Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

24. LA SANTISSIMA EUCARISTIA: NOSTRA VITA
(Solennità del Corpus Domini)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 1° giugno 19611
Oggi, festa del Corpus Domini, insieme, inizio del mese che dedichiamo a san Paolo. Viene allora da ricordarsi ciò che già avete letto nell'Epistola della Messa2.
San Paolo dice: Fratelli, io vi ho dato ciò che ho appreso, ricevuto dal Signore Gesù, il quale la vigilia della sua passione e morte istituì il Santissimo Sacramento dell'altare. Dice san Paolo: dopo la cena Gesù consacrò il pane cambiandolo nella sostanza del suo Corpo e consacrò il calice contenente il vino e cambiandolo nella sostanza del suo Sangue. Così noi abbiamo Gesù sempre con noi, perché, dopo aver comunicato gli Apostoli o mentre li comunicava, aggiunse, Gesù: Hoc facite in meam commemorationem: ripetete questo, ricordandovi di me. E cioè, rinnovare il sacrificio della croce nel sacrificio della Messa. E allora: probet autem seipsum homo, et sic de pane illo edat et de calice bibat: l'uomo si esamini prima di accedere alla comunione perché chi mangiasse questo pane, bevesse questo calice senza essere in grazia di Dio, mangerebbe la sua condanna.
Ecco, quindi, san Paolo ci presenta: l'istituzione della Santissima Eucarestia, l'istituzione della Messa e l'ordinazione dei sacerdoti e, nello stesso tempo, le disposizioni per comunicarsi santamente.
Queste disposizioni sono due essenzialmente: lo stato di grazia e la retta intenzione, come aveva scritto san Pio X nel decreto sulla comunione dei bambini che voleva accedessero alla comunione, alla balaustra prima di quando si usava allora, cioè appena potevano distinguere pane da pane, cioè il pane comune dal pane eucaristico3.
186
Eucaristia, che ci obbliga a ringraziare il Signore:
primo, della Messa. L'Eucaristia, in primo luogo, è il sacrificio della nuova legge;
secondo, ringraziare il Signore della comunione e comunione istituita come il cibo: «La mia carne è veramente cibo»1 che alimenta le forze dello spirito.
[e terzo,] ringraziare il Signore della sua permanenza, continuità della presenza nei nostri altari. E allora, ecco: assistere alla Messa, far bene la Comunione, dedicarsi alla Adorazione. E allora, vi ha chiamate per questo - parlo specialmente dell'Adorazione - vi ha chiamate per questo, affinché si onori da voi la divina presenza di Gesù.
Gesù lo si dice ospite. Questo ci fa ricordare un poco quello che erano le visite di Gesù a Betania, nella casa di Marta, Maria e Lazzaro. Allora era ospite, qui siamo noi ospiti suoi, poiché il padrone della casa è lui, è lui che ci ha preceduti, è lui che continuerà a rimanere anche quando noi non ci saremo. Ma questo vuol dire che egli vuole vivere [come uno della comunità].
Il canonico Chiesa2 aveva fatto il patto con la Sacra Famiglia: "Accettatemi come il quarto membro - rivolto a Gesù, a Giuseppe e a Maria - il quarto membro. Vivere con voi". E così continuò fino all'ultimo e volle lasciarne un ricordo istituendo nella parrocchia un beneficio perché la festa e l'onore alla Sacra Famiglia fosse sempre ricordata in quella sua parrocchia.
187
Oh, e Gesù? Possiamo dirgli così: "Siamo membri tuoi, ecco, cioè formiamo una sola famiglia con te. Tu vivi con noi. A te è lasciato il locale più bello come è nostro dovere, ma vivi con noi". Perciò è la continuità della sua presenza e segna la continuità della nostra anima, della nostra vita spirituale con lui. Non è da ricordarsi solamente quando si va a Messa, Comunione, Visita, ma la nostra vita con lui. Il tabernacolo è centro di vita religiosa ed è centro della liturgia. E lì, di lì che deve perfezionarsi e sempre alimentarsi la vita religiosa della Pia Discepola. Alimentarsi di colui che è la vita: «Io sono la vita»1. E cioè, tutto con lui: Per ipsum, cum ipso, et in ipso2. Sempre glorificando il Padre e lo Spirito Santo in Gesù Cristo e, nello stesso tempo, sempre santificando le nostre anime. La perfezione di vita di Gesù.
188
Nel tabernacolo vi è l'esercizio dell'umiltà. Sulla croce, almeno, si vedeva ancora l'umanità, qui non si vede neppur più l'umanità di Gesù1. Sotto la specie di pane.
