
Ma noi siamo degli stupidi o degli assennati? I mondani spesso dicono dei religiosi: Che | [130] sciocchi! Perché chiudersi in un convento? Potevano avere un avvenire promettente!
S. Luigi non diede ascolto alla voce del mondo e del sangue e, disprezzando ogni desiderio mondano, si consacrò totalmente a Dio nella vita religiosa.
Rinunziando ad ogni cosa andiamo forse contro i nostri interessi? Rinunziamo forse per rinunziare? Siamo degli stolti? No. Siamo i più saggi, perché rinunziamo a beni apparenti per guadagnare l'unico vero Bene; rinunziamo a poche e piccole cose per guadagnare le vere grandezze.
«Noi insensati»5, diranno un giorno i mondani. Essi sono i veri stolti.
L'anima religiosa fedele alla sua vocazione è da annoverarsi fra le cinque vergini prudenti che stanno sempre in attesa dello sposo con le lampade accese. E quando giungerà lo sposo entreranno con lui nella gloria6.
Se il pensiero del Paradiso non è il più forte, avremo delle suore senza slancio che rinunzieranno alla propria vocazione.
Il pensiero del Paradiso dev'essere in ordine alla vita, ossia deve formare la regola della coscienza.
Noi dobbiamo agire secondo coscienza, ossia avere sempre come principio questo ragionamento: Io sono nato per il Paradiso; voglio arrivare al Paradiso, al più bel posto che mi ha assegnato
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il Signore; ma cosa devo fare per | [131] arrivarvi? La via è questa, quantunque sia stretta; in questo momento devo comportarmi così per avere il merito. Quindi - bisogna concludere - voglio fare questo e in questo determinato modo per guadagnarmi il Paradiso. La conclusione viene da sé.
Nella vita ci deve essere un solo ragionamento. Dice l'Imitazione di Cristo: «Tutto è vanità»7. Aveste anche tutto il mondo favorevole, tutte le lodi e tutta la stima degli uomini, tutti i desideri, «omnia vanitas». Tutto è vanità fuorché amare Dio e servirlo8.
Non avete da studiare molti metodi. Pensate al Paradiso e fate le cose nella maniera più semplice e più svelta. Così correrete nella via della perfezione. Nessuno è più svelto a correre nella via della santità di chi desidera il Paradiso. Desiderare il Paradiso non è solo un consiglio, ma è un precetto.
Il mondo si divide in due schiere di uomini: quelli che pensano solo al presente e quelli che pensano alla vita futura, al cielo.
La vergine prudente è quella che pensa sempre al Paradiso.
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1 Cf Mt 25,14-30.
2 Cf Mt 25,20: «... mi hai consegnato cinque talenti; ecco ne ho guadagnati altri cinque».
3 Cf Mt 25, 21.
4 Lc 10,42: «...una sola è la cosa di cui c'è bisogno»; cf Mt 6,33.
5 Cf Tt 3,3.
6 Cf Mt 25,1-13.
7 Cf Qo 1,2.
8 Cf Imitazione di Cristo I, I, 1.2.