11. LA VIRTU' DELLA PRUDENZA (II)
Esercizi Spirituali (14-23 marzo) al gruppo di formazione Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 17 marzo 19611
Le virtù sono, in primo luogo, le teologali: fede, speranza e carità. Vivere la vita teologale è già un grande fondamento alla vita religiosa. Poi segue la virtù della religione, la virtù della religione la quale abbraccia il culto interno e il culto esterno, quindi è compresa la liturgia, l'amore alla liturgia. Poi vengono le quattro virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza o moderazione. Quindi le virtù morali: umiltà, ad esempio, carità vicendevole e mansuetudine e quelle altre virtù che formano il completamento della vita cristiana, della vita religiosa, della vita santa.
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Parliamo, questa sera, della virtù della prudenza.
Che cosa è la prudenza? La prudenza è la virtù che ci ha insegnata il divino Salvatore e che ce l'ha espressa con termini molto energici: «Siate prudenti come i serpenti»1 (Quale paragone!) «e semplici come colombe»1.
Prudenti come i serpenti. Forse il Salvatore voleva ricordare quello che era avvenuto nel paradiso terrestre dove Eva si mostrò imprudente. Ella sapeva che era vietato il frutto designato dal Signore di cui non dovevano cibarsi; tutti gli altri frutti, sì, quello, no. Ma Eva, cominciò a lasciarsi lusingare guardando il serpente il quale era il più elegante, diciamo, fra gli animali, perché allora il serpente non aveva ancora la malizia e l'istinto traviato di colpire l'uomo. Oh, si fermò a guardarlo con curiosità. Poi il serpente prese la parola e domandò alla donna che vide già come incantata davanti a lui: «Perché non mangiate quel frutto?». «Il Signore ce l'ha vietato», rispose. E' un'altra imprudenza incominciare il discorso col serpente. Oh, «ce l'ha vietato perché non moriamo». E il serpente prese interesse così come apparve a Eva. Tutt'altro che interesse, però, interesse buono. «Non è vero che morirete se ne mangerete, ma diverrete simili a Dio». Eva fu imprudente, perché Dio è la sapienza infinita. Viene il serpente a dare un consiglio contro Dio, non poteva esser sapiente il consiglio com'era sapiente Dio. E allora cominciò a riflettere: «Perché sarete come dèi se lo mangiate». Essa si lusingò, curiosa. «Saprete il bene e il male».
Eva sapeva solo il bene, desiderava tanto di sapere anche il male. Come vi sono persone che desiderano di leggere un libro cattivo o assistere a una proiezione di una brutta pellicola. Si fermò. Aveva già ceduto nel conversare col diavolo. Ora guardò il frutto. Le parve bello, pensò che doveva essere gustoso, le venne l'acquolina alla bocca e allungò la mano e lo addentò. E poi, più imprudente ancora, trascinò Adamo - che spesso è guidato dalla donna, è trascinato al male dalla donna - lo porse, il frutto, ad Adamo, il quale pure ne mangiò. Ed ecco si apersero gli occhi a loro, conobbero allora che cosa era la morte, cos'era il peccato e compresero il grande errore che avevano commesso2.
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Oh, vi sono, allora, due prudenze: prudenza falsa. Vedete, ricordiamo solo qualche cosa. San Paolo dice che vi è una prudenza carnis1, prudenza della carne, prudenza che è detta diabolica. Sì. Ed è stata quella del serpente nell'ingannare Eva: capace di nascondere la verità, capace di suscitare e avvalersi della sensibilità e della curiosità della donna. E la trasse in peccato. Prudenza o astuzia diabolica. Prudenza della carne.
Qual è la prudenza della carne? E' quella che trascina al male. Quando si vuol nascondere ciò che è il male. Si copre, si protesta l'innocenza, non si ammettono le correzioni.
Prudenza della carne. L'inganno. Per essere ammessa alla Professione tace su qualche cosa, qualche difetto della famiglia, oppure tace un vizio a cui non è capace di resistere ancora, che non ha ancora dominato del tutto e nasconde.
Prudenza della carne. Mette tutto in mostra il bene e nasconde tutto il male.
Prudenza della carne. Per avere un permesso si combina le ragioni e espone certi motivi, forse le inventa. E perché vuole andare in famiglia fa mandare un telegramma che la mamma è malata.
Vi sono però prudenze della carne più maligne ancora, eh! Sfruttare la Congregazione, sottrarre alla Congregazione sotto pretesto di aiutare la famiglia.
