Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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28. L'APOSTOLATO DEL SERVIZIO SACERDOTALE

Esercizi Spirituali (2-10 agosto) alle Pie Discepole del Divin Maestro addette al servizio sacerdotale.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 5 agosto 19611
Il tempo degli Esercizi Spirituali è il più adatto per seguire quello che [prescrive] il primo articolo delle Costituzioni, cioè, lavorare per la perfezione mediante l'osservanza dei voti e delle Costituzioni. Ugualmente è il tempo in cui meglio penetrare il secondo articolo delle Costituzioni, cioè l'articolo che riguarda l'apostolato specifico della Pia Discepola.
La maggior parte di voi siete addette all'apostolato del servizio sacerdotale, dell'assistenza sacerdotale, ecco. Allora, questo l'argomento della nostra considerazione.
Nel concetto divino Maria è sempre stata annunziata come partecipe alla redenzione. Essa, corredentrice; Gesù, il Redentore. Ella aveva un ufficio secondario e dipendente, ma corredentrice. Ecco, ugualmente la vergine Maria va considerata come colei che accompagna e partecipa alla comunicazione della redenzione, cioè alla comunicazione della grazia. E chi vuole grazia bisogna che si rivolga a lei, non perché sia la fonte della grazia, ma perché così è piaciuto al Signore, che è volontà di Dio che ogni grazia passi attraverso alle mani di Maria. Ugualmente ancora, abbiamo da imitare Gesù, Dio e uomo. Il modello è quanto mai sublime, ma qualche volta ci sembra così alto, che le nostre forze siano così piccole da rimanere un po' scoraggiati. Ma Maria è modello pure, un esempio altissimo di ogni virtù. San Paolo diceva che si era fatto modello, cioè, forma di vita per i suoi, ma subito diceva che bisognava formarsi sopra Gesù Cristo: Ita ut formetur Christus in vobis2.
Quindi l'imitazione di Maria. E in particolar modo [per] voi, l'imitazione di Maria in quell'assistenza continuata al Salvatore, al Sacerdote eterno: Tu es sacerdos in aeternum secundum ordinem Melchisedech3. E siccome il sacerdote ha un sacerdozio solo con Gesù e in dipendenza da Gesù, attraverso al sacerdote sempre si assiste e sempre si serve a Gesù Cristo sacerdote. Allora la Pia Discepola ha da specchiarsi, quanto al suo apostolato, in Maria. La Pia Discepola è una delle discepole, una delle tante discepole, quelle che assistevano Gesù. Nel Vangelo di san Luca si enumerano specialmente tre donne le quali assistevano in modo speciale Gesù, e una era anche moglie del procuratore di Erode4. Oh, però la Pia Discepola, che è a capo delle Pie Discepole, di tutte le Pie Discepole, è Maria. Quindi realmente si può dire: Ella è la Superiora Generale delle Pie Discepole. Non diciamo nel senso giuridico, ma nel senso reale, sì, tuttavia.
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Occorre, allora, vedere come si è comportata Maria in questo servizio a Gesù, come si è comportata Maria in quell'assistenza a Gesù.
Primo, ella è la Madre del primo chiamato. Prima vocazione: Gesù.
Vostro ufficio: chiedere al Signore vocazioni sacerdotali e religiosi, ma sacerdotali. Questo entra nell'apostolato della Pia Discepola.
E Maria, poi, dal presepio sino all'ultimo momento della vita di Gesù, assistette il suo Figlio. E prima lo nutrì col suo latte, anzi formò, il suo seno, il corpo adorabile del Salvatore. Ella accolse il bambino Gesù là, nel presepio; ella lo mostrò ai pastori, lo portò al tempio nel giorno della purificazione; ella lo mostrò anche ai Magi; ella lo trasportò in Egitto per salvarlo dall'ira di Erode, lo riportò nella Palestina, nella Terra Santa e si stabilì a Nazaret e là il Bambino crebbe sotto gli sguardi di Maria, servito da Maria in tutto. La Madre più perfetta. Il Bambino più santo. E certamente molte comunicazioni intime passavano dal cuore di Gesù, passavano dal cuore di Maria. Oh, lo crebbe, lo nutrì, lo vestì. Chiedeva il pane, chiedeva di coprirsi, Gesù. Ed ella, Maria, sollecita, perché in tutto ella fu la vera e la più santa Madre del grande Sacerdote. E così lo indirizzava alla preghiera, insegnava i salmi.
