ISTRUZIONE IX
LA SS. EUCARISTIA
[66] I santi si chiamano beati. Questa beatitudine essi la sentono, la godono in cielo. Anche sulla terra però, i santi, le anime in grazia gustano già, in anticipo questa beatitudine, poiché possiedono la grazia, l'amicizia con Dio, la SS. Trinità.
L'anima che fa la Comunione possiede nel proprio cuore la seconda persona della SS. Trinità non solo come Dio, ma anche come uomo. Essa ha il Paradiso nel cuore, solo che non lo sente. In cielo poi, il possesso di Dio si svilupperà in gioia e gaudio.
Unirci a Dio nell'Eucaristia; amare l'Eucaristia. Chi ama la SS. Eucaristia, chi la desidera, ha in sé il secondo segno di salvezza.
[67] Dice Gesù: «Io non scaccio colui che viene a me»1. E chi è che va a Gesù? L'anima eucaristica. Ama certamente Gesù chi ama la Visita eucaristica, la Comunione, la Messa; chi vi si prepara con le migliori disposizioni. La prima Messa, la prima Comunione ebbero luogo nel Cenacolo. La Comunione è un anticipo del Paradiso. La preparazione e il ringraziamento devono essere degni del grande atto che si compie.
La Comunione - dice il Card. Bona2 - produce nelle anime un triplice riflesso: per alcune è «in ruinam», costituisce cioè, in chi la riceve male, col peccato mortale, un nuovo peccato: il peccato di sacrilegio e di sacrilegio il più grave in quanto si profana il corpo e il sangue di Gesù Cristo. Per altri la Comunione è un cibo insipido: amano più una torta dolce che una Comunione. Sono coloro che hanno a noia le cose sante; essi non sanno gustare la gioia, la felicità di unirsi a Gesù. Vanno alla Comunione perché ci vanno gli altri e non ricevono da essa alcun frutto.
Per altri, la Comunione è la gioia della vita, è il Paradiso sulla terra, è l'alimento divino, la forza per progredire nel bene, è il
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desiderio unico e continuo; è la vita che si inizia sulla terra e si consuma in cielo.
Ma perché la Comunione sia ben fatta, occorre la preparazione come quando dobbiamo | [68] presentarci a un personaggio degno (per es. al Papa). Nella Comunione si tratta non solo di andare a visitare Gesù, ma di unirci a lui, di mangiarlo. Quest'atto richiede quindi una preparazione accurata e diligente. Questa può essere remota e prossima. La preparazione remota richiede, anzitutto lo stato di grazia e l'aumentare questa grazia evitando diligentemente ogni imperfezione volontaria. Giova quindi fare come faceva S. Luigi Gonzaga: dividere la giornata in due parti di cui una servirà come ringraziamento della Comunione già fatta e l'altra come preparazione per la Comunione che si farà.
Quando poi, al mattino, la persona sta per fare la Comunione, guardi bene se ha le disposizioni necessarie: raccoglimento, umiltà, fiducia, carità. Meglio se si fa la preparazione seguendo il metodo via, verità e vita. Verità: esaminare la nostra mente, i nostri pensieri, risvegliando sentimenti di fede nell'Eucaristia. Chi c'è nell'Ostia santa? Vi è il corpo di Gesù, vi è il suo sangue, v'è il suo cuore vivo, palpitante per noi; v'è l'anima sua: l'anima più bella che sia uscita dalle mani del Creatore; v'è quel Gesù che è il nostro Redentore, il nostro Maestro, colui che ci dovrà giudicare e che sarà la nostra gioia in cielo.
Via: esaminare la nostra coscienza e fare i propositi per la giornata. Vita: chiedere le grazie, l'aumento della fede, della speranza; una | [69] fedele osservanza dei nostri doveri, una carità ardente, ecc.
Occorre pure far bene il ringraziamento alla Comunione. Bisogna dire grazie a Gesù. Dieci furono i lebbrosi risanati, ma uno solo tornò a ringraziare e Gesù si lamentò degli altri nove3. Qualche volta noi, dopo la Comunione, pensiamo solo a domandar grazie e ci dimentichiamo di ringraziare. «Et grati estote»4. Il ringraziamento è dovere e porta molti vantaggi all'anima.