189
Esempio di carità: Vobiscum sum omnibus diebus1. Perché Gesù, nel suo amore al Padre e nel suo amore agli uomini, fece un'invenzione di amore che è il sacramento dell'altare. Questa invenzione consiste: egli salì al cielo: Vado ad Patrem qui misit me2: ritorno al Padre che mi ha mandato. E l'invenzione amorosa è stata di andare e restare: vobiscum sum omnibus diebus: sarò con voi ogni giorno. Sì. Oh, esempio, quindi, di carità, di amore verso il Signore, il Padre, e verso di noi, povere creature. Vobiscum sum omnibus diebus.
190
L'Eucaristia ci indica la purezza, l'Ostia immacolata; l'Eucaristia ci indica la povertà perché, per quanto si facciano belle le chiese e si adornino e si cerchi di arricchire l'altare, il tabernacolo, è sempre cosa povera, tutto questo. Ci andrebbero le bellezze dei cieli, le ricchezze dei cieli, perché tutta questa cosa umana indica l'amore che c'è verso di lui da parte nostra, ma è sempre una povera cosa. Ed ha voluto ricever tutto in carità, in offerta. Gli facciamo la carità del tabernacolo, dell'altare, e della pisside, e del raggio, delle paramenta. Sì, riceve tutto in carità, Gesù. E poi ha voluto nascondersi sotto le specie di un alimento comunissimo, qual è il pane. Sì, un alimento comunissimo, non una cosa ricercata. Povero, Gesù. Esempio di povertà.
191
Esempio di obbedienza. Si piega davanti alla parola del sacerdote: «Questo è il mio Corpo... questo è il Calice del mio Sangue»1. Ed egli discende dal cielo ed entra sotto le specie di quel pane, di quel vino. Oboediens, non solo la croce, fino alla croce2, ma obbediente fino alla fin dei secoli. E anche se noi portiamo delle disposizioni povere e se non lo accogliamo con quei sentimenti di purezza, di candore che dovremmo, egli viene. Ricordate, ad esempio, il fatto di Bolsena. Ci dice qualche cosa, sì.
192
Oh, è l'esempio di perfezione. E' una scuola di perfezione, l'Ostia. E quei due tempi, cioè [in] quelle due ore che passate davanti a lui, non finirete mai di leggere questo libro, il trattato della virtù è lì, è Gesù Cristo stesso, ma non stampato su della carta, è il suo cuore, è la sua vita che è così santa. Allora si dovrà arrivare alla vita di perfezione. Non più soltanto adornandosi di qualche virtù, ma di vivere lui eucaristico e che lui viva in noi: Vivit vero in me Christus1.
Studiare, dunque, questo grande libro, inesauribile libro, fatto con le carni del suo cuore, con le carni delle sue mani, le sue ferite, il suo costato. Leggere come sia la perfezione religiosa e impararla. E poi, dallo stato eucaristico, che è lo stato di perfezione, passare poi allo stato di perfezione e all'esempio di perfezione che egli ci ha dato durante la sua vita, dal presepio alla risurrezione. Scuola di vita, scuola di perfezione.
193
Ora, poi, è scuola di liturgia, perché è il centro liturgico il tabernacolo, l'Ostia. E quindi la Messa, o sia solenne, o sia letta, o sia una grande solennità nelle basiliche, o sia una Messa celebrata in una povera casa, in una povera camera, magari, sempre scuola di liturgia, l'Eucarestia. Centro di liturgia, la Messa.
Allora, dalla perfezione nostra, perfezione della vita, della vita religiosa, pensiamo alla perfezione, cioè a quello che è il compimento del vostro apostolato, sempre più perfezionato, apostolato liturgico. Nella liturgia, siete molto attente perché sulle tovaglie, sui corporali, in generale sulle paramenta, non ci sia la minima macchia, sì. Questo ci indica la cura che dobbiamo avere dell'anima nostra, che sia sempre più monda e più degna, quindi, di ricevere la comunione o, almeno, meno indegna. Il centro liturgico. Poiché gli uomini per arrivare proprio a Dio devono purificarsi col battesimo e con la penitenza, col sacramento della confessione. Ma l'unione poi si fa intima quando si arriva alla comunione.
Portare gli uomini alla comunione. L'impegno di pregare, perché ormai siamo vicino ai tre miliardi di uomini: che siano figli di Dio! Domandiamo costantemente questa grazia. Quanti uomini hanno la vita naturale, sì. Li vedete che lavorano in tante cose in un continuo progresso, in continua attività, ma molte volte, sono moralmente morti, spiritualmente morti, cimiteri di gente la quale non vive in grazia di Dio. Eppure Gesù è venuto dal cielo: dedit eis potestatem filios Dei fieri1: di diventar figli di Dio.