Ma perché Gesù volle accettare da Maria questi servizi? Perché voleva farsi in tutto simile all'uomo, fuorché nel peccato1. E così Gesù crebbe sotto i suoi sguardi. Maria lo seguiva quando era al lavoro, anche al banco di falegname; lo seguiva nella giornata; lo serviva a tavola; attendeva proprio ai lavori, al cucito, al rammendo, alla pulizia della casa, in tutto. La prima Discepola, la più perfetta Discepola.
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Poi crescendo, Gesù, e ormai essendo andato, secondo la tradizione, al premio eterno, san Giuseppe, in quella casa quali comunicazioni e quali intimità! Dicono autori che, tutta quella perfezione: «Siate perfetti come è perfetto il Padre mio che è nei cieli»1, tutta quella perfezione che poi Gesù Maestro ha predicato al popolo, alle turbe, agli Apostoli, ai discepoli, tutta quella perfezione già Gesù l'aveva insegnata a Maria. Così Maria viveva anticipatamente la vita del Nuovo Testamento che è vita ispirata all'amore, a differenza dell'Antico Testamento, ispirata più al timore. Vita del Nuovo Testamento in cui predominano le promesse, il premio eterno, mentre nella vita dell'Antico Testamento specialmente predominavano i premi terreni, l'abbondanza dei raccolti, ad esempio. Sì, l'uomo allora era ancor più materiale.
Ma era venuta dal cielo la luce che è Gesù stesso e che doveva comunicare tutti quei beni attraverso la Messa, i sacramenti. Che gran dono fece Gesù all'umanità! L'Eucarestia quindi la Messa, la presenza reale, la comunione. Che gran dono fece Gesù all'umanità istituendo il sacerdozio da cui riceviamo l'insegnamento, da cui siamo consolati, da cui riceviamo l'assoluzione, da cui riceviamo la divina Parola e l'indirizzo per progredire. Ringraziare il Signore dell'istituzione dello stato religioso, stato di perfezione: «Se vuoi esser perfetto, lascia tutto, vieni e seguimi»2.
E Maria sempre attenta a ogni parola. E se si voleva comprendere la perfezione insegnata da Gesù, se si voleva capire che cosa è il Vangelo, ecco, bastava guardar Maria come lo viveva, come seguiva tutta quella perfezione in modo così grande, così alto che neppure a noi è possibile [immaginare]. E Maria lo assistette specialmente, Gesù, nei giorni tremendi, con la preghiera sua, con la sua presenza, ecco. E poi lo accompagnò al calvario, consolò le sue agonie, accettò da lui l'incarico: «Donna, ecco il tuo figliolo»3, l'incarico di assistere Giovanni e di assistere tutti i figli di Dio che sono suoi figli, ecco, gli Apostoli, finché Gesù salì al cielo, finché la Chiesa fu bene avviata e finché, arrivata al cielo, continua la sua assistenza al Corpo Mistico di Gesù Cristo che è la Chiesa, cioè a noi, figliuoli di Dio, diventati figliuoli di Dio per il battesimo.
Che grande apostolato è il vostro! Così consociato all'apostolato di Maria!
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Adesso, come si deve praticare, questo apostolato?
Sempre così: ci vuole e fede e speranza e carità. Diversamente non si fa nulla di bene né in un apostolato, né in un altro, diversamente non si fa nulla di bene nella vita cristiana e, tanto meno, nella vita religiosa, perché la vita religiosa è una vita in cui meglio si pratica la fede, meglio si pratica la speranza, meglio si pratica la carità.
[Primo.] Fede. E cioè vedere il soprannaturale, l'ufficio che è affidato da Dio e che è così alto e per cui la donna viene associata allo zelo di Gesù, alla missione del sacerdote. Vedere la partecipazione ai meriti, quindi, della vita sacerdotale.
La Pia Discepola, la quale ha ottenuto vocazioni, le ha seguite in tante maniere con la preghiera e con l'assistenza materiale, ma resa spirituale dalle intenzioni, partecipa a tutto quello che farà il sacerdote, in modo speciale: dalla Messa avrà più frutto; dai sacramenti che celebra il sacerdote avrà anche un frutto essa, la Pia Discepola, perché [si è formato], il sacerdote, con l'assistenza della Pia Discepola; poi una partecipazione di meriti che il sacerdote raccoglie nella predicazione, nel suo insegnamento e, parlando di voi, all'apostolato paolino, sebbene non lo facciate direttamente, per l'ufficio vostro, cioè indirettamente partecipate, perché l'apostolato non si forma e non si esercita se non con l'apostolo. E voi che contribuite a formar l'apostolo?
