Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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18. NON CI INDURRE IN TENTAZIONE

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 21 aprile 1961 1

Il lavoro spirituale per un progresso continuo ha due parti e cioè, primo: togliere ciò che è male, ciò che è difettoso, specialmente togliere il peccato. E mettersi in guardia dal peccato; secondo, il lavoro positivo: l'acquisto delle virtù.
Quanto alla prima parte: togliere il male, cioè il peccato, i difetti. In riguardo al passato, vi è il pentimento come mezzo, specialmente il sacramento della confessione. E per il presente e per il futuro? Evitare il peccato.
Domandare, quindi, stamattina al Signore: «Non c'indurre in tentazione, ma liberaci dal male»2. O che il Signore ci liberi dalle prove, dalle tentazioni, oppure che nella tentazione noi resistiamo e che riusciamo vittoriosi. E la vittoria nelle prove, specialmente quando le tentazioni sono forti, la vittoria è di grande merito, perché nel combattere la tentazione si esercitano diverse virtù e quindi corrispondono vari meriti.
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Le tentazioni possono venire da noi stessi e possono venire dal mondo e possono venire dal demonio.
Gesù fu tentato dal demonio, egli è riuscito vittorioso. E con questo ci dimostra che la tentazione, per sé, non è male, può essere una bellissima occasione di meriti. Però se la persona non resiste, non combatte, allora può cadere. Vade retro, Satana1: allontanati, o Satana. E allora vennero gli angioli a servire Gesù il quale aveva digiunato per quaranta giorni, quaranta notti.
La tentazione. Dio prova tutte le anime e non c'è da credersi esseri particolari, quasi vergognarsi di dire che ci son le tentazioni e anche tentazioni, alle volte, molto brutte. Mentre che si è su questa terra, composti come siamo di anima e di corpo, sempre noi abbiamo la lotta, la lotta specialmente contro il demonio, come dice san Paolo2. E il demonio muove delle tentazioni che sono veramente molto astute, perché egli è più sapiente di noi e allora bisogna opporre la sapienza di Dio alla sapienza di Satana, come ha fatto Gesù allorché ebbe a incontrare quelle tre tentazioni che conoscete3.
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Il tipo di tentazioni che procedono dal demonio, il tipo, cioè, il modo con cui Satana tenta le anime è quello sostanzialmente che è seguito da Satana in ogni tempo, per ogni persona, come ha fatto con Eva1. Tipo di anima imprudente, Eva. E tuttavia noi possiamo considerare la psicologia del peccato.
In primo luogo, si avvicina il demonio vestito da serpe e si presenta in forma elegante, cioè con attrattive per fare impressione. D'altra parte il serpe allora, che non c'era ancora stato il peccato originale, non metteva paura, spavento, perché gli animali stavano soggetti. Eva lo guardò, lasciò che si avvicinasse. Ecco, lasciare che si avvicini il tentatore.
In secondo luogo, il demonio fa una domanda, non propone subito il male, ma vuole mettere nell'anima il dubbio. E quando si comincia a confrontare e studiare se ne convenga quella soddisfazione, quel piacere che il demonio prospetta, presenta, già si perde terreno.
Il dubbio. «Perché non mangiate del frutto e di ogni frutto che c'è nel paradiso terrestre? in questo giardino?». E, un altro errore di Eva: ammette il colloquio, il discorso con Satana. Era il tempo di dire: Vade retro, Satana2. Dio, il nostro creatore, Dio è infinitamente amabile, Dio è il nostro premio. Ma ella sta a sentire e rispondere: «Non ne mangeremo di quel frutto che il Signore ci ha proibito perché non ci accada di morire». E Satana astuto, risponde: «No, non morirete, ma nel giorno in cui ne mangiaste, diverreste simili a Dio sapendo il bene ed il male».
