Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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25. FORMAZIONE DEL CARATTERE

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, luglio 19611

E' cosa buona che si tengano memorie delle suore che son passate già all'eterno riposo, specialmente di quelle che hanno lasciato dietro di sé una stima, una considerazione particolare. Ricordare come hanno operato nella vita, nell'osservanza religiosa; come hanno operato nell'apostolato; come era la loro pietà; come era la convivenza, la socievolezza, l'amore all'Istituto, tutto il complesso di quello che forma la santità religiosa così che, a un certo punto, risulterebbe poi un florilegio di buoni esempi, di espressioni che sono uscite dalle loro labbra, particolarmente per quello che riguarda l'osservanza religiosa, la pietà eucaristica, l'amore alla liturgia, così che: aemulamini ad meliora2 in maniera che, chi viene dopo, cerchi di emulare coloro che han lasciato dietro di sé un profumo spirituale di viole e di rose e di gigli.
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Stamattina penso che vada bene trattenerci un poco sul carattere. Sembrerebbe tutta cosa umana, questa. No. Il carattere può essere considerato semplicemente nel senso umano; ma se l'acqua del battesimo è un'acqua pura, limpida, senza ingredienti, quando è consacrata, allora è l'acqua battesimale, e se viene applicata con la formula, ecco, abbiamo il sacramento.
Che cosa sia il carattere.
Qualche volta viene confuso col temperamento, ma il temperamento è piuttosto una cosa fisiologica e sono quelle attitudini che vengono dalla natura.
Invece il carattere è il complesso delle disposizioni che, parte vengono dal temperamento e parte vengono da altre fonti, da altre influenze.
Il carattere può essere vario, sì; da una persona all'altra vi è sempre una certa diversità. Il carattere, in generale, viene maturandosi in una persona man mano che passano gli anni. E formare un buon carattere non è cosa di un giorno, è cosa della vita. E non è che un giorno sia simile al giorno antecedente. Se una persona vigila su se stessa ogni giorno ha un miglioramento.
Il carattere, parte dipende dalla nascita. E tutti sanno che molto si ricava dalla nascita e sovente si dice: "marchio di nascita" e cioè, il timbro che viene dai genitori, non solamente dai genitori, ma anche dagli antenati precedenti.
Poi il carattere viene molto dall'ambiente secondo l'educazione, l'ambiente familiare, l'ambiente scolastico.
Poi il carattere viene anche dalla volontà, perché sebbene la nascita influisca molto e l'ambiente influisca molto, tuttavia l'uomo è sempre libero. Sottrarsi del tutto alle tendenze, dalla nascita, e all'ambiente è, si può dire, quasi impossibile. Ognuno è un po' figlio del suo tempo, ed è un po' figlio del suo ambiente, e un po' figlio di famiglia. Tuttavia la volontà molto serve per dominarsi: e certe cose, moderarle e, altre volte, spingere. Si sa che se uno è nato e cresciuto in ambiente pieno di sole e un ambiente piuttosto con un orizzonte ampio, o la montagna o il mare, è in una condizione già un po' sua. E invece l'essere nati e cresciuti, nella fanciullezza, in ambiente un po' triste, umido, basso, quello influisce. Ma la volontà sempre può correggere, almeno fino ad un certo punto.
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Il carattere buono, da che cosa è costituito?
Il carattere buono è costituito:
— da una intelligenza aperta; non che sia un'intelligenza particolare, ma la serenità porta a vedere le cose subito dal lato buono e considerarle fino alle loro conseguenze;
— poi volontà ferma, richiede il carattere. Non propositi ogni giorno particolari e poi ogni giorno trasgressione. Non, incominciare un lavoro e poi sospenderlo, un proposito e poi cambiarlo. Oh!
— terzo, il buon carattere, il carattere ideale è costituito ancora da bontà di cuore, di animo buono, sì.
