Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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4. I MISTERI DEL ROSARIO. FRUTTI DA RICAVARSI*
Ritiro mensile

I. Misteri gaudiosi
Offriamo il mese di ottobre, già incominciato, al Signore: sia tutto per lui, per la sua gloria e per la pace degli uomini, ciò che faremo e ciò che soffriremo in questo mese. E mettiamoci sempre più sotto la protezione degli angeli custodi, perché il Signore dice nella S. Scrittura: «Se ti metterai sotto la protezione degli angeli, io sarò nemico dei tuoi nemici e punirò chi ti fa soffrire»1. Il mese di ottobre, poi, è dedicato in modo specialissimo alla Madonna del rosario, e noi l'onoreremo questa nostra buona Madre recitando spesso e devotamente questa preghiera a lei tanto gradita. La corona del rosario voi l'avete ricevuta ai piedi dell'altare, all'atto della vestizione2; voi la portate sempre con voi, l'amate e desiderate di averla poi tra mano in punto di morte e dopo morte. Noi nutriamo fiducia che la corona del rosario ci liberi dall'Inferno e anche dal Purgatorio.
Procuriamo di aumentare, in questo mese, la divozione al rosario, la nostra fiducia nella santissima Vergine. Nel tempo delle grandi calamità, la preghiera che la Chiesa ha maggiormente raccomandato è sempre stato il rosario: così avvenne, infatti, durante la guerra contro i turchi3, durante la rivoluzione francese4, nel tempo in cui il socialismo pareva dovesse prendere il sopravvento e, in generale, durante tutte le pubbliche calamità; ora, siccome la via delle grazie è sempre la stessa, se vogliamo ricevere le grazie dobbiamo usare i mezzi che furono già trovati efficaci per il passato. Non vi dico di moltiplicare i rosari (so che
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ne dite già tanti) ma vi dico di recitarli sempre meglio, sempre con maggior fiducia nella Madonna.
Dal rosario appaiono evidenti molte verità che sono fondamentali nella vita: una di queste verità è che la vita presente è piena di sofferenze, di croci5, ma che queste sofferenze, queste croci sono, per i buoni, mezzo per giungere alla gloria eterna.
Questa verità appare specialmente dalla considerazione dei misteri gaudiosi che sono un alternarsi di pene e di gioie per la SS. Vergine. I misteri gaudiosi ci dimostrano che chi governa il mondo è Dio: lui è sempre stato il governatore, colui che ha guidato tutti gli eventi. Egli ha mandato a tempo opportuno il Messia a redimere il mondo. Gli uomini avevano, in gran parte, perduto il concetto esatto del Messia, ne avevano concepito un'idea affatto diversa da quello che egli sarebbe stato; lo credevano un liberatore temporale, il capo di un esercito, vincitore dei romani. Ma il Messia non veniva per liberare gli ebrei dal giogo dei romani, veniva per liberarli dalla schiavitù del demonio, del peccato. E per questo Gesù si assoggettò alle leggi dei romani6come a quelle degli ebrei (e poi fu condannato dagli uni e dagli altri). Qualche volta anche noi dobbiamo sottostare a chi ci pare non operi giustamente: nessuna sentenza fu più ingiusta di quella pronunziata contro Gesù, eppure egli vi si assoggettò.
Nel complesso di tutte le vicissitudini, di tutti gli eventi della vita, noi possiamo farci santi, se vogliamo. Così fece Maria santissima, comportandosi bene in ogni circostanza, prendendo, da tutte le circostanze in cui si trovava, occasione per aumentare smisuratamente i suoi meriti.
