ISTRUZIONE II
LA VIA CRUCIS (I - II - III stazione)
[168] S. Paolo raccomanda ai suoi figliuoli, tra i quali vogliamo essere anche noi, di conoscere Gesù Cristo1, cioè sempre studiare Gesù Cristo per conoscerlo meglio, imitarlo più perfettamente e amarlo fervorosamente.
Conoscere, imitare ed amare Gesù Cristo. Conoscere quanto ci ha amati Gesù, conoscere Gesù Cristo crocifisso2.
Invochiamo la grazia da S. Paolo di conoscere Gesù come lo conosceva lui, che fu ammaestrato direttamente da Dio3, che ha saputo spiegarci meglio di ogni altro la natura e l'insegnamento di Cristo.
Meditiamo le tre prime stazioni della Via Crucis.
[169] 1° stazione. Ci rappresenta Gesù innanzi a Pilato dove riceve la sentenza di morte.
Pilato gli intima: Andrai alla croce. Pilato era convinto dell'innocenza di Gesù e non aveva mai avuto da fare con un accusato che si mostrasse di tanta virtù e dignità. Sebbene egli volesse dissimulare, tuttavia si accorgeva abbastanza che era turbato. Nella sua anima era entrata la persuasione che egli si trovasse nella necessità di condannare un innocente non comune e che compiva in quel giorno un gran delitto. Tuttavia, non sapendo trovare una via d'uscita, ordinò prima la flagellazione per dare una soddisfazione ai farisei e non fare morire Gesù, poi lo mandò ad Erode affinché lo liberasse o condannasse; ma questi tentativi non riuscirono. Propose agli ebrei di assolverlo, ma essi preferirono Barabba e vollero che Gesù fosse crocifisso. Allora si lavò le mani dicendo di essere innocente del sangue di quel giusto. Parole quasi incomprensibili e contraddittorie. Diceva di essere innocente e intanto condannava Gesù proclamandolo giusto.
Quando siamo istigati dalle passioni mettiamo insieme le cose più incomparabili e inconfondibili.
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Gesù accetta la sentenza di morte: ecco il peccato. Quando abbiamo peccato abbiamo gridato coi farisei e col popolo di Gerusalemme: «Sia crocifisso Gesù»4. Colui che pecca mette in confronto la sua voglia, il suo capriccio, la sua passione, la sua soddisfazione con la volontà di | [170] Gesù, la sua santità, il Paradiso, la pace dell'anima.
Da una parte Gesù, il Paradiso, la grazia, la pace dell'anima e dall'altra la propria soddisfazione. Quale confronto ignominioso! Confrontare Gesù santissimo con Barabba, uomo sedizioso ed omicida! La santità messa in confronto con l'avarizia e la crudeltà. Viva la mia passione, morte a Gesù: ecco il peccato. Almeno Barabba era un uomo, ma la passione è una cosa indegna, vergognosa, eppure abbiamo gridato: Viva la passione, non importa se io caccio Gesù.
E vedete: la fronte di Gesù non s'oscura, sulla sua faccia non c'è il turbamento: egli pensa di dare la sua vita per salvare noi dall'Inferno.
Capiamo cosa sia un peccato: la causa della morte di Gesù. Perché prendercela col popolo, cogli scribi e farisei che hanno gridato: Morte a Gesù? Non siamo stati noi che abbiamo gridato; noi, coi nostri peccati? E chi è adesso che si sente innocente, che si crede persona giudiziosa, degna di riguardo mentre abbiamo condannato Cristo e gridato: Sia crocifisso Cristo? Siamo senza giudizio, indegni d'essere chiamati ragionevoli e se non perdiamo stavolta stima di noi stessi, quando la perderemo?
In questi giorni di Quaresima e di Esercizi sentiamo un vero dolore che serva da penitenza. Diceva il profeta: «Chi mi darà acqua sulla mia testa e farà i miei occhi come due fonti di lacrime per piangere giorno e notte quello che ho | [171] commesso?»5. Non basterebbe una vita di lacrime per lavare una sola colpa.
2a stazione. Gesù riceve la croce. A Gesù vien data la croce più pesante. Vi erano in carcere altri due condannati allo stesso supplizio, ma la croce più pesante fu riservata a Gesù come a colui che aveva commesso i delitti più gravi. E Gesù era innocentissimo, ma sulle sue spalle gravavano tutti i nostri peccati, i peccati di tutti gli uomini.
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E noi che non vogliamo la croce dopo avercela meritata e non vogliamo soffrire! Abbiamo peccato e con estrema leggerezza dimentichiamo che siamo nel numero dei peccatori. Siamo vermi della terra che meritavamo di essere schiacciati e rifuggiamo la penitenza. Tutto quello che importa sofferenza, dolore, fatica, umiliazione, lo ributtiamo con estrema ripugnanza.
In Paradiso si entra con l'innocenza o con la penitenza. Avendo noi peccato, ci rimane una via sola per entrare in Paradiso ed è quella della penitenza. Gesù ci dice: «Se non farete penitenza, perirete tutti allo stesso modo»6.
È tempo di mettere la scure alla radice7 e tagliare le cause che hanno portato il peccato in noi. Sappiamo almeno fare le piccole penitenze. Il Signore è provvido e ci manda delle mortificazioni, sofferenze, dolori, dispiaceri che dovrebbero servire da penitenza: prendiamole, esse servono per cancellare le nostre iniquità. Ci manda anche il sacramento della Penitenza: noi vogliamo | [172] confessarci e ottenere il perdono senza mortificazioni, tacendo il numero, la malizia o le circostanze del peccato.
Siamo sinceri, giacché il Signore ci manda l'occasione di fare una piccola penitenza; soprattutto sentire il dolore, in modo che nel nostro cuore abbiamo come uno schianto dell'offesa fatta a Dio, del dispiacere dato a Gesù, di essere stati così stolti da perdere i meriti.
3a stazione. Gesù cade sotto la croce. Era sfinito; dalla sera innanzi Gesù non aveva preso cibo, aveva sparso del sangue, tutta la notte era stato tra i soldati che l'avevano battuto, schernito, aveva sofferto tanto moralmente. Sfinito di forze, egli cadde. Perché? Per sostenere i cadenti. I cadenti sono coloro che si lasciano indurre al peccato e stanno per dare il consenso, non resistono alle passioni, non combattono i dubbi, non tolgono gli affetti, non badano alle parole, non desistono da quell'opera, non tolgono i pensieri, ecc.
L'unico modo di vincere le tentazioni è di ricorrere a Gesù, domandandogli la forza per merito delle sue sofferenze. Domandiamo la grazia di essere forti per quella caduta di Gesù. Combattere
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battere le tentazioni che si presentano attraenti e combattere le tentazioni di scoraggiamento o quelle che ci mettono nell'occasione di renderci deboli. «Succurre cadenti»8, diciamo nell'antifona della Madonna: «Metti la tua mano perché non abbiamo a romperci il capo».
Ricorrere a Gesù nelle tentazioni, | [173] scoraggiamenti, sconforti dell'anima e specialmente quando si sta per cadere nello stato di tiepidezza in cui si commettono tante venialità: «Signore, salvaci che stiamo per perire e cadere!»9.
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1 Cf Fil 3,8.
2 Cf 1Cor 2,2.
3 Cf Gal 1,11-12.
4 Cf Mt 27,23.
5 Cf Ger 9,1 (Volgata).
6 Lc 13,5.
7 Cf Mt 3,10.
8 Versetto dell'antifona: «Alma Redemptoris: O santa Madre del Redentore... soccorri il tuo popolo che anela a risorgere...».
9 Cf Mt 8,25.