Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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8. LA VIRTU' DELLA PRUDENZA

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 5 marzo 19611

In questo tempo - ogni tempo ha le sue caratteristiche - in questo tempo, vi è un certo manifestarsi di vocazioni tardive, ritardate, adulte. Parlo di quello che si verifica per il sacerdozio e per i religiosi laici. Giovani che si propongono un po' tardi il problema della vita; giovani che son già avviati ad un'altra vita e che già avrebbero una posizione; giovani fra i 18, i 20, 25 anni, anche un po' più, alle volte; studenti delle varie scuole: liceo, università; operai, semplici agricoltori, ecc. Vocazioni tardive. Tardive in rispetto a quelle vocazioni che formano il gruppo dei seminari e degli Istituti religiosi: 12 anni, 14 anni, 15 anni. Accanto a queste vocazioni ordinarie, le vocazioni che si sviluppano più tardi, che chiamiamo tardive.
D'altra parte Gesù ha raccolto tutte vocazioni tardive. Egli è il Maestro. La Chiesa, nei primi tempi, aveva quasi tutte vocazioni tardive; anche quelle che ha suscitato san Paolo, se si eccettua un po' Timoteo, il quale fu da san Paolo conosciuto mentre era ancora assai giovane, rispetto agli altri. E così, Gesù scelse anche Giovanni che, rispetto agli altri, era più giovane.
Il Concilio di Trento suppone che molte vocazioni si sviluppino più tardi fra coloro che hanno un carattere fermo, fra coloro che hanno aspirazioni più alte, che non son contenti della vita semplicemente di famiglia, ma sentono che Gesù bussa al loro cuore e li chiama a maggior santità e all'apostolato sacerdotale2.
Quest'anno inizieremo, ad Albano3, un piccolo gruppo di questi, i quali son tanto diversi tra l'uno e l'altro: chi ha solo fatto la quinta elementare e chi, invece, è molto più avanti. E sono anche, tra le vocazioni tardive, giovani già laureati, diplomati nelle varie scienze.
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Oh, perché ho detto questo che a voi non è il caso, così a prima vista, non è il caso che sembrerebbe utile parlarne? Perché fra i vostri congiunti, parenti, conoscenti, persone con cui, forse le più giovani, sono state anche a contatto per qualche ragione, nel paese, nella parrocchia. Suggerire. Fare un piccolo ufficio per le vocazioni tardive. Questa carità. Il Maestro Divino le aspetta. E se voi non potete aver relazioni con loro perché, molte volte, la prudenza non lo consiglia, potete però segnalare gli indirizzi e anche, senza che si abbia una conoscenza molto diretta, quei segni di vocazioni che casualmente si sono scoperti in loro. Questi indirizzi, queste segnalazioni, possono essere fatte al nostro sacerdote vocazionista a Roma, don Panebianco1, oppure mandate un biglietto al Primo Maestro, la stessa cosa. Naturalmente nessuno si accetta senza averlo veduto prima in famiglia, avere constatato le sue condizioni, aver conosciuto un po' le sue qualità, tendenze. In ogni modo, a voi, segnalarli. Fate un buon ossequio a Gesù.
Giovanni Battista aveva già dato il battesimo a Gesù e un giorno si trovava lì con due discepoli e Gesù transitava. Allora Giovanni Battista disse ai due discepoli: «Ecco l'agnello di Dio». Due discepoli tennero dietro a Gesù allora, volendolo vedere, conoscere. Gesù si voltò e domandò che cosa cercassero. «Maestro - risposero - dove abiti?». «Venite e vedrete». Fu la prima visita al Santissimo Sacramento e nacquero quelle due grandi vocazioni da quella visita, perché stettero un giorno con lui, con Gesù: Giovanni e Andrea, il quale poi Andrea uscito di là s'incontrò con Pietro, il fratello, e lo condusse a Gesù. E Gesù lo salutò: «Tu sei Pietro e sopra di te stabilirò la mia Chiesa»2.
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Questa sera, una parola sopra la virtù della prudenza. La virtù della prudenza è la prima virtù cardinale, quindi sarebbe la quinta fra le virtù: la prima, la fede, poi speranza, carità e religione, che comprende il culto interno e il culto esterno, in particolare la sacra liturgia.