La grazia da chiedersi nel recitare i misteri gaudiosi è appunto quella di approfittare di tutte le occasioni per farci dei meriti, prendendo tutto ciò che succede come disposto dalla divina provvidenza. Non vale il dire: Questo è ingiusto, questo non va, ecc. La sentenza la darà poi il giudice divino, a suo tempo, giudicando ogni cosa «in numero, peso e misura»7. Alle volte noi giudichiamo le cose un po' all'ingrosso (come quelle donne che misuravano la stoffa sul proprio braccio); il Signore, invece, va fino all'impercettibile: egli va fino ai più intimi pensieri, ai sentimenti
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del cuore, vede tutti gli sforzi sostenuti invisibilmente e darà a ciascuno il premio meritato.
Vi sono di quelli che da tutto ricavano motivi di merito; altri invece che da tutto prendono occasione di colpa e aumentano sempre più il peso della propria responsabilità: se è tempo di silenzio, parlano; se è tempo di parlare, tacciono; se una cosa piace, la fanno, se non piace non la fanno, ecc.: le stesse cose sono per alcuni occasioni di merito, per altri occasioni di mancanze, di peccati.
Bisogna essere vergini prudenti e modellarsi sulla Vergine prudentissima. Ella sapeva santificare i suoi viaggi come sapeva santificare la sua dimora solitaria là nella casa di Nazaret. Santificava le sue relazioni con S. Giuseppe, come santificava quelle con Gesù, verso cui esercitava l'ufficio di madre. Seppe comportarsi bene quando perdette Gesù, come quando lo ritrovò nel tempio8, offrendo a Dio la prova e la consolazione, da tutto ricavando occasione per accrescere i suoi meriti. Facciamo anche noi come ha fatto Maria SS., prendiamo da tutte le circostanze occasione per aumentare i nostri meriti: solo per questo il Signore ci lascia su questa terra e ci concede le ore e i giorni di vita.
La provvidenza di Dio si estende a tutte le cose, in modo mirabile. Noi non comprendiamo il perché di tanti avvenimenti, anche di certi sbagli (come, ad esempio, di quelli della cuoca o della calzolaia...), ma il Signore li permette per ricavarne un bene. Tutto è disposto da Dio con giustizia, con amore infinito, e noi dobbiamo fidarci del Signore, prendendo dalle sue mani tutto ciò che avviene in noi e fuori di noi come voluto o permesso da lui per il nostro bene. Chi vive così, abbandonato fiduciosamente alla provvidenza, vive raccolto, non si agita per gli avvenimenti tristi: vede dietro a tutti la mano di Dio. È sempre lui che opera, che guida gli eventi. Egli non vuole, ma permette il male (tiene in attività la nostra lingua anche quando questa mormora), perché rispetta la nostra libertà e perché sa ricavare del bene anche dal male9.
Chiediamo la grazia di saper santificare tutto: la piccola e l'alta statura; la debolezza e la robustezza fisica; la gioventù e
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'età matura; lo studio e l'apostolato. Ma non solo in generale, bensì discendendo anche al particolare, alle cose più minute, che sembrerebbero insignificanti. Dio sapientissimo estende la sua provvidenza a delle cose minime10, che a noi sembrano trascurabilissime: noi tante cose non le comprendiamo; crediamo però che Dio le dispone o le permette proprio per il nostro bene. Stiamo nell'umiltà, riconosciamo la nostra ignoranza e fidiamoci del Signore.
Santifichiamo tutte le circostanze, tutte le condizioni in cui veniamo a trovarci. Pensiamo che dietro quell'avvenimento, dietro quel dolore, quella gioia c'è Gesù, che vuol farci preparare la corona di gloria per il Paradiso. E con lui c'è la sua grazia e dietro la sua grazia il suo premio. Egli ama tutti, ma particolarmente le anime religiose che ha chiamato più vicine a sé e che circonda di cure tutte particolari.
Impariamo quindi a prendere tutto dalle mani di Dio11, come mezzo di santificazione: questo è il frutto che dobbiamo ricavare specialmente dalla considerazione dei misteri gaudiosi.