Il diavolo tenta Eva come era possibile tentarla, come era possibile lusingarla. Quando Lucifero si è ribellato a Dio, aveva proposto subito il peccato e cioè, che Lucifero mettesse il suo trono daccanto a Dio, quindi "uguale" a Dio. Qui dice solamente "simili" a Dio. Allora Eva stette a riflettere e guardò il frutto: era bello all'esterno e pensava che dovesse esser gustoso. D'altra parte, il demonio si insinua quando la persona non lo ricaccia subito, eccita la fantasia, i sentimenti interni. E tuttavia Eva ha dovuto lottare perché aveva molta grazia e molta luce da Dio. Ma finisce con lo star lì nell'occasione, non si toglie, non fugge, non caccia Satana. E' così lusingata dal desiderio di sapere anche il male, è così un po' dubbiosa se il Signore l'avesse ingannata proibendolo, il frutto, perché non diventasse simile a Dio - e poi, chi sa che sapore avrebbe avuto quel frutto, degli altri aveva già gustati - e, allunga la mano e prende il frutto e lo mangia.
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Ma quando uno pecca, per un fatto psicologico, desidera, generalmente, che ci siano anche altri complici e che anche altri facciano così, quasi per iscusarsi: "tutti fan così", "anche altri", specialmente se sono persone più distinte, più anziane, che abbiano dato il cattivo esempio. Ecco, e porge il frutto, quindi, ad Adamo. Nei casi di sensualità, sempre c'è il complice e, tuttavia, otto su dieci casi, è la donna che precede, che lusinga, in tante forme, sì, in tante maniere. Oh, e Adamo, sciocco, asseconda Eva e mangia pur lui il frutto vietato. Ma si accorsero subito quale quantità di beni, di grazie avevano perduto. E entrò in loro un rimorso profondo, conobbero il male, quindi andarono a cercare foglie di fico per farsi una cintura. Quello che non sapevano - il male - ma allora lo capirono - il male - e cominciarono a entrare in loro le tentazioni. E il rimorso e il bisogno di star lontano da Dio per non esser rimproverati. Quindi lasciare la preghiera, ecc. Venne il Signore, come faceva le altre volte, nel giardino, paradiso terrestre: «Adamo, dove sei?». E l'altre volte Adamo ed Eva correvano incontro al Signore, ma allora si nascosero. E dopo il peccato, si lascia facilmente la preghiera, ci si allontana da Dio. E Dio li cerca, li incontra, rimasero quanto mai umiliati. Il Signore si rivolge ad Adamo. Adamo getta la colpa su Eva. Eva getta la colpa sul serpente. E, il castigo: la privazione di tanti beni, della grazia di Dio; privazione dell'integrità e di tutti quei doni speciali, straordinari che erano stati fatti ai progenitori.
Allora, come è stato diverso il comportamento di Gesù con Satana.
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E come dobbiamo noi comportarci.
Primo: esser già persuasi che avremo sempre tentazioni, per quanto un'anima sia già perfetta e per quanto una persona sia già provata e anziana. Il diavolo si accosta a tutti. Ed ebbe la temerità di accostarsi al Santo, che era Gesù. Quindi sempre camminare in umiltà invocando misericordia dal Signore. «E non c'indurre in tentazione, ma liberaci dal male»1, sempre.
Il Maestro Divino ci ha insegnato come vincere la tentazione. Per vincere bisogna ascoltare l'avvertimento di Gesù, perché non solo ci ha dato l'esempio come vincer le tentazioni, ma anche ci ha dato l'insegnamento: Vigilate et orate2. Vigilate e pregate.
Vigilate. Cioè, allontanatevi dai pericoli; custodite gli occhi, custodite l'udito, custodite i sensi, la fantasia, la mente, il cuore. Vigilate. Perché può anche essere che una figliuola sia entrata in un Istituto religioso ancora innocente. E quando era nel mondo stava attenta ai pericoli perché sapeva che il mondo è tutto pieno di malizie. Ma quasi nella vita religiosa non teme più, come se fosse oramai immune e il demonio non osasse entrare nella casa religiosa. Vigilare sempre. Lo disse agli Apostoli.
Aggiunse: et orate. E gli Apostoli non hanno poi pregato nell'orto del Getsemani.
Quando c'è l'orgoglio, la persuasione già di essere anime un po' elette e un po' avanzate nella virtù, fiducia allora in se stesse. Vigilare e pregare sempre, fino in punto di morte, perché non venga la presunzione e non ci pigli la disperazione, perché il demonio allora fa gli ultimi sforzi per guadagnar l'anima. Vigilare e pregare.
