Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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9. SANTIFICAREIL TEMPO, LA CASA, L'APOSTOLATO*

I. [Far fruttare al massimo il tempo]

Dall'ultima volta che sono venuto1 ad ora avete progredito molto: avete progredito nella costruzione, nello studio, nell'apostolato, ma nello spirito avete progredito? Questo è il punto più difficile. Vedremo prima un punto generale e cioè far rendere la vita al massimo per noi, per l'eternità e per l'apostolato.
Far rendere la vita al massimo per noi, vuol dire guadagnare i maggiori meriti. Per capire bene questo, bisogna ricordare la parabola della buona semente. La semente c'è, ma alle volte non produce frutto perché non si prega. Si arriva alla pratica se c'è abbondanza di grazia, e la grazia si riceve pregando. Un ostacolo che impedisce di portare buon frutto è la pigrizia, e più ancora la divagazione. Qual è il seme di Dio? «Semen Dei»2 sono: il catechismo, le prediche, le conferenze e soprattutto la vocazione. Nella parabola di Gesù vediamo che tre categorie di persone non corrisposero alla buona semente gettata nei loro cuori. Noi non entriamo in queste categorie perché abbiamo corrisposto alla nostra vocazione e ci troviamo nello stato religioso. Partecipiamo perciò alla quarta categoria di persone, cioè a quelle che corrisposero. Ma fra
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queste persone, dice il Vangelo, alcune fruttarono il trenta per uno, altre il sessanta, altre il cento. Anche le suore non sono tutte uguali, c'è chi guadagna più meriti e c'è chi ne guadagna meno. Quella suora va alla Comunione con il cuore freddo; la Comunione produrrà in lei un poco di frutto lo stesso, perché i sacramenti sempre operano: sarà il trenta per uno. Ma c'è chi va col cuore ardente e guadagna il cento per uno. Così in tutte le cose noi cerchiamo di guadagnare il cento per uno. E questo si ottiene se abbiamo timore del peccato, delle imperfezioni, se siamo sempre tese al bene, a far meglio, a ottenere il massimo di merito. E ottenendo il massimo di meriti, dopo la morte, si entra subito in paradiso. Con tante imperfezioni non si entra in cielo, ma se una si sforza, è sempre tesa al bene, non perde tempo, tratta bene tutti, è umile, è buona, può meritare il cento, può produrre molto. Ci può essere una vita buona, migliore, ottima. Come vogliamo che sia la nostra vita?
Noi però non siamo suore solo per santificarci, dobbiamo tendere all'apostolato. Anche l'apostolato può essere fatto bene, meglio, ottimamente. Una suora che secondo la sua capacità e ufficio, curi bene la redazione, la tecnica e specialmente la propaganda, può guadagnare il massimo di meriti. Bisogna che alla fine della vita possiamo dire: «Ho ricevuto cinque talenti e ne ho fatti fruttare altri cinque»3. Come si può guadagnare il massimo? Per noi:
1) Facendo tutto con retta intenzione. Fare le cose per il Signore, per il bene delle anime, per il paradiso. State attente che non entrino intenzioni storte. Che vale lavorare tanto e guadagnare poco? Vivere raccolte, mortificate, trattando bene tutti, cercando di fare del
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nostro meglio. Allora anche lo scopare, il rammendare, il cucinare, tutto può essere fonte di grandi meriti. Niente è piccolo davanti al Signore. Maria santissima faceva cose comuni, ma le intenzioni non erano comuni, un grande amore di Dio riempiva il suo cuore. 2) Facendo tutto nell'obbedienza. Neanche portare il cilicio, neanche digiunare se non è nell'obbedienza, fare tutto nella vita comune e nell'obbedienza, sempre. 3) Facendo le cose benino, con diligenza, non distrattamente. Il lavoro che facciamo sia fatto benino. Chi va a mettere in ordine il dormitorio, lo faccia benino; chi cucina, chi cuce un vestito, chi rammenda, chi scopa, lo faccia benino. Così chi compone, componga senza errori; chi brossura lo faccia benino. Tutti i lavori siano fatti benino e allora si guadagnano molti meriti. Fare le cose benino, anche quando non siamo vedute. Fare benino le cose esterne e fare benino specialmente le cose interne. La meditazione, l'esame di coscienza, la Visita, le preghiere siano fatte benino. Non sono gli anni, ricordiamolo, che fanno guadagnare molti meriti, ma il poco tempo che ci è concesso, passato bene.