La virtù della prudenza è raccomandata da Gesù: «Siate prudenti come i serpenti, siate semplici come le colombe»1.
Maria è semplice, ma prudente. L'apparizione dell'angelo la stupì un poco. La proposta poi che l'angelo le fece, e cioè di accettare la missione assegnatale da Dio, la maternità divina, destò in lei una meraviglia ancor più grande: cogitabat qualis esset ista salutatio2. E forse rimase in dubbio se si trattava di un angelo di luce o un angelo, invece, delle tenebre. Ne timeas, Maria3: non temere, Maria; la tranquillizzò. E quando ebbe la sicurezza che la annunziazione, la notizia della vocazione veniva veramente da Dio, allora: «Ecco l'ancella del Signore»4. Quindi, prima aspettò, non disse subito "sì". Prudenza. Ma quando fu accertata: «anche Elisabetta, tua parente, ecc.»5, allora: "sì" generoso.
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La prudenza insegna tre cose e cioè insegna: primo, a studiare, esaminare bene le cose; secondo, a giudicare rettamente e, terzo, a deliberare e mettere in pratica con fortezza quello che si è deciso.
Primo: studiare. Non si può scegliere la vocazione in un momento e neppure non si può abbandonare la vocazione in un momento, in un giorno di scoraggiamento. Né il giorno di entusiasmo, così, un po' sensibile, né il giorno della depressione un po' sensibile, sono giorni da prendere decisioni d'importanza. Calma. Esaminare bene tutte le circostanze: prima, se hai le qualità; secondo, che cosa ti dice il confessore o le persone che sono preposte a guidarti; terzo, anche pregare più a lungo. Decisioni che sembrano fiammate e che consumano presto il foglio di carta che è stato acceso; ma è un fuoco di carta o un fuoco di paglia.
Esamina se potrai portare quel peso della vita religiosa, e cioè, se potrai praticare i voti e vivere con quello spirito e vivere secondo quelle Costituzioni, quel modo di vivere che già un poco, in genere, lo sai che cosa è la vita religiosa, così diversa dalla vita di famiglia, cosa vuol dire consacrarsi a Dio e quale distacco impone dalla vita di famiglia e dalla famiglia. Sapere in che cosa essenzialmente consiste, in queste parole: «Tutto mi dono, offro e consacro»1. Già, non si può sapere, da giovani, quali articoli abbiano le Costituzioni, certamente, ma ciò che è essenziale, che sta: nella consacrazione a Dio, oppure nella donazione ad una famiglia. Quello è il punto centrale, ed è ciò che serve a spiegare la differenza essenziale tra una vita e l'altra.
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Secondo: giudicare rettamente, non sotto l'impulso di una passione, mai. E qualche volta si è ricevuto un dispiacere, si sente il cuore che è in fermento; e qualche volta c'è l'orgoglio che parla e che fa vedere le cose male, altre volte, invece, vi è un attaccamento, vi è l'invidia, vi è la tiepidezza, vi è lo spirito di indipendenza e vi è anche l'insofferenza dei caratteri che... delle persone che ne circondano. Oh, la persona prudente pesa tutto per giudicare rettamente. Sì. Non si può all'improvviso e sotto la luce che viene, alle volte, dal demonio stesso, non si può giudicare rettamente. Prudenza.
Ma questa prudenza si mostra, in modo particolare, nel consigliarsi. Se vi sono mille amici - dice il libro della Scrittura, l'Ecclesiastico - tra i mille amici, scegline solo uno, amico1, consigliere cioè; fra mille persone, le quali possiamo conoscere, con le quali possiamo anche convivere. Ma chi vuole consigliarsi bene e prudentemente, cerca la persona che sa, non un ignorante, non si consiglia con una sorella che può essere anche meno ancora virtuosa di quel che occorrerebbe in tal caso, si consiglia da persona che sa. I genitori sono i più cattivi consiglieri delle vocazioni, dicono i libri di ascetica. E allora bisogna che coloro da cui ci consigliamo, che siano disinteressati umanamente e siano interessati, invece, a portarci alla santità, a metterci sulla via del paradiso e, anzi, sulla via della santità. Il consigliere va scelto tra mille, sì. Prudenza.