Oh,
per questo le Adorazioni indirizzate a tale, con tale intenzione: ottenere che gli uomini che vivono sulla terra divengano figli di Dio. Che grande apostolato, questa Adorazione fatta in questo senso, in ispirito di fede, di amore, di umiltà! Che tutti gli uomini vivano come figli di Dio, divengano figli di Dio. Fine della incarnazione, questo. E si è preso lui sulle spalle i nostri peccati e li ha scontati affinché tutti potessero, per i suoi meriti, diventare figli di Dio.
Allora, sia nel servizio liturgico, e sia specialmente nelle Adorazioni, tener presenti i vari continenti, l'elenco delle nazioni, anche le più piccole nazioni. Tener presenti, in modo particolare, coloro che han rifiutato Gesù Cristo, sì, rifiutato Gesù Cristo. Ma voi con la preghiera, con l'Adorazione, particolarmente nelle ore un po' più pesanti, sollecitare questa grazia: che gli uomini divengano figli di Dio; battezzati e poi vivere come figli di Dio nutrendosi della Santissima Eucaristia.
194
Quando Gesù viveva sulla terra, come era ostacolata la sua opera: Giudei, Scribi, Farisei, ecc., ma mentre che tanti si ostinavano contro il suo messaggio di salvezza, che cosa vi è stato? Vi era un gruppo di anime, le quali riparavano amando Gesù con un'intensità che consolava il cuore di Gesù, Maria la prima, pie donne, pie discepole, ecco. E queste hanno assistito alla sua grande Messa sul calvario. Oh, esse, queste anime, hanno pregato. E allora il messaggio di Gesù Cristo è stato accettato da tante persone. E ormai quanti sono coloro che hanno seguito Gesù.
Pregare perché tutta l'azione che si fa all'esterno, le attività sociali, le attività dell'Azione Cattolica, il ministero sacerdotale, l'azione particolarmente pastorale del Papa, dei vescovi, sacerdoti, tutte queste attività che siano, non solo alimentate dalla grazia, ma che arrivino allo scopo, al fine che hanno, cioè: che gli uomini vivano in grazia, che gli uomini vivano in grazia di Dio, sì.
In questa giornata, perciò, fissare le intenzioni una volta per sempre e, tuttavia, rinnovarle quanto più spesso è possibile. Quando si parte dalla sacrestia per venire all'Adorazione, pensare a Maria, pensare poi che Maria era seguita da altre pie donne.
E la Chiesa nacque. E il messaggio della salvezza continua e sempre più uomini si rendono figli di Dio, più numerosi. Quest'anno poi che l'Azione Cattolica ha preso come argomento Gesù Maestro, Divino Maestro, sentirlo anche di più questo ministero vostro, questo apostolato eucaristico.
Ecco, partendo da questo giorno, con sentimenti indirizzati, con l'allargamento del vostro cuore, comprendere tutti gli uomini. Ci stanno tutti nelle intenzioni, tutti i vostri cuori possono allargarsi a ricevere tutta l'umanità nelle intenzioni che avete. Che grande cosa si aspetta Gesù da voi! Questa è la missione. E la vostra preghiera ha un valore speciale perché dalla Chiesa siete chiamate a far questo. Con l'approvazione delle Costituzioni c'è questo da fare: che gli uomini divengano figli di Dio.
Sia lodato Gesù Cristo.
195

1 Nastro 41/f (= cassetta 96/a). Per la datazione, cf PM: «Oggi, festa del Corpus Domini, insieme inizio del mese che dedichiamo a san Paolo». - dAS, 1/6/1961 (Corpus Domini): «Celebrato alle ore 5,15 e tenuto meditazione alle PD del servizio. Andato dalle suore di via Portuense. - dAC, 1/6/1961: «Il PM tiene una meditazione sull'Eucaristia».

2 Cf 1Cor 11,23-29.

3 S. PIO X, Decr. Quam singulori della Sacra Congregazione dei Sacramenti, 8 agosto 1910, AAS 2 (1910), 582s.

1 Gv 6,55.

2 CHIESA FRANCESCO, sacerdote (1874-1946); Servo di Dio.

1 Gv 14,6.

2 Cf Missale Romanum. Canon Missae, Per ipsum

1 Cf Hymnus Adoro te devote, 3a strofa, in Liber Usualis, Pro benedictionibus SS. Sacramenti.

1 Mt 28,20.

2 Gv 16,5.

1 Cf Mt 26,26. - Cf Missale Romanum, Canon Missae, Verba consecrationis.

2 Cf Fil 2,8.

1 Gal 2,20.

1 Gv 1,12.