II. [Per portare frutti abbondanti]

Per praticare le cose che vi ho detto nella prima meditazione bisogna pregare molto. Solo con l'abbondanza della preghiera si riesce a mettere in pratica le verità che si ascoltano. Questa sera vedremo quattro cose:
1) Lavoro spirituale. Questo è il più necessario. Lavoro
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interiore il quale richiede che a poco a poco trasformiamo la vita. Togliere i difetti dalla radice, arrivare al distacco completo dalle cose di quaggiù, arrivare all'amore di Dio. Passare dalla sensibilità alla spiritualità, dalla golosità alla mortificazione. Lavoro di conquista: acquistare le virtù. Prima le virtù teologali: giungere a vivere di fede viva, trasformare le idee, conformarle alle idee del Vangelo; praticare la speranza, la carità ardente, giungere alla pratica delle virtù cardinali. Lavorare, mettere energia. Per santificarci è necessaria l'energia. La mollezza è contraria alla santità. Esami di coscienza profondi, diretti specialmente all'interno, ai pensieri, ai sentimenti. Fare tutte le pratiche di pietà bene, con fedeltà. Mettere nel cuore le tre grandi devozioni: divino Maestro, Regina degli Apostoli, S. Paolo. Trasformare e santificare la vita con la pietà e le virtù.

2) Lavoro intellettuale. La vera devozione vuol dire istruirsi, amare il Signore con la mente. Studiare bene il catechismo, le domande e le risposte, non voler sapere cose difficili e trascurare le domande e le risposte del catechismo. Studiare le Regole, sentire le conferenze, gli avvisi. Leggere La Famiglia Cristiana4 prima di darla agli altri. Leggere i manoscritti dei
libri che diffondiamo. Sapere ciò che facciamo, non essere ciechi. Non farci guidare dal cuore, ma dalla testa. Santificare la testa. Noi siamo creature umane, ragionevoli e perciò dobbiamo [farci] guidare dalla ragione. Dobbiamo sapere, prendere amore al sapere. Lo studio è una comunione, comunione con Gesù Verità. A studio dovremmo stare con le mani giunte. Studiare e studiare con fede, arrivare a sostituire i nostri pensieri e ragionamenti [con quelli] di Gesù Verità. Chi desidera
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sapere, impara da tutti e un po' di tutto: come fare il bucato, come rammendare la roba, come cucinare. Avere l'impegno d'imparare. Leggere, istruirsi con il Vangelo, le Lettere di S. Paolo, le Regole, il catechismo: santificare la testa con lo studio.

3) Fare l'apostolato. Il Signore chiamandoci all'apostolato ci ha chiamato a insegnare le verità stesse che egli ci comunicò e che noi studiamo. Studiare per dare agli altri: noi non dobbiamo studiare come fanno gli altri, non dobbiamo studiare fisica, chimica, meccanica, voglio dire anche queste materie, ma specialmente le materie che servono all'apostolato. Insegnare agli altri le verità che salvano. Dirigere lo studio all'apostolato.
Mi viene una distrazione: qui, in Brasile, dove c'è tanta scarsezza di sacerdoti bisogna insegnare l'Atto di contrizione perfetta5, preparare libri che lo spiegano e diffonderne molti e dappertutto, così mancando il sacerdote l'anima dice l'atto di contrizione perfetta e si salva. Imparare tutto l'apostolato, essere complete. Arrivare ad avere brave scrittrici, brave tipografe, pittrici, ritoccatrici. In Roma molte vostre sorelle già fanno queste cose, e come riescono bene! Avere brave propagandiste, brave suore che lavorino al cinema, alla radio. Fare tutto l'apostolato e farlo bene.

4) La povertà. Distaccare il cuore dalle cose di questo mondo e astenerci dall'amministrare, forma la parte negativa del voto di povertà. Questo basta? Occorre la povertà positiva: lavorare, sudare, stancarsi. Alcune diranno: Ci stanchiamo già tanto! Ma io vi dico che per il numero che siete potete fare di più, esercitare tutto l'apostolato: redazione, tecnica, propaganda, cinema. Imitare Gesù. Che cosa faceva? Il falegname, poi l'apostolato durante la vita
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pubblica e morì sulla croce. Quando si riposò? Mai. S. Paolo ci ha dato esempio di laboriosità instancabile, con il lavoro delle sue mani6 si provvedeva il cibo quotidiano. La Madonna lavorò sempre: nel tempio, nella casa di Nazaret, dopo la morte di Gesù. Lavorare anche noi, organizzare bene l'apostolato. Dare di più su questo punto. Quanto più sarà organizzato l'apostolato, tanti maggiori frutti darà.