Anche nel cambiare i propositi, anche nel mutare quei propositi che si son fatti negli Esercizi e che magari lì per lì, perché si è udito una predica, si è sentito una parola di esortazione, si vorrebbe cambiare.
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La prudenza consiglia la costanza. E questa è la terza condizione della prudenza: esser tenaci. La formazione richiede sacrificio, anche la formazione religiosa, e la perseveranza nella vita religiosa ne richiede ancor di più, molto di più. Aspettatene di più. Ma la prudenza dice: è lì che comincia veramente la via della santità, dove rinnegherai te stesso, dove saprai prendere la tua croce, dove comincerai ad amare Gesù coi fatti, non con delle parole, dei sentimenti: «Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua»1.
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Vi è poi una prudenza che è falsa. Questa che ho detto è angelica.
La prudenza falsa è la nemica dell'uomo e si chiama prudenza carnis, diabolica. E il seguire quella prudenza, in certi casi, è peccato grave. Perché, in che cosa consiste, per esser chiamata prudenza carnis da san Paolo?1 Consiste nelle astuzie dell'ingannare e saper coprire: ipocrisia. E poi nascondere quello che impedirebbe la Professione per cui non si sarebbe ammessi; oppure nascondere difetti interni, oltre quello che può essere esterno, cioè come sarebbero certe condizioni in famiglia.
Le condizioni interne. Poiché se la persona ha da decidere occorre che sappia pesare: mi sentirò di vivere secondo la povertà di Gesù, secondo la castità di Maria, secondo la sottomissione e l'obbedienza di san Giuseppe? Ecco, vedere le condizioni interne: vedere se già si è vinto e se si rimane sempre in lotta contro certe passioni, particolarmente quelle passioni che impedirebbero la vita religiosa, sì.
Prudenza della carne, si manifesta in molte cose: nel nascondere per riguardo alla povertà; nel voler tenere relazioni o sentimenti, ecc., biglietti, ecc., riguardo alla castità, biglietti, relazioni, ecc., che non sono quelli che portano il cuore a Gesù, ma che li distaccano ancor da Gesù. Poi vi sono altre occasioni, non solamente per quel che riguarda l'osservanza della povertà, quando si maneggiano denari, o l'osservanza della castità, quando si trovano in circostanze e che si abbonda in lettere o espressioni o occasioni d'incontri, ecc., ma anche per quello che riguarda proprio la volontà. Quando uno non riesce a manifestarsi ed è persona che, in pratica, si conduce da sé e tiene anche mezzo all'oscuro il confessore che non può arrivare a leggere in fondo a quell'anima, o tiene all'oscuro i superiori, le superiore che non possono conoscere e quindi non possono guidare in circostanze e neppure possono dare gli uffici adatti alla persona, non si mettono i superiori in grado di poter governare bene la comunità o almeno governare bene quelle persone determinate.
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Oh, allora, virtù cardinale. Non troppo vicine le suore, tra l'una e l'altra sempre ci sia l'Angelo Custode; essere moderate nelle espressioni e nelle confidenze, anzi, essere gelose del proprio spirito, gelose lo intendo nel giusto mezzo, sì. Così nell'accompagnarsi, nel confidarsi, nel segregarsi a fare discorsi di mormorazione e lasciarsi guidare da chi è meno fervoroso. Prudenza ci vuole, prudenza. Prudenza nel leggere; prudenza nel tenere compostezza giusta del corpo giorno e notte; prudenza nell'assistere a proiezioni di pellicole o altre proiezioni che potrebbero essere anche le filmine, ma parlo di tante filmine che oggi sono introdotte nelle scuole varie. Oh, prudenza nell'ascoltare, sentire; prudenza nello scrivere lettere e nel riceverle, sì. E così la prudenza nell'andare in parlatorio, nelle relazioni con la famiglia. Vi sono visite alla famiglia che disturbano, e la persona si disorienta e, alle volte, ne soffre per mesi. Siamo sempre figli di Adamo ed Eva.
