Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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35. AUTORITA' E COLLABORAZIONE

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro, in occasione del giorno onomastico (anticipato) della Superiora Generale Madre Maria Lucia Ricci.
Roma, Via Portuense 739, 11 dicembre 19611

In questo triduo: oggi, domani, dopodomani, le preghiere rivolte in modo speciale a santa Lucia affinché ottenga alla Madre Maestra2 quella sapienza, saggezza, prudenza, fermezza di governo come si chiede nelle preghiere che avete recitato poco fa3.
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Ma non solo questo, cioè il pregare in tale occasione, ma soprattutto una riflessione sopra di noi, sopra ciascheduna di voi, come si sente interiormente rispetto a chi guida la Congre(gazione secondo il volere di Dio. Le disposizioni interiori) sono particolarmente di umiltà, di devozione, di sottomissione, di obbedienza, di collaborazione intima, costante, generosa e soprannaturale.
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Tre ragioni, allora, ricordo:
la prima più semplice, le qualità particolari di Madre Maestra, le qualità sue personali:
secondo, i meriti che essa già ha, rispetto a tutta la Congregazione, per quanto ha fatto;
e [terzo] poi, più di tutto, considerare come essa sia la rappresentante della autorità di Dio in mezzo a voi.
Primo, le qualità personali. Le conoscete in parte, certamente non tutte, ma non ci vuole molta difficoltà a conoscere quanto la sappia guidare, sappia guidare parlando in sapienza e insegnando costantemente nelle conferenze e, nelle conferenze non solo generali, ma con una, con l'altra, in particolare. Questi incontri spirituali che sono tanto preziosi! Poi le sue premure per tutte. Nessuna dimentica e a tutte vuole arrivare, portare sempre incoraggiamento, sollievo e anche dare indirizzo preciso sia nell'ordine della Congregazione per gli uffici e sia nell'ordine particolare, spirituale. D'altra parte, il suo spirito di orazione sempre più alta, più abbondante e, in questo, potete considerarla come esempio. Del resto, non soltanto in questo, ma nell'applicazione, nel donarsi tutta all'Istituto, nel prendere e, d'altra parte, osservare le Costituzioni nella loro lettera e nel loro spirito. Se si vuole aggiungere, ognuna di voi deve qualche riconoscenza particolare per benefici anche individuali. E queste cose le conoscete bene, in generale, non tutte, ho detto.
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Secondo, per quanto ha fatto per l'Istituto.
L'Istituto è nato nel 1924, ma un Istituto con fini così comuni da una parte e, dall'altra parte, così conformati allo spirito della Chiesa che non vi era da dubitare né dell'approvazione, né di quello che sarebbe stato il numero di vocazioni che avrebbero aderito all'Istituto medesimo. Perciò le difficoltà che si dovettero risolvere riguardarono più altri Istituti. Ma le vicende di ogni persona, di ogni anima, come le vicende di ogni Istituto sono sempre varie: vi sono le difficoltà, vi sono i mezzi, vi sono gli aiuti, vi sono le grazie particolari del Signore, l'assistenza di Dio. Noi non dobbiamo pretendere di conoscere tutti i disegni del Signore, quelli che egli già ha dimostrato, ci ha fatto conoscere e quelli che ancora sono nella sua mente, secondo, cioè, la sua sapienza e la sua carità. Oh, così l'Istituto si è trovato, a un certo punto, a stabilire la propria personalità morale, spirituale, apostolica. E' quanto egli aveva fatto, il maestro Giaccardo1, accompagnato da Madre Maestra nelle vicende dell'approvazione, prima diocesana e poi pontificia. In seguito l'organizzazione e il miglioramento delle Costituzioni e tutto quello che si è compiuto qui attorno e, particolarmente, nel portare l'Istituto ad avere un personale più istruito, istruito un po' in tutti gli apostolati e istruito spiritualmente, religiosamente, teologicamente, asceticamente; e un personale docile, bene unito, come un corpo morale in cui le parti, cioè i membri, collaborano, si amano e con la pietà ottengono dal Signore che tutte camminino verso la perfezione, verso il paradiso, verso la santità. E non è cosa di un giorno, ma cosa di ogni giorno, per quanto permette la salute e anche quando ci son le sofferenze queste sofferenze servono di preghiera e di supplica, sono le sofferenze per cui si offre al Signore la riparazione per qualche cosa che ancora non piace al Signore e per ottenere che sempre meglio si seguano le vie tracciate dalle Costituzioni e come «membra vive ed operanti nella Chiesa»2. Oh, questo per ciò che ella ha fatto.