Così che il carattere ideale procede: da intelligenza aperta, da fermezza di volontà e da una sensibilità, una bontà fine di cuore, sì. E allora la convivenza in società, nell'ambiente, diviene molto migliore.
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Caratteri insopportabili; caratteri che senza accorgersi e senza volerlo si attirano tutti. Caratteri che non vedono altro di bene, in una cosa, che: le loro idee fisse, frequentano solo certe persone, prendono dei princìpi e delle tendenze non buone e persistono. E invece caratteri i quali sono proprio adatti alla vita comune e quando arrivano in una casa portano come un raggio di sole, senza accorgersi, la casa diventa lieta, la casa prende un andamento più normale, si trova sempre qualche cosa che porta all'incoraggiamento, all'ottimismo e la casa va bene. Altrimenti, case che, dopo due anni, tre anni, sono scompigliate, malcontente le persone, ecc.
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E allora, come formare il buon carattere? Il buon carattere dipende tanto dall'esame di coscienza, dipende tanto dalla conoscenza di noi stessi e, questa conoscenza, si ha nell'esame di coscienza, particolarmente.
Che conosciamo noi stessi e le influenze che si esercitano sulle altre. Poi che si arrivi alla docilità, all'uniformarsi, non solamente alle disposizioni, ma anche a tanti gusti, tante tendenze di altre, saper non pretendere dagli altri, che tutti siano per noi, ma noi per tutti: omnibus omnia factus1.
Poi influisce tanto, per la formazione del carattere, la persona o le persone con cui più facilmente uno si apre. Molto anche dipende dalla direzione morale. Quando dall'entrata in Congregazione alla Professione, prima temporanea, poi perpetua, poi successivamente, particolarmente negli Esercizi, ogni persona, ogni suora si presenta per essere illuminata, per essere magari corretta, per essere incoraggiata, tutto questo contribuisce molto alla formazione del carattere, perché vi è un complesso anche di cose esterne, le quali servono a formar l'interno. Da una parte, cose esterne che indicano che carattere c'è; dall'altra, le cose esterne hanno certamente un influsso sullo spirito interno, dall'altra, poi, succede che, passando gli anni, vi sono persone le quali vanno sempre migliorando. Passando da casa a casa, da ufficio a ufficio, portano sempre qualche cosa di buono. Non che ereditino gli inconvenienti, i difetti, le chiacchiere che vi sono state, i ricordi meno buoni, ricordano il bene, sono ottimiste e portano da ogni giardino i fiori migliori. Da ogni giardino, voglio dire, da ogni casa, raccolgono i migliori fiori. E quando hanno da parlare, ne parlano in bene e da ogni casa portano l'esempio delle virtù e dell'apostolato e del bene che si faceva.
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Oh, per questo, come bisogna operare?
Operare in varie maniere. Parlando dell'esterno, bisogna che ognuna si faccia correggere, si faccia correggere sopra il suo modo di fare e che ognuna poi si interroghi: e se gli altri trattassero me come io tratto gli altri, vi sarebbe buona convenienza, ci sarebbe letizia, ci sarebbe un buon andamento? Ecco. Vedere anche le cose esterne perché molte volte bisogna che ci correggiamo, quando non sappiamo adattarci ad alcune cose che pure sono quelle che nella giornata hanno tanta importanza. Immolare i nostri gusti per il Signore, sì. Persone le quali hanno tutto un egoismo, vivono di egoismo e sembra che tutti debbano a loro servire. E persone, invece, che sembrano fatte per contentare, per favorire, per servire, per rendersi utili.
Ricevevo una lettera, non molto tempo fa. Passata una suora in una Casa, si è fermata qualche giorno. Mi scrivono: quella suora sembra che abbia solo una cosa che le faccia piacere e cioè, di portar del bene, la letizia dove passa, proprio che il suo piacere sia di servire, portar letizia, incoraggiare, vivere la sua vita in semplicità. E' passata, ed è un mese, e se ne parla ancora, qualche volta, del suo passaggio e in bene.