D'altra parte, chi riceve l'apostolo, riceve Gesù1. Vuol dire, cioè, che tutto quello che si fa per l'apostolo è fatto come direttamente a Gesù per mezzo delle intenzioni rette. Aver fede! Diversamente si vede un servizio materiale. E, delle persone di servizio ce ne sono tante che faranno il loro ufficio, il loro mestiere, più o meno rassegnate, ma sempre, in generale, per vivere. Così, possono anche elevare alquanto il loro lavoro per mezzo della rettitudine nelle intenzioni: «Vi offro le orazioni, azioni, patimenti con le intenzioni con cui Gesù si immola sugli altari»2. Ma quale partecipazione al bene che farà, quindi, il sacerdote nella sua vita! E quando non si è solamente beneficato un aspirante, ma più aspiranti, ma più sacerdoti!
Fede! Fede! nel premio. Non ricordarsi quasi chi sia quell'aspirante o quel sacerdote, come non sapere quasi chi sia il ministro che sta confessando, ma confessarsi con fede, cioè a Gesù Cristo, pure attraverso al ministro. Così servire Gesù Cristo attraverso all'aspirante, attraverso al sacerdote. Come faceva Maria. Non eran queste le altissime intenzioni di Maria? Come non ha, Maria, accettato questo ufficio? Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum3.
La Pia Discepola può dirla questa parola, questa frase perché ella diviene come la madre dei sacerdoti, se ella ha atteso a pregare per le vocazioni, a favorir le vocazioni in qualche maniera; se ella, poi, ha contribuito al loro sostentamento, alla loro formazione e poi continua l'assistenza anche mentre il sacerdote è già nel suo ministero, anche quando il sacerdote sarà anziano, sarà infermo e deve prepararsi al passo ultimo. Fede! Se la fede si illanguidisce in questa parte, che discorsi vengono fuori? Ma? E allora l'ufficio diviene pesante, sì, l'ufficio diviene pesante e, facendolo come per imposizione, quale merito si perde, o almeno, quanto si diminuisce il merito! Fede!
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Per mantenere, però, questo spirito di fede che è la base - tutto il resto viene di conseguenza - per mantenere questo spirito di fede, occorre sempre che ci siano delle belle Comunioni, delle belle Messe, delle buone Visite; veder tutto nella luce di Dio e cioè: chi riceve l'apostolo riceve me1, e: «Avevo fame e mi avete dato da mangiare; avevo sete e mi avete dato da bere; ero ignudo e mi avete vestito; ero infermo e mi avete assistito; in carcere, mi avete consolato, ecc.»2. E se questo vale quando si dice anche per il minimo di coloro che noi cerchiamo di vestire, di sfamare, ecc., ma [quanto più se] si riferisce a un aspirante al sacerdozio, si riferisce a un sacerdote già in attività di ministero, a un sacerdote che ha bisogno degli uffici di carità della Pia Discepola perché anziano, perché infermo, al sacerdote per cui si prega dopo morte. La Pia Discepola è tanto legata a questo ufficio di carità: suffragare i sacerdoti defunti. La carità della Pia Discepola allora non si limita a chiudere gli occhi al sacerdote che è appena spirato, a contribuire a comporne la salma, accompagnarlo al camposanto, la sua carità si estende a tutta la vita. Allora, fede!
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Secondo: speranza. Occorre la speranza.
1. La speranza di aver la grazia di fare questo ufficio. E ci vuol molta grazia perché è pesante senz'altro. Non stiamo a dire che è cosa che non richiede sacrificio, è sacrificio più di altri apostolati, ne richiede di più. Richiede più umiltà, più virtù in sostanza. E non è questo il riflesso di certe espressioni le quali da una parte, possono essere considerate come non illuminate dalla fede e altre volte rilevano che un animo non è ancora abbastanza illuminato, non è ancora abbastanza ricco di virtù, preparato, o per l'umiltà che difetta, o per la carità che difetta, o per la generosità che manca, sì. Allora ci vuole molta grazia. C'è questa fiducia di averla. E non contentatevi (parlo a voi che avete questo ufficio, in gran parte), non contentatevi delle grazie che hanno le sorelle, ma quando si prende questo ufficio, chiedete come a un diritto a Dio: che aumenti la grazia, l'umiltà e la carità. Aumenti la grazia. E poi vi dia anche salute. Chiedete sempre anche la salute, perché se dovete assistere, dovete essere in salute, perché dovreste fare assistere voi, allora. Chiedere anche, sempre, la salute. Sempre abbandonate in Dio, ma tuttavia, per quanto spetta a noi, a voi, chieder la salute: al sacerdote, per potere esercitare il suo ministero, a voi per poter continuare il vostro delicatissimo, santissimo e necessario ufficio.