Può essere prossimo e remoto. Il ringraziamento prossimo è quello che si fa subito dopo la Comunione.
Bisogna fare silenzio, unirci intimamente a Gesù, stare in ascolto per sentire le sue ispirazioni e poi dirgli qualche cosa,
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chiedergli le grazie, chiedere molto perché egli è contento che noi ci rivolgiamo a lui con fiducia, che lo crediamo buono, onnipotente. Stare in abbandono nelle sue braccia dicendogli: Dammi quello che vedi più utile per l'anima mia.
Ringraziamento remoto è quello che si fa seguire dopo, fino a mezzogiorno. Si deve pensare: Gesù si è dato tutto a me ed io che cosa darò a lui in cambio? Gli darò tutte le mie forze, il mio tempo; lavorerò per lui, gli offrirò la mia mente, il mio cuore, la mia volontà, tutto me stesso. È vero che tutto ciò che possediamo è già di Dio perché donatoci da lui, ma egli gradisce ugualmente la nostra offerta come il padre accetta e gradisce l'offerta del suo bambino delle | [70] caramelle che lui stesso gli ha donato. Quindi nella mattinata diligenza, vigilanza, somma delicatezza perché abbiamo ricevuto Gesù nel cuore. Santificare la mezza giornata, in ringraziamento alla Comunione: questo aumenta le grazie, poiché l'Ospite divino paga sempre abbondantemente chi gli dà ospitalità.
Ottimo modo per fare il ringraziamento è pure assistere ad una seconda Messa.
La Chiesa prescrive il digiuno prima della Comunione. Con questo digiuno non solo s'intende l'astenersi da qualunque cibo o bevanda, ma s'intende anche una certa austerità di vita.
Quando si deve ricevere Gesù, bisogna portare una lingua mortificata; lo stesso portamento esterno deve essere decoroso come di chi è tutto raccolto in quello che fa.
Quanto più l'anima è pura, tanto più Gesù le si comunicherà e le concederà lumi e grazie. Talvolta basta darsi certi contentini, ossia piccole soddisfazioni, piccoli attaccamenti per impedire certe grazie di Gesù, come talvolta basta un foglio di carta per impedire il passaggio della corrente, e una certa quantità di materie eterogenee per incrostare i tubi e impedire il passaggio di tutta l'acqua.
Vi sono persone che hanno preso un loro andamento, un proprio modo di pensare e non si arrendono a Gesù neanche negli Esercizi.
Diciamo a Gesù: «Loquere, Domine!»5. Non portiamo nessuna durezza, nessuna opposizione | [71] alla grazia. Bisogna che l'anima
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ma si sciolga, si liquefi totalmente perché possa prendere la forma di Gesù (come il piombo fuso prende la forma del recipiente che lo contiene). Che non vi siano durezze perché queste impediscono di prendere la forma di Gesù. Se mettiamo assieme dei rottami di candela senza liquefarli, essi non prenderanno mai la forma compatta che vogliamo loro dare. Non avere volontà propria: abbandonarsi completamente alla volontà di Gesù. Non avere più nessun gusto, nessuna preferenza se non per quello che è di maggior gusto di Gesù.
Oh! che bel Paradiso si preparano le anime che su questa terra hanno fatto delle belle Comunioni! Esse avranno lo stesso gaudio di Gesù: «Intra in gaudium Domini tui!»6. Belle Comunioni, bel Paradiso!
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1 Gv 6,37.
2 Card. Giovanni Bona (1609-1674). Scrittore ascetico, storico e liturgico, monaco cistercense nella comunità che custodiva il santuario di S. Maria di Vico (Mondovì - Piemonte). Le Edizioni Paoline hanno pubblicato nella collana dei Padri e Dottori alcune sue opere: Corso di vita spirituale, 2 volumi, a cura di A. Tisi, Roma 1942; Laguida al Cielo, a cura di C. Borgogno, Roma 1944.
3 Cf Lc 17,12-19.
4 Col 3,15 : «E siate riconoscenti!».
5 1Sam 3,9.10: «Parla, Signore...».
6 Mt 25,21: «Entra nella gioia del tuo Signore!» (Volgata).