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Vedete l'imprudenza di Eva. E il serpe era così bello, era il più bello fra gli animaletti graziosi, era. Oh! E resta come incantata. Persone che sono incantate, prendono un'ammirazione - va a sapere - restano prese, ecco, così. E il serpe attira anche l'usignuolo, il cardellino. E stette lì a sentirlo: «E perché non mangiate quel frutto?». «Dio ce l'ha proibito». «Ma perché?». «Perché, ne morte moriamur»: per non morire. «Oh, ma non è vero - dice il diavolo - diverreste simili a Dio se mangiate il frutto»1. Eh, era il tempo di dire: basta! al solo apparire del serpente, alla prima parola e invece comincia a riflettere se non sia vero quel che il serpe dice e guarda il frutto...
E guarda dalla finestra e poi si ritorna al mondo. Non guardare il mondo dalla finestra quasi a crearti un mezzo pentimento o almeno disorientarti o almeno raffreddarti nella tua vita. Guardò il frutto: bello! E pensò che fosse molto gustoso e allora avvenne... e fu vittima. E con sé attirò nella rovina tutti noi, tutto il genere umano. E sì, prudenza in tutte le cose.
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Ora le applicazioni sarebbero innumerevoli, ma quel Gesù che ha detto: «Siate prudenti come i serpenti, semplici come le colombe»1 vi ispiri, quando siete all'Adorazione, vi illumini.
Perché Gesù ha negato a quel giovane che domandava di seguirlo, ma che intanto [rifiutava] con una scusa che sembrava valere. E le suore la portano tutte questa scusa, eh! «Lasciami prima andare a seppellir mio padre»2. E Gesù diede il permesso? No. S'introduce, poco per volta, una certa umanità. Le persone che hanno il vero amor di Dio, che hanno veramente lo spirito di fede, ragionano molto diversamente da altre persone. E siccome ragionano umanamente, sono più capite dai mondani, e si difendono di più e allora, in molti casi, credono anche di ricever dei torti. Ma la sapienza di Gesù, la prudenza che egli ha insegnato, e dice: «prudenti come i serpenti». Il serpente, se è sorpreso, non gli importa di perdere la coda, pur che salvi la testa. Non vi importi di subire un dispiacere, pur che salviate l'anima e salviate lo spirito della vocazione. In questo voi potete meditare più a lungo. E poi, soprattutto, tenere molto presenti i consigli, le istruzioni che vi vengono date nelle varie occasioni, nelle conferenze, adesso, sì.
Chiedere le quattro virtù cardinali. Prima la prudenza.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 37/e (= cassetta 88/b). - Per la datazione cf PM: «Questa sera una parola sopra la virtù della prudenza». «Quest'anno inizieremo ad Albano un piccolo gruppo di questi...» [vocazioni adulte]. Il primo gruppo di vocazioni adulte ha avuto inizio nell'autunno del 1961. - dAS, 5/3/1961: «E' andato [il PM] in via Portuense a fare una predica alle PD».

2 Il Concilio di Trento, XIX Concilio Ecumenico, si svolse dal 13 dicembre 1545 al 4 dicembre 1563. Si può confrontare Sessio XXIII, del 15 luglio 1563.

3 Albano Laziale, località in provincia di Roma, centro di Diocesi. Vi hanno Case tutte le singole Congregazioni Paoline.

1 PANEBIANCO Carmelo Venanzio, sacerdote Paolino, nato nel 1926, ordinato nel 1956.

2 Cf Gv 1,36-42. Più esattamente: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni, ti chiamerai Cefa, che vuol dire Pietro».Evidentemente il PM ha confuso questo episodio con quello narrato da Mt 16,18.

1 Mt 10,16.

2 Lc 1,29.

3 Lc 1,30.

4 Lc 1,38.

5 Lc 1,36.

1 Cf Formula della professione religiosa delle PD, Cost. (1960), art. 99.

1 Cf Sir 6,6.

1 Cf Mt 16,24.

1 Rm 8,6.

1 Cf Gn 3,1ss.

1 Mt 10,16.

2 Mt 8,21.