III. [Santificare la casa, santificare l'apostolato]

Venendo qui ho trovato la vostra bella casa nuova. Le nostre case, però, ricordiamolo, non sono le case di famiglia che servono per mangiare e dormire e basta, no, le nostre case sono sacre. Non appartengono a noi, ma sono della Chiesa. Non si possono vendere; migliorare sì, ma vendere no; sono le case di Dio: «Domus mea…»7. Qui nella vostra cappella c'è Gesù ed egli vi chiama.
Le nostre case sono case di apostolato. Qui si stampa e si invia alle altre case, qui si dirige e organizza. Le case sono di Dio, ma bisogna riempirle di meriti, di apostolato, di belle vocazioni, di santa letizia. Nella vostra casa ricevete l'istruzione, il catechismo, indirizzi, avvertimenti. Casa di santificazione e porta del cielo8, casa di pace e di serenità. Un muro vi divide dal mondo: «Questi non sono del mondo»9, disse Gesù, noi non abbiamo lo spirito del mondo. Casa di santificazione, casa di perfezione!
Qui tutto è diverso dal mondo, i muri sono come quelli delle altre case, ma il fine è diverso: questa è casa di orazione. Stare attenti a non sporcare la casa col peccato, non sporcare, non imbrattare i muri col peccato. Voi direte: Ma
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facendo i peccati noi non vediamo i muri macchiati, le macchie non si vedono! Noi non le vediamo; ma Dio e gli angeli le vedono? Certamente. Non solo non sporcare, ma usare bene la casa. Usare bene la cappella. Comunioni, Messe, Visite ben fatte. È bene che le cappelle abbiano le tre sentenze: «Non temete, io sono con voi. Di qui voglio illuminare. Abbiate il dolore dei peccati»10. Pregare bene, fare bene le pratiche di pietà, allora le vocazioni aumentano, crescono, di qui ricevono ogni grazia.
In primo luogo perciò usare bene la cappella: ascoltare bene le prediche, le istruzioni, le letture. Mettere in cappella il Vangelo e adorarlo. L'adorazione del Vangelo nei primi tempi del cristianesimo ha preceduto quella della croce.
In secondo luogo, santificare gli studi. Studiare bene, capire la necessità dello studio. Chi non sa, che cosa può dare? Il nostro apostolato esige molto studio.
Terzo, santificare anche il riposo. Incominciare con la sveltezza: scendere in fretta da letto al mattino, fare in fretta la pulizia, non lasciar cadere le prime grazie. M'hanno riferito che in una casa si faceva molto in fretta a scendere in cappella e questo va molto bene, venire presto in cappella per pregare un po' di più. Alla sera chiudere bene la giornata: recitare un atto intenso di amor di Dio, dire l'Atto di contrizione perfetta e poi mettersi sotto il manto della Madonna affinché ci custodisca nella notte. Santificare i corridoi: non dire parole che non dovremmo dire, Dio ci vede in ogni luogo. Sulle porte dei cameroni, corridoi, studi è bene mettere le parole: Dio mi vede.
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Quarto, santificare l'apostolato: imparare meglio l'apostolato e farlo bene. Nel mondo si progredisce molto nella stampa e nell'organizzazione, anche noi dobbiamo progredire: usare macchine automatiche, la offset, la rotocalco e con queste macchine è necessaria la fotografia e il ritocco.
Santifichiamo l'apostolato e santifichiamo la casa. Uniamoci alla schiera di angeli che sempre abitano questa casa. Chi santifica la casa mentre lavora qui, si prepara la casa in cielo. Noi non vivremo eternamente, qui verranno altri e lavoreranno al nostro posto, procuriamo di prepararci una bella casa in cielo. Gli angeli sono i costruttori della nostra casa celeste, ma essi ci prepareranno una casa bella secondo il materiale che mandiamo lassù11, cioè secondo i meriti che ci facciamo. Santificare la casa anche se un giorno fossimo ammalate, anche se avessimo tentazioni, prove e disgusti.
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* Ritiro mensile, tenuto dal Primo Maestro, stampato in: Esercizi e meditazioni del Primo Maestro e conferenze della Prima Maestra, o. c., pp. 277-284. Di questo ritiro di tre prediche, è stato inviato dal Brasile il dattiloscritto che riporta l'indicazione del luogo: San Paolo, e la data: 12-13 maggio (cf Quaderno nero, cartella1946). Il Fondatore, con Maestra Tecla, giunse in Brasile, come si ricava dal passaporto, il 6 maggio 1952. Si segue come originale lo stampato. Il dattiloscritto probabilmente è il testo preparato per la stampa.

1 La visita precedente del Fondatore in Brasile risale al 1949 (cf Dati biografici di Don Giacomo Alberione, in CVV, p. 57).

2 Cf Lc 8, 11.

3 Cf Mt 25, 15.

4 La Famiglia Cristiana, settimanale per le famiglie, iniziato in Italia nel 1931, e in Brasile nel 1934. Attualmente è la rivista cattolica più diffusa in Italia e in Brasile.

5 Questo atto consiste nel pentirsi perché si è offeso il Signore e, nel caso di una mancanza grave senza possibilità di confessarsene, si ottiene ugualmente il perdono del Signore; rimane però l'obbligo della confessione appena possibile. Questo atto era molto raccomandato dal canonico Chiesa (cf CSAS 76/3).

6 Cf 1Cor 4, 12.

7 Cf Lc 19, 46: «La mia casa [sarà casa di preghiera]».

8 Cf Gen 28, 17.

9 Cf Gv 17, 14.

10 Per conoscere l'origine della tradizione di scrivere queste parole nelle cappelle paoline come programma di vita per tutti i membri della Famiglia Paolina, cf Mihi vivere Chritus est, a cura di Barbero G., Ed. Paoline, Roma 1971, n. 139; AD 151158; Barbero G., Giacomo Alberione, Roma 1988, pp. 360-364; Martini C. A., Le Figlie di San Paolo..., o. c., pp 128-130.

11 Cf 1Cor 3, 12.