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Oh, il mondo è cosi pieno di mali che non si può quasi uscir sulla strada senza inviti al male stesso.
Ma il diavolo lavora dentro, nei sensi, suscita sentimenti, fantasie. Le tentazioni che vengono da Satana d'ordinario sono piuttosto di sorpresa, quando non ci sono state occasioni e non si è usata negligenza. Poi sono violente, in generale; poi sono più intellettuali, in primo luogo; poi eccitano anche i sensi. Più intellettuali, quindi: l'opposizione ai superiori, per esempio, come dice la Teologia della Perfezione1. E poi il diavolo tenta la persona a non manifestarsi, perché una tentazione manifestata è già mezzo superata. Quindi il diavolo cerca di chiuder la bocca.
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Oh, dopo la tentazione: o si è vinto, o si è caduti, o si è in dubbio.
Se si è vinto, si è fatto un grande merito. Ringraziare il Signore che ci ha dato la forza, che ci ha illuminati. Ecco ringraziarlo e amarlo di più e proporre di vigilare sempre meglio in avvenire e scoprire le arti diaboliche del tentatore.
Secondo: può essere che si sia caduti e allora ricorso immediato a Dio; non avvilirsi, non disperare. Subito ricorso a Dio. Eccitarsi al pentimento e al dolore perfetto; al più presto, confessarsi. E poi dopo, sempre camminar nell'umiltà traendo il bene dal male, cioè utilizzando le stesse colpe per vivere più umilmente e più fervorosamente in futuro.
E se c'è, invece, il dubbio se l'anima è caduta o no? La persona, per sé, non può decidere la incertezza, cioè non può decidere la sua questione, il suo stato spirituale.
Ma per coloro che devono guidare le anime, specialmente i confessori, come regolarsi?
Se si tratta di anima molto delicata e anche un po' scrupolosa, si presume che non ci sia stato il consenso. Se invece è un'anima trascurata che prega poco, che facilmente e molto frequentemente commette venialità, e poi, abituata andare fin sull'orlo del male, allora si presume che [ci] sia stato il consenso, perciò il peccato. Però sempre conviene, ed è necessario, sottoporre la cosa a chi guida il nostro spirito.
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Ecco dunque: Signore, liberateci da ogni male. Da ogni male passato col pentimento dei peccati commessi, anche scancellando il purgatorio. Liberateci dal male presente: che non acconsentiamo al peccato e che stiamo lontani e che sempre preghiamo. E dal male futuro, perché sempre in avvenire, fino sul letto di morte: «Non c'indurre in tentazione, ma liberaci dal male»1, o Maestro Divino.
Notando che le tentazioni, alle volte, sono vivaci e forti, fino quando si è in chiesa, magari dopo la comunione e magari durante la Visita al Santissimo Sacramento, proprio nei tempi in cui sembrerebbe che Satana non potesse avvicinarsi. Ma non è così. Allora ricorrere al Signore e subito occuparsi in altro; particolarmente, se una è in chiesa, mettersi a pregare con maggior fervore.
Vincere il male, primo punto, prima necessità per camminare nella via della perfezione, allontanare il peccato.
E vigilare sui tre generi di tentazioni. Ne abbiamo ricordato solo una, quelle che vengono da Satana, ma ci sono anche quelle che vengono dal mondo e, più ancora, quelle che procedono da noi stessi. Vigilate et orate2. E il Signore certamente soccorrerà l'anima nostra.
Rivolgerci subito a Maria che ci liberi dal male passato, presente e futuro.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 41/e (= cassetta 93/a). - Per la datazione cf PM: «Domandare stamattina al Signore: "Non c'indurre in tentazione"». - dAS, 21/4/1961: «Va [il PM] a tenere una meditazione alle PD di via Portuense». - dAC (cf c133).

2 Cf Mt 6,13.

1 Mt 4,10.

2 Cf 2Cor 2,11.

3 Cf Mt 4,1ss.

1 Cf Gn 3,1ss.

2 Mt 4,10.

1 Mt 6,13.

2 Mt 26,41.

1 Teologia della Perfezione cristiana di A. ROYO MARIN, O.P. (Roma, EP 1960), p. 382. Si può meditare con frutto tutto il cap. III "La lotta contro il demonio" pp. 380-410.

1 Mt 6,13.

2 Mt 26,41.