Prudenza della carne. Si mettono in relazione, hanno qualche cosa di poco buono nel cuore e quella relazione la coltivano segretamente e guai se uno sospetta. Allora prendon le difese e con le loro parole son le più innocenti colombelle.
Prudenza della carne. Sì, tutte le ipocrisie son prudenze della carne. Mostrarsi pie, devote quando non lo si è, ecc. Prendere la veste dell'agnello mentre che piuttosto occorrerebbe un'altra veste, la veste del penitente. Le bugie, gli inganni: o bugie di parole o bugie di azioni, di comportamento. Qualche volta con questa prudenza tacciono anche qualche cosa che dovrebbero dire in confessione, per evitarsi la vergogna e, qualche volta, invece, sanno trarre dalla loro parte chi dà loro ragione e allora anziché aiutarsi nella via santa, nella via buona, si aiutano, a che cosa? Un cieco che conduce un cieco e cadono entrambi nella fossa poiché alla fine il male c'è e il male al giudizio di Dio non si può nascondere.
Prudenza della carne. E questa può essere veniale e può essere mortale secondo i casi. E quella non è richiesta del pagamento e non si fa avanti a dire: "Devo ancor pagare" o un po' più presto o un po' più tardi, quando si potrà; o quella, se è pagata di più e non avverte che c'è stato l'errore in [suo] favore; bisognerà dire la verità a colui che si è sbagliato.
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Oh, invece c'è la prudenza dello spirito, la prudenza che è virtù, la prima fra le cardinali. Prudenza che è voluta da Gesù: «Siate prudenti come i serpenti»1.
L'imprudenza di Eva fu la rovina nostra; l'astuzia diabolica, veramente diabolica del serpente fu la rovina nostra.
Maria fu prudente. Quando venne annunziata dall'angelo e sentendosi quegli elogi: gratia plena2, benedicta tu inter mulieres, ecc.3, Dominus tecum 2 temette che si trovasse davanti a uno spirito non buono, travestito, e con le sembianze di spirito buono, di angelo vero e quindi si fece spiegare le cose. E insistette e, per dare il suo assenso, fu assicurata che tutto veniva da Dio, che Dio avrebbe operato e che c'era anche poi la prova che essa stessa avrebbe potuto constatare: «Elisabetta, tua parente, anch'essa è diventata madre»4, ecco, miracolosamente madre. Allora: Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum5. Quale differenza fra il comportamento di Eva che rovinò il genere umano e di Maria che è corredentrice del genere umano. Prudenza.
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La prudenza ha tre atti:
Primo: pensa, riflette su tutto prima di una decisione, e cioè: pensa se quello è buono o non è buono; pensa se vi son dei pericoli e può essere ingannata; pensa e si consiglia con le persone che sono capaci e in grado, ed hanno l'ufficio di consigliare; legge anche libri; ricorre alla preghiera per esser illuminata e cioè, riflette su quello che vuol fare: deve scegliere un confessore, deve scegliere un proposito. San Francesco di Sales dice che bisogna sceglierlo fra dieci mila, quando si può, e altri dicono fra mille1. Ma in ogni caso occorre riflettere a chi si fan le confidenze. Poi, nel confessore sempre da distinguersi: e colui che fa il confessore e assolve, e colui che invece è il direttore spirituale insieme. Qualunque confessore potete avvicinare, secondo le regole canoniche, potete avvicinare per aver l'assoluzione, ma aprire l'animo sopra cose che hanno conseguenze importanti e cioè, per la direzione, quello: uno fra mille o uno fra dieci mila.
Leggere qualunque libro è imprudenza, tante volte. E: "Voglio un'altra spiritualità". La spiritualità vostra è quella di Gesù Cristo: Pie Discepole di Gesù Maestro. Quale volete di più? Anzi quella riassume tutte le altre spiritualità: domenicana, francescana, dei Gesuiti, Salesiani, Carmelitani, ecc., perché, quando si dice spiritualità cristiana, s'intende quella di Gesù Cristo. Le altre son parte della spiritualità di Gesù Cristo. Ma voi volete essere intieramente di Gesù o una parte? Tenetevi ai libri che son vostri, alle circolari che son vostre, alle esortazioni. Non essere facili... si entusiasmano per una cosa, oh! vedono più sol quella; oppure hanno ripugnanza per un'altra cosa e la rigettano senza riflettere se quello è di buono aiuto2.
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Secondo: oltre che riflettere prima di decidere, venire a una decisione, giudicare rettamente.
Giudicare rettamente significa non lasciarsi impressionare da una passione. E, Eva si è lasciata ingannare, ma anche perché la passione ha operato in essa: guardò il frutto, lo vide bello, più bello degli altri e pensò che fosse gustoso, e trascinata dalla curiosità di sapere anche il male1, ecco il peccato.