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Oh, allora, primo, formarsi bene le idee chiare sulle cose; essere schiette, aperte. Quando si è capito, si è capito, quando non si è capito, si domanda spiegazione e poi, quello che si è capito, si cerca di ritenere e, se vengono dette molte cose, si scelgono le più utili, le più necessarie, intanto. Proprio entrare bene nello spirito.
Ad esempio, per la parte liturgica, proprio comprendere quale è il servizio alla Chiesa, il servizio che si fa. E gli oggetti e la pittura e il ricamo e tutto quello che è servizio di culto, di liturgia, ecc.; e il modo stesso di portar l'abito, e come vivere da suora e come stare con chi si deve e non stare con chi non si deve, ecc. Idee chiare, ancorché non siano molte, in semplicità e in raccoglimento abituale e sereno. Formarsi gradatamente un buon carattere.
Poi bisogna che si arrivi ad una stabilità, si arrivi veramente alla virtù, a operare per virtù, non perché si è vedute; anzi, perché si fa meglio quando si è soli alla presenza di Dio e non di altre persone o superiori o uguali o inferiori: alla presenza di Dio. Anche nell'Adorazione, queste persone, hanno un modo particolare di parlare con Gesù. Vi è il buon carattere che si manifesta anche nell'orazione, come si manifesta nell'apostolato. E sì.
Oh, poi naturalmente, questo sforzo che ognuno si fa per arrotondare il proprio carattere è merito, merito davanti a Dio. Sì. E non pensiamo che sia cosa propria soltanto dei tempi di gioventù. Fino al termine della vita, fino alla conclusione abbiamo da migliorare noi medesimi, sì, anche nell'ultima malattia.
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Domandare poi la grazia di migliorare il carattere.
Come lo immaginate Gesù? Come trattava con la madre, con san Giuseppe, con quelli che venivano a ordinare in bottega, diciamo così, in laboratorio, o delle sedie o delle tavole, ecc. Come lo immaginate nella vita domestica e come lo immaginate tra gli Apostoli, alle nozze di Cana; quando operava con semplicità i miracoli, poi andava senza parlarne, anzi proibiva di parlarne, tante volte.
Desiderio, così, di non essere messi in vista; aver paura di avere un ufficio speciale più alto per cui una persona si distingue poi. E certo, quando l'ufficio è assegnato, la volontà di Dio bisogna farla, ma per quel che dipende da noi.
Come lo immaginate Gesù? Quale delicatezza con la Maddalena; quale delicatezza con Pietro e che doveva spesso richiamare lui, Gesù, perché era tutto entusiasta oppure pronto a deprimersi. Sempre la parola giusta e: «Imparate da me che son mansueto ed umile di cuore»1. E allora, immaginando come era Maria, immaginando come trattava Gesù, da per tutto, con i crocifissori stessi; non hanno avuto bisogno che gli stirassero le membra, le braccia, ad esempio, sulla croce, le ha stese lui, le braccia, per venire inchiodato, quasi perché non facessero fatica i crocifissori. Una delicatezza infinita.
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Vi sono caratteri poi che assolutamente non si possono ammettere né alla vestizione, né alla Professione, tanto meno perpetua. E vi sono caratteri che sembrano incorreggibili, cioè, non che non si possono correggere, ma perché non hanno la volontà di correggersi. "Ma io son fatto così". Tutti siamo fatti figli di Adamo, nasciamo, ma dobbiam diventare figli di Dio, invece, e cioè: modellati su Gesù: «Vi ho dato l'esempio»1. «Imparate da me»2. Il Maestro Divino.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 41/g (= cassetta 96/b). Per la datazione, cf PM: «Stamattina penso che vada bene trattenerci un poco sul carattere». «E' cosa buona che si tengano memorie delle suore che son passate già all'eterno riposo...» (cf c214 in PM). Probabile riferimento alla suora, Sr Paolina Pisano pd, deceduta il 16 luglio 1961. - In dAS e in dAC, nessun accenno. Questa meditazione, però, si trova registrata sul medesimo nastro della n. 24 e della 26.

2 Cf 1Cor 12,31.

1 Cf 1Cor 9,22.

1 Cf Mt 11,29.

1 Cf Gv 13,15.

2 Mt 11,29.