II. Misteri dolorosi
I misteri dolorosi ci dimostrano che il nostro capo benedetto, Gesù Cristo, soffrì pene indicibili e che Maria SS. sua e nostra madre, divenne l'Addolorata, la Regina dei martiri. Ci dimostrano, quindi, che l'anima si salva nella «pazienza»12 e che questa virtù ci è necessaria, se vogliamo salvarci, perché nella vita presente dobbiamo necessariamente fare tante piccole mortificazioni, dobbiamo, in una parola, soffrire. I santi passarono tutti «per multas passiones»13, cioè attraverso a molte sofferenze.
II 1° mistero doloroso ci rappresenta Gesù, agonizzante nell'orto del Getsemani. Gesù ha sofferto tanto in quella sua agonia: ha sofferto pene interne, pene del cuore, una tristezza spinta «fino alla morte». Gesù soffriva in quel momento la nera ingra titudine
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degli uomini che non volevano la salvezza; soffriva nel vedere che malgrado l'effusione di tutto il suo sangue, molti si sarebbero ancora dannati. Egli prevedeva tutti i dolori della sua passione, la sconoscenza degli Apostoli che l'avrebbero abbandonato, l'ingratitudine della turba che egli aveva tanto beneficato: il suo cuore si sentì così oppresso che sudò sangue14.
Quanto è lontano ciò che dobbiamo soffrire noi da quanto soffrì il Redentore!
Il 2o mistero doloroso ci rappresenta Gesù legato alla colonna, colpito dai flagelli che squarciavano le sue carni15. Oh, lo strazio che venne fatto a Gesù! Che cos'è mai ciò che soffriamo noi in confronto di ciò che soffrì lui? Quante anime nel contemplare la scena della flagellazione si commossero e piansero amaramente le soddisfazioni concesse alla loro carne, la propria immortificazione!
3° mistero: i giudei inventarono un altro supplizio per Gesù, l'incoronazione di spine. A noi non furono mai inflitte delle pene così atroci!... Quando abbiamo un po' di mal di testa o di mal di denti, noi lo diciamo subito a chi vuol udire e a chi non vuole udire, invece il Salvatore, pur tra dolori ineffabili, soffre e tace: tace anche quando lo burlano e lo scherniscono. Invece di una corona d'oro egli ebbe una corona di spine, invece della veste regale uno straccio di porpora, invece dello scettro una canna. E poi, scherni e ingiurie! Si può trattare peggio un uomo? Dilettarsi a far soffrire un innocente, che orrore! È già brutta cosa far soffrire una bestia, ma Gesù che era Dio e che era sensibilissimo!...
Riuscissimo allora almeno a detestare le nostre impazienze, la nostra ostinazione a peccare! Fossimo almeno capaci di condannare quell'odio che abbiamo alla sofferenza! Noi non vogliamo soffrire! È vero, questa ripugnanza alla sofferenza è naturale; eppure vi furono delle persone che della sofferenza ebbero sete, che seppero moltiplicare i patimenti, andare in cerca delle umiliazioni e godere delle accuse, delle calunnie che loro venivano mosse. Come siamo lontani noi da queste persone!
Il 4° mistero doloroso ci rappresenta il viaggio di Gesù al Calvario. Gesù va a morire per noi, per noi che siamo i veri
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colpevoli. Tutto il mistero della redenzione sta nella sostituzione di Gesù a noi. Dio accetta questa sostituzione16 e Gesù prende la sua croce sulle spalle e la porta al Calvario. Quanto sia stato doloroso questo viaggio di Gesù noi non possiamo immaginarlo. Pensiamo però che se vogliamo arrivare al cielo dobbiamo prendere la stessa strada che ha preso Gesù: la via del Calvario, la Via crucis.
Abbiamo disfatto tante volte, col peccato, il piano misericordiosissimo che Dio aveva fatto a nostro riguardo: diciamogli ora che ci usi misericordia e che ci dia la grazia di poter ancora giungere a quel posto che egli ci aveva preparato.
Il 5° mistero doloroso ci rappresenta la morte di Gesù in croce. Non poteva il Salvatore venire più umiliato, né essere condannato a un supplizio più atroce. Ci sono anche oggi le condanne a morte, ma si cerca di far soffrire il meno possibile. Per Gesù, invece, non fu così. Elevato sulla croce, fu insultato, abbeverato di fiele e mirra: rimase tre lunghe ore appeso a quei tre chiodi, poi morì17. Ma egli che era innocente non doveva morire per sé; morì per dar esempio a noi di come si muore, per ottenerci la pazienza, per farci comprendere che nella vita presente andremo incontro a molte pene, ma che avremo, per i meriti suoi, la grazia di portare meritoriamente le nostre croci.
In questa vita non dobbiamo aspirare a essere sempre tranquilli, senza croci, senza molto lavoro, sempre con buona salute ecc.: no, no, andiamo verso la morte e dobbiamo andarvi portando la croce come fece Gesù Cristo.
Recitando i misteri dolorosi chiediamo la grazia di comprendere che la vita presente è una prova18, che deve quindi essere accompagnata da molte croci, da molte sofferenze; chiediamo la grazia di amare la sofferenza.
Gesù, pur tra i più atroci dolori godeva sempre della visione del Padre; la SS. Vergine fu sempre consolata da Gesù nelle sue prove; ebbene, anche noi saremo consolate nelle nostre pene se le abbracceremo volentieri, per amore di Gesù. Egli porterà la parte più pesante della croce che presenterà a noi.
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E per mezzo della croce giungeremo alla gloria eterna: Per crucem ad lucem19.
Pensiamo che è assai meglio soffrire che far soffrire; che è molto più felice il derubato di colui che ruba; molto più fortunato il martire del carnefice. Pensiamo che ogni nostra sofferenza si cambierà in una gemma preziosa che adornerà la nostra corona di gloria.
Abbiamo visto tante persone inferme che erano liete di soffrire e che dicevano: È tanto poco quello che soffro io, in confronto di quello che soffrì Gesù!
Ci stia davanti il loro esempio, nelle nostre pene: soprattutto teniamo presente la serenità che ebbe sempre Gesù nei suoi atroci patimenti, l'amabilità di Maria SS. che fu la corredentrice attraverso dolori indicibili, e animiamoci a portare anche noi, volentieri, la nostra croce dietro Gesù Cristo.