Giudicare rettamente: questo piace a Dio, questo non piace a Dio. La vostra spiritualità. Diranno di voi, anche persone che hanno tutto lo spirito buono, e che hanno intenzione di far bene, ma non hanno autorità di guidarvi. L'autorità di guidarvi è nel Papa, il quale ha immesso e ha approvato il vostro spirito, come presentato, sì, ma poi fatto suo e dato come disposizione e quindi c'è sempre l'ubbidienza a seguirlo, il vostro spirito, perché nell'obbedienza a seguire il vostro spirito, sempre c'è merito. Seguire un altro spirito si sottrae all'Istituto ciò che è più prezioso, cioè lo spirito, l'animo, il cuore.
Giudicar rettamente, non influenzati dalle tendenze, dalle passioni. Perché quando si fanno i propositi si è bene illuminati da Dio, ecco allora le cose sono scelte davanti al Signore con la sua luce. Ma quando poi si devono eseguire: "Ma in questo caso, ma adesso ho bisogno". E allora? E' chiaro che si fa il voto di povertà e si sa dalle spiegazioni avute nel noviziato e in altre occasioni che cosa indica [il] voto di povertà. Ma poi: "Ma nelle mie circostanze; in questo caso...". E si giudica non più rettamente, ma secondo l'influenza del senso, della passione, della volontà che si ha; si vuole riuscire, si vuol fare. Come una inventa tante cose per ottenere un permesso e cose che... poi si fan delle relazioni che sono anche false o nelle lettere oppure quando si conferisce a voce.
Oh, giudicare rettamente in maniera tale che quel giudizio, quella risoluzione che prendiamo, sia tale che in punto di morte ci lasci contenti, che sentiamo di aver fatto la volontà di Dio con quella risoluzione. Saggiamente risolvere.
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Terzo: la prudenza vuole che si sia fermi nell'eseguire. Non esser delle banderuole che si piegano ad ogni vento secondo che il vento spinge a destra o spinge a sinistra, no!1 Secondo il volere di Dio. Fermi. Non si può fare un proposito negli Esercizi e poi cambiarlo ogni mese, oppure ogni volta che si sente a raccomandare una virtù o un'opera. Ve ne raccomanderanno tante opere buone e specialmente quando si è nei Centri [Liturgici,] ecco. Ma allora voi dovete fare così:
— esaminare, prima di tutto, da chi viene, se è un maestro buono e se ha autorità;
— secondo, esaminare se è conforme al vostro spirito, a quello che avete imparato. E allora si accetta o non si accetta.
E tuttavia, quando dicono cose buone si possono ricordare come un'istruzione che servirà per altri, in altre occasioni. Sì. Tenere fermo nelle decisioni e mandare a termine quello che si è deciso.
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Però facciamo un esempio. Quando si fanno dei propositi negli Esercizi, bisogna anche disporre dei mezzi per metterli poi in pratica. Propositi grossi che poi, si può domandare: li eseguirai? Ecco. Allora piuttosto facciamo dei piccoli propositi e dividiamo i propositi in parti. Se si fa il proposito sulla pietà: a gennaio si considererà la Messa; a febbraio, la comunione; a marzo, la Visita, ecc. in modo tale che si progredisce, si fá realmente una cosa per volta, possibile.
E poi ci vogliono i mezzi. Se il mezzo è di consultarsi con la Madre ogni mese e domandare i consigli e pregarla di correggere ciò che è errato, se quello è un mezzo, mantenerlo anche con sacrificio.
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Nel vostro apostolato vi sono anche delle occasioni che possono insensibilmente portare al male, o che ci si trovi nei Centri Liturgici o che ci si trovi nel servizio sacerdotale presso le Famiglie Paoline, oppure anche in altre occasioni. E le occasioni son tante e il diavolo non manca di combinarne. Prudenza. La premura, cosa buona e santa per il bene, ma occorre sempre che si vigili perché anche quando si ha premura e compassione per un bisogno, occorre sempre che questo sia fatto con le debite precauzioni. Il cuore sempre a Dio e tutto per amor di Dio e brevissime: est, est; non, non1: è così, è così; oppure: non è così, non è così. Prudenza da sole. Gli occhi: dagli occhi entra il peccato; dall'udito entra il peccato, dalla lingua può uscire il peccato, il tatto può indurre al peccato. Vigilare sui sensi: e occhi e udito e lingua e gusto e tatto.Vigilare.