Ma non solamente aver fiducia nella grazia per i meriti di Gesù Cristo, ma ancora per l'intercessione della Madonna. "Maria, hai fatto questo, dammi un po' la grazia di fare altrettanto". Se la Madonna lavava il Bambino, quando era piccolino, e cosa dovete dire? Dite che l'avreste fatto anche voi? Credo di sì; senz'altro l'avreste fatto anche voi e l'avreste fatto con amore. Oh, ci son tante anime da lavare! con la preghiera e con il lavoro che fate, col sacrificio. Quando facciam del bene non sappiamo dove va a finire, ma noi lo chiediamo al cuore di Gesù che lo distribuisca dove deve andare. E può essere che proprio oggi, col vostro Ritiro, nella vostra preghiera e in ogni servizio sacerdotale, mandiate una grazia a un sacerdote in Cina dove i sacerdoti son tormentati e li vogliono distaccare dalla Chiesa romana, farli tralignare. E generalmente là non c'è quella istruzione, quella formazione com'è in altri luoghi e quindi le deviazioni sono più facili e i pericoli son maggiori. Quindi, speranza nella grazia di Dio. E non l'avrete la forza del tutto a compier l'ufficio senza questa grazia.
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[2.] Inoltre: «mediante le buone opere che si devono fare»1. Cioè, proporre di volerle fare, queste buone opere. E lo capisco bene: per voi le feste sono i giorni in cui avete più lavoro; le ore del giorno non son sempre contate e si va finché c'è da fare. E in certe Case, il numero delle Pie Discepole è scarso, sì, è scarso. D'altra parte abbiamo anche in Italia ancora due case a cui non abbiamo chiesto le Pie Discepole: Genova e Firenze. E così in altre Case.
Ma «mediante le buone opere che io debbo e voglio fare». Le buone opere, per chi è in questo ufficio, è proprio il far bene l'ufficio. C'è tanta diversità fare un ufficio in un modo o farlo in un altro; fare la cucina in un modo o farla in un'altro; far la spesa in un modo o farla in un un'altro; prestarsi o non prestarsi; capire le necessità e saper provvedere. E tuttavia sempre rispetto e debita distanza. I pericoli ci sono.
Quando si è in una Casa per questo ufficio, ci deve essere maggiore unità tra le suore e la Madre, la Madre e le suore e un'intimità maggiore ancora di quelle suore che fanno l'apostolato liturgico perché c'è maggior bisogno di quella familiarità e di quella letizia piena di carità per cui meno si sente la fatica, e, in secondo luogo, minori tentazioni, il cuore sta più a posto. Oh, sempre, tuttavia, essere custodi e assistenti l'una rispetto all'altra e l'altra rispetto all'una, vicendevolmente, per aiutarsi crescendo il bene ed evitando ogni pericolo. Non vale applicare sempre: omnia munda mundis2, bisogna che ci sia la prudenza.
Certo, la semplicità, la rettitudine di intenzione, far le cose per Dio, in tantissimi casi, serve l'omnia mundis.
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Oh, carità, in terzo luogo. Carità, facendo le cose come a Gesù. Carità. E cioè: caritas patiens, caritas benigna1. Carità paziente, perché sempre occorre la pazienza vicendevolmente, ma particolarmente quando vi trovate in questi uffici. Alle volte sembrano pretese anche irragionevoli; qualche volta si richiedono sacrifici anche fuori di orario, ecc. Carità paziente. Saper rispondere anche con bontà. E' vero che non sempre dall'altra parte c'è la perfezione, ma siamo tutti per tendere alla perfezione. E tu non sei perfetta e lui non è perfetto. E sopportiamoci vicendevolmente e ciascheduno cerchi, per sua parte, di migliorare, sì.