III. Misteri gloriosi
Dopo aver sofferto in questa vita, arriveremo al premio eterno: noi abbiamo fiducia nel premio che Dio ha preparato per gli eletti. La considerazione dei misteri gloriosi deve accrescere sempre più in noi questa fiducia.
1° mistero: Gesù risorge glorioso dal sepolcro. La risurrezione di Gesù è figura della nostra. Anche noi risorgeremo e il nostro corpo avrà allora tutte le perfezioni di cui sarà capace. Potrà trasportarsi da un luogo all'altro con la velocità che ha adesso il pensiero: avrà tutte le soddisfazioni ragionevoli di questa vita, ma elevate; nulla sarà tolto di ciò che si può qui ragionevolmente godere, ma tutto sarà elevato, perfezionato e saranno aggiunte molte altre soddisfazioni.
Rivedrete tutti i vostri cari, tutte le vostre sorelle: si vedrà un cielo e una terra nuova: «Et erunt coeli novi et terra nova»20; poiché Dio rinnoverà e ristabilirà ogni cosa in Gesù Cristo.
Nessuna guerra in cielo, nessuna discordia, ma pace e gioia nello Spirito Santo. Non scoraggiamoci se ci tocca passare per
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una via stretta e difficile21: guardiamo dove va a finire questa via; essa termina al cielo dove è asceso Gesù Cristo.
2° mistero: L'ascensione di Gesù al cielo22. Gesù ritorna al cielo dopo aver compiuto perfettamente la volontà del Padre: vi ritorna glorioso e trionfante dopo aver conquistato un nuovo regno.
Anche noi entreremo un giorno in cielo, se saremo vissuti bene su questa terra. Ci troveremo allora tra i santi, avremo tutte le soddisfazioni che potremo desiderare. Dio ci appagherà appieno. Oh, è davvero grande la ricompensa che ci attende: non lasciamoci deviare dalle chiacchiere che sentiamo, dai mutamenti di quaggiù: sia ferma la nostra speranza! Ci possono togliere tutto, anche la stessa vita, ma non ci possono togliere né il Paradiso, né la speranza di esso: il Paradiso è nostro!
3° mistero: La discesa dello Spirito Santo23. Lo Spirito Santo discende tuttora sulla Chiesa: discende anche su di noi, in particolare, e allora noi ci sentiamo animati da maggior buona volontà; discende lo Spirito Santo e noi ci sentiamo più uniti a Dio. È lo Spirito Santo che ci dà ferma fiducia, costanza nel bene, spirito di sacrificio.
4° mistero: L'assunzione di Maria santissima al cielo. I misteri gloriosi ci fanno considerare anche la beata morte della nostra cara Madre. Ella è morta di puro amor di Dio: noi dobbiamo morire almeno in un atto di perfetto amor di Dio, cioè senza alcun attacco alle cose di questa terra.
5° mistero: L'incoronazione di Maria SS. Consideriamo la Vergine sul suo trono di gloria e diciamole: O Madre, tu che fosti piena di grazia, soccorrici nella nostra miseria; tu che siedi regina su di un trono di gloria, aiuta noi, poveri peccatori, gementi in questa valle di lacrime.
Ora noi passiamo «per il fuoco e per l'acqua»24, ma arriveremo finalmente al Paradiso, alla gioia eterna. È necessario che noi, da questa misera terra eleviamo spesso gli occhi al cielo. Dovremo sempre soffrire? Saranno sempre trionfanti i cattivi? Non ci sarà un giorno in cui tutto il bene anche nascosto, venga
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riconosciuto? Oh, verrà questo giorno: sarà l'ultimo, ma verrà certamente! E per una goccia di sofferenza, sopportata convenientemente su questa terra, avremo un oceano di gaudio in cielo.
Il pensiero che deve essere abituale in una religiosa è proprio quello del Paradiso. Una religiosa è tanto virtuosa in quanto è umile, ma è tanto fervorosa, generosa, ardente nel bene, in quanto pensa al Paradiso. Chi non pensa al Paradiso, dopo un po' di tempo si stanca, perde il fervore, perde le grazie: invece chi pensa al Paradiso ha sempre maggior fervore, maggior slancio nel bene. E se in cielo potessimo poi ancora avere qualche pena, proveremmo il rimorso di non aver approfittato abbastanza delle occasioni che su questa terra avevamo per farci dei meriti.
Quando avete ancora un po' di tempo libero, dopo aver recitato già l'intero rosario, recitate ancora i misteri gloriosi: meditateli bene. Mediante la considerazione di questi misteri, vi distaccherete sempre più dalla terra, benedirete sempre più la vostra vocazione, vivrete fin d'ora con il cuore in cielo. Desidererete sempre maggior lavoro, maggiori sofferenze, maggiori occasioni di meriti.
In questo mese ricordate nella recita del rosario in modo speciale le sorelle lontane, i bisogni della casa di Roma, i defunti, particolarmente quelli che furono colpiti dalla tremenda bufera che imperversa sull'Europa. Pregate perché possano pervenire presto al gaudio del Paradiso: ad essi - che ebbero a soffrire tanto quaggiù - risplenda presto la luce perpetua. Sia lodato Gesù Cristo
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* Ritiro stampato in sedicesimo. Non è indicato l'autore. A mano nella copia d'archivio è stato aggiunto “Primo Maestro”. Così viene anche considerato da A. Damino, Bibliografia di don Alberione, Roma 1994