E ieri leggevamo nel Breviario questo: i portatori, quelli cioè che portavano la salma del giovane di Naim, morto, quella era un'opera buona che compivano, ma i portatori compiono...2 ci son dei portatori che portano il peccato, cioè la morte all'anima e sono i sensi. Vigilare sulla fantasia, ciò che si ricorda, quindi vigilare sulla memoria, sulla immaginativa, sul cuore, sopra la mente stessa. Vigilanza sopra di noi. Sempre assistere noi stessi. Assistenti di noi stessi.
Oh, poi il demonio opera nei sensi e li eccita e allora le passioni si accendono e segue il peccato.
Prudenza nello stare composti e notte e giorno. Sì, compostezza. Prudenza con chi si fa un po' più di confidenze: tra te e lei ci può stare in mezzo il diavoletto e ci può star l'angelo. Vigila. "Ma è per farle del bene, ma è per consolarla". Se volete consolarla mandatela da Gesù che è un buon consolatore. Sì. E se volete farle del bene, indicate un buon libro di ascetica, per esempio: la Pratica di amar Gesù Cristo3, l'Apparecchio alla morte4 e libri che facciano veramente del bene. Prudenza, quindi, fra di voi. Prudenza nell'essere come gelosi del proprio cuore: è di Gesù. Non spezzettarlo, ma tutto di Gesù, il cuore, intieramente di Gesù. Prudenza, quindi. Oh, se vi è questa vigilanza sopra noi stessi, allora noi evitiamo tante lotte interne, tante battaglie del cuore.
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Oh, dovrei ancora aggiungere questo: che per essere prudenti occorrerà che [oltre] all'orazione mentale e vocale, arriviate anche all'orazione affettiva, cioè, molto amore anche sensibile a Gesù, come uomo, santo, piissimo, dolcissimo, ecc. in modo tale che tra i 25 e i 40 anni il sentimento, il cuore venga dato a Gesù e si trovi, questo cuore, intieramente consacrato a Gesù e trovi la vita in Gesù, quella che soddisfa tutte le aspirazioni e i sentimenti dell'animo. Si eviteranno tante pene e tante tentazioni.
Arrivare anche alla preghiera affettiva che non è solo una sensibilità, è un atto di fede, è un atto di fiducia in Gesù, è un atto di amore, è un atto di dolore dei peccati, è un atto di speranza, ecc. Che venga anche il sentimento ad aiutare lo spirito. Ma non credere che la pietà stia nella sentimentalità, nella dolcezza, no. Sta in quella sentimentalità soprannaturale, perché c'è, purtroppo, anche una sentimentalità naturale e magari troppo umana e passionale.
Chiedere a Maria la grazia della prudenza. E come sapeva viver ritirata, come sapeva quando si comportava in pubblico.
La vita di san Giuseppe, per quello che ci è narrato dalla Scrittura, è tutto un esempio di prudenza. E allora, dopo Maria, egli è il più grande santo.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 40/a (= cassetta 90/a). - Per la datazione cf PM:«Parliamo questa sera della virtù della prudenza». E ieri leggevamo nel Breviario questo: I portatori... che portavano la salma del Giovane di Naim...». (cf Breviario Romano, Feria V dopo la IV domenica di Quaresima. - Nel 1961 cadeva al 16 marzo. - Stando alle parole del PM: «ieri leggevamo nel Breviario...» questa meditazione dovrebbe essere stata fatta il giorno 17 mentre il dAS riporta il giorno 16. dAS, 16/3/1961: «Andato [il PM] ad Albano (Scrittori) e dopo ad Ariccia per due prediche alle PD». A noi è pervenuta una sola predica del 17. - VV: «PM. Esercizi alle novizie e prime professioni. Ariccia, 14-23 marzo 1961».
1 Mt 10,16.
2 Cf Gn 3,1ss
1 Rm 8,6.
1 Mt 10,16.
2 Lc 1,28
3 Lc 1,42
4 Lc 1,36.
5 Lc 1,38.
1 S.FRANCESCO DI SALES (1567-1622); cf Filotea,p.1,c.4.
2 Sulla spiritualità, si cf Abundantes divitiae gratiae suae, nn. 159-174.
1 Cf Gn 3,1ss.
1 Cf Ef 4,14.
1 Mt 5.37.
2 Breviarum Romanum, Fer. V post Hehdomadam IV Quadragesimae,Lectio II (S. AMBROGIO, Liber 5 Comment. in Lc c. 7).
3 S. ALFONSO DE' LIGUORI, Pratica di amare Gesù Cristo.
4 S. ALFONSO DE' LIGUORI, Apparecchio alla morte.