Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE XI
IL PURGATORIO

[78] Quando l'anima esce da questo mondo del tutto pura e libera da ogni debito verso la divina giustizia, viene subito ammessa al cielo. I meriti che essa porta con sé si trasformano in forza potente che la spinge al Paradiso ed ella è ammessa alla visione beatifica di Dio.
Se invece l'anima si presenta al tribunale di Dio con colpe gravi, dal peso di queste viene trascinata all'Inferno; se si presenta con delle macchie dovute a peccati veniali, allora da se stessa corre a purgarsi perché non vuole presentarsi a Dio così macchiata e tanto aborre il peccato che va subito in cerca di penitenza per purificarsi, onde piacere di più a Dio.
Il Purgatorio è il luogo e lo stato in cui le anime dei giusti, vanno a completare la loro | [79] preparazione al Paradiso. È il luogo creato dalla misericordia di Dio.
Le anime che sono nel Purgatorio sono totalmente rassegnate alla divina volontà e nello stesso tempo si sentono invase da una grande tristezza per non essere ancora in grado di poter vedere Dio e di averlo disgustato.
Le pene del Purgatorio sono diverse da quelle che si soffrono su questa terra dove le opere buone hanno un valore soddisfatorio e meritorio. In Purgatorio l'anima non può meritare e per sé non soddisfa se non soffrendo ciò che è - per così dire - tassato da Dio per espiare tutte le colpe.
I motivi per cui l'anima può cadere in Purgatorio sono quattro. 1) Per aver commesso dei peccati veniali. Si fa presto a dire che il peccato veniale è cosa piccola. È piccola rispetto al più grave, ma in sé è cosa gravissima. Quando si abbonda in parole inutili, quando si commettono atti di superbia, di pigrizia, di golosità, ecc., si commettono peccati veniali. Questi peccati, se li detestiamo, possono essere facilmente perdonati. Ma si detestano veramente tutti? Molte anime se li portano al di là perché non li detestano abbastanza. Il più delle volte poi restano perdonati quanto alla colpa, ma rimane ancora la pena da scontare.
2) In secondo luogo si va in Purgatorio per le cattive abitudini, come per es.: l'abituale distrazione nelle preghiere, l'abituale
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tendenza a | [80] credersi qualche cosa, a disprezzare gli altri; abitudini che riguardano il modo di pensare; aver sempre la testa piena di sciocchezze; il cuore che vaga e si attacca un po' qua, un po' là. Sono specialmente le cattive abitudini interne che sono pericolose.
Quando un'anima era abitualmente fredda nella pietà dovrà andare a riscaldarsi in Purgatorio. È vero che i peccati veniali e le cattive abitudini non sono peccati mortali, e si possono paragonare a fogli di carta, ma vedete che quei fogli di carta che voi mettete ai vetri delle finestre impediscono il passaggio della luce.
3) Terza causa per cui si va in Purgatorio sono le pene che si devono ancora scontare, cioè la penitenza per i peccati mortali o veniali che furono solo perdonati quanto a colpa, ma per i quali non si è ancora soddisfatta la divina giustizia. E tale soddisfazione è proporzionata alla gravità del peccato e a quanto mancava di dolore necessario a scancellare tutta la pena.
4) Si va in Purgatorio anche perché sulla terra il corpo non si è abituato a servire in tutto all'anima. L'anima vorrebbe slanciarsi verso Dio, volare a lui, ma il corpo fa resistenza. L'anima vorrebbe essere tutta di Dio, ma il corpo è ancora dominato dalla golosità, dalla pigrizia; quel cuore è legato da tanti fili a destra e a sinistra: c'è ancora quella affezione, quella preferenza, ecc.
Questi ritardi e resistenze del corpo mandano in Purgatorio.
[81] Le pene del Purgatorio sono tre: pena del danno, pena del senso e pena dello spirito.
Pena del danno: l'anima non è ancora ammessa alla presenza di quel Dio che essa ama come un padre buono; e soffre come un figlio affezionatissimo al padre, che è costretto a starne lontano.
L'anima, uscita dal corpo, ha una sete vivissima, ardentissima di Dio: tutti i suoi desideri si concentrano in uno solo, quello di Dio, ma se ha ancora dei debiti da pagare alla divina giustizia, Dio deve allontanarla da sé. Come se ad un febbricitante assetato si fa vedere dell'acqua senza dargliela a gustare.
La pena del danno è la più grave, sebbene in essa l'anima sia rassegnata.
La pena del senso è una punizione per quelle parti che hanno mancato. Questa pena può affliggere l'anima anche se questa è separata dal corpo. Pena del senso è specialmente il fuoco. Pensiamo agli ardori del fuoco e non fuoco metaforico o simbolico, ma fuoco materiale, reale.
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La pena dello spirito è quella per cui l'anima è piena di rimorsi; sente una gran tristezza per aver offeso Dio, per essere stata fredda nelle Comunioni, pigra nei suoi doveri, poco delicata con Dio. Essa dice: Io, con qualche piccola mortificazione, con l'acquisto delle indulgenze, con qualche piccola opera buona potevo evitare queste pene e non l'ho fatto!
Vedrà l'anima la festa che i santi fanno in | [82] cielo, penserà alla loro gioia e soffrirà nell'essere tenuta lontana da quella festa.
Sarà una sofferenza rassegnata, (l'anima non vorrebbe neppur più ritornare su questa terra), ma sarà una sofferenza acutissima. Dice S. Tommaso che la minima pena del Purgatorio supera la massima pena che si può soffrire in questo mondo.
Che sciocchezza quando diciamo: il peccato veniale merita solo il Purgatorio! Ma sappiamo noi bene che cosa sia il Purgatorio?
Evitare il Purgatorio fuggendo la tiepidezza e cercando di acquistare molte indulgenze.
Mandiamo poi tanti suffragi alle anime purganti mediante le pratiche di pietà, le opere di misericordia.
Facciamo conoscere il Purgatorio affinché i fedeli siano previdenti, e cerchino di schivarlo.
Purifichiamo l'anima, guardiamo soprattutto al nostro interno: se tutti i nostri pensieri, sentimenti, i nostri affetti, le nostre tristezze vengono da Dio. Esaminiamo i nostri atti interni per togliere quelli che non vanno e per indirizzare tutto a Dio.
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