3 , p. 306. Il giorno, 3 ottobre, è ricavato dal taccuino del l943 di M. Tecla.

1 Cf Es 23,20-22.

2 Cf Rituale Pia Società Figlie di San Paolo, p. 15.

3 Papa Pio V (1504-1572), domenicano, affidò all'intercessione della Madonna del rosario la battaglia della flotta cristiana contro i turchi che tentavano di invadere, attraverso il Mediterraneo, l'Europa. I turchi furono vinti a Lepanto il 7 ottobre 1571.

4 La rivoluzione francese iniziò il 14 luglio 1789 con la presa della Bastiglia.

5 Cf Sir 40,1.

6 Cf Mt 22,17-21.

7 Cf Sap 11,20.

8 Cf Lc 2,42-51.

9 Cf Rm 8,28; Fil 1,12.

10 Cf Sap 14,3.

11 Cf Gc 5,10-11.

12 Cf Lc 21,19.

13 Cf 2Tm 3,11-12.

14 Cf Lc 22,44.

15 Cf Gv 19,1-3.

16 Cf Gal 2,20.

17 Cf Gv 19,28-30.

18 Cf Gb 7,1 (Volgata).

19 «Attraverso la croce, alla luce».

20 Cf 2Pt 3,13.

21 Cf Mt 7,14.

22 Cf At 1,9.

23 Cf At 2,1-4.

24 Cf Is 43,2.