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Ma vi è un terzo punto, una terza ragione che è poi la principale e quindi sempre da considerarsi come motivo, sì, per accettare quanto è disposto e per collaborare devotamente e anche con un certo entusiasmo e, d'altra parte, portare consolazioni affinché chi porta il peso massimo nell'Istituto non trovi opposizioni e abbia, tuttavia, la forza perché, se da una parte ci vuole tanto la bontà, e la bontà deve un po' diffondersi in tutto, occorre anche la fermezza onde procurare il bene di ognuna e il bene della Congregazione in generale.
Questo terzo motivo è questo: è cioè, la rappresentante di Dio, dell'autorità di Dio in mezzo a voi, e rappresentante anche della Chiesa poiché si opera sotto la guida della Santa Sede. E il Superiore massimo dell' Istituto è sempre il Papa a cui tutti i religiosi, tutte le religiose devono sottostare, al quale si deve tanta venerazione, amore, preghiera, docilità. Il Signore ha voluto che gli Istituti abbiano chi rappresenta la sua autorità.
Il modello di ogni famiglia religiosa è la famiglia di Nazaret, la Sacra Famiglia, dove i membri erano: Gesù, Maria, Giuseppe. Ora, il Padre celeste ha scelto san Giuseppe a capo di quella famiglia religiosa, la prima e la santissima famiglia religiosa, ha scelto san Giuseppe, il quale non era il più istruito. Sapiente il Figlio di Dio incarnato, Gesù; sapiente, in proporzione, Maria, la concepita senza peccato originale, la diletta figlia del Padre celeste, la sposa dello Spirito Santo. Quanto illuminata da Dio, colei che poi è chiamata la sede della sapienza1! Ebbene, il Padre celeste volle scegliere san Giuseppe. Gesù e Maria obbedendo facevano, non secondo la sapienza di san Giuseppe, ma facevano secondo voleva Dio.
Alle volte si considera l'obbedienza, perché il superiore o la superiora sono molto istruiti o perché hanno una personalità un po' spiccata o perché vi è qualche interesse umano anche di accaparrarsi un po' l'affezione o la stima. Il motivo dell'obbedienza: è la volontà del Signore che viene comunicata, sì, nei comandamenti, nelle Costituzioni, ma nelle cose particolari, dalle superiore, dai superiori, i quali devono disporre secondo lo spirito del Vangelo e secondo lo spirito delle Costituzioni stesse. E allora, non l'obbedienza per le qualità personali, ma un'obbedienza soprannaturale: considerar Dio, e si dice semplicemente: è la volontà del Signore. Alle volte si usano espressioni che disturbano un po' questo spirito soprannaturale, sebbene sembri che servano meglio a portare alla docilità, all'amore, alla sottomissione. Le espressioni e il modo di considerare le cose non ci coprano quello che è il motivo vero dell'obbedienza, della docilità, della sottomissione: propter auctoritatem Dei, per la volontà di Dio, l'autorità di Dio che è rappresentata. Allora si obbedisce a Dio e, tuttavia, in questa obbedienza, ecco, e in questa docilità, ecco che, chi è soggetto, le suddite, danno conforto e aiuto e, nello stesso tempo, facilitano i disegni di chi guida onde ottenere i fini della Congregazione: la gloria di Dio e l'apostolato e la santificazione di ogni anima, di ogni persona che c'è nell'Istituto2. Perciò questa rettitudine. E allora anche se, - poiché il Signore permette - ci fosse stato un errore, ma errore involontario, allora c'è ancora sempre il motivo soprannaturale, sì. Il Signore è poi lui che guida tutto, egli ispira, illumina chi deve guidare. Ma soprattutto egli, il Signore, ha la sua volontà, e sopra le persone c'è sempre Iddio. Allora quella obbedienza amorosa, quella di Gesù a Giuseppe, quella di Maria a Giuseppe.
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Viene di conseguenza un esame di coscienza.