In quell'ufficio, ancora maggior - diciamo - libertà e frequenza nella corrispondenza con le Madri che sono al centro dell'Istituto. Può essere che sia con la Madre con cui si è fatto il noviziato; può essere che sia con la Madre Maestra o con la vice superiora, ecc. Ogni pericolo che venga denunziato e allora si crescerà realmente in perfezione, sì; si eserciteranno in più alto grado le virtù e nuove virtù. Carità benigna. E così con tutti gli altri caratteri che ha la carità: tutto sopporta, tutto crede, in tutto cerca di aiutare, tutto interpreta in bene1.
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Però c'è una custode e un mezzo perché la Pia Discepola meglio rassomigli a Maria. Semplicità e sveltezza. Semplicità: sì, sì, non un discorso. E sveltezza.
Ieri mi han chiesto spiegazione: Cosa vuol dire: Gesù manda i discepoli a predicare e descrive che devono andare senza borsa, senza monete. E poi aggiunge: non salutate per istrada1. Cosa vuol dire quel «non salutate per istrada» - mi domandavano -, non bisogna salutare? Voleva dire: non fate lunghe chiacchiere. Perché era un po' abitudine di quei luoghi, quei tempi, e se la contavano a lungo quando si trovavano due assieme. E voleva dire: non perdete tempo. Dunque Gesù dice: est, est2. Quindi salutate pure: «Sempre sia lodato», ma camminare. Semplicità e sveltezza in tutto.
La sveltezza dà anche un timbro alla persona, un timbro spirituale, non solamente per il carattere particolare, ma un timbro spirituale. La persona che si abitua a essere svelta, è svelta, fa i propositi e poi non sta a studiare, ecco. Questo è deciso e bisogna farlo. La persona che si abitua alla sveltezza, come si regola? Pronta andare al primo segno alla meditazione, all'ufficio, non sta a fare difficoltà, a sentire se fa male la testa a destra o a sinistra, no, sveltezza, generosità; non va a girare con fantasie nella pietà, viene al sodo.
Pregare, proporre, dar lode a Dio, ringraziarlo, adorarlo, soddisfare per i peccati, scambiare il cuore con Gesù, quindi la generosità, prontezza. Si fan molte cose di più, spiritualmente e poi anche nell'ufficio. Oh!
La Prima Maestra aveva scritto un po' di ricordi: i dieci comandamenti della sveltezza. Cominciava dalla sveltezza al confessionale. Ah, ma ci sono ancora scritti. Qualche volta vengono ricordati. E sveltezza da per tutto. Perché contarsela a lungo? Quando hai detto una parola, è finito; quando si è finito di esprimere il concetto, basta se non è ancor finito di esprimere il concetto, allora si aggiungerà una parola, un'altra. Sì, ma in tutto così. Dico sempre: non state troppo a lungo a tavola perché dopo si... cosa si fa? si chiacchiera. E così un po' in tutto, eh? L'applicazione andrete poi a leggerla e serve un po' per tutto. Semplicità e sveltezza.
Interpretare in bene. Adagio a giudicare. Giudichiamo noi stessi, invece. Essere pronti, svelti anche a perdonare, a dimenticare. C'era anche questo nell'uso della sveltezza, nella pratica della sveltezza.
Infine non ho altro da fare che benedire bene voi, il vostro lavoro, il vostro apostolato, riconoscente anche per tutto ciò che già, che è molto, quello che avete fatto, e pregare tutti i giorni, nella Messa, per voi. Siate sicure che nelle mie Messe voi siete sempre attorno al mio altare, in ispirito. E così come penso che voi pregate per il Primo Maestro. E dopo morte anche?.
Sia lodato Gesù Cristo.
Ma lo stesso faccio per voi, neh? Perché per le sorelle Pie Discepole defunte, sempre un ricordo particolare.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 42/a (= cassetta 98/a). - Per la datazione, cf PM: «Il tempo degli Esercizi Spirituali è il più adatto per seguire il primo articolo delle Costituzioni». dAS, 5/8/1961: «Andato [il PM] ad Ariccia per predicare alle PD. 6/8/1961: ...ad Ariccia, una predica alle PD». - E' pervenuta soltanto una predica. Questa non si sa se si riferisca al giorno 5 o al giorno 6 (cf VV in c214).

2 Gal 4,19.

3 Sal 109,4.

4 Cf Lc 8,2-3. Le tre donne sono: Maria Maddalena, Giovanna e Susanna.

1 Cf Eb 4,15.

1 Cf Mt 5,48.

2 Cf Mt 19,21.

3 Gv 19,26.

1 Cf Gv 13,20.

2 Dalla preghiera: Cuore Divino di Gesù...

3 Lc 1,38.

1 Cf Gv 13,20.

2 Cf Mt 25,35ss.

1 Dall'Atto di speranza.

2 Tt 1,15.

1 Cf 1Cor 13,4ss.

1 Cf Lc 10,4.

2 Cf Mt 5,37.