Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE XII
AMORE ALLA VITA RELIGIOSA

[229] Anticamente, specialmente nelle Catacombe, Gesù era rappresentato per lo più sotto la figura del buon Pastore. Egli infatti si era dichiarato nel Vangelo: «Io sono il buon pastore e il buon pastore si distingue da questo: che dà la vita per le sue pecorelle»1. Gesù è il buon pastore e conduce noi a un pascolo.
Come nutre, pascola Gesù le sue pecorelle, cioè le nostre anime? Con la dottrina divina, con i sacramenti specialmente con l'Eucaristia, col suo amore vivendo unito a noi, volendoci partecipi della sua vita e poi della sua gloria.
Nulla ci manca per santificarci perché Gesù ci pascolerà nella vita religiosa con questa triplice pastura: di dottrina, di sacramenti e di amore. Bisogna che sentiate la gioia, la felicità | [230] di essere religiose, bisogna proprio godere di questa grazia.
Consideriamo ora l'amore che dobbiamo avere a questa vita religiosa.
Amare la vita religiosa significa amare la nostra legge, le Costituzioni, la Congregazione.
1) Amare le Costituzioni, cioè sentire che voi siete state chiamate a un duplice compito: cioè la santificazione individuale, tendere alla perfezione e aiutare le anime nella loro salvezza mediante l'apostolato che diffonde la luce divina, che dà vita alle anime. Amare questi due fini e vivere per questi. Questi due punti sono fondamentali nell'Istituto e tutte le altre regole sono lo sviluppo di queste.
Se davvero si ama il lavoro della perfezione e il far conoscere la dottrina di Gesù, si amano anche tutte le altre regole. Amare la vita religiosa è volere questi due lavori: santificazione propria e zelo nell'apostolato. Se ci sono questi due amori nel cuore, allora si capiscono tutte le regole... Compiacersi di questa vita ed esserne contente.
2) Amare la Congregazione: amare di stare in casa, raccolte, amare le sorelle e specialmente quelle che guidano, amare le
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piccole pene, croci, sacrifici che si devono compiere, amare anche l'abito e che sia mantenuto secondo il fine per cui è stato dato. Desiderare alla Congregazione il bene, il fervore, amare che in essa vi siano molte anime sante, amare che da essa si [231] allontani sempre il peccato, l'offesa di Dio e che molte anime attendano alla perfezione; che l'Istituto progredisca nel conoscere sempre più Gesù Maestro, che progredisca la scienza, lo spirito liturgico, l'apostolato, sia nella redazione, sia nel lavoro tecnico e nella propaganda; desiderare molte e specialmente sante vocazioni; desiderare che le sorelle già passate all'eternità entrino al più presto in cielo e di là continuino a pregare per l'Istituto. Sentire il desiderio della Congregazione: «Dammi dei figli»2, cioè delle figliuole che sappiano consolare la Congregazione, mantenerne lo spirito pio e farla progredire, capaci di risolvere questioni anziché farle. Bisogna credere con semplicità di figliuole docili e buone a quello che è insegnato e lasciarsi condurre con semplicità nelle varie vie in cui si è indirizzate da quelli che hanno i lumi da Dio e le grazie per questo ufficio.
Perché amare la Congregazione? Perché questo per noi è volontà di Dio. È lo stesso che amare Dio, perché l'amore non è solo un sentimento ma una dedizione; il vero amore è sempre semplice e operoso e nello stesso tempo che è silenzioso, è attivo. L'amore è energia, forza e luce in quanto che serve a illuminare gli altri, perché risplende davanti agli uomini.
Molte anime aspirano alla volontà di Dio ma se la fabbricano un po' secondo la loro, e qualcuna se ha un capriccio, crede sia volontà di Dio. La volontà di Dio, per me sono le Regole, le | [232] Costituzioni, gli uffici, gli orari, la vita comune. Non c'è dubbio che una figliuola ami il Signore quando è fedele all'orario, al compimento degli uffici affidati, quando volentieri accetta l'indirizzo che le viene dato.
La vita religiosa porta dei vantaggi perché nella vita religiosa più si è fedeli nell'attendere alla propria santificazione, più difficilmente si cade in peccato e se mai si ha la disgrazia di cadere, più facilmente l'anima riesce ad alzarsi, più abbondanti sono i mezzi, più frequenti le istruzioni, gli esempi buoni, sempre si è incoraggiati a far bene e vi è la correzione quando si sbaglia.
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Nella vita religiosa si avrà la grazia di morire più distaccati, più serenamente e poi si meriterà una maggior gloria in Paradiso. La vita religiosa che ci fa vivere più vicini a Gesù in terra, ci dà diritto a trovarci più vicini a lui in Paradiso.
Pratica.
1) Se si ama la vita religiosa occorre che un'anima preghi per il suo Istituto. Pregate voi per il vostro Istituto? Significa che si devono domandare tutte le benedizioni particolari di cui l'Istituto ha bisogno, cioè la santificazione dei membri e che si compia bene l'apostolato e vi siano molte vocazioni.
2) Essere membra vive dell'Istituto ed operanti. Essere tutte in attività, non essere quasi disoccupate. Vi sono persone che non hanno grandi | [233] doni ma a Dio danno tutto: esse sono buone religiose perché fanno quello che possono. Vi sono invece persone che perdono tempo a pensare a tante cose inutili: bisogna pensare ai propri doveri, a progredire nella conoscenza di Dio e
di Gesù Cristo. Temete sempre molto i peccati di mente, il non pensare a Dio e alla sua volontà. Non riempiamo la nostra testa di fumo: pensiamo a Dio, occupiamo bene la mente per il Signore. Essere membra vive, amare il Signore e la sua volontà, contribuire al bene della Congregazione nel modo che possiamo.
3) Non bisogna mettere il cuore fuori; il cuore riservarlo tutto per Dio e per l'Istituto. Non sbandarsi e neppure continuare a pensare ad altre cose a cui avete rinunziato. I vostri interessi siano la Chiesa e le anime, la famiglia che avete incontrato. Amate dunque la vostra Congregazione e in essa troverete facilità a santificarvi, perché in questi due amori troverete vera vita, vera pace, veri meriti e quindi gloria eterna.
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1 Cf Gv 10,11.

2 Cf Gen 30,1.