Primo, interrogarci: abbiamo questo spirito soprannaturale nel considerare le cose? oppure si attribuiscono decisioni, disposizioni a motivi umani, quasi ad interesse o a capriccio? o a preferenze? E tante volte le passioni nostre fanno vedere, in chi dispone, qualche cosa di umano. Ma cerchiamo Iddio nelle cose, il suo volere in docilità e per Dio stesso da cui procede ogni bene e che premia ogni bene che viene fatto. Vi è questo spirito soprannaturale?
Secondo: vi è piena collaborazione?
Che significa la collaborazione? Significa: [1.] interpretar bene il pensiero e la disposizione che vien data, interpretarla bene, nello spirito soprannaturale; 2. nel cercare i mezzi perché quello che è disposto venga compiuto nella miglior maniera; 3. accompagnare con la preghiera questa nostra disposizione interiore, non solamente cercare i mezzi, ma ottenere le grazie perché possiamo mettere in attività i mezzi che abbiamo pensato, i mezzi che sono stati anche suggeriti.
In terzo luogo, preghiera costante. Perché il progresso di una superiora va sempre legato al progresso dell'Istituto e al progresso delle singole persone dell'Istituto. Quanto meglio è diretto l'Istituto, tanto più efficacemente si ottengono i fini: la gloria di Dio, la santificazione, l'apostolato e tutto quel complesso di iniziative che l'Istituto prende.
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Quest'anno la chiesa che nasce, la chiesa per onore di Gesù Maestro e per la vostra pietà, le vostre Adorazioni1; e il pre-vocazionario2 che ho visto pochi giorni fa, il quale nasce come Gesù è nato a Betlemme. E quando si nasce come Gesù è nato, vi è una certa garanzia già di buona riuscita perché il Signore vuole sempre da noi l'umiltà e il crederci buoni a niente, allora interviene, fa lui e fa bene. Noi siamo docili, non mettiamo il bastone nelle ruote del carro; lasciamoci condurre da Dio. Quando opera Dio le cose si compiono senza rumore, senza ammirar noi stessi, si compiono nella silenziosità, nella docilità, nell'amor di Dio. Allora, [è] Iddio che opera.
E quali frutti si avranno dal pre-vocazionario, allora, quali frutti, e frutti i quali saranno tali per cui il vostro Istituto stesso progredirà e ne avrà molte grazie in futuro. Però sempre nell'umiltà: «Da me nulla posso, ma tutto posso con Dio»3. Fiducia. Aver paura di noi stessi, cioè del nostro egoismo, del nostro orgoglio, di finalità non soprannaturali. Sempre che si compia il volere di Dio, sempre alla gloria di Dio, sempre alla santificazione nostra e del prossimo.
Avanti, dunque. In questo triduo: le riflessioni, i propositi, la preghiera.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 48/a (= cassetta 101/b). Per la datazione, cf PM: «In questo triduo: oggi, domani, dopodomani, le preghiere rivolte in modo speciale a santa Lucia, affinché ottenga a Madre Maestra sapienza, saggezza, prudenza...». «Quest'anno la chiesa che nasce, la chiesa per onore di Gesù Maestro e il pre-vocazionario che ho visto pochi giorni fa». I lavori per la costruzione della chiesa a Gesù Maestro hanno avuto inizio al 16 ottobre 1961. - dAS, 11/12/1961: «Andato [il PM] in via Portuense per la meditazione alle PD». - dAC, 9/12/1961: «Il PM tiene la meditazione e parla di Madre Maestra». (cf PM in questa stessa nota).

2 Madre Maria Lucia Ricci, Superiora Generale.

3 Preghiera composta dallo stesso Fondatore per le PD: «Gesù, Via, Verità e Vita, concedi a Madre Maestra santità e sapienza di governo e a noi tutte, docilità e collaborazione filiale».

1 Il Venerabile don Timoteo Giuseppe Giaccardo (1896-1948) ebbe da don G. Alberione l'incarico di accompagnare le Pie Discepole fino a raggiungere il riconoscimento giuridico quale Congregazione.

2 Costituzioni delle PD, (1960), art. 3.

1 Litanie della B.V.M.

2 Cf Costituzioni delle PD, (1960), articoli 1-2.

1 Si tratta della costruenda chiesa a «Gesù Maestro» in Roma, via Portuense 739.

2 Si riferisce al pre-vocazionario maschile di Centrale Zugliano (Thiene-Vicenza) affidato alle Pie Discepole.

3 Parole riprese dalla preghiera «Atto di umiltà» attribuita a s. Francesco di Sales; cf Le Preghiere della Famiglia Paolina (1960). p. 191.